domenica 23 gennaio 2011

Massimo Sannelli



Scrive Massimo Sannelli in incipit al libro inedito Tà Dé (Poesie 2003 - 2009), dopo averci informati che il titolo proviene da Antonin Artaud: "Come L’aria. Poesie 1993-2006 (Puntoacapo 2009), questo libro è una riscrittura totale: non per un esercizio di stile, ma per necessità e per dignità. Le forme precedenti – i piccoli e i primi libri di una vita che non riconosco più – sono annullate del tutto. Il solo periodo della poesia che ho scritto è in questo libro e nell’Aria: due soli libri, nell’ultima forma possibile. Il tempo dell’Aria era stilizzato, anche troppo; il tempo di questo libro è solo libero. [...]
I Venti sonetti (prima edizione: La Camera Verde, 2006) rimangono isolati, come chiede il loro aspetto e la loro storia privata: il lavoro della clinica e il lavoro in clinica. Anche i Sonetti sono oggetto di una nuova scrittura, e anche la loro prima edizione è abbandonata".


In queste poesie, Massimo dice "Sorella" e intende, forse, la morte, anzi la Morte. La morte di Pasolini, forse, in un campo vero, "per scelta". E dice la Vita che pulsa fanciulla, fuori dal tempo. E la Natura senza vesevo, ma che si muove a "piccole frane" sul Morrone o sui tanti crepi visibili e invisibili della Penisola. Morte, Vita, Natura, l'uno e il trino che tiene il necessario, la "storia", e quanto muove per libertà assoluta, senza vincolo alcuno. La felicità sta in questo levitare, nel distacco dal "nastro", a patto che prima il viaggio sia compiuto. Anzi, il Viaggio. Come quello di Dante che Massimo Sannelli ha percorso nel libro. Nel Libro. Straordinaria la sua immedesimazione nel commentare ogni canto, estrema la sua libertà di adunare i lampi fecondi del tempo, le voci che attraversano il senso in cui possiamo ancora orientarci. Non senza dolore, ovviamente. Perché vivere ha qualcosa d'incestuoso, paiono dirci queste poesie, che chiama alla resa e alla ribellione, nel medesimo tratto. E tra le resa e la lotta, c'è la "cosa / più chiara in chiaro cielo", che sposa Natura, Vita e Morte. La passione scende dalla croce, danza, esaudisce la volontà del seme, che tiene il possibile e il reale, ribellandosi al padre, concedendosi alla sua volontà. La poesia di Massimo Sannelli è poesia di un uomo qualunque, come la voce di San Francesco quando parla al mondo dopo aver chiuso il libro. E non va capita, cioè presa, afferrata. E' piuttosto lei a trattenerci in volo, per spiegarci la natura dell'abbandono, dell'amore che pensa alla caduta quale atto di fede, accettazione totale dell'esistenza di Dio. Io mi fido, dice il figlio al Padre, facendolo esistere.



da Nuove
prima fu un vero campo, per scelta: un posto

senza popolo; una briciola. Sorella, la
storia è un nastro. In un’altra
zona la vita non si toglie; ha
sempre i tamburi infantili e le
ruote del loro carro (i bambini
hanno questa discesa
lunga, per correre). sul Morrone
piccole frane e cadute sul basso:
lì è la luce, sopra polvere sotto,
il pane quotidiano, cioè necessità.

e prima cresci, lo abbandoni felice.




**


Genova. i titoli miseri. Piacenza,
Marsia; Bologna e Rimini. molte lacrime
lunghe a Rimini. Ancona. le Marche addolcite
dolorose, per la fame. Muse, le Muse
tenui; Muse e righe, Muse, creature, Muse, Muse. Ultima-
mente la luce, alla partenza
compiuta: dove è
il figlio in collo, ancora
lì assiduo, per il dolcissimo amore,
alcuni.




**


perché pioggia insiste, perché
pioggia è contro, non ami questa
casa, è detto, non forte. il silenzio basta.

se questa è la mattina, cosa
trovi? Una cosa bella: anche senza,
anche senza salute, oh io vivo – e non
male. Inizia leggerissimo
l’impatto, se verrà. E le schegge
brillano, e non vale forza. Perché
la pioggia batte lastre? la pioggia non
fa male: che sporca una camera
bianca, che ha i due sposi, non fratelli.




**



ha forse un padre, la pioggia? il desiderio
delle sciarpe e i vestiti, sopra il petto,
mangiare il giusto, bene dormire. risposta:
perché tu vivi ancora, reggi
gli sguardi, perché appare
in Calabria la passione, il cliente
muore, perché inizia novembre, la
sua dolcezza, senza clemenza.




**


questa città ha anche
la polvere, il rumore: o l’una
o l’altro. Queste donne dei vicoli
lavorano per Dio, con pudore. Barthes
è un fuoco mite. io dico: il cuore è buono. Esaudire
è la virtù: come il contatto e altri
piaceri della gente
e il pudore in «ho fame»: oltre, non si stende l’ingegno.





da Venti sonetti



1



In un istante, in un istante solo
si vuole la reazione a molte offese,
avute e amare. La mente fa un volo
di anni. Questa voglia non aiuta

nulla, prima; poi prega che il suo ruolo
ritorni fumo e aria; allora nasce
in una vita di tutti: il bel suolo
ed una lingua che la vita usa.

