mercoledì 7 novembre 2007

Silvia Zoico


Testa e croce (Valentina Ed., 2006), testa e, insieme, croce ossia l'impossibile coesistenza degli opposti: questo e quello, felicità e dolore, maschile e femminile, nello stesso dato. Evento possibile se la monetina rimane verticale, nell'indeciso, in quel possibile che avvera il sogno.

La monetina, moneta di poco valore ma anche, forse, riferibile all'esser consegnati ad un destino femminile (a quella piccola "mona" giocosa cantata nel Settecento dal veneziano Giorgio Baffo), che in Silvia Zoico diventa zavorra, simbolo di subordinazione al maschile e, al tempo stesso, gioiello indiscreto dal quale rifondare il proprio avvio. Una partenza tuttavia sempre rinviata, un destino che fatica a costruirsi perché, nell'io della drammatizzazione, è il "pedale / del cervello" a spingere asimmetrico, dandogli sofferenza ma anche lungimiranza, ossia la capacità di vedere le pieghe minuscole del reale ipocrita, di quel potere che costruisce prigioni e manicomi affinché il disordine anarchico non lo intacchi. Silvia, quasi per fare un dispetto all'autorità, l'ordine lo mette, se non altro alle parole, dando vita a quel collare metrico che le tiene insieme l'anima, la tiene ritta sulla collina degli stivali, a parlare con i folli, con i morti e con noi.




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.......................Sono nata il ventuno a primavera
.......................ma non sapevo che nascere folle,
.......................aprire le zolle
.......................potesse scatenar tempesta.
.....................................................(Alda Merini)


So di essere nata il ventuno marzo
millenovecentosessantanove
nei pressi delle Fondamente Nuove
tra l'una e le due (ma non c'era il quarzo)

cari Massimiliano Enrico ed Enzo
per voi ho amato rispettivamente
la Milano da bere Rinascente
Pirandello e i manichini di Kenzo

e un giorno accelerando sul pedale
del cervello giocando a scacchi o a tria –
la mia bile un biliardo d'ospedale

una guardiola per cicche o cerini
(perché non mancano mai in psichiatria) –
ho dichiarato che ero Alda Merini.


Provarsi addosso l'estremo

Provarsi addosso l'estremo come Emily
Dickinson e riprovarsi l'estremo
addosso come me che sempre tremo
per cistiti postcoitali e spine simili

provarsi addosso l'estremo degli umili
umori delle ceneri e mi cremo
da me soffocata dal gas e premo
il grilletto mia serva schiava famula

estremamente provata addossata
ai muri di provata consistenza
benché bagnati dalla mia saliva

estremamente provata addossata
iridescenza di lumaca senza
appello vagolante vita stiva


La madre cieca

II mio bambino nascerà dagli occhi
di una madre che gioca a mosca cieca –
sarà dolce la notte e non più bieca
la falce della luna sui pidocchi

il mio bambino ascolterà i ranocchi
e i rospi rochi nei fossi in cui gioca
sua madre a mosca cieca e a voce fioca
il vento dirà il nome dei due sciocchi

di paese in paese alle campane
già legate per non suonare a festa –
basteranno le briciole di pane

a sfamare formiche senza fissa
dimora sfarfallante scia tra i testa
coda degli autotreni in giusta rissa


Inedito

...

III.


perché c’è un tempo per nascere e un tempo
per morire un tempo per abbracciare
e un tempo per astenersene un tempo
per uccidere e un tempo per guarire
vanità di vanità quanto amaste
e amerete dice l’Ecclesiaste
e il Signore disse ancora ad Aronne
e a Mosè di riferire alle donne
in stato d’immondezza per le regole
di non denudare quella sorgente
che contaminasse giaciglio e tegole
pena l’eliminazione da gente


IV.


scrupolosa del tempo della legge
del Levitico e del Deuteronomio
con il sorteggio di un capro dal gregge
per il deserto o per il manicomio
per la prassi dell’isterectomia
o per la santità d’anoressia
nervosa che si ciba di pandette
di codici di encicliche e di lettere
innamorata a morte come Alcesti
o salmeggiante dall’aleph al tau
canonizzata da tutti gli incesti
e ritornata polvere a Dachau


V.


terra alla terra e cenere alla cenere
magro carnevale e pingue quaresima
carnem levare dal monte di Venere
prima che sanguini il giorno di cresima
e in confermazione di pubertà
volga lo Spirito di santità
donando non carismi ma il ridicolo
scoppio di un tanto ignobile follicolo
che chi sapendo di mentire mente
se lo paragona al germe di grano
nella parabola della semente
e dal Pentagono tuona sovrano



