lunedì 24 settembre 2007

il Caos di Pepe

Nel recentissimo L'ordine bisbetico del caos (LietoColle) di Gabriele Pepe, annoto: "Se da un verso il proposito che guida L’ordine bisbetico del caos sta nel convertire «l’organico scottante alla sua brace», dall’altro, il processo alchemico qui sotteso pare governato da un mago debordiano, tutto teso a salmodiare l’introspezione, spettacolarizzandola con «sonagli luminosi, sussurri ottici, radiosi strepitii». Approfondendo la linea tragica di Parking Luna (ARPANet 2002) e Di corpi franti e scampoli d’amore (LietoColle 2004), ma con maggiore attenzione all’effetto complessivo, quest’ultimo libro fa seriamente i conti con lo sfacelo contemporaneo, effetto, ci dice, di una progressiva secolarizzazione che ha sradicato i moderni dall’insegnamento primo degli antichi: quello che riconosce all’uomo una natura essenzialmente mortale. La Madre arcaica che ci deve guidare in questa rieducazione alla caducità, in quest’esercizio di umile riconoscimento, è Lucy, l’australopitecus Afarensis, che diventa, in Pepe, la «madonna delle ossa», la «genitrice oscura», l’«esigua patriarca della specie / di pelle e muscoli scimmieschi», cui egli si rivolge affinché c’insegni «dalla cattedra selvaggia» appunto «l’onere inconoscibile del transito»."
Scrive Luigi Metropoli, nella postfazione, che in questo libro troviamo "un moto vertiginosamente discensionale, uno scivolamento verso il basso e il corporeo ad accompagnare la regressione quasi archeologica alle origini dell'uomo e del cosmo, condito da un'esibizione dell'organico e del disfacimento. Con questa mossa Pepe mette in scacco ogni compromesso sentimentale ed elegiaco (senza risparmiare afflati spirituali), privilegiando lo sberleffo, l'ironia che guarda a Pulci e a Rabelais. Nello stesso tempo s'insinua nelle pieghe del mondo (siamo di fronte, a volte, a dei veri e propri bivacchi nei pressi dello Stige), denunciandone tutta la devastazione e il degrado. Da qui si erge anche un monito etico, che tende a sottolineare l'essere transeunte che è l'uomo («sul filo arnniotico dell'arroganza/ che il fine rende vana la carcassa»). Tuttavia i suoi versi conservano una inaspettata cantabilità, senza che vi sia contraddizione. L'alto controllo ritmico sottende una grande partitura musicale, per voce non solista: la variabilità insistita degli accenti, la tensione metrica (fino a contemplare misure quantitative e barbare) si prestano ad una esecuzione polifonica ad alto tasso di sperimentazione. Si tratta, pertanto, di poesia spiccatamente votata alla performance, in ragione di un surplus sonoro che cerca corpo nella corde vocali di un interprete."
Lucy
1.

Vigilia in luce etiopica
adorna mondi per commedia d’uomini
ricurvi su un proscenio informe della vita:
reincarnando tracce stazioni erette
........reami a dislocare
................che genitrice oscura,
madre irsuta dal cuore indecifrabile
caduta tra le melme o forse un lago
in un cielo risorta all’improvviso
........di acustici diamanti
..................allucinati voli
bizzarri idiomi e ciglia a spennellare,
tornando adombra un grembo di sequenza
ad archiviarci in ossa e cranio calibrato
.......ornati per frammenti
canini i denti ed altre connivenze


5.

Se inferno o paradiso era l’istante
...........l’organico scorrente
l’instabile confine tra le foglie
oh esigua matriàrca della specie,
di pelle e muscoli scimmieschi
tracimata sull’incrocio progredito
delle tibie dei femori smaltati
sulle quattro patelle d’ossa in oro
e argento, sul granello dell’altare
...........vessillo della polvere
che dentro questo vento di tumori
...........questo teschio roboante
obliquo sventola,
conforta di grazia l’eretto
..........elettrico cosciente
assiso sotto l’albero di luce
comprese le falene ed altre provvidenze


6.

Che sia groviglio fitto di radici
...........o ramo che biforca all’infinito
che sia linfa o latte del tuo seno
...........corteccia fiore o frutto maturato
fogliame di giaciglio
...........albero del nostro bene
ovvero l’albero del nostro male
...........invero resina
ambra che ingemma i tuoi pensieri arcaici
...........residua dottoressa del pliocene
insegna dalla cattedra selvaggia
a questi corpi tossici
..........a questi lombi passeggeri
a questi spazi inconsistenti
l’onere inconsolabile del transito
che ad ogni passo l’alluce si piega
..........dal mondo ci solleva
...................per ricondurci a terra
compresi i troni e nuove tracotanze


In corso di espiazione

3.

