I quanti del suicidio (S.E.T.I. 1972) è considerata la raccolta poetica più intensa di Helle Busacca, alla quale vanno subito accostate le due opere successive: I quanti del karma (Seledizione 1974) e Niente poesia da Babele (Seledizione 1980). Tutte e tre mettono in scena la scomparsa tragica del fratello Aldo, avvenuta nel 1965.
Nelle Poesie scelte (Ed. Rispostes 2002, a cura di Daniela Monreale), Ernestina Pellegrini scrive, a proposito dei Quanti del suicidio: «Queste 149 poesie sono le cronache apparentemente trasandate, lasciate venire a galla come bolle d'aria, di un delirio di separazione. E' una poesia impura, offuscata da un dolore che si fa forza di una professione di fede materialistica. Si sente sullo sfondo la dichiarazione di Mallarmé di Igitur "Sì lo so non siamo che vane forme della materia"».
(il ritratto della Busacca è opera di A. M. Ortese)
*
E ora, ora comprendo
ciò che intendevi dire quando mi scrivesti
in quella lettera che echeggiò dentro
col timbro funebre di un'esperienza
futura, e dimenticata,
“quando in questo mio esilio
mi ritiro in una camera di albergo
qualunque, stanco, la sera,
allora, credimi, anch'io
sento il bisogno di una carezza”.
Intendo adesso cos'è
una stanza dove nessuno entra,
nessuno che sia qualcuno per te,
che ti contrae le pareti
più e più intorno come la “cassetta
dove ti sei acconciato”,
e la fatica priva di senso
che serve “solo a comprare con la tua pena
la pena degli altri”,
.................................le lacrime
“che sgorgano dalle ciglia come da una sorgente,
dalla sera all'alba”.
*
E perché dovrei andare in grecia
o a creta o in egitto o a siviglia,
e perché sognerei
gli atolli dalle verdi lagune,
mio fratello non è là.
I suoi occhi infinitamente tristi
infinitamente dolci in cui brilla
quel radioso sorriso,
questo universo senza pupille
non sapeva che cosa farsene.
E la sardegna, sì, paola,
un tempo, è bella, avrei potuto scriverti;
ma ora,
..............ed è questo che vorrei che udissi,
aldo che dormi accorato ancora
di ciò che non avesti,
....................................................non è che limo
e cenere come ogni cosa: bello e gentile,
nulla, se non quel nulla ch'è un cuore d'uomo.
*
Qui, via dezza 24
milano ore undici della sera emisfero nord
europa anno millenovecento
sessantanove di un tale cristo, e cinquemila e rotti
dalla creazione, amebe e tutto, qui, da una casa
che ho pagato in affitto sacrosantamente
dal 1960 in poi
mezzo milione all'anno, un soggionro, due
camere microscopiche, un gabinetto
e una cucina da lilliput, ma un terrazzo
sui tetti e quattro balconi
con le alpi quando si vedono ed il duomo
stile gotico, guglie e statue, ed una madonna
d'oro, che mi ha protetta anzi ci ha protetti
in due, non invidiassimo suo figlio in croce,
da notare che nel sessanta il mio stipendio
era novantamila mensili, e il gas
per il suicidio di aldo, cinque anni dopo, è costato solo
duemila lire, così a occhio,
qui via dezza ventiquattro, che maledetta sia questa casa
e tutto ciò che essa vede
in saecula saeculorum e oltre
...................................................mi si scaccia fuori
perché chi acquista un appartamento
completo di suicidio e fame coi milioni tondi
che io non ho mai, che strano, potuto mettere
insieme, può, tempo sei mesi,
dar la disdetta all'inquilino e affittare poi
a prezzo raddoppiato
.......................................la padrona nuova
“qui abbatteremo un muro qui ne alzeremo
un altro, lei, a sgomberare, per legge, ha tempo
a settembre”, certo è una santa ricca di benedizioni
Dio benedice i suoi coi quattrini: “…e il resto
per soprappiù”.
