domenica 8 marzo 2009

Maria Pia Quintavalla


Nella giornata della donna, ho pensato di presentare Maria Pia Quintavalla, da sempre animatrice della rassegna "Donne in poesia" (qui trovate una sua interessante intervista).


Due sono le linee forti della sua poesia: la convinzione che la parola dia ordine inaudito alla consuetudine, ricreando il mondo in uno spazio tutto da abitare, tanto dall'autore quanto dal lettore: qui, io e altro, infatti, sono ostaggio dell'aperto che la parola istituisce, sono chiamati ad abbandonare le zavorre, per dialogare davvero. A tale vortice, invero, l'autrice pone una tenue resistenza, rivendicando, senza ostinazione, il proprio viaggio identitario. L'altro punto ha radice nella spinta generazionale, nel sentirsi parte di un discorso già cominciato, ma che non si è mai davvero concluso e che la poesia, quale compito magno, deve metabolizzare. In aiuto, viene la tradizione tendenzialmente lombarda, portatrice di una visione della vita asciutta e tragica, che in lei rimbomba sotto i botti di sillabe godive oppure tra i veli d'apparenze aggraziate, pregne invece di presagio.
Selected Poems (Gradiva 2008) ci porta nel suo mondo a partire da Cantare semplice (1984), sino ad Album feriale (2005), regalandoci un paio di inediti tratti dalla futura silloge China. Ecco dunque un piccolo ma prezioso libro, dono d'oltreoceano, per noi che non ci stanchiamo mai di leggere la buona poesia.




Con un’amica

............................. a Nadia Campana


Con un’amica niente più bianco
e nero, né morte
di nuovo dio piccolo
dio diffuso

tante piccole teste noi
e plurali sulla terra,
sui muri della schiena
incubi e infanzia da vedere.

Cantare le righe
le miglia di un’altra, scomparsa
. non consumabile silenzio

Con una nave niente più bianco
e nero,
solo dio piccolo
piccolo e diffuso.



Dichiarazione di poetica

Non di corpo bramava la sua lingua
godiva, amorosa svernare il lutto e gli ori
senza inverare le parole belle e
sole, nuovi moti celesti
i morti — sua remota sorellanza

silente sorellanza spinosa, seminare
apneica lingua, duri spazi-sogni
come lupa allappare
senza più sognare — agguerrita presenza
le smaniate cose.


Esiste la deliziosa

Esiste la deliziosa,
prossimità, non il perfetto amore.

E intanto
lunghi tragitti tratti
erosi da pianto, polvere
di sentieri assembrati angoli della mente che
stavano per sfollare e – sostano,
campi desertici
trasferimento, letto come strada
silenzio non ancora pace.


Maternale

spesso ti dissolvevi andavi
via ed io imperfetta ne ordino l'ordito muto
diniego di muta esistenza la sua incandescenza
è morivo della mia gloria sempre

io loderò la forma che mi ha preceduta
di quella che viene ancora
non conosco lega leggera
di pensiero piumaggio breve.


Parmigiana

Tutti gli amori ti furono infelici perché ci credevi,
tutta vi aderivi, alle promesse
dell'essere — al suo centro, ti innamoravi della vita
del paradiso dalle palme lente e dolci
dell'amore improvviso nelle dita,
degli amanti napoletani della forza che
ti travolgeva ma di messi astrali, bianche
di una stella carnale

antiche passeggiate e dolci mani,
della vita sentivi lì la forza intatta infrangersi
stupita appartenente a corse, statue di gaggie
erano tonfi al cuore, desiderio e copule del mare.
Forti le braccia i baci le lusinghe,
per amore della vita che perdevi
e lenta nell'amore ti perdeva.


Da: che cosa hai fatto per il padre, figlio

"Ho sopportato le parole antiche
i bassi fondi dell'anima, ecco che cosa
ho sopportato lui, i detriti
un calcestruzzo mal digerito
le ingiuriate abrasioni dei no! quelle che
al collo gli uncinavano la voce, schiaffi
le blasfeme stigmate del male
(mentre crollavi e ai miei ginocchi
ti sostentavi)
cadevi e cadevi, più non ti fermavi
eri mille e mille atomi e scintille
di passioni ferite divenute calce viva
ma ancor prima questo e quello
neanche ti bastava,
impetravi impedivi le passioni dell'essere
all'aperto: di noi altre, le belle."

