giovedì 10 gennaio 2008

Faraòn Meteosès


Anagramma di Stefano Amorese, Faraòn Meteosès esce con questo Psicofantaossessioni (LietoColle 2007), che mima la fiera delle vanità italiane (e non solo), toccandone i luoghi deputati: la TV, i gerghi, i vezzi salottieri e i tic pseudoculturali che infestano il bianco candore dell'umano, sino a snaturarlo, a cantarne la morte (quasi) definitiva.
Erede di Palazzeschi e della "sfrenatezza plurilinguistica di Zanzotto" scrive Claudio Comandini nella prefazione. Probabilmente sì, anche se Amorese mi pare declini l'infantilismo programmatico del primo in risentimento adolescenziale, mentre, diversamente dal poeta veneto, tende a soffocare il dietro il paesaggio, sovraffollando la superficie delle psicofantaossessioni che lo tormentano. Ne esce una poesia ricchissima di suggestioni, quasi tutte però emblema di un tormento personale che solo in seconda istanza, mi pare, rinviano alla nevrosi della Storia.

Rinvio all'interessante intervento pubblicato su YouTube, dove si parla, in termini parzialmente differenti, della sua poesia e di quella di Gabriele Pepe
http://it.youtube.com/watch?v=W2CTlKbKqdo&feature=related



Bluff

Strappo i fili troppo labili, illiberali al mio Discorso,
nei conciliaboli mordo sul dorso dei vocaboli
alle narici e alle varici di giugulari di giullari
risucchiandone le vene impoetiche-inestetiche
e mi scucio delle trame e dei ricami
delle tuniche sacramentali,
stralcio le schede in cabine elettorali
in tal modo da spogliarmi nudo
negli streape-tease da jena ridens
dei baby-doll-Madamoiselle!
- Al doppio scambio di Coppia
fors'anche in tris, nel Flirt, nel full
in grande BLUFF
nel voilà del Varietà
sono già il Jolly in Business
... nell'Entourage "delPAncien Regime"
- Slurp allo slip!
... al Maquillage "d'Enfant Terrible"
- Attenti ai Bobbit, ai Roger Rabbit!
E via al... VIAGRA!
... vai in gulash di hascish!
- Grattati e vinci
se il solletico è catartico
inguinale ed ascellare
- Adesso depotenziare il POTERE
sfiancarne i fianchi in liposuzione dei lacchè
ago-aspirarne i sottomenti in lifting dei Visir
nei double-face dei Conformisti-Trasformisti
in... IPSO FACTO ai Factotum,
sui paramenti divini dei Congiurati più gettonati
testati con verve in testine di Rave,
come geyser nei condoni, ben rasati e rosolati in solarium
balzando dalle mille molle della Consolle
per la protesi di un erastene
vi sputo indemoniato, i sassolini di Demostene
e tutt'al più nelle recite, steccando di acredine
evacuo del muco dei Moloch, degli Enoc
in baffo ai Bafomet e ai roast-beef dei Beefeaters
... non ho più la pazienza, che mi crebbe, di Giobbe!
Mi riconduco ricontorto allo Sforzo, che smorzo
alla maniera di Plauto, Fiuto e Piotino
al SINE QUA NON del Servocomando del Segno, v'insegno
la finta, la frottola e la frittella
per l'ironia della Sorte
in disarmo al sarcasmo,
metto la larva contro la Piovra
la tarma contro il verme
la pulce contro il tarlo
e non parlo a vanvera, a quattro ganasce rido,
a denti stretti vi sorrido
in un entusiasmo da vendere, vivendo da Dada
e a sbafo mi abbuffo di Bubble-gum: - Ego sum-qui-sum!
Cari miei poeti Maudit... è proprio così
non sono migliore di Voi, chiedo venia per la litania
e faccio Cip e postcip
Arf Arf... in un buffo soffio di... BLUFF.



