"Lasciami come un gatto lontano / alla svolta, sul ciglio di una strada / dove s'aprono valli / di viti e ulivi e non trovano la casa" scrive Franca Mancinelli in Mala Kruna, il suo primo libro, in uscita presso Manni editore. Eppure la casa -quale spazio insieme del bene e del male, della sofferenza e dell'intimità amorevole, quale cosmo dove la vita cerca legami e ragioni per non estinguersi - è centrale in questo libro, così come in questi inediti, scritti di recente.
La Mancinelli, qui, racconta alcuni scorci di una crisi di coppia, scegliendo il passo di chi è più preoccupato del mesaggio, che a costruire un'opera d'arte, quasi che il destinatario potesse porvi rimedio, volendo. La dimensione corale che attraversa Mala Kruna, il "ritmo della specie" cercato per "coprire la paura" della solitudine, in queste nuove poesie perciò scompare, così che il dramma individuale sia più netto: "dimagrisco / come una pesca ridotta all'osso". La materia per la poesia c'è, in effetti, ma consiglio Franca di non perdere lo sfondo plurale, oggettivo, che illumina il libro, quel distacco dall'oggetto che sempre Leopardi raccomandava: risalteranno meglio gli scarti soggettivi.
***
un cortocircuito, un piccolo scoppio
e la mattina che l’addormenta
con la guancia sul tavolo, nella cucina
le braccia a pescare nella luce tiepida,
dove un dito scrive nel fondo
mimando l’amore che muove la sabbia
***
tornare nel tuo accappatoio
senza fine accarezzare
il tuo lobo di velluto,
la barba di campo
sintetico da tennis.
E continua la doccia
a riempire le nostre acquasantiere.
e la mattina che l’addormenta
con la guancia sul tavolo, nella cucina
le braccia a pescare nella luce tiepida,
dove un dito scrive nel fondo
mimando l’amore che muove la sabbia
***
tornare nel tuo accappatoio
senza fine accarezzare
il tuo lobo di velluto,
la barba di campo
sintetico da tennis.
E continua la doccia
a riempire le nostre acquasantiere.
***
la coinquilina di sventrati
casolari torna oggi
dall’assenza come un rovo a consolarti.
Annaffierete insieme
le piante di plastica.
Dimenticato il freddo
scambiandovi le mani come guanti
affiorate nella rete
dorata del sudore.
***
con migrazioni oltre le tue mani
abito dove dimagrisco
come una pesca ridotto all’osso.
Vado fedele al tuo guinzaglio
all’arco teso, ai teneri
vulcani delle dita.
Cercando te la lingua è un francobollo,
un’antenna nell’aria tesa.
***
tutto quello che sono è una finestra
il peso che avevo l’ha raccolto
in sacchi scuri l’alba.
Anche l’asfalto spazzolato
e umido si è aperto,
con l’albero del parco che comincia
a tradurre le nuvole alla terra.
Ora ogni movimento oltre la stanza
può trasportarti.
Camminano le ruote sulla strada
e si fermano con gli occhi tuoi a guardare
il mordersi dei cani che si trovano;
e luminoso il traffico rallenta
perché il cappello rovesciato
contenga una moneta.
Nata a Fano nel 1981, si è laureata in Lettere Moderne con una tesi sulla poesia di Paolo Volponi. È redattrice di «Pelagos» e collabora come critica a varie riviste. Sta curando una raccolta di racconti giovanili di Luciano Anselmi. Suoi testi poetici sono usciti in antologie presso Crocetti, Guaraldi, LietoColle, e in riviste cartacee e on line, tra cui «Poesia», il “bollettino” FuoriCasa, «clanDestino». Nel 2005 ha vinto il premio Senigallia-Valerio Volpini. Sta ultimando la sua prima raccolta poetica, Mala kruna, che in croato significa “piccola corona di spine”.
RispondiEliminasemplicemente, mi piace la scrittura così.
RispondiEliminaquando il parlato della parola aderisce agli oggetti, e ne trae individui concreti e più odierne conversazioni.
insomma, è una forma di realtà che precipita nel testo, monopolizzandolo, e con semplicità ed equilibrio provoca circostanze di tempi e materia nuova di cose
Credo che Franca sarà contenta di queste tue osservazioni. grazie.
RispondiEliminagugl
Mi colpisce, di quello che scrive Pier, che sia l’esterno, la realtà ad avvicinarsi e “precipitare” nei versi e non il contrario. Può essere che la poesia sia una sorta di ragnatela tesa o di trappola mimetizzata nel terreno, mentre il cacciatore, nascosto, attende. C’è anche un modo di fare poesia che, invece, aggredisce direttamente la realtà, andandogli incontro e attaccandola con le sue armi, e il mio, forse (è probabile), non è di questi.
RispondiEliminaFranca
sì, mi sembra una buona ipotesi. Forse non è la poesia ad essere così, bensì il poeta: è il poeta che si mette in ascolto della realtà oppure che la aggredsce, deformandola.
RispondiEliminagugl
Ha un bellissimo sorriso Franca. domani leggerò le poesie. antonella
RispondiEliminaInvece delle parole che hai scritto nell’introduzione, e di cui ti ringrazio, mi sorprende soprattutto quello che dici sul “destinatario che può porre rimedio” ad una mancanza, ad una frammentarietà. È proprio quello che sento quando le parole mi vengono sottratte e la scrittura si fa sotterranea, elusiva, attesa dell’altro (un altro che è così compenetrato in me da credere che completi le mie frasi smozzicate). Quando parli di “crisi di coppia” io penso ad una crisi tra me e l’esterno, la realtà.
