giovedì 3 maggio 2007

Francesca Pellegrino



La poesia di Francesca Pellegrino racconta il tentativo, da parte dell’identità, di guardarsi come se fosse un guanto rovesciato o un luogo sempre di là della siepe cui, montalianamente, accedere attraverso un "varco", un "anello che non tiene". Ma questo “anello”, lungi dal garantire autenticità, vive piuttosto nella precarietà della finzione: è quel “cielo” già incontrato nel Mattia Pascal pirandelliano (e più tardi, in Truman show), che improvvisamente si rompe, mostrando ad Oreste il grottesco insito in ogni gesto tragico. In Evasione terza, questo “cielo” di carta diventa “una tenda cucita e ricucita”, a fingere che l’arido vero si possa ricomporre nel gioco delle illusioni, così che evadere significhi credere ancora di saper volare e, dunque, che sia possibile distingue l’alto dal basso, il tragico dal comico, il vero dal falso, il bene dal male. Eppure Francesca, con grande spinta romantica, non rinuncia a questo convincimento, se non altro rispetto a alla certezza di esistere, di essere anzitutto corpo, pur “solo” e nel “buio”, come recita la terzina finale della prima poesia qui postata, nella quale solitudine e oscurità si leggono sia verticalmente (solo, buio, dopo) che nella chiusa: “io, la notte e tutte le notti, dopo”. Ma “io” resiste, esiste come fa Dora Markus con il suo “topolino bianco”, esiste come l’uomo dell’Evasione seconda, che ha vissuto “anni lepre” ed ora è tutto proiettato indietro, come nel beckettiano L’ultimo nastro di Krapp; l’io esiste, sì, ma a patto di lasciar essere il “fanciullino”, che in lei incanta morte e vita, rilasciandole in un versificare che non concede nulla al sentimentalismo, per giocarsi in una metaforicità dove vince il concreto, il materico, e il miracoloso che li accompagna.

Io, la notte e tutte le notti, dopo

Ci vuole coraggio per respirare
troppa neve sulle costole, quest'inverno
che se solo mi sapessi davvero
lo sentirei questo vento
che mi sciarpa le labbra, zitte

le mani tremano e mi adopero
quello che posso, le dita,
intendo una marea sfinita
questo lasciare che sia, altrove

Altrove le stelle bruciano
le ho toccate, era notte
e c'erano carri che volavano le nuvole
ci sono cieli che non mi sanno
eppure stanno sulla testa
e mille rumori da scordare
sembrano passi,

quelli che ho lasciato
bandiera bianca sulla spiaggia
e un maggio che piangeva
mi implorava di restare

ginocchia al petto e un angolo solo
per sudare camicie di buio
io, la notte e tutte le notti, dopo.


Cronaca di un imperfetto annunciato
(Evasione seconda)


Mi faceva uomo l'atlante sulle spalle
il tuttintavola delle quattordici
mia moglie aveva i capelli neri neri.

E deve essere stato un attimo
se non ho visto nessuno imbiancarmi la testa
qualcosa sfuggito fra una domenica al technicolor
e il nastro rosso di un dicembre, lucette intermittenti
già coriandoli in tasca questi anni di lepre

Solo, ad un certo punto, era tutto grigio
disamore di asole questi corridoi
figli che non soffiano più candeline
rosa e azzurre e lo zucchero che vela

adesso oblitero la noia alle otto in punto
su un cuscino tutto sudato

Da oggi
così come dico di ogni cosa, ormai
io

ERO.


La trapezista stasera non vola
(Evasione terza)


In questo vociare coriandoli
nessun cielo è il mio cielo
una tenda cucita e ricucita
scarti d'occorrenza
qui dove il solo riso che albergo
ha naso rosso e un pierrot per ogni guancia
due corde inquisite e magari lise
così da lasciarmi cadere
e nessun tappeto di gommapiuma
sotto il mio destino
ma diesis urlati precipitando
verticali corridoi
quattro facce di un cubo rotto
la mia vita
se è ieri il mio futuro.

Ma
chi lo dice
che non ha mai paura un trapezista?

Volo d'ombretto e piume
sarebbe il mio volo
e ripagato il solo soldo che costo

che valgo.