Decomposizione sedimentaria


Morti viventi già fossili nelle intercapedini
negli orifizi degli edifici
e sonnolenti in piedi per movimenti deambulatori e peristaltici
ferruginosi e plastificati all'escrescenza alla putredine
focolaio di pusillanime sentenziatori saccenti di So Tutto
nei luoghi più comuni residenti
e probatori alla difesa delle ricchezze dei formicai
apparentemente benestanti ostentano la Felicità
nel possedere ossessivamente oggetti
nel marchiare all'onta del disonore la Coscienza Ribelle
e si rigurgitano in faccia visioni alterate
avvelenate e avvalorate
dai Capi in Testa che promulgano gli Editti
e guardano allucinati lo Strapotere che li crea e trangugia
ingranando nell'ingorgo marce forzate e sempre meno soste:
donanti e donati si acclamano si applaudono
in un eclatante
esasperato
girovagare
ipnotico.


Sidol

Sidol: sapore giallo limone. Agra lucidità mentale.
Solarità del pomo: pensiero primigenio.
Lingotto sferico delle mie ricchezze interiori.
Totem in forma fallica.
Ricordo-flash afonico di richiamo citofonico
come una burla-barlume-bambino.
Panno di lana morbida sfregato su livelli
lisci-lascivi-lussuriosi.
Sapore di oro puro: pulizia dello Spirito.
Duttile occhio metallico dell'autocoscienza.
Attraverso la serratura scorgo la vera essenza del mondo.
La mia casa è tutta di Sidol come una fiaba
consumistica-atavica.
Le mie mani risplendono come piatti di ottone
insieme fanno un vassoio di gioielli:
darò a te la carezza più aurea.
La mia fronte è priva di rughe sono ancora neo-nato:
ho un vagito aurorale.
La maniglia è ora tirata da fili di paglia.
Mi porto in un'altra stanza senza sostanza...
in un'altra dimensione
che luccica di Sidol! Qui... nel supermarket.




Faraòn Meteosès è l'anagramma e lo pseudonimo di Stefano Amorese (Roma 1965). Già militante in diversi gruppi di poeti ed artisti dell'underground romano, conquista la celebrità per le sue letture poetiche nelle pubbliche piazze della capitale e per la realizzazione di rigorose autoproduzioni editoriali. Al suo attivo "Per ludum dicere", rappresentazione di teatro di poesia, altre performances, pubblicazioni su riviste e in rete.

36 commenti:

  1. Con grande piacere trovo su questa importante e prestigiosa bacheca il lavoro dell'amico Stefano. Grande poeta, grande performer che ben conosco e che finalmente dopo anni di lavoro comincia a uscire dalle nebbie dell'anonimato.
    La sua poesia spazza via tra sberleffi e schiaffoni tanti luoghi comuni ammuffiti della poesia e del mondo:vecchi sepolcri, falsi idoli, salottieri a prezzo fisso, clan, tribù, bastimenti di versicoli e di poetichese da passeggio, lacché, nani e ballerine ecc.Ma la sua a ben leggere è poesia dello sgomento, della consapevolezza della cloaca, del dolore, dell'impossibilità di poter cambiare davvero le cose. Poesia della sconfitta consapevole ed eroica.
    pepe

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  2. Caro Gabriele, sarebbe interessante sapere chi sono i relatori alla presentazione romana postata su youtube.

    gugl

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  3. Allora caro Stefano (gugl in questo caso) :o)) Il primo quello che tira fuori il sidol è Plinio Perilli, il secondo quello che parla di ecatombe è Giorgio Linguaglossa e in ultimo quello più giovane è Fabrizio Patriarca.
    L'ironico dicitore di versi con tanto di pizzetto è il grande faraone... :o))
    pepe

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  4. ... grazie Gabriele. Grazie davvero. La tua è una mini-recensione, che so scritta col cuore, che metterò subito agli atti.

    meteosès

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  5. Bravo Faraòn, una poesia che va avanti per battiti cardiaci aritmici, spezzature, deflagrazioni linguistiche, giochi, bluff, pugni sul tavolo, e nessuna paura di sbattere la realtà incontrollabile e prevaricante sulla carta. Anche se siamo sempre indietro sul reale tracimante, il dircelo (e il farcelo dire) ci fa bene. Una poesia - lo so per esperienza - che è bella soprattutto nel sentirsela addosso sputare in faccia dal microfono.

