Malgrado Lello Voce sia lettore attento in rete, soprattutto attraverso Absolutepoetry, non credo che i suoi testi siano sufficientemente conosciuti nella blogsfera. A tal fine, invito a leggere I segni i suoni le cose (Manni 1995), ottimo esempio della sua idea performativa.
Sul plurilinguismo che la caratterizza, scrive Niva Lorenzini, nella "presentazione": Voce utlizza "il plurilinguismo all'interno di una oralità testuale che non coincide con nessuna comunità definita di parlanti né con i consueti veicoli del comunicare, quelli che ritagliano i confini tra pubblico e privato, interno ed esterno. Qui tutto si ibrida e contamina, seguendo una carica vitale materica ad espansione infinita, in un continuum che affianca al linguaggio intermediale la memoria di voci perdute, di tradizioni represse e negate dal corso di una storia che manipola e falsifica: di fronte all'attacco conclusivo sferrato contro la stessa memoria, ecco il recupero attivo, in esplosiva miscela verboacustica, di dialetto napoletano e tradizione di poesia satirica, giocosa, popolare, espressionistica o da bassoparlato, dal d'Aubigné al Burchiello, dal Fidenzio allo Jahier, passando attraverso gli artifìci marinistici di un Leporeo o la deformazione eversiva di Corrado Costa o Emilio Villa, per non ricordare che alla rinfusa le tante citazioni testuali.
Una medesima istanza emerge da questa tradizione soccombente, rimossa: quella di riconsegnare il dire al fare, di trasformare la lingua, la sua vocalità repressa, in comunicazione in atto, che si realizza nel testo e col testo. La partitura che ne deriva, irta ed efficacemente disarmonica, diviene così anche un modo per non eludere il divario che si è aggravato nel tempo tra la sublimazione della beltà e la verifica della crudeltà".
Una medesima istanza emerge da questa tradizione soccombente, rimossa: quella di riconsegnare il dire al fare, di trasformare la lingua, la sua vocalità repressa, in comunicazione in atto, che si realizza nel testo e col testo. La partitura che ne deriva, irta ed efficacemente disarmonica, diviene così anche un modo per non eludere il divario che si è aggravato nel tempo tra la sublimazione della beltà e la verifica della crudeltà".
pubblico i primi versi del secondo poemetto, Il paesaggio, dietro.
Cirri e peli di ciglia bisbigli nuvoli platani pupilleparole e poi
lungo le linee i limiti della forma delle linee la forza lenta
che descrive la profondità in algoritmi oscuri in segni e tratti
e punti in sunti d'essere formulaico e gremito affollato et donc
tout-tout au tour de Vaduzil n'y a rien, rien du tout du tout au
tour de Vaduz, Monsieur, tout au tour de moi il n'y a che vacuità
(ora aspettiamo la passione che darà fine all'abitudine / ma dopo vivremo franeremo nella vita all'apice del frinire d'ogni desiderio e
rammenteremo il dolore le ore dure mure muteavare tutte da lavare da nasconderei cancellare dal paesaggio: ma io mi compongo deluso / sto negli aloni assai fatati della delusione / ma mi considero come annesso a un vano retroscena e sovrascrivo questo file di poesia alle parole vere all'impronunciabile di senso all'afasia che è senso e direzione e
biologia alla voce porosatroce come prosa ch'assorbe che forbe l'orbe)
non c'è virgola che possa tranciare la gola a questa voce che croia
s'espande in onde e risponda fluttofiato e sangue d'ogni sintassi
(c'è una forza muta ch'assorda e lingue fioriscono affascinano / in-
selvano e tradiscono in mille / aghi di mutismi e sordità / spro-
fondano e aguzzano in tanti e tantissimi idioti al fondofondo del
fumo filtrano fuori e coprono il paesaggio (l'agio che è aggio del
reale) il male delle vene tese sprofonda globulo globulo gorgoglia
giù si glua tutto in glottidi e glosse glissa e grunisce gratta
il grigio del sentimento d'essere altrove all'altrove il dove
che squatra atro la materia dei gesti e un ricordo di durata all'epa)
tout-tout au tour de Vaduz il n'y a rien, rien du tout du tout au
tour de Vaduz, Monsieur, tout au tour de moi il n'y a che vacuità
c'è una forza muta e c'assorda c'ammorda c'assurda c'allurda e ci
stronca oui il y a une force qui nous assourdit nous enmorde nous
enabsurde nous ensalit qui nous arrache oui c'assorda oui assurda
ammorda sì qui nous arrache y si falta la palabra se è ubriaca e se
non c'è virgola che possa tranciare la gola a questa voce che croia
s'espande in onde e risponda fluttofiato e sangue d'ogni sintassi
...