Ultimo passo falso, fuori


appena un primo sole di questo quasi aprile
ero bianca, sotto i passi di neve
e mi sono uscita,

ero goccia cigliosa lacrima sudore freddo
nell'inverno di quell'unica foglia rimasta,
evanescente fuga,

lutto di un freddo spoglio, ero a pezzi
aria che disgela nelle mani il ghiaccio inutile
di questa mia ennesima assenza,

e mi sono tornata.

31 commenti:

  1. Francesca Pellegrino nata a Taranto il 5.11.1974
    Nell'aprile del 2006, entra a fare parte del wikismo collaborando al progetto wiki-poesia, curato da Andrea Galli e Carlo Trotta, dove ha pubblicato nel vol. 2 della wiki-poesia "La felicità è una piccola cosa", ed è diventata co-curatrice del vol. 3. "Le solitudini di Aradollo".
    Finalista per la seconda edizione del premio letterario "IoScrivo" di Giulio Perrone Editore.
    Presente in varie riviste letterarie, tra cui niederngasse e arpanet. Ora si può ascoltare la sua voce in Oboesommerso
    http://oboesommerso.splinder.com/post/11961056#comment
    e nel suo sito
    http://francoise.splinder.com/

    RispondiElimina
  2. Molto belle queste poesie di Francesca... grazie come sempre a te e grazie a Francesca,che mi piacerebbe leggere più estesamente.
    Cari saluti
    Elio
    elio.g@tin.it

    RispondiElimina
  3. la trapezista mi ha fatto venire in mente la donna cannone, di de gregori. così.

    RispondiElimina
  4. Ciao a tutti.

    Essere presente fra queste pagine, per me è un privilegio. Stefano lo sa :-).
    Questa raccolta è nata spontaneamente, senza un calcolo premeditato d'intenti, ma dalla naturale evoluzione dello scriverne i singoli pezzi.
    Stefano ne ha colto l'essenza vera ananlizzando, come meglio non avrei mai pensato possibile, il pensiero che la vive.
    Grazie Stefano, davvero ..

    @Elio - ho già visto la tua visita al mio blog. Lo dico con estrema sincerità: essere letti, è il bene più bello, di chi tenti, come me, di trovare parole in mezzo a tutto il resto.

    @Giosannino - ormai stiamo impararendo a conoscerci le penne. Tu sei stato una bellissima scoperta, tanto che ormai, venirti a leggere è una bella e sana abitudine. "La trapezista" è un'altalena continua tra l'illusione e il disincanto. Perfettissimo il parallelo di Stefano a riguardo.

    RispondiElimina
  5. mi sono dimenticato di dire che la raccolta a cui fai riferimento s'intitola "Evasione d'interni" ed è composta (al momento) di 27 poesie.

    RispondiElimina
  6. Giorgio, non so come, ma anch'io pensavo a De Gregori, sebbene non alla donna cannone, bensì a Pezzi di vetro!

    RispondiElimina
  7. si sa: la curiosità è femmina.
    Non conosco benissimo De Gregori ..
    Vado a documentarmi e torno.

    RispondiElimina
  8. nel blog di Red, Oboesommerso, Daniela Raimondi dice che Francesca ha la capacità di assimilare tutto in breve tempo: può essere che De Andrè e De Gregori le siano entrati nella scrittura senza che lei ne sia del tutto consapevole. In effetti, Francesca sta trovando la sua voce per cui certe incertezze o oscillazioni stilistiche sono inevitabili.

    RispondiElimina
  9. "La trapezista stasera non vola" è -nata- dopo aver visto il film straordinario di Wim Wenders "Il cielo sopra Berlino".
    Si parla di percezioni. Di ruoli allegorici che sono già nella testa di tutti. Si pensi al pierrot che "ride" lacrime, un pagliaccio la cui umanità è trascurata dal personaggio che veste.
    Se esistono le contaminazioni è perchè si vive ciò che ci tocca.

    Come quando si cammina per strada e ci vola sulla testa uno stormo di uccelli. Fiutano la pioggia e fuggono .. e magari ti assale la voglia di scriverne un verso, di vederci un parallelo nella propria vita ..

    Capita di leggere una parola, e che sia stata letta nel vocabolario e quindi senza un contesto, o nel testo di una canzone, o su un cartello in città mentre si cammina .. e quella parola diventa mille altre cose ..

    In particolare De Gregori non lo conosco bene, come ho scritto prima. Ho letta adesso il testo di "Pezzi di vetro" e mi è piaciuto. Grazie di avermelo segnalato.