    Luca Benassi

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  6. mi fa piacere che la discussione prenda corpo. il mio dubbio è che questa poesia non faccia luce sulle strutture nascoste del potere, ma diventi (non sempre, ovvio) testimonianza di un disagio individuale che ci viene, appunto, "sputato in faccia" con una leggerezza tutta intellettuale..

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  7. ... forse credo e probabilmente sbaglio nel dire che quella luce
    è assente, in quanto la struttura del potere (o dei poteri) è appunto volutamente
    nascosta e ben celata da una oscurità indotta, già programmata.
    Forse qualche chiarore fioco risiede, oso affermare... nei codici di linguaggio
    e in quanto agli sputi, è proprio così, sì è vero, lo confesso!
    Ne sanno qualcosa i malcapitati delle prime file... durante qualche mia lettura.

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  8. hai ragione, rispetto ai codici del linguaggio. infatti, la tua poesia sarebbe da rivisitare rispetto alla lezione della neoavanguardia. Il punto è capire quanto quest'ultima ha già esaurito il discorso in merito, specie riguardo al realismo giocoso/sarcastico.

    io penso che, cercare gli spazi della comunicazione non reificata (la luce, di cui parli), sia ancora un compito della poesia. Probabilmente anche tu lo fai, soltanto che, dando molto valore alla cantabilità ironica, al gioco linguistico dominato dal suono, questa luce tende a scomparire.

    Tra l'altro, mi pare che anche tu, in questo libro, scrivi altri testi dal piglio narrativo, nato intorno ad un fatto reale, riconoscibile. Tra i due momenti, mi sembra ci sia una distanza che deve ancora trovare una sintesi sicura. Potrei sbagliarmi, naturalmente.

    comunque, per comprendere meglio quanto dico, rinvio al testo di apertura postato oggi ne "La peosia e lo spirito"

    http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2008/01/11/%e2%80%9cpsifofantaossessioni%e2%80%9d-di-faraon-meteoses/

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  9. Se è vero che la neoavanguardia o la cosiddetta avanguardia stessa a mio modestissimo parere, ha concluso il suo ciclo
    artistico, ha esaurito la sua funzione, fallito il suo apporto alla storia e alla società, è proprio perchè
    è terminato quel fermento che infuriava e fremeva in quei precisi momenti storici,
    in cui l'arte era alimentata da mirabili spinte filosofiche: eventi del grande ingegno che sono ormai trascorsi...
    spiriti che forse malgrado tutto aleggiano ancora da qualche parte del pensiero
    ... di essa ne rimangono frammenti da riutilizzare, filamenti da ricucire, immagini da ritrasformare, materiali di risulta
    da metamorfizzare, che non sono altro che l'emblema di uno status quo imperante
    in cui si lotta a colpi di etica, per sbugiardare le tante maschere dell'ipocrisia di un mondo e dell'uomo stesso
    in continuo cambiamento.
    Quale possibilità reale c'è attualmente in questa geo-sfera martoriata...? Il pensiero unico... mi pare.
    L'omologazione... non intravedo una grossa alternativa...
    I grandi intellettuali del nostro paese fanno il verso ai Massimi Poteri...
    Chi di loro può dare l'esempio, se questo è replicabile? Come individuarli?
    In quanto alla distanza, esiste perchè è da intendersi nella forma, nelle variazioni sui temi,
    che si è tentato umilmente di poter trattare, e quindi realizzati in uno stato d'animo ben distinto,
    che sappiamo tutti quanto può influire sul registro scrittorio di ciascuno di noi.