Maria Pia Quintavalla è nata a Parma, e vive a Milano. Ha pub­blicato: Cantare semplice (1984, Tarn Tarn Geiger), Lettere giovani (1990, Campanotto), II Cantare (1991, Campanotto), Le Moradas (1996, Empiria), Estranea (cannone) (2000, Piero Manni, introdu­zione di A. Zanzotto) Corpus solum, (2002 Archivi del '900), Al­bum feriale (2005, Archinto), Selected Poems (2008, Gradiva. New York, trad. inglese Isabella Canetta). Dal 1985 cura la rassegna nazionale Donne in poesia, e le omonime antologie. (Comune di Milano 1988, ristampata Cam­panotto 1991). Cura seminari di lettura del testo poetico: con l'Università Statale di Milano laboratori di lingua italiana; per la libera Univer­sità delle donne e la Società Umanitaria di Milano, il festival "Don­ne in poesia, oggi"; con Archivi del 900 e l'I.S.U, "Poetiche".
Suoi testi sono stati tradotti in inglese, tedesco, spagnolo e serbo-croato. Qui il suo sito.

23 commenti:

  1. Ehi!Buon 8 marzo,Stefano, da qui! A tutte le autrici, ma anche "per" una umana relazione uomo-donna,differentemente basata,in cammino ancora, verso un umano, molto umano..destino della nostra duale umanità!
    Mi rileggerò con occhio diverso,immagino, ma non so, sperando dall'estraniazione ritrovare i testi..
    Intanto comlpimenti per la bella lettura che ne fai,rimescolandoli. Molto aperta ad orizzonti di più punti di vista. .
    Maria Pia Quintavalla

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  2. ciao Maria Pia, spero che la mia leturAìa, seppur breve, sia stimolante.

    gugl

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  3. Fa piacere sempre, ma ancor più in questa giornata dedicata al femminile (in realtà dovremmo dedicare al femminile ben altro che un giorno...), la voce poetica di Maria Pia Quintavalla.
    Ad ogni lettura dei suoi testi sembra di captarne nuove melodie e nuovi ritmi, come succede ascoltando il jazz. Melodie e ritmi che si intrecciano indissolubilmente con le varie stratificazioni di senso, anche loro di volta in volta affioranti in modo diverso: cosa che mi fa ricordare una frase di Andrea Zanzotto sulla poesia di Quintavalla, quando la rappresenta come un fiume lavico dal quale affiorano "i fatti della vita, della politica, della famiglia, del femminile, della ricerca letteraria, a blocchi o a zolle, che si rimescolano".
    Ottima scelta, complimenti.

    Roberto Del Piano

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  4. gentile Roberto, ho visto nel tuo blog che ami il jazz, suoni il basso e hai messo alcune foto di poeti che sono stati anche qui, su Blanc: mi sembra doveroso darti del tu e ringraziarti per il commento alla poesia di Maria Pia.

    gugl

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  5. non so quanto mi sia fermato a rileggere questi testi, e soprattutto il primo testo "con un'amica".
    mi accade spesso leggendo i testi di Maria Pia e probabilmente è proprio come afferma Del Piano, accade come quando si ascolta il jazz...
    grazie della proposta Stefano,
    un caro saluto Maria Pia,
    roberto

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  6. ciao Red. forse l'amica non è solo Nadia, ma la poesia stessa, la sua morte con rinascita.

    gugl

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  7. Mi commuove questa tua osservazione, è proprio del lettore allargare l'affratellamento del testo,.senza il mare, per la bottiglia in viaggio, che ce ne faremmo in effetti, anche della poesia?
    Fu scritta, per la cronaca, un anno prima che lei scomparisse(aveva iniziato a togliere le tende molto tempo prima, e qui lo dico; da una "lunga ombra sul prato", come titola "Presentimento" la grande Emiliy Dickinson, da Nadia tradotta ne "Le stanze di alabastro".
    Maria Pia

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  8. sarebbe interessante che tu approfondissi il dettaglio della vostra amicizia, magari indicando quae esso c'è, nella poesia della Campana, tra biografia e opera. chiaro che il nesso esiste in tutti gli autori, ma in qualcuno le due dimensioni comunicano ardentemente.