    RispondiElimina
  10. consiglio: de gregori con la chitarra da solo, che canta questa canzone, vale proprio la pena.

    ciao
    gugl

    RispondiElimina
  11. ps. adesso devo partire per padova dove presento il mio libro con ida travi.
    Spero che i commenti siano molti e tutti civili, in questo post e in quelli precedenti :-)

    ciao

    RispondiElimina
  12. In bocca al lupo e buon viaggio Stefano !! :-)

    RispondiElimina
  13. Francesca è sempre un piacere da leggere!
    ciao,
    alessandro

    RispondiElimina
  14. pare che tutto sia fermo, ma vedo che i lettori ci sono.

    gugl

    RispondiElimina
  15. e vabbè manco io! ;)
    tra un po' arrivo eh
    intanto correggi quella svista in secondo verso "queslo" in luogo di "questo"
    perchè è una svista, vero?

    RispondiElimina
  16. sì, una svista. Corretto!

    finalmente ti fai viva! :-)

    RispondiElimina
  17. buona presentazione, Stefano!
    Anch'io sono per un De Gregori voce e chitarra, più... dylaniano! ;)

    RispondiElimina
  18. Non so bene se commentare di qua o di là da oboesommerso, potrei fare più tardi eventualmente un "trasbordo" di commento.

    In verità la selezione postata qui mi appare più ampia e calibrata a mostrare le doti di Francesca.
    In parole povere mi piace di più.
    Ed a commentare queste poesie (e le altre che ho letto qui e lì di Francesca) bastano due parole: Francesca conquista.
    Cioè la sua poesia conquista, perchè ha un che di malinconico e dolce, di leggero e pesante, di rigido e morbido, sostanzialmente di accattivante che prende completamente.
    Si resta sorpresi a osservare il volteggiare del verso/della parola che sembra di piuma, eppure il senso è triste, drammatico, talora cupo. E'abbandono,è tristezza, senso di perdita e inutilità, frammentazione vitale.
    Come ben ha osservato la Bonomo su oboe, il lessico è sorprendentemente semplice, eppure composto in maniera che ogni volta appare nuovo.
    E' questa credo sia l'arte, la maestria, sia poesia.
    D'altro canto, e per non essere troppo incensante, denuncio pure la sua possibile debolezza,che poi è appunto la sua maggior dote: la piacevolezza.
    Cioè il fatto d'essere così gradevole nel rendere immagini delicate e parole di schiuma (pur nella pesantezza del senso) da poter sospettare la "compiacenza verbale", la stucchevolezza, la ricerca dell'effetto.
    In altri termini, l'uso di parole come neve e vento, dita e nuvole, stelle e piume sembrano scelte con oculatezza tipicamente poetica. ;)
    Mi scuso per questa nota critica in negativo, lo faccio a compensare quanto detto sopra di lode e ammirazione, per fare anche l'avvocato del diavolo, per una questione di gusto personale che mi porta a preferire, a volte (ora più di prima, in questo momento particolarmente) testi dove sento forte, graffiante, dolorosa l'intensità. Che cioè facciano male, lascino ferite.
    Niente togliendo tuttavia all'interesse con cui da tempo e immancabilmente leggo Francesca. che avverto essere sempre alla ricerca di nuove forme, nuove composizioni, nuove cose da dire a creare a stupire.
    Dunque brava Franscesca e per dirla con Red: avanti così!

    RispondiElimina
  19. Ah dimenticavo...
    Stefano il tuo commento a Francesca dice e pienamente, quanto anche tu, come me, sia stato conquistato dalla sua scrittura e lo dice in modo davvero stupendo.

    RispondiElimina
  20. Grazie, Ali. Il tuo commento è saggio e fondato sul sentire, che è sempre una buona cosa.

    gugl

    RispondiElimina
  21. lo so Stefano, sul sentire che è nel contempo il pregio e il difetto del mio commentare

    RispondiElimina
  22. vabbè, ti sei lasciato relativamente conquistare, ma il commento resta stupendo :)

    RispondiElimina
  23. Carissima,
    ormai è un piacere vederti vezzeggiata; a riprova del fatto che la sensibilità a certe musiche suonate è ancora vividissima.
    Il tuo cercare - e trovare, - "parole in mezzo a tutto il resto" è un appagamento intimo che rallegra anche noi, anche se pare renderci tristi. Già, tristi!
    La tua trapezista, che ride con le sue "quattro facce di un cubo rotto", come le note drammatiche di quel "ridi pagliaccio", così perfettamente parallele alla tua trapezista: "Vesti la giubba e la faccia infarina.
    La gente paga e rider vuole qua.
    E se Arlecchin t'invola Colombina,
    ridi, Pagliaccio... e ognun applaudirà!
    Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
    in una smorfia il singhiozzo e'l dolor...
    Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore in franto!
    Ridi del duol t'avvelena il cor!"

