Mariangela Gualtieri è una poetessa straordinaria, ma evidentemente pochi se ne sono accorti, se viene lasciata sistematicamente fuori dal canone. Pubblico, per compensare parzialmente la lacuna, alcuni passi illuminanti di "Appunti di lavoro e note al Parsifal", appendice di Fuoco centrale e altre poesie per il teatro (Einaudi 2003). La terra desolata cui riferisce l'incipit è il regno del re pescatore, l'arso regno dominato dall'impotenza e dall'anarchia, che sarà salvato da Parsifal, cavaliere ignaro del proprio grandioso destino, l'antiedipo che cerca la via del ritorno, l'ingenuo fratello del principe Miskin, ma anche, nella lettura della Gualtieri, il Siddharta perduto nel mondo del vizio e del dolore, che infine si consegna fiducioso al flusso delle cose.
Scrive Mariangela Gualtieri:
"La Terra Desolata.
Beckett: «La sola possibilità di rinnovamento sta nell'aprire gli occhi e vedere l'attuale sfacelo. Non è uno sfacelo che si possa capire. Io sostengo che bisogna lasciarlo entrare perché è la verità».
Solo in parte sono d'accordo con Beckett. Noi abbiamo ancora memoria della bellezza, sappiamo bene cosa non è lo sfacelo, cosa non è desolato o desolante. Lo sfacelo vero, se mai ci sarà, non saprà di se stesso, non saprà più nulla del non-sfacelo. Per questo credo che il sentimento della «mancanza» sia il nostro ultimo baluardo di umanità, una memoria di bellezza da cui poter partire per quella «sola possibilità di rinnovamento» di cui lui parla. Penso al rinnovamento come ad un ritorno a casa. [...]
Il paradosso della mia scrittura sta nel voler essere affermativa, nel voler caparbiamente trovare armonia in mezzo a questi cocci. Si è sempre a un centimetro dalla retorica e questo è il prezzo da pagare se si vuole tentare una scrittura esortativa. Non è un tentativo, in realtà, è piuttosto un destino : io non posso fare altro che questo. [...]
Parsifal non è l'uomo moralmente riuscito che sì cura della propria perfezione. Anzi, figure del genere sono al centro della Terra Desolata, nella più assoluta sterilità ed impotenza, nel più tetro dolore. Parsifal fa continuamente la cosa sbagliata. Perde la grande occasione della sua vita, quella per cui è predestinato. Un eroe che contiene il disordine, lo sbandamento e lo sporco di ogni vita attuale."
Beckett: «La sola possibilità di rinnovamento sta nell'aprire gli occhi e vedere l'attuale sfacelo. Non è uno sfacelo che si possa capire. Io sostengo che bisogna lasciarlo entrare perché è la verità».
Solo in parte sono d'accordo con Beckett. Noi abbiamo ancora memoria della bellezza, sappiamo bene cosa non è lo sfacelo, cosa non è desolato o desolante. Lo sfacelo vero, se mai ci sarà, non saprà di se stesso, non saprà più nulla del non-sfacelo. Per questo credo che il sentimento della «mancanza» sia il nostro ultimo baluardo di umanità, una memoria di bellezza da cui poter partire per quella «sola possibilità di rinnovamento» di cui lui parla. Penso al rinnovamento come ad un ritorno a casa. [...]
Il paradosso della mia scrittura sta nel voler essere affermativa, nel voler caparbiamente trovare armonia in mezzo a questi cocci. Si è sempre a un centimetro dalla retorica e questo è il prezzo da pagare se si vuole tentare una scrittura esortativa. Non è un tentativo, in realtà, è piuttosto un destino : io non posso fare altro che questo. [...]
Parsifal non è l'uomo moralmente riuscito che sì cura della propria perfezione. Anzi, figure del genere sono al centro della Terra Desolata, nella più assoluta sterilità ed impotenza, nel più tetro dolore. Parsifal fa continuamente la cosa sbagliata. Perde la grande occasione della sua vita, quella per cui è predestinato. Un eroe che contiene il disordine, lo sbandamento e lo sporco di ogni vita attuale."
chissà perchè pensavo che lei non ti piacesse come poetessa. probabilmente perchè ti mostri sempre contro la poesia con quel piccolo tratto autoreferenziale femminilmente incarnato..
RispondiEliminaperò lei comunque è forte, si urla!
il femminilmente incarnato può diventare maniera, moda e allora non mi piace. Se è voce autentica, invece...
RispondiEliminail femminilmente incarnato è rosato
RispondiEliminabel post Ste, certo, esortare non è facile senza sbilanciarsi verso la poesia affermativa così difficile d'accettare perchè impone sempre qualcosa come verità rivelata e assoluta.
