martedì 14 novembre 2006

Marina Mariani


ne "L'Unità" dell' 8 maggio 2002, Marina Mariani scrive:


"Per fare le poesie ci vuole molto tempo. Moltissimo tempo. Bisogna perdere tempo: solo se il tempo lo perdi, qualche volta ti ritorna indietro nella forma di una poesia. Qualche volta succede, ma molto spesso no. Perdi tempo e basta. Si può fingere di fare qualcosa, mentre si sa che si sta soltanto perdendo tempo: io m'invento soprattutto che devo mettere ordine, eliminare oggetti inutili, liberare il tavolo; ma lo so che non è vero. Sto solo perdendo tempo. Per fare le poesie c'è bisogno di tempo anche perché le parole che stanno dentro le poesie, e le compongono, devono essere proprio quelle: non è che ne puoi scrivere una a caso, come viene, così ti sbrighi. No, ci vuole proprio quella. E a volte per trovarla passano anni e tu ritrovi una poesia vecchia, che era rimasta incompiuta: e dopo tanti anni la trovi, la parola giusta. Insomma, le poesie sono oggetti di precisione. Quando si scrive una poesia, spesso si vuole dire qualcosa a qualcuno: cosa sia, quello che si vuol dire, in genere non si sa bene. Non sono notizie, ma sono anche notizie. Non sono messaggi privati, però certo la persona che scrive c'entra molto. Quanto ai destinatari, si possono ipotizzare persone contemporanee, ma anche persone vissute anni o magari secoli prima (raramente persone del futuro; il futuro, almeno per me, è troppo misterioso). Per fare le poesie ci vuole coraggio. Perché sai che quello che stai scrivendo, altri l'hanno scritto molto meglio di te. Non stai inventando niente. E allora giochi, cioè affronti il rischio. Il rischio è il nocciolo di ogni poesia. Per fare le poesie bisogna aver ascoltato, e guardato. Io quando posso vado in giro, ficco il naso dappertutto, m'impiccio di cose che non mi riguardano. Ma si può anche ascoltare quando non si sentono voci, e guardare quando è buio. Per fare le poesie ci vuole pazienza. Perché a fare le poesie in genere si è in due, uno dice e l'altro critica. Questo però non so se è vero per tutti i poeti. Secondo me ci sono due tipi di poeti: quelli proprio bravi e quelli così-così. Quelli proprio bravi scrivono da soli, quelli così-così (io per esempio) devono sopportare quell'altra voce, venirci a patti ogni volta. Con pazienza. Le poesie vengono bene quando uno è molto contento, quando è innamoratissimo per esempio, e corrisposto; e vengono anche bene quando si è disperatissimi e l'amore se n'è andato via, o sono accadute cose ancora più brutte. Per quel che ne so io, di solito una poesia nasce dopo, quando a questo stato d'animo o a quell'altro ci ripensiamo su. Ma ci sono poesie bellissime che tutto esprimono tranne questa riflessione: raccontano il fatto come se stesse avvenendo in quel momento, le leggi ed è come se vedessi un film. Sono inutili, le poesie? Sono utili, certamente, a chi le scrive, altrimenti non le scriverebbe. E forse possono ancora essere poco utili a quei tre o quattro lettori che avendole incontrate per puro caso, colgono con simpatia, per disposizione nativa, per rara consonanza, l'ombra del destino di cui sono il frutto: un destino, direi, di libertà forzata. Chi legge la poesia è libero (lui sì) di dare importanza maggiore all'uno o o all'altro dei due termini."


Nata nel 1928, la Mariani gioca con i luoghi comuni per additare una via altra, nella quale il vedere sospenda il giudizio per accogliere la singolarità delle esistenze.


1

il millepiede s'arrampica
lentamente CON TUTTI I SUOI PIEDI

Poi passa qualcuno
e dice:
Guarda... un verme!


2

Siamo in molti attorno alla tavola
con la pretesa di mangiare

quando s'era bambini qualcuno distribuiva
col mestolo le porzioni

adesso la tavola è per tutti e ognuno si serve da sé
ma i più soffrono d'inappetenza

e la pretesa di mangiare è sfida
che fingiamo di lanciare e che nessuno raccoglie

mentre gli sguardi vanno alla finestra, ai vetri alti,
al sole su Monte Mario accecante.