................................L'ex padrone, altro santo certo,
da me in dieci anni ha avuto cinque milioni
ma oggi piglia mezzo miliardo a vendere
il suo palazzo e io sgomberi con le mie scartoffie e con le scartoffie
di aldo, plasma phisics
...........................................“potrei esser povero,
domani; anche malato, senza lavoro,
isolde; che rispondi tu a questo?…”
..............................................................Notte,
via dezza 24 milano europa
qui da un civile centro giusto operoso
da un “grande cuore” della razza bianca che è
si sa, la più altruista che il cosmo e Dio conoscano
penombra, ho girato due lampadine
al lampadario nel centro che ha sei calici perché ora
ho il giradischi e ho scoperto che nel buio si ascolta meglio
quattro anni or sono ne giravo tre
perché la luce elettrica costa e già c'era aldo a polarizzarsi
sul viso per tutta la notte la lampada da 150 watts,
ma sempre più spesso malgrado quella imbeveva i mattoni
l'urlo del suo incubo,
......................................“no, non fatelo, aiuto AIIUUTOO!”
qui europa italia milano emisfero boreale
Galassia-della-Morte, Sistema-dei-Briganti, Pianeta-degli-Assassini!
ciò che intendevi dire quando mi scrivesti
in quella lettera che echeggiò dentro
col timbro funebre di un'esperienza
futura, e dimenticata,
“quando in questo mio esilio
mi ritiro in una camera di albergo
qualunque, stanco, la sera,
allora, credimi, anch'io
sento il bisogno di una carezza”.
Intendo adesso cos'è
una stanza dove nessuno entra,
nessuno che sia qualcuno per te,
che ti contrae le pareti
più e più intorno come la “cassetta
dove ti sei acconciato”,
e la fatica priva di senso
che serve “solo a comprare con la tua pena
la pena degli altri”,
.................................le lacrime
“che sgorgano dalle ciglia come da una sorgente,
dalla sera all'alba”.
*
E perché dovrei andare in grecia
o a creta o in egitto o a siviglia,
e perché sognerei
gli atolli dalle verdi lagune,
mio fratello non è là.
I suoi occhi infinitamente tristi
infinitamente dolci in cui brilla
quel radioso sorriso,
questo universo senza pupille
non sapeva che cosa farsene.
E la sardegna, sì, paola,
un tempo, è bella, avrei potuto scriverti;
ma ora,
..............ed è questo che vorrei che udissi,
aldo che dormi accorato ancora
di ciò che non avesti,
....................................................non è che limo
e cenere come ogni cosa: bello e gentile,
nulla, se non quel nulla ch'è un cuore d'uomo.
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Qui, via dezza 24
milano ore undici della sera emisfero nord
europa anno millenovecento
sessantanove di un tale cristo, e cinquemila e rotti
dalla creazione, amebe e tutto, qui, da una casa
che ho pagato in affitto sacrosantamente
dal 1960 in poi
mezzo milione all'anno, un soggionro, due
camere microscopiche, un gabinetto
e una cucina da lilliput, ma un terrazzo
sui tetti e quattro balconi
con le alpi quando si vedono ed il duomo
stile gotico, guglie e statue, ed una madonna
d'oro, che mi ha protetta anzi ci ha protetti
in due, non invidiassimo suo figlio in croce,
da notare che nel sessanta il mio stipendio
era novantamila mensili, e il gas
per il suicidio di aldo, cinque anni dopo, è costato solo
duemila lire, così a occhio,
qui via dezza ventiquattro, che maledetta sia questa casa
e tutto ciò che essa vede
in saecula saeculorum e oltre
...................................................mi si scaccia fuori
perché chi acquista un appartamento
completo di suicidio e fame coi milioni tondi
che io non ho mai, che strano, potuto mettere
insieme, può, tempo sei mesi,
dar la disdetta all'inquilino e affittare poi
a prezzo raddoppiato
.......................................la padrona nuova
“qui abbatteremo un muro qui ne alzeremo
un altro, lei, a sgomberare, per legge, ha tempo
a settembre”, certo è una santa ricca di benedizioni
Dio benedice i suoi coi quattrini: “…e il resto
per soprappiù”.
