Francesco vive a Gorizia, là dove il mediterraneo fatica a farsi sentire ed i Balcani sono ad un tiro di schioppo; Francesco è un padre di famiglia, premuroso e attento; Francesco è un chimico, che misura le reazioni dei viventi, nel loro travagliato operare, e le riporta con ordine sul quaderno; Francesco, infine, è un poeta, che registra tutto questo in versi, che sono come brevi sentieri da passo, costruiti per meglio meditare sul paesaggio intorno. Ecco Marghera, Auschwitz, gli affetti, i dettagli ordinati con calma, per ribadirne il peso, la necessità di ricavarne radice. Sembra quasi che il poeta tema il vento, la notte e ogni altra forza capace di imporre l'oblio, di negare un orizzonte ormai addomesticato, dietro il quale tuttavia c'è l'immenso vuoto, l'incolmabile assenza, una sorta di lacuna originaria, che continua a chiamarci e che ci tiene lì, in quel sentiero familiare. E così capita che i dettagli, anziché salvarci, amplifichino la loro buia radice e che la poesia quasi chieda scusa per questo suo stare sospesa sul dolore del mondo, per questa sua incapacità di trovarne una ragione fondante.
da L'infanzia vista da qui (Sottomondo ed. 2006)
Doublé face
(pensiero all'uscita del turno di notte)
Guarda le gru di Marghera altissime
e bianche nel buio come radici
di alberi piantati a rovescio
nella terra
dunque questo non è ciclo
ma un ciclo capovolto questa non è
vita
ma quello che alla vita viene tolto
Auschwitz, 3 marzo
.............................................(A Daniel)
Anch'io ho camminato lungo i binari
dove fermavano i treni dei deportati
volevo capire quel poco che posso
della colpa e del dolore
ma sono un uomo troppo piccolo
e questa pianura è troppo vasta e vuota
è terra distesa a sottolineare ciò che manca
è neve caduta a coprire ciò che resta
così dovrebbe essere il silenzio
qualcosa che si vede si tocca e
congela per sempre un angolo del cuore
ad Auschwitz una volta almeno si dovrebbe
andare tutti, rimanere muti muti muti
scegliere un nome a caso fra i sopravvissuti
io ho scelto Rose che allora era bambina
e poi chiedere scusa di essere arrivati troppo tardi
di esser nati troppo tardi
forse di esser nati
da L'infanzia vista da qui (Sottomondo ed. 2006)
Doublé face
(pensiero all'uscita del turno di notte)
Guarda le gru di Marghera altissime
e bianche nel buio come radici
di alberi piantati a rovescio
nella terra
dunque questo non è ciclo
ma un ciclo capovolto questa non è
vita
ma quello che alla vita viene tolto
Auschwitz, 3 marzo
.............................................(A Daniel)
Anch'io ho camminato lungo i binari
dove fermavano i treni dei deportati
volevo capire quel poco che posso
della colpa e del dolore
ma sono un uomo troppo piccolo
e questa pianura è troppo vasta e vuota
è terra distesa a sottolineare ciò che manca
è neve caduta a coprire ciò che resta
così dovrebbe essere il silenzio
qualcosa che si vede si tocca e
congela per sempre un angolo del cuore
ad Auschwitz una volta almeno si dovrebbe
andare tutti, rimanere muti muti muti
scegliere un nome a caso fra i sopravvissuti
io ho scelto Rose che allora era bambina
e poi chiedere scusa di essere arrivati troppo tardi
di esser nati troppo tardi
forse di esser nati
(a Stefania, finalmente)
Eri troppo minuta per essere donna e sorella maggiore
come sembrava impossibile che tu fossi madre
come sembrava impossibile morire di parto
nell'anno duemila di Dio
pesavi di meno di questo cognome che oggi
io porto da solo che se si potesse prenderlo
in braccio e sollevarlo come facevo con te
sarei un uomo diverso e avrei un sorriso
più facile da regalare ai miei figli
Inediti
Le feste comandate
Oggi è Natale così tu mi dici
“telefona a tuo padre e chiedi come sta”