3

Se tu non vieni a consolarmi
non vale piangere - non vale

La mattina del giorno dopo
è una qualunque mattina

E' passata la vita come un temporale
ora non vedo lampi né sento tuoni

non ho pietre magiche né parole fatate

Andrò al mercato, sarò tra tutti
a Ponte Milvo

tocca a me controllare la bilancia
il peso giusto

Quante madri nel mio passato
chissà se si ritrovano se parlano di me
tra i pianeti


4

È vero, sì, sto invecchiando.
Sono passati gli anni, l'uno
dopo l'altro. Uguali.
Ripeto i gesti: li conduco
per mano, i gesti leggeri
e precisi sopra la barca
prima di entrare nel mare.
Il mare è amico mio,
ci conosciamo da tanto
tempo. Questo mare,
questo pezzo di mare, con l'isolotto
dalla parte dove tramonta il sole,
che s'annera quando il sole
tramonta, e bisogna tornarea riva.

Il tempo
- dicono - lo devi far fruttare,
è il tuo capitale. Inventati
qualche cosa di nuovo, adatta
le tue forze al tempo che hai.
Questo mi dicono gli amici.
Molti se ne sono andati
da questa terra, da questo mare.

Io resto. Devo pescare.
Ci vuole tempo. Bisogna non temere
di perdere tempo: il mare
vuole la nostra vita
tutta, ci chiede
di non misurare il tempo.

Non ama gli orologi, il mare.
L'ho capito una volta per tutte
con mio padre, quand'ero un bambino.
E adesso mi guardano i bambini,
di sotto in su, i nipotini,
e vogliono una storia,
e chiedono: racconta! Ma io non so
storie con un inizio ed una fine.

Io sto. Mi porta
la barca: la dirigo appena,
ma più m'affido a lei.
Io non procedo - coi passi, né col pensiero. Guardo,
e tutto intorno cambia
continuamente, impercettibilmente.
Ascolto il ritmo regolare
dell'onda. Nel colore
che varia, nel ritmo regolare,
io sto. Non solo.

27 commenti:

  1. Marina Mariani è nata a Napoli nel novembre del 1928. Vive a Roma. In giovinezza ha studiato Fisica; molto più tardi si è laureata in Filosofia. Ha lavorato a lungo alla Radiotelevisione Italiana. A partire dal 1957 ha pubblicato poesie: su riviste (La Fiera Letteraria, Paragone, Nuovi Argomenti, Linea d'Ombra e altre), nell'almanacco Poesia Tre ( Guanda, 1981) e nel volume Nuovi poeti italiani 2 ( Einaudi, 1982). E' presente in antologie scolastiche, nel Dizionario della Letteratura Italiana del Novecento (Einaudi, 1992), nella Storia della Letteratura Italiana pubblicata dall'Editore Salerno (Vol. IX, 2000) e in quella pubblicata dall'Editore Garzanti (Scenari di Fine Secolo I, 2001). Presso le Edizioni Quasar ha pubblicato i libri di poesie La Conversazione (1998, 2° ediz. 2002 - finalista al Premio Viareggio l999) e Il gioco delle costruzioni (2000). Nel 2003, per lo stesso editore, è uscito "Una bella perdita di tempo", un volume che raccoglie articoli di giornale, interventi alla radio e un racconto.

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  2. Luoghi comuni centrifugati e che ora si ritrovano con i connotati capovolti :)

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  3. sì, è poesia minore... ma da leggere lo stesso :-)

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  4. grazie di questo bellissimo articolo di un'autrice che fino ad ora non conoscevo.
    le sue parole sono limpide, cantano come una risata, ticchettano le frasi come facesse scorrere una mano dentro a un sacco di riso, coi chicchi lasciati cadere uno alla volta. fanno il suono della memoria.
    mi piace anche l'ironia che mette nei versi, nei quali si disegna in controluce.
    così è che abbaglia.

    grazie davvero.
    iole

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  5. buongiorno iole! anche a me piace il testo sul fare poesia. è chiara e vera. è così.

    Le poesie, come forse allude Vocativo, non sono memorabili, ma hanno una sicura leggerezza, che mi piaceva mostrare.

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  6. no, non dicevo questo, Stefano, volevo dire che distorce il luogo comune, rendendolo, come dire, imprevedibile.

    sono senz'altro da leggere, senza appunmto voler essere memorabili

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  7. Saranno anche luoghi comuni ma a me succede più o meno così quando cerco di scrivere qualcosa. Ci metto un sacco di tempo e perdo un'enormità di tempo in inutili rituali e strambi percorsi cervellotici alla caccia della parola giusta al posto giusto.
    Ci sono autori pure bravi che scrivono e pubblicano a rotta di collo e mi son sempre chiesto ma come fanno?
    pepe

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  8. "è poesia minore...ma da leggere lo stesso"
    non oserei dire una cosa simile nemmeno in merito al componimento scolastico di un ragazzino di prima media :P
    (Posso cortesemente chiedere quali attributi debbano avere una poesia maggiore e una media? :)

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  9. cara matisse, facciamo che "poesia minore" sia una frase infelice? ad ogni modo, una volta, ad un premio letterario famoso, ho sentito dire che Calvino è stato "il più grande dei minori del secondo novecento": anche questa è bella, no?