Nulla è mai dovuto, ma qualche cosa
è necessaria. Opporsi ad una storia
stabilita non giova: vale il rosa

del colore che completa la gloria
serale; e una ricerca ora si posa
qui, qui e ora, e ne resta memoria.




4



La volontà di dire vuole prosa
e non poesia. Adesso la potenza
dello stile è diversa, in ogni pausa
dei quaderni finiti: c’è una cosa

più chiara in chiaro cielo, la gioiosa
passione dove è chiaro, una danza
giusta dove la danza serve, lancia
contro lancia se serve, una rosa

accanto a un’altra rosa. Questo è il gesto
cristiano e è opposto al suo contrario aspro,
il poco contro il buio. Tutta questa

storia privata è detta dalla prosa:
la madre esalta il figlio e il figlio questa
donna. In realtà è, da una rosa, una rosa.




qui la sua biobibliografia

14 commenti:

  1. Massimo Sannelli è uno che rischia, ama il rischio. Quindi, anche per questo, è un poeta. Di questi versi, mi interessa, tra le altre cose, il calarsi nella sintassi decostruendola e vivificandola. Noto poi che c'è, in generale, un tono meno "alto", evanescente di quanto avessi letto in precedenza di suo e, a mio giudizio, decisamente più interessante. luisa p.

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  2. io posso solo ringraziare Stefano. tà dé non è ancora compiuto, il tempo della pubblicazione non è vicino (credevo che non fosse così). una cosa è certa - le parole di Stefano indicano qualcosa di troppo alto. non si tratta di me, non si può trattare di me. non "io sono un poeta", ma *c'è un poeta*, e quel poeta non sono io. io sono solo quello che riceve e ritocca la forma, di volta in volta, perché sia dignitosa, perché non sia un omaggio a nessuna scuola particolare (ed è per questo che ho riscritto tutto). sofferenza grande, quando leggevo che questa scrittura è lontana dal realismo. era solo un'idea, un'aria con un po' di fumo: tutto è realtà. grazie, davvero - massimo

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  3. ci sono poeti che descrivono la realtà per cantare il mondo e altri che inventano un mondo attraverso la scrittura.
    'tutto è realtà' dice Massimo, ma la realtà si inventa e si crea.
    grazie per questi tuoi testi, e a Stefano per proporli.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  4. Eccellente poesia; eccellente dichiarazione, tra orgoglio ed eccellenza appunto, di come questa poesia si genera. Editore o no, credo che questo costituisca già un fatto eccellente.

    Cristina Annino.

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  5. Queste testimonianze devono incoraggiare Massimo a portare a compimento la sua opera.
    La poesia si consegna ai posteri proprio perché i contemporanei vivono nel passato e non lo sanno.

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  6. Una scheda splendida (anche per la rigorosissima sintesi concettuale) per un "grande" poeta.

    Anche se l'aggettivo, a quanto sembra, non si può più usare...

    fm

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  7. Quanto deve scorrere la pietra,
    quanto l'acqua la deve levigare,
    prima che una mano la possa
    sfiorare senza sentire spigoli.

    Questo è il mio primo pensiero
    dopo aver letto queste poesie.
    Un caro saluto, Armando Bertollo

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  8. grazie, ancora - lo dico in uno degli intervalla insaniae - sto traducendo due libri, ma non si tratta solo di questo. qualche mese fa avrei scritto confessioni e diarii sulla riscrittura, sul tempo chiaro, sugli amici ed ex amici, su Roma... - ora no. il "grande" che muove tutto non sopporta più quei discorsi. e io, che cosa posso fare, se non obbedire? ("mi hai violentato e io mi sono lasciato violentare": Geremia lo dice a Dio, il piccolo potrebbe dirlo ad alcuni uomini; finché il grande - che non è il piccolo con le dita sulla tastiera - ha detto: basta, adesso fermati). massimo

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  9. riprendo quanto commenta Luisa e cioè che qui il tono di questi versi è meno "alto" ed evanescente e quindi più interessante. La stessa impressione ho avuto io. Trasparenza e lievità che alchemicamente sono diventate opera al rosso. Procedono luminosamente per una strada diciamo dritta senza troppe fughe laterali. Sono solo impressioni soggettive e vaghe di cui mi assumo ogni responsabilità.
    Grazie, Stefano.
    lucetta f.

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  10. Come potere commentare Sannelli,
    io dico è un poeta grande, lo è. Qualcuno ne descrive le mille ragioni, Io aggiungo: ogni parola ogni verso è nella sua "esatta dizione del mondo" (con un mio verso dedicato a le "mani di Marie Jeanne" ,e ne rispondevo a Franco Fortini, in Moradas). Ma il rischio suo, produce vita, e metri, e sue partiture misteriose e perfette.
    Amo la sua poesia!
    Maria Pia Quintavalla

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  11. hai ragione Maria Pia. Ora però dovremmo amare anche lui un po' di più.

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  12. Non basta dire che ...inventa un mondo attraverso la scrittura..., mi sembra più giusto affermare che attraverso le sue parole posso ri-costruire la mia poesia, la mia essenza.
    Ho letto e riletto i suoi/tuoi/miei versi e dalla rabbia sono passata all'estasi del ri-conoscimento.
    Annalisa

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  13. che splendidi versi, che modo di poetare. non ho parole, sarebbero superflue in questo momento, ma Massimo Sannelli è un notevole personaggio davvero.

    Grazie per questo splendido post.

    Antonio Bux

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