Segnalo L’ora mora del giorno (Mascalucia – Catania, Edizioni Novecento, 2018) di Giuseppe Samperi: una scrittura che ha fatto
tesoro della deriva dell’io, pur senza rinunciare a nominarlo. Il suo mi sembra
un passo creaturale, che cerca il canto per dare valore all’esperienza ma soprattutto
al sentire, di natura filosofico-esistenziale. Bello il saggio introduttivo di
Giacomo Cerrai.
Non scriveremo più versi
e allora un ramingo nostalgico
fra carcasse di gasolio e ferrugine
andrà a caccia della parola
rimasta.
Troverà, all’esplodere del sole,
questi
miei scarni versi, troverà
in e-book collettivo
i tuoi illuminanti, i nostri tutti
sudditi
versi, un quadro smorto di chissà
chi
un vinile postbellico
una tromba un’armonica
…
e una cipolla marcia.
*
Non sappiamo dove finisce e se
il tempo, quando e se lo spazio,
blogghiamo e riblogghiamo
codici elettrici e il cuore,
noi che la morte è un nomignolo,
un soprannome funesto l’io
da improvvisarci stelle.
E il firmamento, le stragalassie
un pollaio dialettale.
*
Da qualche giorno il nulla
mi precipita addosso e l’io
recalcitra per viadotti
e simulacri spinosi.
Io siciliano io sanguigno
nei vent’anni che furono, voi
nei cementi nelle arsure vostre
− sempre il sole, il battito − noi
che dagli occhi non sfamiamo
mai luce …
Quale nulla? Eppure un dio
lo aspettiamo ancora. Io l’aspetto.
Oggi il menu dice
delle maschere e dei coriandoli.
Mia figlia sulla passerella
prima del ritorno dentro casa.
*
Scomparire e via, dirlo soltanto
alla finestra di un sito, semmai
qualcuno ti cercasse, scomparire il
tempo
che ci vorrà alla crosta
di diventare carne
− che siano mesi anni domani
bisestile −.
Nessuno
è necessario
sarà l’ora pro nobis
del mattino. A sera ricrearmi nel
tetto
scovarmi scoperchiarmi
nei piagnistei e nelle esaltazioni
di mia figlia bimba. Non altro
all’alfabeto.
Tornerò dopo la pioggia. Dopo
l’afa.
Tenaglie e asparagi mi aspettano.
Nessuno
è necessario.
Non altro all’alfabeto.
Arrivederci.
Amen.
*
POSTSCRIPTUM
Ti ho perso quando,
se non confondo favi e favaiani,
in salita sventatamente un viottolo
giungeva al diruparsi lesto e
pietroso.
Ti ho perso quando
la biologia mi disse fatti ranni.
Ti cerco oltre quel calle, nella
scoscesa ora mora del giorno,
nel degradare dolorante
quietarsi dell’arresa.
Giuseppe Samperi è nato nel
1969 a Catania e vive tra Castel di Iudica e Faenza. Ha pubblicato poesia
in dialetto: Sarmenti scattiati (Prova d’Autore,
Catania, 1999), Aria sbintata (Prova
d’Autore, Catania, 2002), Dialettututtu (, Edizioni
Cofine, Roma 2014) e in lingua: Il
miliardesimo maratoneta (Edizioni del Calatino, Castel di Iudica, 2011), L’ora mora del giorno (Edizioni
novecento, Mascalucia, 2018). Del 2003 è una raccolta di prose,
aforismi, versi, dal titolo Alice dell’Amore (Prova
d’Autore, Catania). Nel 2012 ha esordito in narrativa con un ebook che
raccoglie racconti giovanili e prose più recenti, La
bottega del non fare & altri racconti (Edizioni del
Calatino, Castel di Iudica).
Grazie Stefano!
RispondiEliminaGiuseppe S.