giovedì 17 febbraio 2011

Chiara De Luca


Animali prima del diluvio (Kolibris, 2010) raccoglie la produzione poetica di Chiara De Luca a partire dal 2006, permettendo così di tracciare una prima sintesi del suo lavoro recente. Ne I grani del buio (2005-2007), il connubio io-vita-letteratura e la metafora che fonde il concreto nell'astratto, topoi di radice ermetica, si arricchiscono dell'attesa, quale tensione metafisica cara a Luzi, e dal desiderio di cogliere l'istante in cui l'immobilità diventa "scatto appena prima / del volo". Il "varco" montaliano pare sempre prossimo a lampeggiare, e, già in questo libro, fa capolino un segno che accompagnerà il lettore anche in seguito: si tratta della "corolla", emblema del lutto, della morte, della malattia (cfr. pp. 15, 53, 56, 74), di quanto cade nel tempo storico e non ha medicamento. La seconda sezione confinando l'inverno (2007-2008) continua questo registro, ma le singole parole acquistano maggiore densità e concretezza, laddove prima era la frase a costruire l'atmosfera analogica, in una rarefazione in cui gli oggetti sfumavano. Qui la storicità rimane il luogo del labirinto, dell'interrogazione sul senso ultimo delle cose, ma in essa la biografia concreta si fa più presente, s'interseca e confligge con l'ordine dato, in una tragicità che manca nel libro precedente e che si mostra in esplicite dichiarazioni di resa ("colleziono pasticche", "il suicidio lento d'affamare il corpo"). Come in precedenza, tuttavia, la Storia non coincide con i fatti epocali, bensì va letta in minuscolo, perché si svolge nella dimensione privata della relazione amorosa, tema ossessivo della poesia di Chiara, per cui labirinto, interrogazione e il tempo che passa vanno riferiti alla qualità dell'amore sofferto, nel momento della rottura, dell'addio, del ricordo doloroso.

I due libri successivi partono dagli assunti già indicati: sentire ermetico, biografia ferita e, altra costante, l'autenticità del gesto atletico, quella "corsa" che misura il respiro e mette in sintonia anima e corpo, dando vita ad un sistema in cui, finalmente, il "tallone" lascia un segno vero sulla terra ed il tempo batte in sincrono con il cuore. La corolla del ricordo (2008-2009) attesta il bisogno d'ulteriore chiarezza intorno all'esperienza relazionale, a partire dalla concretezza della nominazione oggettuale: il "saldo", il "bus" i "gradini sporchi", entrano finalmente nelle poesie, ma con fare vicino al postermetismo, più carico dunque di mistero che sciolto in una dimensione fenomenologica. La scelta di rimanere ancorata al novecentismo, degnissima nella sua accezione esistenziale, ma lacunosa sotto il profilo conoscitivo (nella misura in cui Ungaretti, Montale, gli ermetici di "Campo di Marte" e quelli di "Chimera" avevano già creato un repertorio vastissimo di voci abissali, di dialoghi con l'assoluto e di suo ripensamento in chiave sociale), dona luce epigonale alla poesia di Chiara, anche se, alcune liriche (cfr. pp.78-79 e non solo), là dove la lingua si distende in un dettato più colloquiale, risaltano di bellezza propria, una "bellezza dura" che riesce a liberarsi in solitaria, come appunto fa lo scalatore, quando è più sicuro dei propri mezzi.

In Nel vento la preghiera (2009-2010) l'ermetismo vira nell'elegiaco, intonando un lungo canto della privazione, del rancore, forse, nei confronti di un "tu" ormai perduto, ma ancora desiderato. Anche il paesaggio si fa più misero, crudo, pur non perdendo la carica simbolica, con "bottiglie sparse tra i cassonetti / e lo spicchio di luce nel faro di un'auto / rossosangue", mentre l'identità sfuma: "Adesso non so più se sono io / che vengo al mondo o il mondo / che traccia ritrovato il proprio nome", recita l'ultima poesia, quasi a segnare l'azzeramento della deriva, il suo punto estremo, dopo il quale si riparte, senza voler annullare l'incognita che la vita e il mondo sono. Un finale che forse Chiara, traduttrice, ha mutuato da Rilke, laddove egli scrive: "Il mistero ci guarda incessantemente, e cento volte al giorno il nostro sguardo riposa nel suo occhio".




da I grani del buio


Venivo da lontano dentro,
ti portavo negli occhi sacrale
sgomento, fui non sapere,
neve nelle tue mani al disgelo.
Fui fiera, vergogna, distanze,
delle tante fui una e tu unico
tempio dove officiavo
nel buio il sacrifìcio del tempo,
bruciando incensi di fedeltà
fascine scomposte d'attesa
neniando pazienza mortale,
tra i denti il pane del desiderio
a spezzare l'osso dell'ingenuità
- sangue stillando esperienza -
a metà.



**


Adesso non occorre più inchiodare
i palmi del tempo alla memoria,
dalla croce a fondo sdrucciolata
riplasma terra scura nella storia
di lato al funerale dei miei giorni,
corolle sfilate dai contorni
petali sul petto sarchio il buio
rovesciata in scaglie perdo argento,
alborella affondata assisto amore
mio per
dono




da Confinando l'inverno


Adesso le cose non ti dicono più
si può anche tornare a sentire
il canto vorace del fiume
quando piega la schiena la sera.
A impazzire basta il dolore
e le foglie non hanno perdono,
solo sono grate alla mano
che decisa recise lo stelo
riaprendo l'ansia del volo.