................................L'ex padrone, altro santo certo,
da me in dieci anni ha avuto cinque milioni
ma oggi piglia mezzo miliardo a vendere
il suo palazzo e io sgomberi con le mie scartoffie e con le scartoffie
di aldo, plasma phisics
...........................................“potrei esser povero,
domani; anche malato, senza lavoro,
isolde; che rispondi tu a questo?…”
..............................................................Notte,
via dezza 24 milano europa
qui da un civile centro giusto operoso
da un “grande cuore” della razza bianca che è
si sa, la più altruista che il cosmo e Dio conoscano
penombra, ho girato due lampadine
al lampadario nel centro che ha sei calici perché ora
ho il giradischi e ho scoperto che nel buio si ascolta meglio
quattro anni or sono ne giravo tre
perché la luce elettrica costa e già c'era aldo a polarizzarsi
sul viso per tutta la notte la lampada da 150 watts,
ma sempre più spesso malgrado quella imbeveva i mattoni
l'urlo del suo incubo,
......................................“no, non fatelo, aiuto AIIUUTOO!”
qui europa italia milano emisfero boreale
Galassia-della-Morte, Sistema-dei-Briganti, Pianeta-degli-Assassini!
Chi è, poi, che non resiste al fascino delle "poesie della perdita e del lutto"? :-)
RispondiEliminagrace
Son spariti i primi commenti e altri del post precedente chissà perché.
RispondiEliminaCapisco, umanamente, la sua rabbia, la sua disillusione. Un dolore così forte stravolge in un solo istante tutta una scala di valori che fino a un momento prima della tragedia credevamo assoluti e universali.
Diciamo che qui vita e poesia coincidono. Forse il riusltato artistico non è di quelli che rimangono ma certe volte chissenefrega del risultato artistico.
pepe
Gabriele, non mi pare che siano spariti! dove esattamente?
RispondiEliminaGià Grace, vuoi dire che hai ragione tu? :-)
sul risultato artistico: è una vecchia questione. Lascio ai lettori il giudizio.
RispondiEliminaNon lo so a me non apparivano più i commenti precedenti. Ora sono ricmparsi. Boh forse dipende da firefox di mozilla.
RispondiEliminapepe
la prima mi piace molto, la seconda nella prima parte, l'ultima a sprazzi
RispondiEliminabuona sera a tutti e buon avvio, carburate bene mi raccomando, anche tu pepe specialmente :)
Mi sembra che i versi si inarcano in modo troppo semplice o è una mia sensazione?
RispondiEliminavoglio dire: spesso l'andamento sintattico dirige anche quello metrico, riducendo un po' la forza d'insieme...
sì, Voc, penso anch'io così. d'altro canto la situazione era d'emergenza: elaborare il lutto, superareun senso di colpa, raccontare al mondo l'intensa storia fraterna.
RispondiEliminaciao Ali, ciao Gabry. Mozilla è come l'omonimo sauro: non ben inserito nel sistema.
mi pare che sia semplicemente un diario disposto in versi, con una qualche attenzione grafica alla suddivisione delle stanze ma nulla più sul piano formale, e metrico-prosodico, o non abbastanza.
RispondiElimina...a mio modesto avviso, vi sono nel contempo frazioni e osservazioni interessanti, rivelazioni di un possibile testo poetico a venire sul tema del suicidio.
trouble is, the il suicidio è altrui e dunque è cosa che grava sulla poesia ma soprattutto come giustamente dice la Busacca, sulle finanze e sulla reputazione.
erminia
chi volesse verificare il percorso poetico complessivo di Helle Busacca, può andare in questo sito
RispondiEliminahttp://www.hellebusacca.it/poesia.htm
buongiorno Erminia!
non ho dormito: troppe belle inquietudini!
RispondiEliminasalve a te, Stefano....e a voi amici,
erminia
ciao Erminia, buon pomeriggio.
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