    Questo tutto... pour parler... per agitarci un po'... sempre prima dell'uso...

    meteosès

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  10. Una precisazione. sasà e meteosès
    non sono ovviamente la stessa persona. Mi ha chiesto Luca Benassi
    d'inserire il suo commento perchè non riusciva a postarlo.
    (pubblicità!)

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  11. la luce tuttavia non è il buio ed è probabile che non risieda neppure nel linguaggio, a meno che il poeta non si trasformi in prete, "rosso o nero" poco importa; ma non è qui il caso; sputare o meno però cambia poco, si arriva giusto alle prime file dove invece dei potenti di solito ci sono gli entusiasti,
    forse una bontà del dire è più ardua, una parola quieta è durissima, tendere un qualche bene è renderlo ineffabile

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  12. essere postumi alla neoavanguardia? Lo si è necessariamente, direi.

    usare la poesia come un cannone (o uno sputo nell'occhio)?

    forse la poesia è altro, come dice Donini nel post precedente.

    grazie per gli ultimi interveti (raccomando sempre di firmarli)

    gugl

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  13. sinceramente mi sento un tantinello imbarazzata a postare un commento, io piccola dicassettenne indifesa, con voi altri che parlate di cose che mi è ancora difficile capire... ma volevo dire la mia piccola opinione, comunque...

    splendida l'aritmia disinibita.

    decomposizione sedimentaria m'affascina moltissimo. è uno sputare schietto e duro... fa pensare a ciò che, solitamente ignoriamo o mettiamo da parte, semplicemente, con indifferenza... come credo fosse esplicitamente tua intenzione fare, Meteoses.
    complimenti. è ben riuscita. ha il suo effetto.

    ma, a questo punto, è chiaro, ci si chiede... poesia è dunque denuncia? questo sputare, o vomitare un disagio... (d'individuo, poi... ma è relativo questo)... ma è questo, dunque?
    dovremmo usare la poesia come un cannone? da puntare e sputare?

    mah...

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  14. oppure: la violenza del poetico è essenzialmente differente della violenza denunciata dal poetico?

    gugl

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  15. io trovo che siano davvero due violenze estremamente differenti...
    non differentemente dolorose però...

    RispondiElimina
  16. Di parola quieta ce n'è in giro sin troppa. La poesia non può da sola combattere il potere come ormai la storia ha definitivamente, forse, decretato almeno in questa italietta da Dio Patria e Famiglia all'amatriciana col coretto di voci bianche e pure che accompagna le portate. Una certa poesia però può o dovrebbe cercare di portare allo scoperto la "monnezza" (molto attuale) che tutti produciamo e alimentiamo ma che nessuno vuole sapere che esiste davvero, né vedersela scaricata o bruciata vicino casa. D'accordo non è molto ma meglio del suicidio intellettuale o dell'omologazione forzata.
    pepe

    RispondiElimina
  17. ... mi reintrometto, innazitutto ringraziando patty, e gulgielmin per lo spazio concessomi. E poi, senza ombra di dubbio neanche per me la poesia è unicamente arma da fuoco, semmai da lingua, se mi è permessa la metafora.
    Ciò che ho scritto, qualche post più indietro era essenzialmente un invito ad una discussione, una innocua provocazione per tutti gli amici, astanti ed avventori del blog. ho scritto anch'io su registri meno veementi, più pacati, riflessivi... direi classici, ma ciò che devo dire, non posso dirlo altrimenti che in questi modi: passando attraverso il paradosso che denuda la nostra squallida realtà. Almeno questo è il tentativo. Tendere al bene. Certo. E' quello che mi prefiggo sempre anche quando faccio uso dello slang, quando inevitabilmente una poesia diventa anche una performance. è sì "una violenza denunciata dal poetico" e al contempo una grande speranza (disperata !?)confermo e sottoscrivo.
    meteosès

    RispondiElimina
  18. Mi pare che ciò che scrivi, caro Meteoses, sia perfettamente legittimo e che la tua poetica, come ribadisce Pepe, abbia un proprio spazio nella cultura contemporanea.

    a patty: esiste dunque la violenza giusta e quella ingiusta?