    gugl

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  9. Mi chiedi qualcosa di troppo difficile, psicologicamente per me: Nadia era un'importante amicizia, ma nessuno di noi ha saputo aiutarla e capirla, mentre soffriva, ed lei se ne è svanita così, è volata via, proprio volando dalla terra.
    Ti posso dire che al Parco Trotter della poesia, credo la prima settimana di giugno,(dunque l'anniversario sua morte),ci sarà un ricordo di lei, un convegno anzi, come mai si era fatto,prima.
    Forse rileggere le sue poesie, prima: da "Verso la mente"Crocetti,a cura di GiovanniTurci e Milo de Angelis, Assieme, leggerle, coralmente come il suo essere forse, emblema di un passaggio generazionale di quella generazione e donna,ma io esegeta, io sola, mi chiedi una cosa di cui non mi sento all'altezza, io.
    Credimi, e scusamene, ma è anche per amore di lei. Ho chiesto al comune di Cesena, sua città di pensare un convegno analogamente su di lei, essendo stata così rimossa rapidamente dalla coscienza pubblica, poetica milanese..Vedremo.
    Puntiamo su più sedi, e tu sei tra quelli. grazie anche di questo.
    Maria Pia Q.

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  10. beh, intanto ci segnamo tutti l'appuntamento di giugno.chissà che ne esca uno studio da pubblicare.

    gugl

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  11. Come sempre poesie importanti, Maria Pia, intense, con questa tua musica freddamente pastosa e l'eleganza che non abbassa mai la forza. Complimenti all'Albero di Mimose che sei inqualunque giorno, occasione, e comunque!
    Cristina

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  12. in base a cosa, stefano, hai scelto i testi?

    scelta che, se ho ben capito, a maria pia (un saluto!) è piaciuta.
    s.

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  13. in base al mio gusto (ma non sto a spiegartelo :-)

    ciao e benpassata!
    gugl

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  14. Ma è la dolce Cristina Annino, quella voce che mi chiama albero di mimosa perenne, o giù di lì??
    E l'altra è Silvia, vestita da libellula: è dolce ritrovarvi,
    s e m p r e!
    Saluto e ringrazio anche Stefano, che è un perfetto padrone di casa di poesia.. e fraterno necessario.
    Maria Pia

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  15. la domanda nasce dal fatto che ho uno strano rapporto con le poesie di maria pia:alcune mi prendono tantissimo, altre le trovo faticose, distanti (visceralmente parlando...).
    e queste son tra quelle che sento.

    (le spiegazioni le lasciamo ai prof, no!?!).

    maria pia, come ti trovi con l'inglese?
    s.

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  16. Accidenti, mi era scappato l'intervento di Cristina Annino!
    (so che legge questo blog, ma è molto restia a lasciare un commento. Se l'ha fatto vuol dire che le e poesie, Maria Pia,le piacciono davvero).

    Cara Silvia, in verità, la ragione per cui mi piacciono è scritta nel cappello. Ciao!

    gugl

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  17. Rispondo a Silvia, per prima: infatti le poesie scelte qui, forse proprio per campionarne, risalgono a stagioni collocate fra "Lettere giovani" e "le Moradas", dunque scritte negli anni ottanta e iniziali novanta; mentre le ultime due, più narrative, provengono da "Album feriale" e "Corpus solum".
    Ma, cara Silvia: che scrivere nel periodo in cui i migliori se ne andarono. . come fu, in anni in cui la narratività di noi, veniva, che so io, da "Millimetri" di De Angelis, è sicuro che si nuotava tanto, anche, fra l'oscuto.
    Perché crescesse addirittura, forse, come predicava provocatoriamante Celan..
    Si faticava è vero, a scrivere e a vivere: la vita volava fra mutazioni e ribillimenti inesausti sismici,fra anni di piombo e nuove avanguardie da dribblare: è curioso come in quegli anni Porta antologizzasse le poesie di Livia Candiani, di Palazzeschi vecchio e di Montale ultimo,così vivevamo:
    "Grande è il disordine sotto il cielo, la situazione è eccellente."
    Do you now? Sulla rivoluzione permanente (culturale e inyeriore)molto si è detto, poco poeticamente scritto.
    Agli "invisibili" che non presero la parola ho dedicato le stazioni de le mie moradas.
    Oggi, se ci pensi, non vieni ucciso per le tue idee,non alla lettera,puoi esserne debollito però, non saprei cosa è meglio-peggio.
    Della traduzione fatta, so che Isa ha faticato non poco a rendere la prosodia, a partire dall lingua inglese, raddoppiando a volte ritmicamente, a volte creando assonnze, abbiamo terminato nel 2006, poi atteso due anni..ritardi che ci fecero lasciare il lavoro, poi riprenderlo ma abbiamo amato molto quel parlarci all'orecchio, senso su suono, un lavoro d'amore che la traduzuone fa fare..
    (Non so s e ti ho risposto)
    Maria Pia