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  10. Sì, è molto bella perché paradossale. Spero sorridesse, quel signore.
    (E spero anche che poi sia caduto dallo scranno:)

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  11. è bello il testo sulla poesia e anche le poesie non sono male, mi piace la quarta. ma anche la terza. sono poesie tranquille. ora che ci penso mi piace anche la prima

    il millepiede s'arrampica
    lentamente CON TUTTI I SUOI PIEDI

    Poi passa qualcuno
    e dice:
    Guarda... un verme!

    quanto è vero! a.

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  12. il fatto è che a ragionar di grandezza ci si perde nella misura

    io credo che marina abbia epresso un pensiero di pura modestia

    della sua poesia ci sono versi che mi piacciono molto uno per tutti:

    "Se tu non vieni a consolarmi
    non vale piangere - non vale"

    è bellissimo :)
    ti avverto Stefano che ci non svariati svarioni, se fossi marina la cosa mi seccherebbe alquanto

    il testo sulla poesia è bello, è limpido, si perde un pò nel finale a mio gusto e pensiero ma l'esordio è magnifico e vero, la poesia vuole tempo, per quanto io sia tra quelli che a volte trova le parole precipitevolmente, altre ho bisogno di tempo, eppure mi rendo conto che anche quando la poesia "sguscia dalla pancia come oliva o noce" essa è stata dentro a macerare tanto tempo e vien fuori così in fretta appunto perchè già composta in frutto tondo e pieno. Devo interrompere qui il mio intervento, ritornerò, se posso, più tardi

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  13. A parte il valore in sè delle poesie, trovo molto belle le cose che scrive, in prosa, su come si scrive poesia. Molto belle e molto vere, per tutti i tipi di scrittura, mi sembra.

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  14. (Stefano, se fosse possibile fare richieste di dediche come in una trasmissione radiofonica, mi piacerebbe un post su Giorgio Guglielmino, sulle sue "Poesie di carta" di Anterem o su "Improvvisa chiude la pagina e si alza" di Scheiwiller)

    Ne lascio una traccia:

    "bella bellissima questa poesia piena di lontananza e cielo
    dove le parole non lasciano respiro al senso
    dove la notte è carta che assorbe le vocali nere
    che sulla pelle non avranno più dettaglio alcuno"

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  15. E' difficile stabilire quale sia poesia minore o maggiore. I critici, in genere, sono i veri responsabili di questa caduta nel limbo di certi autori. Mettiamo che a Montale fosse capitato di ricevere un primo appunto stroncante, all'inizio della carriera. Un appunto negativo da un BIG della critica... Che sarebbe successo? Gli altri si sarebbero accodati? Non tutti, certo, ma qualcuno sì. E allora non avrebbe avuto la critica tutta, dico tutta, dalla propria parte. Sarebbe stato un grande o un minore? E perché, ad esempio, Diego Valeri è considerato un modesto minore? Ci saranno senz'altro delle ragioni valide, ma forse esisteranno anche delle ragioni "interessate" di parte.

    Il tuo post, Stefano, è gradevolissimo (come tutte le "cose" che pubblichi). La Mariani è spiritosa e intelligente: parla di poetica e del fare poesia con la leggera superficialità che non dovrebbe mai mancare alla critica. Siamo troppo preoccupati, in genere, di scomodare i "massimi sistemi". L'illeggibilità, molto spesso, è per i signori "addetti ai lavori", condizione necessaria e sufficiente per essere ad un livello intellettuale di tutto riguardo. Sbagliano, ovviamente. E in realtà sperano che il pubblico (per loro, abbastanza bue) venga intimorito dallo stile criptico, molto difficile da controbattere serenamente, perchè appunto incomprensibile.

    La poesia della Mariani è comunque leggera. E se minore, di una minorità che la diminuzione fa leggere molto volentieri.