Sopravvivono brandelli faville d’ombra
sgranati fotogrammi esposti al cielo pigro
sul mucchio abraso delle rètine sdrucite
scarnografie catodiche d’avanzi umani
residuali lampi d’apparenza che sul ciglio
di strade ambite vagano: scintille d’ossa
bagliori della morte scheletriti sguardi
dell’umor vitreo tra le precarie viste

di un occhio che di lacrime straripa a gloria
d’intrepide rivolte e crude repressioni
che gravido d’amore porfido non duole
scagliato col cervello e cuore scintillante:
sogno sbranato da fameliche illusioni
cometa lacerata a coda transitoria
passaggio mistico che ancora stilla sangue
e di reliquia sboccia: miraggio d’altro fiore

tra le scabrose aiuole al centro dei deserti
polline che incendia polveri d’un rito
eroso dalla furia del suo stesso oltraggio
cadente simulacro di un pensiero a corte
vermiglia cenere dei fuochi del giardino
luce smarrita nell’intrico dei cipressi
che il sol dell’avvenire imploso all’orizzonte
di schianto illumina la neve nel crepaccio

Il taglio della scienza

Genesi

Caos che nasce dalle fondamenta
vacilla sfrigola e concreto cristallizza
sintetizzando in scopi ignoti un universo
esposto e risoluto che nel guscio
dell’alte forze e delle discipline tribola

Accado nel sottrarmi o sottostare
a quel congegno lucivago dell’erranza
incanto della fisica compiuta
radice quadra della legge e del disordine
acqua della placenta accelerata
che il nulla mal s’accosta
al pieno che sprigiono

e sono tenebra che luce inchioda
all’esistenza
e sono il raggio che s’espande
e la dissipazione in sé trasporta

lucerna dello spirito
e della stella rosa
morte impietosa che si fa dimora

12 commenti:

  1. Molto apprezzato, soprattutto il testo numero 6, nel quale ritrovo al loro grado massimo tutti gli elementi indicati da Metropoli in nota.
    Sarà un punto di vista di parte il mio, ma a forza di incontrare queste voci della poesia contemporanea italiana, mi convinco sempre di più che, al di là di tutto (quindi al di là della situazione editoriale, delle difficoltà di dialogo tra poeti, della lingua stessa che necessità sempre di una traduzione per varcare i confini ecc.) c'è un panorama nel quale proliferano forme vive, mneravigliose e diversissime. Ed è una grande fortuna.

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  2. gabriele pepe lo apprezzo da sempre e questi testi ne confermano la voce peculiare, ha la sua strada e il suo sguardo, queste sonorità barocche dove il logos tagliente si illimpidisce e taglia acuto il "reale" e il "surreale", con una visionarietà ancorata al concreto che (mi) prende e arriva al centro, come un sermone "loico" con una tensione etica e figurativa altissima, a cui Pepe mai - giustamente- rinuncia.Un caro saluto anche a Stefano per averlo proposto, Viola Amarelli

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  3. Cara Viola, hai colto aspetto essenziali della poetica di Gabriele.
    Caro Antonio, la diversificazione c'è, ma solo se andiamo a leggere i piccoli editori. I più noti, invece, mi pare siano poco vivaci a proporre gli under 50, non famosi o troppo complessi.

    ciao!

    gugl

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  4. Ringrazio in primis Stefano e per la prefazione e per l'ospitalità e Luigi, ovviamente, per la postfazione.
    Ringrazio sin da ora tutti i coraggiosi lettori che hanno avuto o avranno l'ardire e lo stomaco di cibarsi questi mattoni, qui ci sono solo alcuni esempi tra i meno pesanti, belli tosti... :o))
    E un ringraziamento particolare a Viola e Antonio per le troppo generose ma puntualissime osservazioni.
    E' vero ci sono in italia bravissimi e originalissimi poeti troppo poco considerati.
    A presto.
    pepe

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  5. Ehm quando dicevo che ci sono ottimi poeti non pensavo a me stesso ovviamente.
    Buona poesia a tutti
    pepe

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  6. gabriele, lo sappiamo che sei modesto :-)))

    gugl

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  7. in verità potresti pensarci un po'! mi sembrano testi carichi di una certa sonorità. sempre efficace.
    in qualità (e quantità) di poeti credo che non ci dobbiamo lamentare troppo, per quanto riguarda l'editoria... be' qualcosina che non funziona (o funziona-il punto di vista è fondamentale) c'è.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  8. Pensarci un po' a cosa Alessandro?
    pepe

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  9. sempre molto complessa oserei dire contorta nel senso di ferro battuto ritorto che fa volute e torna e si forma in forme di rami e foglie lanceolate, di ossa ricurve e bacini piatti. detto ciò saluto pepe e gli auguro molta fortuna e molta lietezza. una sola cosa chiedo, come va a finire la storia? antonella

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  10. Ciao Gabriele, aspetto di leggere il libro. Intanto ti faccio i miei migliori auguri. Per tutto.

    fm

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  11. bravo gugl! ogni tanto un po' di letargo ci vuole, per digerire bene, e disporsi alla raccolata :)

    mitralika

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  12. (scusa il ritardo), pensare a che sei un buon poeta.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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