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  19. e chi ha parlato di giusto e sbagliato?
    sono termini che ho cancellato dal mio vocabolario!!!

    io ho parlato di violenza. punto.
    io ho parlato di dolore. punto.
    della loro presenza, come dati di fatto. forse inevitabili.

    ma se proprio dobbiamo parlare in termini di giusto e sbagliato... beh, allora non è GIUSTA neppure la violenza nell'arte, specialmente se fine a sè stessa... ma, infondo, neppure come denuncia... è come aggiungere violenza alla violenza, dolore sopra al dolore.

    per questo non posso dire GIUSTO o SBAGLIATO.

    violare significa violare, in qualsiasi contesto. e la violazione provoca dolore. sempre e comunque.

    arte è arte. poesia è poesia.
    mai detto che fossero cose giuste, e neppure cose belle.

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  20. ancora sulla parola quieta: non è acquiescenza quella a cui accennavo, credo consista nell'atterrare sulla pagina l'"io", il più insopportabile dei promomi, come scrive Gadda; quando l'io-iuzzo si erge, anche se animato da principi sacrosanti, qualcosa s'inceppa; la perorazione tedia, il poeta indignato muove al sorriso; non è che la poesia sia di per sè etica o "giusta"; lo sberleffo riesce perchè è lieve, secco, felice,temerario, se moralizza inciprignito, si spunta; la poesia quando c'è sposta il mondo, lo rivela; quanto a "Lui", il guaio è che manca, già dal secolo scorso
    paolo

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  21. sfondi una porta aperta.

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  22. a paolo: (sinteticamente) ... infatti spesso azzardo a rivolgermi a un "noi",
    nell'ardua prova di sentirmi parte (in causa...?) della contemporaneità...
    L'estraniamento dell'Io psicologico, è ben noto essere soltanto un palliativo...
    necessita sprofondare lo scandaglio più giù negli abissi...
    Una certa ironia, alcune forme di comicità... non sono forse
    la rappresentazione di una più grande tragedia?

    "Proprio la possibilità per l’uomo di valersi del simbolo verbale
    gli consente di assumere un’infinità di atteggiamenti e di “ruoli”
    propri degli altri, e così di comprenderli, di consolidare il proprio io,
    e di comunicare a fini sopra personali. L’io è il principio dinamico che
    dà all’insieme dei ruoli esperiti il carattere unico del me personale,
    come appare nell’esperienza sociale".

    da (Io psicologico di Mead)

    meteosès

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  23. a paolo: (sinteticamente) ... infatti spesso azzardo a rivolgermi a un "noi",
    nell'ardua prova di sentirmi parte (in causa...?) della contemporaneità...
    L'estraniamento dell'Io psicologico, è ben noto essere soltanto un palliativo...
    necessita sprofondare lo scandaglio più giù negli abissi...
    Una certa ironia, alcune forme di comicità... non sono forse
    la rappresentazione di una più grande tragedia?

    "Proprio la possibilità per l’uomo di valersi del simbolo verbale
    gli consente di assumere un’infinità di atteggiamenti e di “ruoli”
    propri degli altri, e così di comprenderli, di consolidare il proprio io,
    e di comunicare a fini sopra personali. L’io è il principio dinamico che
    dà all’insieme dei ruoli esperiti il carattere unico del me personale,
    come appare nell’esperienza sociale".

    da (Io psicologico di Mead)

    meteosès

    RispondiElimina
  24. credo, Meteosès, anch'io che si debba ripartire da un "noi" fosse anche un plurale inebetito indistinto ma che tenti una lingua, attrito comune nel marcio che stringe, reggere al lavorio bieco, capzioso, capillare, che si mangia il buono che abbiamo. Ma non tutto. Dunque grazie per questo "noi".
    paolo
    paolo