    Ti abbraccio, Ste.
    Gianfry

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  16. Volevo aggiungere che condivido anche l'idea espressa nel testo sulla poesia che la poesia voglia dire qualcosa a qualcuno, che abbia cioè dei destinatari, del passato, del presente, ed io ritengo pure del futuro, per quanto più raramente. Che la poesia è comunicazione per quanto non messaggio, è informazione per quanto non informata, e la persona a cui ci si rivolge, oppure che si ha presente scrivendo, certo c'entra molto per quanto sia un'idea, un fatto, una senza-a-zione/emozione.
    Semplice, semplicemente detto eppure vero.

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  17. Ciao Gugl, per la verità Calvino ha scritto: "Da giovane la mia aspirazione era diventare uno 'scrittore minore'. (Perché erano sempre quelli che sono detti 'minori' che mi piacevano di più e cui mi sentivo più vicino). Ma era già un criterio sbagliato, perché presuppone che esistano dei 'maggiori'."(da: Lettera di uno scrittore minore, in Mondo scritto e mondo non scritto, MI, Mondadori, 2002, p.62). Nel testo poi si leggono molte altre cose utili sull'uso di minore e maggiore.

    Sono d'accordo, pienamente d'accordo con quanto qui scrive Matisse. Ci sarebbero tanti spunti interessanti nella bella lettera della Mariani che hai pubblicato. Sono andato ai commenti nella speranza di trovare un seguito ... Invece ho trovato queste considerazioni che mi lasciano così deluso.
    Vorrei aggiungere che se io scrivessi poesie e qualcuno facesse una scelta a proprio umore(a proprio ghiribizzo) di alcune delle mie poesie per esporle a una 'corrida' di questo genere, lo troverei di pessimo gusto.

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  18. accidenti accifst, devi essere davvero competente, sviluppa tu tutto quello che in nuce contiene questo post, io ti leggerei con interesse "maggiore" ovviamente.
    Però non concordo sul fatto che questa sia una corrida, non soltanto tutti gli apprezzamenti espressi sia delle poesie che del testo sono stati positivi, ma i lettori abituali di questo blog hanno grande rispetto per la poesia e ciò appare così evidente prima facie, che, davvero, il fatto che tu non te ne sia reso conto mi rende dubbiosa sulla tua vicinanza al mondo della poesia, non foss'altro per la considerazione elementare che la poesia nasce per essere letta e qui semplicemente la si legge.

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  19. accifst quanti commenti! più tardi controllerò i refusi.

    La frase su Calvino l'ho sentita al premio Calvino nel 1995.

    la poesia minore è quella che fatica ad entrare nel canone: è una questione quantitativa.

    guglielmino l'ho pubblicato nei primi post: una sau poesia visiva 8non ricordo la data: sarà maggio o giugno. Ci penso (visto che, cara Matisse, mi devo far perdonare:-)

    grazie a tutti

    a dopo.

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  20. cara Matisse, guglielmino è nel post del 24 maggio.

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  21. Marina Mariani piace molto anche a me. Grazie Stefano di avermela fatta conoscere. Vive anche a Roma, nella mia città! Per quanto riguarda poesia minore e poesia maggiore mi sembra che Marina parli espressamente di poeti 'proprio bravi' e di quelli così così' dicendo che quelli bravi sono quelli che non hanno a che fare con quella voce critica che fa titubare ad ogni passo i poeti così così. E' stimolante. Per quanto mi riguarda credo che le mie poesie migliori nascano quando quella voce critica svanisce. Ma scrivo molto poco rispetto ad altri. Per questo ci vuole tempo pazienza gioia e coraggio come dice Marina. Ammiro la sua serena pacatezza nel poggiare le parole sulla pagina.
    Quante madri nel mio passato
    chissà se si ritrovano se parlano di me
    tra i pianeti

    bellissimi vesi


    paola febbraro

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  22. ciao Paola, hai ragione e ha ragione Marina Mariani: chi si lascia troppo influenzare dalla critica non ha abbastanza forza interiore, slancio vitale e creativo, parola necessaria. E tuttavia, chi finge che la critica abbia sempre torto, non ha abbastanza coraggio per guardarsi dentro.

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  23. ne approfitto per invitarvi a leggere gli ultimi commenti del post "vorrei morire giovane" perché mi sembrano risolutivi.

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  24. Scrive così:

    "Io resto. Devo pescare.
    Ci vuole tempo. Bisogna non temere
    di perdere tempo"

    Margherita Rimi

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  25. io la trovo divertente oltre che intelligente nel gioco paradossale che spiazza, per questo il luogo comune ci mostra sempre qualcosa da un'altro punto di vista come quando passa qualcuno e dice:
    Guarda... un verme! e non si sofferma ad osservare senza un giudizio.

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