Sergio La Chiusa, nato a Cerda (PA) ma vive a Milano, è un nome noto in rete e meritatamente, non fosse altro perché Biagio Cepollaro gli ha prefatto I sepolti (Lietocolle 2005) e pubblicato in e-book Il superfluo. 1999-2003. Presento qui alcuni testi usciti nell'antologia La coda della galassia (FaraEditore 2005) e contenuti nelle ultime due sezioni dell'e-book.
Scrive Cepollaro nella postfazione al libriccino Lietcolle: "La poesia di Sergio La Chiusa si muove con cadenze narrative, anche quando il respiro del verso si contrae. Si tratta di una narrazione che esplora l’immagine, anche quella già data e glorificata, l’interroga ancora una volta per restituirne il senso, per riattualizzarlo". In effetti, mi pare sia il punto di vista straniato la leva sulla quale egli decostruisce le certezze del mondo civile, seguendo il modello dei viaggiatori Gulliver e Micromega: tutti personaggi illuministi, tutti dunque mossi dal tentativo, nobilissimo, di mettere armonicamente insieme morale e ragione. Ora ci dice tuttavia l'autore, viviamo "al capolinea della storia" e lo spazio per il selvatico, tanto caro al Settecento, è scomparso. Anche "il senso sembra / rappreso" e le future sorti progressive le abbiamo dietro le spalle, sepolte. L'unica certezza è di vivere in stato di guerra permanente, nell'atemporalità di un conflitto che non porta in nessun luogo, se non nella resistenza che ad esso possono fare l'impegno civile e la scrittura, quella scrittura che non si lecca le piaghe, bensì rilegge lucidamente il dato, l'evento.
Se sapessimo che siamo solo
lillipuziani in una città-giocattolo
da diversa prospettiva per una volta
istruiti dal volo vedremmo dall'oblò
come da un eden privilegiato la pianura
regolata dai nani e l'altrove allontanato
che si gonfia a dismisura che minaccia
di franare; dal crinale l'occhio sa
che sono in pericolo i nostri mondi
progettati con la riga e la matita
i confini fittizi cederanno
a una nuova civiltà d'erbacce e di ramarri
I
è sempre un riscrivere confini sconfinare occupare
e circoscrivere: anche le nostre saghe di famiglia
sono cicli di fughe e d'invasioni generazioni d'emigranti
che s'espandono a confondere le carte ridisegnare le cartine
II
ora, al capolinea della storia, tutto il senso sembra
rappreso in venti metri quadri da spartire, in una lotta
estenuante di domini: il nostro campo di guerra
è un riparo di muri un'esegesi eterna di leggi e di confini
III
nascono nelle nostre case guerriglie rappresaglie:
il male, che sguscia come biscia dalle griglie
dei tombini dagli spiragli delle porte si trascina
nei cantieri nelle catene di montaggio nei campi di sterminio
VI
non conosciamo i confini che andiamo intagliando
nella carne le mancanze che annodano corde e poi recidono:
potessimo staccarci da questo corpo forse ci vedremmo
come mappa frammentata, tagliata da cicatrici senza scampo
VII
qui non si vedono i caduti ma si sollevano con la polvere
per le pulizie di primavera: c'è una censura
che li cancella, come i sepolti di falluja i corpi
non mostrati che si agitano immedicati tra i detriti
IX
il male, che ridisegna le mappe del mondo
ha messo radici in questa casa alligna nelle piastrelle
negli specchi che ci svelano intrappolati i segni
del ragno nel contorno degli occhi a tessere l'assedio
X
cadono come granate inesplose le parole come mine
o schegge depositate sui tappeti: cammina lieve
sul margine dello scoppio sgrava il passo
dalle antiche alleanze dalle scaramucce di frontiera
scusa Ali, ma ho riformattato il testo. per questo il tuo commento è scomparso.
RispondiEliminanon lo ricordo più, ma ritengo sia meglio così
RispondiEliminaCiao, Sergio.
RispondiEliminaBello vederti su queste pagine.
Un abbraccio.
fm
poesia limpida, traparente, al confine prosastico, "cammina lieve" ma ha questa cadenza geometrica, di righe, linee, delimitazioni, non sai se amati e/o odiati, è comunque un dire coerente e nitido, che sono belle caratteristiche, un saluto, Viola
RispondiEliminaciao Viola, è un piacere leggerti qui.
RispondiEliminagugl
il piacere è mio perchè qui incontro poeti a me ancora sconosciuti e conoscere è sempre un arricchimento e uno scambio, grazie dell'accoglienza, V.
RispondiEliminai poeti hanno bisogno di persone sensibili come te
RispondiEliminagugl
Viola che commenta è un arricchimento in ogni sito.
RispondiEliminaNella formattazione la poesia ha preso il suo giusto respiro e finalmente dice che è.
Una formattazione sbagliata certe volte è una violenza al testo e un dramma per il lettore.
sono d'accordo con entrambe le osservazioni.
RispondiEliminagugl
nota: oggi probabilmente avrò il computer fuori servizio, ma i vostri commenti sono comunque graditi.
RispondiEliminagugl
mica male
RispondiEliminairazoqui
grazie. anche il tuo blog è interessante.
RispondiEliminagugl
come promesso ti vengo a far visita.
RispondiEliminaMi permetto di aggiungerti la VIII.
poesia che racchiude in poche righe tutta una serie di risposte alle domande labili dei nostri tempi.
VIII
moltiplica per cento per mille per un milione
questo nostro contendere quest'alleanza
che s'incrina
ad ogni perdita di fiato
questo dare per avere questo prendere.
sì, mi era sfuggita. o forse, quel cento e mille mi ricordava troppo catullo, chissà! :-)
RispondiEliminabrava a pssare!
gugl
Grazie a tutti e un abbraccio a Francesco. Ho appena rintracciato il tuo bellissimo blog. Ciao. Sergio.
RispondiEliminaCiao, Sergio, grazie.
RispondiEliminaA presto.
Un abbraccio.
fm