e mi sento come a diciott’anni
quando sono andato via di casa
per la prima volta
padre
quanta fatica per accettare che
mi hai generato al cinquanta per cento
e che in fondo somigliamo agli alberi
per metà radici e
per metà vento
Piove fitto stanotte
il suono dell’acqua nelle grondaie è sordo e continuo
come il rumore dei bombardieri quando volavano verso Belgrado
come una coscienza che sta per presentarti un conto da saldare
tu dormi io ho gli occhi vivi di inquietudine dietro alle palpebre
mentre ogni goccia che cade se cade vuol dire che pesa più del cielo intero
così ti stringo per proteggerti – proteggerti da cosa mi chiedo
e rispondo: in notti come questa per proteggerti da me
(sono queste le righe che cercavo per Rose)
Cosa c’è nel museo di Auschwitz
ci sono scarpe abbastanza da calzarne i piedi
di una intera generazione
occhiali per vedere tutti i panorami d’Europa
valigie per milioni
di possibili ritorni a casa
tutti questi oggetti sono rimasti uguali a prima
il nome sulle etichette il fango secco sulle suole
solo una cosa è andata avanti
- non posso chiamarlo proprio vivere –
c’è una stanza intera di capelli
sono ingrigiti sul pavimento aspettando i giovani di allora
che nella vecchiaia
non li hanno mai raggiunti
Io vivo qui
Ti voglio descrivere un orizzonte:
dal pendio del Podgora alla conca dove riposa la città e poi su al labbro scuro
del Sabotino saranno tre chilometri in linea d’aria.
Adesso lo voglio misurare:
per riempire il cielo serve un pugno di rondini in volo;
novant’anni fa per conquistare questa terra morirono quattrocentomila soldati.
Gorizia ha quarantamila abitanti, per ciascuno di noi ci sono dieci morti.
Le rondini invece non bastano per tutti.
Per questo, quando ne arriva una, fa primavera.
Francesco Tomada è nato nel 1966 e vive a Gorizia. Dal 1997 in poi ha preso parte a molte letture ed incontri nazionali ed internazionali. I suoi testi sono apparsi su numerose riviste e pubblicazioni in Italia, Slovenia, Canada, Francia, e sono stati tradotti anche in inglese e cinese; è inoltre presente nelle raccolte “Frantumi” e “Intrecci” (Sottomondo). “L’infanzia vista da qui” è la sua prima raccolta, edita nel dicembre 2005 e ristampata nel marzo 2006. È cofondatore della casa editrice Sottomondo di Gorizia.
Che bell'anima!
RispondiEliminaComplimenti per aver incontrato questa poesia per averla proposta qui.
Anche il commento introduttivo mi sembra dica bene del vuoto, dei dettagli, che, anzichè salvarci, sono amplificazione del dolore.
brava Ali.
RispondiEliminagugl
sette + ? ;)
RispondiEliminaNon ho assolutamente nulla da aggiungere alla bellissima, esauriente e profonda nota di Stefano.
RispondiEliminaTranne una cosa, che mi preme esternare per gratitudine al poeta ospite: infatti, poche volte è successo, nella mia vita, che avessi in mano un libro di poesie da meno di un mese e lo avessi già letto una decina di volte: esattamente quello che è capitato con "L'infanzia vista da qui".
Gli inediti sono splendidi, anche per l'innesto di qualche nota (più) sghemba e dissonante che, assumendo apparentemente una certa "distanza" (dalla materia), quale paradigma di scrittura, in realtà denuncia solo lo scavo nella profondità dell'oltrarsi.
Grazie, Stefano. E grazie, non mai abbastanza, a Massimo Orgiazzi che me lo ha fatto conoscere la prima volta.
Un caro saluto.
fm
infatti, anch'io ringrazio e saluto Massimo (e Fm).
RispondiEliminaFrancesco (Tomada) si è preso due giorni di vacanza; sarà in rete domani.
gugl
un saluto speciale ad Alivento.
RispondiEliminagugl
inizio ad entrare in crisi (anche piacevole!) mi sto rendendo conto che i poeti che mi più mi stanno piacendo e interessando 'girano' in rete -è il caso di Francesco-.