Parsifal è una bellissima figura "negativa" perchè o lo si vede così, con gli occhi della gualtieri, o, come lo vedevo io, un modello irraggiungibile e perciò disperante.
ha un modo particolare di affermare, la gualtieri: lo fa in levare, togliendo, facendo emergere la lacuna. riprende in fondo il montale degli Ossi, ma incarnando il verbo nella ferita della nascita continuamente rinnovata (com'è la ferita del re pescatore), laddove montale ne vive eroicamente il lutto come perdita irrimediabile a cui contrapporre la "divina indiferenza". Di contro, ancora, la Gualtieri sceglie l'amore, il dono che l'amore è prima di ogni utilitarismo.
RispondiEliminaallora io e la gualtieri ci intenderemmo bene
RispondiEliminaa proposito di io
RispondiEliminachissà :-)
RispondiEliminaIo sono spaccata, io sono nel passato prossimo,
RispondiEliminaio sono sempre cinque minuti fa,
il mio dire è fallimentare,
io non sono mai tutta, mai tutta, io appartengo
all'essere e non lo so dire, non lo so dire,
io appartengo e non lo so dire, non lo so dire,
io appartengo all'essere, all'essere e non lo so dire
io sono senza aggettivi, io sono senza predicati,
io indebolisco la sintassi, io consumo le parole,
io non ho parole pregnanti, io non ho parole
cangianti, io non ho parole mutevoli,
io non disarticolo, non ho parole perturbanti,
io non ho abbastanza parole, le parole mi si
consumano, io non ho parole che svelino, io non ho
parole che riposino,
io non ho mai parole abbastanza, mai abbastanza
parole, mai abbastanza parole
ho solo parole correnti, ho solo parole serie,
ho solo parole di mercato, ho solo parole
fallimentari, ho solo parole deludenti,
ho solo parole che mi deludono,
le mie parole mi deludono, sempre mi deludono
sempre sempre mi deludono, sempre mi mancano
io non sono mai tutta, mai tutta, io appartengo
all'essere e non lo so dire, non lo so dire, io
appartengo e non lo so dire, non lo so dire,
io appartengo all'essere, all'essere e non lo so dire
oh! ascolto!
oh! pazienza dell'udire!
oh! udire! udire!
oh! totalità!
oh! parola piena!
oh! perdita!
oh! perdita che mi caratterizzi!
oh! solitudine da cui parlo!
oh! essere! oh! esserci!
oh! cosa che non ti consumi!
oh! il tutto che ho dimenticato!
oh! discorso che non puoi essere tradito!
oh! discorso che non puoi essere tramandato!
oh! discorso che non puoi essere articolato!
oh! sapere! oh! verità!
oh! cangiante, tu, mutevole, tu sempre incinta!
oh! intelligenza dei sentimenti!
oh! il mondo della vita!
Mariangela Gualtieri, Fuoco Centrale, Bologna, I quaderni del Battello Ebbro, 1995
ehi ma sei online adesso! con questi commenti in differita non ti becco mai
RispondiEliminaoddio dubito una poesia o comunque una persona che scrive segua la moda: che gusto c'è???
RispondiEliminavorrebbe dire stare chiusi dentro a dei modelli pre-confezionati.
sarebbe assurdo.
forse estremizzi troppo, no?
Ali, la poesia che pubblichi è differente nella versione Einuadi. manca di tutti quegli oh, che sono enfaticamente esagerati.
RispondiEliminaAnila, il corpo femminile fa presto a diventare occasione di superficie. Ed è anche facile metterlo in scena nella lingua.
Il paradosso della mia scrittura sta nel voler essere affermativa, nel voler caparbiamente trovare armonia in mezzo a questi cocci.
RispondiEliminaBellissimo questo concetto di scrittura.
Ciao! sandra
ma la "mancanza" è esattamente misura concreta dello "sfacelo", segno della sua utilità ed attualità, del suo campo di azione, che opera senso anche facendo leva su istanze negative.
RispondiEliminanon vorrei contraddire la Gualtieri, ma mi pare difficile confutare questa intuizione di Beckett, che fonda il nostro presente.
saluti con affetto,
erminia
la mancanza porta con sè la pienezza di ciò che manca (ne è il calco). l'importante è non distrarre l'attenzione dalle tracce lasciate su quel calco (secondo me).
RispondiEliminaciao Ermy.
sto cercando di capire come arrivare a Monfalcone. arrivo il 22 sera. da adesso ad allora farò digiuno eucaristico.
RispondiElimina:) ermi
Cara Erminia, arrivi all'aeroporto di venezia? in quel caso, devi prendere l'autobus che ti porta alla stazione ferroviaria di venezia (o di mestre) e poi il treno che va verso trieste.
RispondiEliminaciao
beh, io me ne sono accorta, eccome! Ma anche la critica, visto che e' pubblicata per Einaudi...
RispondiEliminaPer il pubblico invece il discorso si fa forse un po' piu' complicato.
Per me una delle voci femminili piu' forti e originali della nostra poesia odierna.
Ciao.
Daniela Raimondi
Cara Daniela (intanto benvenuta), prova a verificare in quale antologia italiana, uscita negli ultimi 15 anni, è presente la Gualtieri.
RispondiEliminaEinaudi, purtroppo, non è la critica, anzi :-(