**


Nel tempo s'impara a migrare internamente,
per cambiare casa non occorre traslocare:
sbiadiscono le voci come stanche foto
non danno nostalgia paesaggi già sommersi,
s'incartano i ricordi belli per riporli
in ciò che del vissuto è stato risparmiato.
È una musica l'assenza che sfuma intensamente,
siamo note nel vuoto a cercare uno spartito
non resta bianco all'infinito il pentagramma





da La corolla del ricordo



Credo
nel sacro di ogni incontro
nell'irripetibile stagione di un momento
di Eterno presente che redime il tempo
e si possa entrare infine un cuore aperto
custodire il grido teso in ogni sguardo
tenére parole come canto che nel vento
soffia intensamente ponti tra le storie
sul mare di un silenzio enorme che non cede
quando più non frangono le onde dell'attesa
nel piegarsi a un fondo invano di memorie




**


È strano vedi come possa il vento
liberare il cielo e alleggerire in volo
le braccia degli alberi di nuovo genuflessi.
Prigioniera in casa manca ancora tanta luce
bevuta dal palazzo a pochi metri desertato,
mentre sul terrazzo i panni giocano coi fili
appesantiti danzano sgraziati e come ignari
del tempo segreto che battuto dal silenzio
da mesi nel quartiere non fa che replicare
la bellezza dura dei tuoi occhi nell'andare
la tragica saggezza che traveste le paure
le grida dei bambini in quel cortile
così pure




**


Novembre si ribella all'assalto dell'inverno
grandi crepe dilatate nelle nuvole dal vento,
un passo si appoggia lentamente dopo l'altro
tentando di alterare il volgere del tempo,
abitiamo un anno intero la distanza di una sera
vorrei essere di strada ma la strada non è chiara,
saperti dietro i vetri è la nuova vocazione
rigiro in bocca il fiato come una preghiera
ma il battito ha il ritmo di un'altissima canzone.
Il buio è disegnato in cerchi brevi dai lampioni,
auto in fila indiana sono stanche di arrancare
aprendosi per terra un varco lucido d'asfalto,
loro sono giovani e spogliate di tormento
insanabile sui viali a tarda notte il gelo





da Del vento la preghiera



Disegna una curva malinconica
il dorso della sera nel piegarsi
attenta a non lasciarmi tracce
alle spalle su spiagge di silenzi
scruto una promessa di orizzonte
un filo solo perduto dal tramonto
sdrucito tra le pieghe delle tegole
sul tetto che rilascia il suo respiro
caldo e trasparente contro il cielo
Non hanno fatto spazio le parole
resta stretto il tempo nelle ore
senza soluzione il mio svanire




**


Hanno occhi piccoli le foglie aperti
da insetti sulla carta straccia della pelle
a passi lievi e tesi danzano discoste
ognuna ha la sua musica nel giro
del turbinoso assenso alla caduta
quando il tempo a ossequio dell'inverno
si disfa del suo peso e scioglie invano
la benda che ha inchiodato gli occhi
al desiderio, al volo,
ciascuna per suo conto si dimentica
della furia estiva dell'incontro
a rami tesi, palmi al pane bianco
di cielo lievitato dal vento.




**


Anche chi non è esistito lascia un vuoto,
ombra della pena che l'ha generato
cerchi inespressi di significato
a chi della pietra ha visto solo la caduta
fino al rimpianto tutto è rinunciato
quando nulla di un cuore è custodito
in segreto come sacro


Qui altre poesie di Chiara De Luca e la sua bibliografia.

9 commenti:

  1. Ammiro molto il percorso di Chiara, sia per ciò che fa come editore, sia come scrittrice, e trovo che la sua capacità di pesare le parole, di misurarle e utilizzarle solo per il necessario sia molto aumentata nel corso degli anni, fino a raggiungere risultati di notevolissimo spessore.

    Francesco t.

    RispondiElimina
  2. Chiara ha una capacità e una profondità del 'fare' che quasi spaventa!
    questi testi dimostrano una crescita (che non significa: non essere ancora arrivati; e poi dove?) sul 'pensare-sentire' la parola in poesia.
    ogni volta che rileggo le sue poesie in successione cronologica, mi rendo conto che la sua (parafrasando Antonio Machado) è voce e non eco.

    un abbraccio
    alessandro ghignoli

    "Nel tempo s'impara a migrare internamente"; complimenti

    RispondiElimina
  3. capisco quel che dite, ma occorre anche misurare le sue parole con quelle di una tradizione in cui, volente o nolente, si inscrive (l'ermetismo e il postermetismo): il modello è duplicabile all'infinito?

    RispondiElimina
  4. Gugl, mi fa piacere tu abbia segnalato "Novembre", a mio avviso il testo emblematico (e l'unico che salverei ai pronipoti) dell'intera raccolta. Ciao. GiusCo

    RispondiElimina
  5. Grazie a Stefano poer lo spazio che mi hai dedicato. Grazie a Francesco e Alessandro per aver compreso la mia ricerca... e a Giuseppe, con cui mi scuso per non aver scritto la nota al tuo libro... ma salvo rare eccezioni io scrivo in di preferenza di poesia straniera...

    un caro saluto
    Chiara

    RispondiElimina
  6. Scusate se uno volesse sottoporre sei testi la cosa è possibile? Non ho trovato nessun indirizzo mail, scusate se intervengo nei commenti.
    Grazie.
    Laura C.

    RispondiElimina
  7. Sottoporre DEi testi, (pubblicati e no),scusate la ripetizione. Digitato male
    Laura Corraducci

    RispondiElimina
  8. Sono passati diversi giorni e non ho ancora ricevuto risposta...immagino che sia il creatore del blog a fare tutto da solo e a scegliere chi ritiene opportuno. Grazie lo stesso.
    Laura Corraducci

    RispondiElimina
  9. gentile Corraducci, solitamente su Blanc pubblico recensioni di libri.
    Se comunque vuole mandarmi i suoi testi, scriva a guglielmin.s@libero.it

    RispondiElimina