RispondiEliminami piacerebbe leggerlo (di più) e avere un'idea più completa. complimenti.
un abbraccio
alessandro ghignoli
visto maestro, sono brava, non ho imparato a scrivere, ma almeno ho imparato a leggere. :)
RispondiEliminasaluto speciale anche a te.
auschwitz... andare lì e chiedere scusa... scusa per essere arrivati tardi... scusa per essere nati... bisogna avere un'anima grande per sentire qualcosa di così forte... c'è tanta forza anche nelle parole, la forza della semplicità probabilmente, la forza della chiarezza. e poi tutto questo rimestare il pieno ed il vuoto... la mancanza e la sofferenza...
RispondiEliminapatty
hai ragione, Patty: ci vuole tanta forza interiore sia per scrivere questi versi e sia per comprenderli come hai fatto tu.
RispondiEliminagugl
in pochi versi - questi qui riportati - pare che tomada sia la ragione per la quale è bene sostenere che la poesia non è morta.
RispondiEliminacomplimenti.
voglio ringraziare Stefano per la gentilezza ed il suo commento, e voi che avete lasciato le vostre impressioni.
RispondiEliminaStefano, se ho capito bene questo blog viene frequentato anche da alcuni tuoi studenti(esse), credo che sia una cosa molto bella, una importante conferma del tuo modo di trasmettere passione ed al tempo stesso del loro di recepirla.
un saluto particolare a loro, in questo luogo dove ci si dà sempre del tu.
caro fm, com'era la definizione coniata per te dal gugl? qualcosa del tipo "sismografo delle unità profonde" (ma cito a sproposito). comunque è vera, depone a favore tuo e del coniatore. spero davvero di conoscerti presto di persona, verrò fino a parabiago per questo.
grazie anche ad alessandro e l.r. carrino, che mi dà però una responsabilità esagerata! la poesia non è morta soprattutto per il lavoro di stefano francesco massimo e di quelli che come loro continuano a leggerla scriverla divulgarla con passione.
adesso potreste farmi qualche critica, altrimenti mi sento malato di buonismo...
ciao
francesco
ciao Francesco, come vedi hai toccato lettori di tutte le età e questo è un segnale certo che stai facendo una buona poesia.
RispondiEliminahai visto che Alivento ti ha chiamato "bell'anima"? (guarda che non è facile sentirle dire questo).
Insomma, è proprio vero quanto dice Carrino (ti consiglio di visitare il suo blog che, malgrado l'inquietante nome http://artianoressiche.splinder.com/ è assai saporito e fatto senza risparmio d'energia)
gugl
hai ragione, bell'anima è un complimento che mi ha colpito.
RispondiEliminavisiterò di certo il blog di carrino, anche se il nome, in effetti, è inquietante...
ciao
francesco
Francesco però a dire il vero io non sono propriamente un'allieva di Stefano nel senso tradizionale del termine, sia in considerazione del fatto che lo eguaglio quanto ad età e forse anche lo supero, sia perchè non vado più a scuola, nemmeno per insegnare a mia volta.
RispondiEliminaSono molto semplicemente un'appassionata di poesia, ne leggo e ne scrivo da tempo, conosco stefano solo via web da diversi anni, frequento questo blog e credo di potermene dire, se non ispiratrice, quanto meno "animatrice".
Lieta di conoscerti.
Lieto anche io.
RispondiEliminascusa se ho pensato che tu fossi allieva di stefano, io sono nuovo di questi spazi. vuol dire che ho iniziato da questo a imparare qualcosa su di te, via web.
anche a me piace leggere, nei limiti del poco tempo e del mezzo web che non amo. se mi farai sapere dove trovare qualche cosa di tuo, andrò a cercarlo volentieri.
francesco
http://alivento.wordpress.com/
RispondiEliminaa presto
caro Francesco, in effetti c'è una mia studentessa che frequenta il blog: è patty, una ragazza speciale.
RispondiEliminagugl
ma dai prof!!! così divento tutta rossa! ;-)
RispondiEliminacomunque lo credo anch'io, la poesia non è certo morta! e non potrà morire fino a che, nel mondo, ci sarà gente come quella che frequenta questo blog! a dire la verità, non credo potrà mai morire, è l'espressione del mondo stesso, in quanto arte,forse è parte stessa del mondo..."poesia era l'enorme vuoto..." dopotutto!
un saluto a tutti e tanti complimenti a Francesco.
baci
patty
ciao Patty, ti avevo notata sulla discussione di Tiziana. il gugl spende belle parole per te, dunque credo che siano meritate.
