Prose in poesia (Società di Poesia 1979) è il primo libro di Paolo Valesio. Questi sono i suoi primi versi-in-prosa (e l'incipit di Effare l'in-fame), se si esclude il fatto che il libro inizia con una prosa tout court intitolata I dialoghi dei morti (bar, hotel Plaza, New York).
Mi piace l'uso pulsionale e ludico del canto, lo sviluppo analogico del discorso, il procedere sincopato, che mima l'atto sessuale desacralizzandolo, tuttavia. Il giocoso ottiene quest'ultimo effetto, producendo nel contempo una ridicolizzazione del corpo femminile, che probabilmente non piacerà a qualcuno. Il plurilinguismo, va dal folengo a Sanguineti, dal Beolco al gergo veneto, dall'inglese al latino, dal registro colto a quello popolare: è il meticciato odierno, che ancora credo debba avere uno spazio nella poesia contemporanea.
EFFARE L'IN-FAME
Passer delicia della mia puella
Una -
come tal marca di pomo americano -
delicia.
Delici-oso, come un fregio di puttini a culonudo
tutti belli puttanini che si dimenano sui loro
cuscinetti morbidi lungo l'orlo dell'urna grecanica.
Ah, grazia e consolazione della poesia:
Quant'è mignotta la rosa
che pur dianzi fiorìa
o languìa
o sfiora.
Perché la rosa, simbolo della donna
(ah, mignona dei sogni miei)
e dell'amore?
Perché la rosa somiglia un conno.
Stretto e tepido conno dapprima, inviolato.
Poi vizzo e squadernato (pavonazzo) alla cavallaccia;
un conno vacchereccio.
Letteralmente:
le vacche nella stalla a Castel Maggiore
lo mostravano come solo natura può mostrarlo -
senza tocco di sfida o timore;
roseo e rilevato nell'insellatura delle ossa
con la pelle nera tutt'intorno
e il forame subito sotto
donde usciva piano sospinto
il bolo giallo che andava a fioccare sulla paglia già fradicia d'orina.
Non grande la differenza con ciò che, depilato, mostrano
le nude di Penthouse.
Ridotto all'ultima semplicità:
lo si può vedere in un istante di allucinazione o più lucida visione in ogni oggetto inanimato.
Per esempio sbirciando dall'alto in basso -
mentre la sala si penembra
prima di affondare nel buio davanti al palcoscenico
che invece or ora mentre gli orchestrali alla spicciolata
entrano s'è illuminato -
il taschino della giacca, dove,
tolti ed inforcati gli occhiali,
è rimasta con il labbro penduto la loro custodia
di pelle rossiccia (Zima, New York) molto cheap.
Quel roseo slabbrato dentro il rosso scuro
come turgido di sangue
raffigura alla mente per un istante sospesa
la stessa cosa. Ma non è cortese trattar la cosa in tal modo.
Ma la poesia non può più essere cortese.
Allora, la poesia popolare?
(Ho tronciato la bella paesana
l'ho tronciata mio-Dio-sì).
Peggio: la folk-poesia diviene l'aneddotica di Folco,
Folco-poesia, antica violentata lirica del bifolco.
Come:
Passerotto settebellezze della mia ragazza.
...
Born in Bologna 1939, Paolo Valesio earned the “Laurea in Lettere” at the University of Bologna (1961), and then the “Libera Docenza in Glottologia” (1969). After a period of assistantship at the University of Bologna (1961-2, 1966-8), and a period of research and teaching at Harvard University (1963-6, 1968-73), Valesio became Associate Professor of Italian Studies at New York University (1973-5); he was then named Professor of Italian Language and Literature at Yale University where he taught from 1975 to the summer of 2004 and served for many years as Chair of the Italian Department. Having retired from Yale as Emeritus Professor, Valesio transferred to the Department of Italian of Columbia University to occupy the “Giuseppe Ungaretti Chair in Italian Literature.”