RispondiEliminaSe come dici ci fosse una dimensione corale in Mala kruna, ne sarei contenta. È un libro nato in maniera molto intima e segreta, e che poi, forse, nelle ultime sezioni, si è venuto aprendo. Ma quand’è che un dramma è individuale? Quando ci chiudiamo anche a noi stessi?
Forse quello che mi suggerisci è di non sprofondare, ma di abitare fuori, o almeno sulla soglia.
Franca
Sì, abitare sulla soglia mi sembra il luogo migliore per la poesia, in modo che lo spazio non sia proprietà di nessuno, bensì luogo dell'incontro.
RispondiEliminaNon so se "crisi di coppia" coincide con crisi d'identità. di solito sono complementari. Nelle poesie che mi hai donato il "tu" mi sembra concreto, non allegorico. Per questo ho parlato di "destinatario". Dopo, come in ogni poesia, c'è anche sempre un destinatario implicito, il lettore che dovrebbe fare quello che il "tu" concreto non ha il coraggio o la voglia di fare.
ciao e grazie per gli interventi.
gugl
è un apoesia intima ed universale.
RispondiEliminaSo sentirmela incollata addosso.
E' vera, la tocchi una poesia strutturata così.
A me accade di viverla. Ne intravedo fotogrammi essenziali. Scatti di un vissuto che diventa anima.
Franca, davvero incantata, resto!
Brava davvero.
E Gugl .... a te, sempre :-)
a te, Francesca.
RispondiEliminagugl
Il tu, come lo sento io, è una possibilità di mettere un piede a terra, nel mondo, di muovere un passo, anche se incerto e instabile. È una necessità vitale, qualcosa di indispensabile, come lo è la compagnia di Sancio per Don Chisciotte (senza di lui la sua follia sarebbe ben più tragica ed amara...).
RispondiEliminaGrazie Francesca per essere entrata nei versi, per la tua compagnia...! Leggerò i tuoi, che ho visto poco prima. È una buona idea quella che dici: il vissuto che diventa qualcosa che continua ad accadere e che è accaduto per sempre, nell’anima, là dove le impronte lasciate dall’esperienza si confondono nell’indistinto e fluttuante del sogno, del ricordo.
Franca
Mi piacciono molto la prima e questi bellissimi versi
RispondiElimina"tutto quello che sono è una finestra
il peso che avevo l’ha raccolto
in sacchi scuri l’alba"
nel corpo di una scrittura interessante, dominata dalla quotidianetà del vivere, da una presenza, dall'urgenza che frena in scorci dove il tempo improvvisamente rallenta.
mi associo ad Antonella notando lo splendore del sorriso ed aggiungo la fresca gioventù dell'autrice
RispondiEliminaAlivegliarda
visto che sei di Fano ed io passerò le mie vacanze proprio a Fano (dove ho vissuto 15 anni) magari avrò la possibilità di sentirti leggere i tuoi testi che (così semplicemente) mi sono piaciuti. per quanto riguarda Sancho e Don Quijote (lo scrivo alla spagnola perdona la deformazione), sono le due facce del 'suprarealismo' tipico spagnolo. stigmatizzazione di ciò che sono gli spagnoli. vi/ti assicuro che se uno vive in Spagna di Sancho e Quijote ne incontra quasi tutti i giorni.
RispondiEliminaun abbraccio
alessandro ghignoli
Grazie Alessandro. Mi piacerebbe proprio tornare in Spagna, ora che ho riletto il Quijote (alla spagnola, hai ragione, è meglio). Sarebbe bellissimo incontrare quei due ad ogni angolo di strada, un’illuminazione continua (se è vero, ma mi sembra quasi di immaginarlo, quello che dici).
RispondiEliminaNon credo di andarmene in vacanza quest’estate, se non per brevi fughe. Scrivi magari a Stefano per la mia mail, e poi ci vediamo.
a presto
Franca
Ringrazio Alivento e Alessandro per gli interventi e Franca per questa sua assidua e competente presenza.
RispondiEliminagugl
Ciao, grazie per il passaggio. Mi accorgo che dovrei leggerti più spesso per essere al corrente della poesia italiana contemporanea.
RispondiEliminauna buona serata :)
sarebbe una buona idea sì: la poesia italiana ha bisogno di essere conosciuta all'estero.
RispondiEliminaciao!
gugl
la poesia italiana avrebbe bisogno di essere conosciuta innanzitutto in italia :)
RispondiEliminafranca è uno dei poeti (notare che non uso il femminile) che seguo con più attenzione oggi nelle nuove generazioni, e sono convinto che saprà fare bene, molto bene.
matteo fantuzzi
Il caldo impedisce di parlare e ritarda tutto. Volevo dire ad Alivento che anch’io, di questi versi recenti e che ho mandato a Stefano con qualche “rischio” (quello, con il passare del tempo, di pentirmi, di non ritrovare più la vita che credevo affidata alla scrittura), anch’io sento risuonare meglio quelli che dici tu, e qualche altro verso o coppia di versi isolata. Le poesie riescono sempre un po’ come degli strani esseri, metà animali e metà uomini, dotate di parola e mute, compiute ed incompiute. Sono centauri.
RispondiEliminaFranca
Ciao Matteo, fai bene a seguirla. mi pare, fra l'altro, che abbia dei buoni mèntori.
RispondiEliminagugl
Grazie Matteo!
RispondiEliminaBuoni tuffi a Gugl
F.