Silvia Zoico nata il 21 marzo 1969 a Venezia, dove vive e lavora. Ha studiato a Padova, dove ha conseguito la laurea in Lettere nel 1994 con una tesi diretta da Pier Vincenzo Mengaldo e dedicata alle traduzioni poetiche di Vittorio Sereni. Ha vinto, presso la medesima università, un concorso per dottorato di ricerca in Filologia Romanza nel 1996, collaborando con Lorenzo Renzi a una tesi sulle strutture metriche, retoriche, logiche e sintattiche dei proverbi italiani, pubblicando nel contempo due saggi sulle problematiche della traduzione letteraria. Ha lavorato come redattrice e traduttrice per le Edizioni Studio Tesi di Pordenone e Marsilio di Venezia. Attualmente opera come copywriter freelance. I suoi testi poetici, nati dapprima nell’ambito di un’intensa esperienza di terapia psicoanalitica, sono stati spesso volontariamente divulgati per vie alternative all’editoria con letture presso centri di salute mentale, ospizi per anziani, comunità terapeutiche, centri diurni. Per la sua attività ha ricevuto premi, segnalazioni e riscontri critici significativi. Testa e croce è il suo primo libro.

23 commenti:

  1. La congiunzione, nella grammatica e nel corpo; l'adesione, palmo contro palmo, delle mani: l'atto semplicissimo e sacro della Via di Mezzo sembra impossibile. Monili e monete non possono nascondere che la mona è una monade, una senzatetto in fuga da se stessa, disperata. Chi la crede d'oro non vede gli aculei delle api nello sciame che la rincorre, né le trafitture nel ventre al centro delle icone. Scrive versi non per ricamare, ma per richiamare in vita quel che di se stessa è stato. Regredisce alla croce dell'analfabeta e lo attesta, testimone d'(auto)accusa, testa mona insanabile. L'ordine metrico, a se stessa: alzati; e cammina.

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  2. mi piace molto.
    ho letto "provarsi addosso l'estremo" su clanDestino , mi ha fatto l'effetto di un acuto che tocca i silenzi più rossi.
    e ora qui trovo conferma di una Poesia che mi suona addosso.

    ciao Gugl.

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  3. due bei commenti. femminili, inevitabilmente. inevitabilmente?

    gugl

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  4. L'estremo rigore, dato non solo dalla metrica, ma anche da un componimento vincolante come il sonetto e dalle scelte tematiche apparentemente tradizionali, costituisce una chiave per aprire la porta dell'ascolto in un mondo che respinge ogni cambiamento.
    Dopo lo scatto della serratura, che vede un lettore consenziente e fiducioso, dirompe la "rivoluzione", lo scardinamento, attraverso un lessico che introduce il messaggio a un livello, direi, subliminale.
    La deflagrazione è devastante.
    Interessantissima lettura per me: conduco questa ricerca da molto tempo, anche se in modo diverso e mi sorprende e affascina l'assoluta naturalezza con cui l'autrice riesce a disgregare "l'ordine costituito" facendolo implodere.

    Sempre grazie.

    Pat

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  5. pat, non sei patty vero? In ogni caso, direi che hai ragione: è come quando il Tasso nomina lo zuchero sull'orlo del bicchiere affinché il fanciullo beva la medicina. Nel caso di Silvia, si tratta di veleno, ma dato, forse, per immunizzare i viventi dal dolore del mondo.

    gugl

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  6. Contenta di averla letta.

    Tiziana Cera Rosco

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  7. contento di averti fatta contenta :-)

    gugl

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  8. Abbiamo (io e Alessandra) conosciuto Silvia a Costa di Rovigo, quando vinse il Premio Anna Osti. E' persona limpida, chiara, delicata, attentissima. La sua poesia fu letta in stile "Commedia dell'Arte", quasi fosse uno Zanni al femminile ad esprimersi. Lei non apprezzo: vorrebbe che i suoi testi fossero letti a mente, nel silenzio. Però c'era, in quella interpretazione, un elemento che c'è nella sua scrittura, di lei veneziana, e nella commedia dell'arte stessa: questo sentirsi "migliori" e dissacratori (ma perdenti), nei confronti delle precedenti generazioni, quelle che hanno fissato i criteri del potere e di come esso debba essere manifestato. Un saluto, GTZ

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  9. è nello sprito veneziano, in effetti, essere gran signori ma, come dici, Silvia è più amica della giudecca che di piazza san marco.

    gugl

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  10. apparente, solo apparente impellenza di sconnessioni... no, no... sapori di bevande imprudenti ma buone, di gusto instabile (non chimicamente imperfettito)- sì, una poesia in cui credere; sì a Silvia
    Anonimo

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  11. E l'ironia? a me sembra anche una poesia che si prende poco sul serio (eppure veicola cose serissime): penso alle rime insolite, che tendono a ridurre al prosaico ogni cosa. Emily con simili mi fa pensare a Nice-camicie del buon Gozzano.
    Testa e croce è anche quindi la forma sonetto e il fare prosaico, innescare, coem ha scritto Pat, un'implosione con naturalezza dirompente.