RispondiEliminama è tutta in inglese! vabbè si capisce lo stesso :-) poesia dissacratoria in tutti i sensi, anche della poesia in quanto tale. conno da dove deriva? a.
RispondiElimina"conno" indica una "cosa cava" (il sesso femminile) e deriva dal greco, ma pare che anche il sanscrito abbia una radice simile che indica la "fessa", il "buco" (pensa a cunicolo); fra l'altro, "conno" ha la stessa radice di "conchiglia"
RispondiEliminala biografia è in inglese, ma si capisce lo stesso che ha fatto una buona carriera, no? Non è mica conno! :-)
Infatti conosco il suo nome più per la carriera di studioso.
RispondiEliminaTuttavia è un componimento mica da poco!
Ciumbia me piase me piase! :o))
RispondiEliminapepe
EFFARE L'IN-FAME (davvero una brutta poesia). Rocco
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RispondiEliminala poesia in questione è un poemetto: bisognerebbe leggerlo interamente, ma qui, l'ho detto,si assaggia, si attraversa col piede felpato, nella speranza che vi capiti l'occasione di incontrare il testo nellasua interezza.
RispondiEliminala pulsione mi pare evidente: anche la sublimazione culturale è veicolazione della pulsione verso un oggetto "non sessuale". In questo caso c'è gioco erotico con la parola e presa di distanza ironica con l'oggetto del desiderio.
grazie a tutti per le letture.
Benvenuto Rocco. Cos'è che non ti piace del testo?
La volgarità e l'inconsistenza della forma (non della tematica).
RispondiEliminaRocco senza fratelli
Di Paolo Valesio vorrei segnalare l'uscita in questi giorni del suo ultimo libro, "Il cuore del girasole", da Marietti. Importante, secondo me, è anche il precedente libro "Piazza delle preghiere massacrate", Edizioni del Laboratorio, Modena, libro curato da Carlo Alberto Sitta, nome che sicuramente ricorderà chi ha conosciuto Adriano Spatola, Giulia Niccolai, Corrado Costa, Patrizia Vicinelli e la rivista "Tam Tam" con le edizioni Geiger. Sitta cura da molti anni anche la rivista "Steve".
RispondiEliminaSaluti a tutti.
Elio Grasso
Grazie Elio per le informazioni.
RispondiEliminaRocco (mio fratello è figlio unico?), la questione che poni è ovviamente complessa. per esempio Valesio, che ha radice colta, elitaria, è un uomo di cultura che usa la parlata del volgo per metterne in crisi i luoghi comuni (possiamo contestarne la legittimità, ma l'operazione m isembra questa). Se vai a leggere le poesie di Victor Cavallo (post del 26 settembre) chiaro che qui il concetto di "volgarità" va ripensato a partire dalla sua etimologia e da quello di "emarginazione", molto più che in Valesio, che pure, abitando in USA da 40 anni, ha un rapporto con la lingua madre che non possiamo compredere fino in fondo se viviamo qui da sempre (non so se è il caso tuo. il mio certamente).
Non mi pare poeta, Stefano, tutto qua. Rocco (e il suo nuovo fratello adottivo, Stefano)
RispondiEliminaMah, forse Rocco ha ragione, sai sai, Ste!? dopo 40 via dall'Italia, come fai ad essere Poeta! Il poeta è nella lingua come il morbo è nella cellula.
RispondiElimina(e.)
Scusate la drastica diversione: Ho una notizia esclusiva per Ali: sono entrata in sindrome bulimica pre-natalizia da Pandoro Battistero, già da una settimana e mezzo.
RispondiElimina:( ......e.
mi spiego...dalle prime luci del mattino, il 50 per cento della mia giornata è scandita dalla preoccupazione di acquistare, occultare, riscoprire e mangiare i Pandori che ho accuratamente disseminato in tutti i nascondigli della casa.
RispondiElimina(e.)
Poi il dente rimane dolce, non è vero? E dolce appare tutto il cibo a disposizione, in quel raggio di luce pre-natalizio.