    Ti confesso che aveo pensato alla tue Evasione musicate e ho concluso che come librettista saresti perfetta; come poetessa lo sei già!
    Aspetto di ritrovarti altrove, felicemente...

    RispondiElimina
  24. francesca conquista anche blanc. bel passo. esaustiva, poi, la recensione di stefano che culla tra tante belle citazioni.
    considerato poi che sono un degregoriano, sottolineo il consiglio di stefano all'ascolto di "pezzi di vetro" in versione unplugged. per lo stesso motivo consiglio anche "niente da capire".
    per il degregori dylaniano (come dice voc) per testi e versione rocker cito "numeri da scaricare"
    un caro saluto a tutti,
    roberto

    RispondiElimina
  25. la "Francesca" del commento 23 è la cara amica Francesca Matteoni?
    In ogni caso, grazie del commento.

    Grazie anche a Red (che ha ospitato la Pellegrino nel suo blog proprio in questi giorni, e ad Alivento, alla quale rispondo: sì, in effetti, Francesca mi ha conquistato :-)

    gugl

    RispondiElimina
  26. @ Alessandro Ghia - Grazie di seguirmui sempre ...

    @ Alivento - La tua analisi è centratissima ... oltre che perfettamente in linea con la mia poetica. Vero anche che lo stessa "delizia" malinconica può essere o diventare la "croce".
    Forse un limite ancora che devo superare anche se, all'onor del vero, molte cose che scrivo non hanno un percorso premeditato.
    E anche questo aspetto è da limare, perchè se voglio "staccarmi" o, per usare un termine più pertinente, "evadere" dalla mie solite formule, devo mettere in conto la possibilità di andare oltre, graffiando di più, oltre che nel senso anche con le parole.
    Ti ringrazio per il tempo speso per me in primis, ma per i sugfgerimenti di cresciti che mi lasci ...

    @ Francesca - pertinentissima la tua citazione. Le "quattro facce di un cubo rotto" in fondo erano la sintesi di una serie di illusioni spezzate, e non solo quello. L'idea di rendere immagini vive è quanto mi preme di più in tutto questo percorso che è poesia.
    La mia ricerca di parole, poi questo vuole. E saperti vicina in questo ... mi onora davvero. Grazie infinite .

    @ Roberto - Blanc de ta nuque è un'esperienza inaspettata e graditissima. L'attenzione di Stefano è motivo vero per migliorare ed affinare ancora il tutto. Anche l'esperienza da te su oboe, lo è stata. L'ho attesa con la mia solita smania che diventa un pregio nell'apprezzare e godere i bei momenti.
    Ascolterò il brano ... ormai davvero non potrei farne a meno :-)

    @ Stefano - Ma esiste un limite al grazie?
    questo tuo invito qui è una delle esperienza più gratificanti che io abbia mai fatto, da che tento di scrivere. Davvero. GRAZIE e il maiuscolo non è un caso ....

    RispondiElimina
  27. p. s. Credo che Francesca sia una mia cara amica .. che cura un sito davvero da leggere http://www.galassialibri.com/

    RispondiElimina
  28. ehm, mi unisco alla schiera dei conquistati...

    RispondiElimina
  29. steeee dove sei?
    Non solo mi tradisci spudoratamente con francesca ma poi sparisci per ore e ore.
    Subito qui!

    giorgio dei conquistati allora :)

    RispondiElimina
  30. ali, ci sono, ci sono.

    RispondiElimina
  31. 'Poesia giovane'leggo in etichetta...ma poesia aperta, che suona come un frutto da sbucciare di gusto, che si lascia assaporare in ritmo meditato, poesia che non teme altezze e strapiombi...molto bella in particolare la 'cronaca di un imperfetto...'.
    Un saluto e un augurio a Francesca.
    Ossodiseppia

    RispondiElimina