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  12. prof, quel commento non l'ho lasciato io! io sono la patty, io e solo io e mi firmo patty, solo e soltanto patty! comunque... mi piace che tutto parta da alda merini, la adoro! mi intriga tantissimo la poesia "La madre cieca". sarà che evoca immagini che hanno un certo sapore d'ansia. una madre che gioca a mosca cieca... è una contraddizione che fà paura. una madre con gli occhi bendati... madre è un concetto che si sposa bene con aggettivi come attenta e vigile. è questo il nodo che, come tutti i "nodi" e le contraddizioni, mi impaurisce e attira.
    ciao Tiziana! Baci
    PATTY

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  13. No, non Pat come Patty, ma Pat come Patricia. Scusami l'anonimato, ma è più veloce cliccare su anonimo.

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  14. bello che finalmente i commenti arricchiscano la glossa introduttiva.
    grazie.

    gugl

    ps. benvenuta patricia

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  15. Davvero notevole esprimersi oggi, nel tempo della liquefazione delle cose più solide, con la rigidità del sonetto. Riuscire poi, per mezzo di esso, a tradurre in versi il proprio vissuto, corporeo e mentale, crea nello spazio/tempo della poesia una interessante e possibile "coesistenza degli opposti". Fisicità del proprio corpo e Razionalità della propria mente, in un duetto in lei - pare -irrisolto. Muoversi in questo limbo non deve essere facile, ma per la sua maestrìa: complimenti.

    Chev_

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  16. grazie Chev_.
    spero che Silvia sia nei paraggi e venga a trovarci.

    gugl

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  17. http://lellovoce.altervista.org/spip.php?article707 link ad un altro testo di Silvia. Decisamente un bel libro, forte, e splendidamente ironico (anche se io ci trovo una denuncia sullla finzione che questa nostra società opera con i suoi tiri di monete truccate, che ci fanno credere di essere liberi, in molte banalità però). Tra i libri più belli che ho letto.

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  18. grazie Christian per la testimonianza.

    riguardo al rapporto autenticità/inauteniticità delle monete/parole di Silvia si sarebbe in effetti da dire parecchio.

    gugl

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  19. Devo ammettere che la forma espressiva classica mi affascina al punto da distrarmi dal testo, eppure se non avessi letto i commenti che lo notavano, prima dei testi proposti, forse non l'avrei neanche notato.
    C'è molto senso e doloroso, c'è una ieraticità apparente, c'è una forza dirompente che sta appunto in questa calma distaccata del dire.
    C'è che qui i commentatori si fanno sempre più bravi e finirò per vergognarmi d'intervenire con le mie cose facezie.
    Condivido in particolare il commmento di Vocativo.

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  20. cara Ali tu sei sempre ospite gradita, sia per la garbata grazia nonché per l'acuta intelligenza che ti contraddistinguono.

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  21. Generosità, attenzione, pazienza, affetto, acume, disponibilità, intelligenza... A tanti doni posso rispondere, mi chiedo, con la sola parola "grazie"?
    Grazie a Stefano e a tutti voi per l'accoglienza e, aggiungo, la festa che mi avete dedicate.
    Ogni rigo ha una sua voce, una sua vibrazione e un'eco inconfondibile in me. Ormai la rana si è tuffata e neppure il vecchio stagno è più quello di prima...
    Chissà se possiamo leggere assieme questi versi di Julia Hartwig:

    "Sotto quest'isola c'è un'altra isola, forse più bella ancora. / Le si avvicina a nuoto una nuotatrice sorridente che in ra- / pidissimo arco congiunge roccia, aria e acqua. / Vorrei vederti da tutte le parti, mostro, frammento, burra- / sca, splendida follia di una mente chiara."
    (da J.H., "Sotto quest'isola", Donzelli, Roma 2007, p. 13)

    Buone immersioni, amici carissimi, e grazie ancora...

    Silvia

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  22. ottimi versi, cara Silvia, i tuoi e questi che ci fai conoscere.

    ciao!
    gugl

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  23. Carissimi mi chiamo Maria anzi Miri e sono un'amica carissima di Silvia ...è una donna splendida ed il suo libro è qualcosa di speciale ...regalate questo libro a Natale o regalatevi questo libro a Natale perchè va ben oltre l'orizzonte della straordinaria capacità della poetessa di farci sognare nell'apocalisse della sofferenza .... mista al colore viola della pelle ........ con una maestria grammaticale che non si trova più ..... I suoi occhi esprimono i suoi versi e le sue mani sono minuscoli fiori appena colti ...... attraverso questo blog io colgo l'occasione per salutarla e dirle ti aspetto a trovarmi ........ Sei una piccola perla nel campo della poesia ..grazie silvia tua Miri

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