RispondiEliminaRocco il Rosso (dall'orfanatrofio)
Ciao Stefano, io trovo il poema di paolo divertente e liberatorio. Direi che mi hai positivamente sorpreso con questa scelta. un caro saluto lucapaci
RispondiEliminacara Erminia, ma così mi butti in "vacca" la conversazione su Valesio! :-). però una cosa la dici sul professore della Columbia University. A leggere la sua produzione recente è molto cambiato, tuttavia; ora piacerà di più a Rocco Red Brother.
RispondiEliminaCaro Luca, perché ti sorprende la scelta? anch'io ho tutta una produzione (segreta) dove "libito fe'licito" (non come Semiramis, per carità!). E forse qualcosa uscirà, presto.
e le amiche Ermi? non inviti a condividere?
RispondiEliminaAli, hai ragione: sì, amiche, help, help! venite a darmi una mano a smaltire le mie derrate alimentari natalizie! Se non mi aiuterete, il mio fegato non ce la farà a sopportare tanto burro, il mio sangue tanto zucchero, la mia psiche tanto eccesso. se non verrete a darmi una mano, o almeno a farmi un poco di terapia cognitiva, non so se ce la farò. (e.)
RispondiEliminaterapia cognitiva? cognitiva di che?
RispondiEliminaerminia, io ti aiuto per i vini, ma per i pandori vado in difficoltà.
RispondiEliminaStefano comunque, quando mi fai leggere qualcosa di tuo su questo filone "ad libitum"? :D
Erminia, a dire il vero mi deludi, qui anzichè di pandori avresti dovuto far sfoggio dei tuoi tesori per difendere il vilipeso-desiderato sesso femminile così tanto osannato in questa sublime lirica, non foss'altro per solidarietà.
RispondiEliminaRocco, temo che tu abbia ragione per certi versi, ci sono sempre dei bravi rocchi dall'occhio lungo e pensiero veloce (altro che debole)! ;)
Stefano, ho deciso che cambierò l'avar con il tuo permesso.
beata influenza, beata indifferenza
baci caramellati con permesso e anche senza permesso del sig. mario rossi
PS. luca tu non mi deludi invece
...mi piace in qualche senso qui deludere....le aspettative. Il mio silenzio sulla cosa è più eloquente di qualunque spreco (irrilevante) di parole a commento.
RispondiElimina(e.)
Voc, ho già comprato per la festa di Natale con voi poeti a casa nostra (e anche con Mariangela che festeggia la pubblicazione suo libro sulla Morante) un numero esagerato di Pandori! Vedi tu come ti vuoi mettere: qualche brut non guasterebbe. In UK si dice "Bring a bottle for yourself, or maybe two, just in case!"
RispondiEliminaVero Luca!
E Ali, a proposito, ma che ha detto Luca per non deluderti? O meglio ...si dovrebbe nel suo caso dire ...."fatto"?
:) (e.)
Lo so, Stefano, è assurdo, ma mi sono fatta l'idea che Ali sia la cantante Mina...(possibile ci abbia azzeccato?)
RispondiElimina(sempre e.)
Ma che dici Erminia? Luca una così cara persona...tutta pandori e dissidenze.
RispondiEliminaStefano, ho notato che come al solito, il mio commento è zeppo d'errori, poichè nel discorso non leva niente (anzi fila meglio senza), nel timore che mario rossi me lo cassi, lo cancello.
baci, con immutato affetto, a tutti
Valesio e i pandori...? Forse Paolo ne sarebbe divertito.
RispondiEliminaPerò, se posso dire, mangiate meno dolci e leggete più libri, soprattutto quelli "storici"...
Elio
credo che le donne, qui, evitino la questione "femminile" come come la tratta Valesio, preferendo glissare sui panettoni. Tuttavia già cielo d'alcamo diede un indirizzo maschilista alla questione.
RispondiEliminaoppure tacciono per dire altrimenti
RispondiEliminahttp://marombra.blogspot.com/2006/12/inversione-del-liquame-paranoica-o-del.html