Un omaggio bello e doveroso, Stefano. Di quel dovere che non impone e non si impone: perché ha per fondamento la gratuità dell'atto e il riconoscimento di ciò che è, di ciò che per sua natura è già offerta di sé.
RispondiEliminaQui etica, poesia e politica si sposano mirabilmente: un corpo di parole che è vita e scelta: come sempre è, come dovrebbe sempre essere.
Un saluto ad entrambi.
fm
Caro Francesco, se permetti posto un tuo commento alla poesia di Voce, fatto recentemente su Absolutepoetry, mi pare un completamento aquanto dici qua sopra:
RispondiElimina"Lello Voce utilizza la poesia come chi armeggia con chiavi e strumenti di lava, incandescenti; li forgia in forme sempre nuove, metamorfiche, ma li utilizza, sostanzialmente, come cunei ermeneutici, mai neutri o fini a se stessi, per scalfire la superficie e il volto di un reale che si dà come grumo irrisolto di contraddizioni: cioè orientati a un canto che, prima ancora di essere scelta politica di campo ben definita, è “sapienza” di un dettato civile dove libertà e speranza si rovesciano l’uno nell’altro, fino a rendersi indistinguibili, in ogni componimento. L’impossibilità di rendere alla poesia una neutralità che non le appartiene, per la sua innata vocazione alla rivolta (e in ciò si definisce la natura eminentemente “etica” dei suoi scritti, di un’etica che definirei di ascendenza chariana, che sempre richiama il poeta alla sua missione di opposizione e di denuncia del presente), si traduce in una prassi di scrittura, inoppugnabilmente attestata dai suoi lavori (faccio rientrare nel termine non solo la pagina scritta, ma anche i materiali musicali e la scelta dei registri vocali più adatti alla loro partecipazione diffusa, orale), dove l’interpretazione della storicità nella quale siamo immersi è sempre una proiezione all’oltranza, a un superamento che si declina in termini e in progetto di utopia, palese o dissimulata che sia."
ciao!
gugl
Grazie, Stefano.
RispondiEliminaSiamo di fronte a un poeta di assoluto "valore", volendo dare a questo termine un significato (l'unico che personalmente mi interessa, quando lo uso) che investe l'opera di chi, comunque, è, o diventa, talvolta contro le sue stesse intenzioni, termine di confronto imprescindibile per chi si muove su altri percorsi di ricerca e di scrittura. Per non parlare dell'importanza che assume, a maggior ragione oggi, una poesia che voglia dirsi eticamente e politicamente impegnata. Una denuncia netta della parola neutra, di quella che si nega al confronto con la lacerazione dell'esistente.
Mi piacerebbe, e questo vale per altri significativi esempi, diversi, forse, solo per modalità espressive e contenuti, che i tanti, la cui poesia non si darebbe, senza il ricorso a questi modelli, avessero la bontà e l'umiltà di riconoscere il debito che, fin dall'inizio, hanno contratto. Ma forse è un chiedere troppo.
Ciao, carissimo.
fm
Faccio salire il numero dei commenti...
RispondiEliminaDopo "e questo vale...", va letto un "anche": "e questo vale anche per altri significativi esempi..."
fm
condivido pienamente.
RispondiEliminagugl
lascia la lingua libera. ok, faccio salire i commenti anch'io. ciao gugl e un saluto anche a fm antonella
RispondiEliminapotrei dire degli ossimori che mi hanno assolutamente affascinata o delle vertigini in quelle "F" che sento arrotolare nella lingua alla lettura.
RispondiEliminae potrei dire di questo effetto sonoro legato indissolubilmete alla parola. senso.
grazie Lello Voce
e Stefano, sempre.
esempio (ma non solo) di come il "suono" è/fa poesia.
RispondiEliminagrazie per proporli
un abbraccio
alessandro ghignoli