RispondiEliminae ciao professor gugl, ovviamente.
f.
ciao a tutti e due. Nel pomeriggio metterò un nuovo post, spero che vi piacerà.
RispondiEliminaGrazie Francesco per l'entusiasmo con cui hai accolto questa rubrica.
In ritardo, ma vorrei anch'io unirmi all'apprezzamento per i testi di Tomada, come feci su LiberInVersi.
RispondiEliminaUn dolore composto e per questo più tremendo.
arrivo tardi su questi testi, su questo autore.
RispondiEliminaa volte mi fa strano che certi autori, "diciamo" sperimentali, si accomodano ed esaltano dei testi così' lontani dalla loro scrittura.
(mi riferisco a te Ste' e al Marotta, che esaltava per es. in altri lidi il Di Ruscio.
Penso al Sannelli che ama la Dickinson e Pasolini, per es.
Questo è il fascino della poesia.
non credo invece a quegli autori o critici assolutamente "integralisti", classisti.
Così.. tanto per dire, e per complimentarmi con Francesco Tomada così schietto e tagliente che conquista anche gli "sperimentali".
#a Francesco: "ci siamo trovati, contattati e persi...
un saluto caro a Ste' e a tutti.
roberto
scusate gli errori di sintassi
RispondiEliminaciao
ciao Red. io credo che sia come le donne: si sposa la mora, si gode dell'andatura della bionda, si vorrebbe stare in un'isola deserta con la rossa...
RispondiEliminail segreto è ciò che conta, il segreto che cova nell'animo di ciascuno.
ciao!
gugl
scrivo di fretta e da distante, fino a domenica sono perso di lavoro. mi scuso con gugl e chi interviene, davvero non è disinteresse.
RispondiEliminaè vero quello che scivi, red, così come quello che scrive stefano, che ha un'apertura di vedute, direi d'anima, davvero a 360 gradi.
non esiste una sola poesia, e l'integralismo è una condanna.
caro red, ci siamo trovati e ho tentato un contatto, ma non sono mai stato capace di ricevere una risposta, perchè mi sono incasinato su splinder.
se hai pazienza di riprovare, sul sito www.sottomondogorizia.it trovi la mia mail.
grazie delle tue parole.
e come sempre a stefano, di cuore.
francesco
Cercando un blog dove leggere le sue poesie, ho incontrato questo inserimento preceduto da una interessantissima presentazione. Decisa ancora, e di più, a continuare a leggere la poesia di Francesco.
RispondiEliminaGrazie, clelia.
l'ncontro con la poesia di Francesco è stato folgorante. Vorrei i suoi libri, qualcuno mi può aiutare?
RispondiEliminalascio la mail
simonalandiniaop@yahoo.it
grazie
simona
le tue poesie toccano la mia anima con pugni e carezze. parlano da dentro a dentro aprendo spazi sconosciuti o trascurati. le stringo forte e ti abbraccio.
RispondiEliminaho girato questi ultimi due commenti a Francesco...
RispondiElimina... che ringrazia di cuore.
RispondiEliminaFrancesco
Il signor poeta Francesco Tomada, parla nella sua poesia di argomenti super trattati e ritrattati ma lo fa con un canto unico e di spessore, con una diretta e solida voce di "suspense" che conduce chi legge ad avere solchi visionari di cose, sensazioni, luoghi e persone così vicine da rimanere folgorati ed allo stesso tempo rassicurati da una voce che allontana noi dall'essere, nella riflessione di lettura, troppo distanti da quella storia che scorre troppo forte all'indietro, nei secoli dei secoli...ma che ritorna prepotentemente a ricordarci di essere noi, davvero, lo smacco del tempo, e non viceversa.
RispondiEliminaun poeta che amo molto, data anche la somiglianza per alcuni versi, di alcune mie composizioni e poetiche degli ultimi tempi.
Grazie a Stefano per la condivisione. un saluto
Antonio Bux