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  18. altro che, se mi hai risposto!
    trovo sempre affascinante quel che racconti...
    tra i tanti pensieri, questo lo condivido proprio:
    "Oggi, se ci pensi, non vieni ucciso per le tue idee,non alla lettera,puoi esserne debollito però, non saprei cosa è meglio-peggio."

    grazie

    (due anni di attesa...come mai?)
    s.

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  19. ps
    @stefano: non leggo quasi mai le introduzioni critiche prima di leggere i testi...
    s.

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  20. allora potrei non scriverle :-)

    gugl

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  21. Ma no, che Stefano fa bene a scriverle le introduzioni,io poi la lessi in originale...era bella assai, e più estesa.
    Comunque può succedere: di volere delibare prima il vino della carne o viceversa, nessun pensi che il vino sia aut aut, o meno prezioso, anzi diciamo sia il nettare degli dei!
    Sulle attese, lo sanno meglio spiegare gli editori di me:credo che abbiano trasferito il dipartimento, eppoi abbiano tradotto un altro poi un altro poeta..sai com'è.
    Ci risvegliammo, e la gravidanza ebbe termine.
    Tutto qui. cari e cari, che abbraccio tanto, e ringrazio del dolce colloquiare.
    maria Pia Q

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  22. la recensione originale uscirà su 'Almanacco del ramo d'oro.
    comunque, questa su Blanc non è il calco di quella.

    grazie a te per la partecipazione attiva.
    unabbraccio

    gugl

    ps.oggi pomeriggio, se trovo il tempo, metto il nuovo post.

    gugl

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  23. Il Dasein è fatto delle maschere del fantasma spostato
    di V.S.Gaudio

    Si è veduto bene come la poesia a menzogna metonimica sia emozionante per quel modo della coscienza infelice di attuare “un progetto in cui la presenzialità indetermina l’accidentale”; e come la poesia con lo stile di macchia sia inquietante – fatta cioè di “un’inquietudine irrigidita” e di “uno stato di quiete apparente” – per quell’incessante spostamento del fantasma, connesso, però, all’”immobilità delle figure”:

    l’uno espande il sintagma nominale con l’aggiunta di determinanti(articoli, dimostrativi) o di modificatori(aggettivi qualificativi inesistenti, sintagmi preposizionali che circoscrivono la specificità contestuale dell’oggetto) e fa una sospensione dell’enigma, uno stato, una scena emozionante.

    L’altro, con l’equivalenza e la ripetizione, fa dell’assenza dell’oggetto una deissi indefinita non solo spaziale ma anche temporale, l’enigma è parallelo al mistero, il fantasma del poeta è inqualificabile e l’inquietudine ti coglie (...)
    L’emozionante ha un margine di silenzio che isola l’enunciato in mezzo al linguaggio quotidiano senza estraniarlo da esso;

    l’inquietante è fatto di sdoppiamenti, dissociazioni di immagini, fuorviamenti, depistages, l’iperbole è continuamente in agguato, l’oggetto – per la sua assenza – non crea neologismi, crea qualificazioni inedite, chimere del reale e dell’immaginario, il fantasma fa dell’assenza possibile di ogni oggetto designabile un nuovo oggetto che non appartiene né al seno buono né al seno cattivo: il Dasein del Poeta è fatto delle maschere del fantasma spostato, il lettore è investito di questa ennesima, impossibile, inquietante, inestinguibile Spaltung tra Dasein e oggetto.

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