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  25. Dissoluzione dell'ego o egotismo imperante vecchie questioni mai del tutto risolte perché in fondo non risolvibili. Per me è impossibile fuggire dal proprio io. Il noi, il tu, il loro, l'assenza di soggetto sono tutte maschere dell'io. Certo se si parla sempre dei propri amorini, del frigorifero, del proprio ombelico allora la cosa cambia ma una poesia onesta non può che partire in primis da se stessi per poi tendere all'universale nei modi che ognuno reputa opportuni.
    Tra l'altro qui dimentichiamo un fatto fondamentale: la poesia di Stefano nasce ed è pensata per una recitazione performativa, una teatralità principalmente fonetica. Sulla carta perde molto della sua essenza. In realtà insieme al libro dovrebbe esserci in allegato un qualche supporto audio/video.
    pepe

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  26. Un'altra storia, per me insopportabile, è questo continuo piagnisteo, parlo dei tanti dibattiti televisivi, sul pericolo della fine della civiltà occidentale reso spesso assai banale e fuorviante da ben calcolate finte opposizioni o scontri di civiltà.
    La storia ci ha insegnato che tutte e dico TUTTE le civiltà prima o poi muoiono magari mai del tutto perché spesso qualcosa si riverbera nelle civiltà che si susseguono.
    L'occidente ha fatto molte cose cattive altre buone e se deve finire che finisca speriamo che almeno una parte delle cose buone continui a sopravvivere e svilupparsi speriamo in meglio.
    pepe

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  27. ... sono io a ringraziarti per queste tue ultime parole
    nell'auspicio di moltiplicare ad ennesimo esponente
    questo "comunanza" d'intenti pur nelle diversità delle
    inclinazioni personali e dei percorsi.
    Ma ci tengo in maniera particolare a porre a gugl.,
    ... quale occasione migliore di questa?
    ... di chiedere non solo al poeta con la P maiuscola a cui va tutta la mia stima,
    ma anche... per così dire al docente... al professore:
    - Che funzione oggi ha secondo Lei l'arte in genere e la poesia in particolare?
    - Quale contributo può dare, se può darlo nella società? ... alla politica vera...
    quella dei primordi... intendo...
    - Può ambire alla sensibilizzazione di una parte, seppur ridotta della pluralità
    delle persone?
    - Può serbare ancora la speranza di cambiare, nel suo piccolo,
    (senza sciocchi anacronismi), alcuni aspetti nefandi del mondo martoriato?
    - E in rapporto alle nuove generazioni? Quali le premesse o le promesse?


    Ai lettori: (si badi bene! ... non è escatologia-poetica in scatola!!!)

    grazie
    meteosès

    RispondiElimina
  28. caro Stefano, le tue domande sono necessarie, ma non risco a rispondere qui. però, se hai pazienza, fra un annetto penso di pubblicare ciò che ho scritto a tal proposito e che è uscito negli ultimi anni in rivista.

    lo so che questa risposta non è granché, ma l'argomento è veramente troppo complesso per trovare una risposta semplice.

    un caro saluto
    gugl

    RispondiElimina
  29. ... be' sì è vero, a parte la quantità delle domande, le questioni andrebbero affrontate in un'altra sede. è chiaro. mi son lasciato prendere un po' dalla prestidigitazione...
    excuse me

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  30. Beh avevi ragione: son passata di qui... il tuo blog piace :)

    RispondiElimina
  31. fatto bene a passare. anche il tuo blog merita.

    gugl

    RispondiElimina
  32. Salve, vi invito tutti a partecipare al premio culturale agorà 2008!
    www.acmaugusta.com

    RispondiElimina
  33. Un caro saluto a gugl.
    che ringrazio di cuore
    per questo mia uscita
    nel mondo dei blog.

    meteosès

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  34. questa tua "entrata" vorrai dire! :-)

    ciao a te e grazie per la disponibilità.

    RispondiElimina
  35. En este mundo traido
    Nada es verdad
    Y nada es mentira
    Todo depende
    De el color
    De el cristal
    Que se mira

    [Francisco de Queredo y Villegas]

    grazie a tutti

    meteosès

    RispondiElimina
  36. ... correggo
    [Quevedo]

    click.

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