sabato 31 marzo 2007

Giulio Stocchi


Tra Baudelaire e la canzone politica degli anni Settanta, Giulio Stocchi (1944) pubblicò nel 1980 Compagno poeta (Einaudi), "storia di un giovane, diario di una generazione, film di una città, Milano, e di un Paese in un momento di crisi violenta", si dice in quarta di copertina. Stocchi andava nelle fabbriche a leggere le proprie poesie. Oggi lo fa nei teatri, nelle università e, sarebbe bello, ancora nelle fabbriche. Certo l'ideologia impera, la grande tradizione scritta della letteratura italiana un po' indietreggia, ma il messaggio arriva dritto nel petto ed è, mi pare, ancora condivisibile, soprattutto per quanto riguarda gli "ometti" che c'infestano il parlamento e c'ingolfano le giornate. Meno, per quel che mi riguarda, l'esaltazione eroica dei "compagni", almeno per quelli vivi, molti dei quali, nel frattempo, sono diventati quegli "ometti".



Trent’anni di libertà

Vergogna a voi
Ombra delle croci
Traditori della speranza
Ignobili di inchini e di avemaria
Avvocati untuosi dei
Monopoli e del chewing-gum
Osceni ventri di questo paese

Con quali denti
Osate parlare di libertà
Nelle piazze in cui ancora
Tremano le pietre e i passi
Ricordando il sangue che a piedi scalzi percorre
Ognuno di questi anni?

Fino a quando dovremo
Asciugare il pianto delle
Nostre madri

Ferite dalla notturna

Assenza dei figli che il
Nero passo della morte
Inghiotte al vostro comando?

E quando svanirà persino l'eco delle vostre parole?

Trent'anni di libertà voi dite
Un periodo di pace di prosperità
Tranquillo sereno liliale
Trascorso nel più assoluto rispetto

In piena legalità

I morti non parlano - pensate - non ricordano...

Noi invece siamo qui
E vi guardiamo con gli occhi dei compagni
Massacrati nella polvere
I nostri fratelli migliori
Che caddero perché volevano spezzare
II pane che a tutti appartiene

Daremo sepoltura ai morti
E pace al nostro sangue solo quando
La vostra statua crollerà nel vento

Perché ricordate
Ometti senza grandezza
Pidocchi delle tonache
Orribili roditori della
Libertà e della gioia
Oggi noi vi diciamo questo:

II sangue che pensate di aver per sempre sepolto
Torna con tutte le sue radici
A giudicare senza pietà
La mano che l'ha versato
I morti della piazza camminano con noi e già
Ascoltate tremando quel passo
Nascere di nuovo dalla polvere e
Oscuramente battere i chiodi della vostra condanna

10 commenti:

  1. Viviamo davvero strani tempi. Questi versi apparentemente datati, appesantiti da una coltre ideologica oggi facilmente bollata antica e disarmata, riacquistano invece, per me, una nuova truce prospettiva.
    Gli ometti abbondano, specie a sinistra che diventa sempre più residuale e di retroguardia; la chiesa che ha abbandonato ogni indugio e cautela schierandosi apertamente e totalmente a destra, una destra teocons pericolosa classista e parecchio aggressiva; cultura ed intellettuali diventati nani e ballerine del grande circo mediatico; e le poche voci dissenzienti non messe a tacere ma peggio ridicolizzate e spernacchiate a furor di popolo.
    pepe

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  2. pepe concordo anche io, tranne che per il commento sugli uomini di sinistra di cui non ho perso la stima.

    erminia

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  3. purtroppo, anche la mia esperienza mi fa dire che i cinquantenni di sinistra, oggi, spesso sono più preoccupati - come gli elefanti - a non rompere i bicchieri di cristallo (in casa dei moderati) che a fare politica di sinistra.

    gugl

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  4. Caro Stefano, la ringrazio moltissimo per la citazione di cui mi onora sul suo pregevole blog.


    Una consolazione per me che le parole della mia gioventù non siano andate completamente perdute o soffocate nel coro di quelli che un giorno ho chiamato ometti e che purtroppo sono oggi i direttori, e i detentori, del comune sentire. Una cosa tanto più dolorosa per chi, come me, ha seguito tutte le stazioni di un progressivo imputridimento di tanti con cui avevo condiviso allegria e speranze.

    Giulio Stocchi

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  5. leggere questi versi, mi smette definitivamente un incanto, a dire il vero, già sopito ... Ideale.

    I miei complimenti all'autore, che vedo salutare, qui ... e non voglio perdermi la possibilità "della rete", almeno quella. Ciao Giulio e grazie

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  6. Ehm scusate il refuso ovviamente intendevo "teocon".
    Erminia hai ragione ci sono ancora uomini e donne, soprattutto, di sinistra ancora degni di stima ma sono sempre di meno purtroppo... sempre di meno. Uno di questi è Giulio Stocchi che saluto con molto affetto e grande stima.
    Oggi la parola d'ordine è: non disturbare il ceto medio cosiddetto produttivo, la confindustria, i detentori del vapore insomma a tutti i livelli compresi quelli ecclesiastici. Ma io mi domando a che serve un indistinto partito democratico moderato? A chi fa gioco? La risposta è talmente ovvia che voi tutti la conoscete no?
    Speriamo almeno che questo serva a fare chiarezza con l'uscita del correntone e la creazione di una forza socialista di sinistra. Sempre roba vecchia ma per l'italietta già una specie di rivoluzione. per il resto forse anche io dovrei fare di più.
    pepe

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  7. bella la trama e bello il suono, ma non mi piace la poesia del "voi".

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  8. intendi la contrapposizione fra un noi buono e un voi cattivo?

    Se sì, in effetti, questo era il clima che si respirava negli anni settanta, a milano. A volte, la poesia si piega alle ragioni di parte, diventa funzione di un progetto che ha nell'agire politico il proprio fondamento.

    gugl

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  9. la chiesa, pepe, come la intendiamo noi italiani, al vaticano, è una istituzione ormai obsoleta, per non dire "ridicola".

    ci sono questi vecchietti assetati di potere ,che il potere non lo vogliono mollare, che puzzano di muffa, simili ai pupazzi del Muppet Show americano, che letteralmente sputano sentenze mentre sbavano sui loro dogmi e fustigano la gente e mal tollerano i loro problemi umani. vale citare James Joyce ne Il ritratto dell'artista da giovane: "Priest-ridden god-forsaken Country!"


    oh, yes: "Priest-ridden god-forsaken Country!", l'Irlanda come l'Italia!

    da cattolica, di usi e costumi cattolici, ne devo prendere atto. siamo una nazione fottuta dalla Chiesa, e spero presto o tardi questa nazione si emanciperà come hanno fatto le altre, da questo reticolo di falsa spiritualità: lo spirito è nella innocenza, e la Chiesa cattolica ha perso totalmente questa prerogativa da centinaia di anni.

    no, non è "santa". Non è "santa": pure i bambini (molestati) lo vedono!

    e.

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