lunedì 7 novembre 2011

Alessandro Broggi


Dopo aver mimato il chiacchiericcio ordinario, quel brusio senza fondo e pensiero che galleggia fra le genti d'occidente e forse, con altre onde, in ognidove globalizzato, Alessandro Broggi, in coffee-table book (Transeuropa, 2011) ci consegna stringhe di liricità abrasa prese in prestito nei fondachi d'autore e in quelli meno nobili del poetichese contemporaneo. In 26 quartine paratattiche nominali-sintagmatiche organizza un collage di luoghi comuni «della qualità di massa» come recita la quarta di copertina, il primo dei quali trasforma il titolo di del romanzo più travagliato di Francis Scott Fitzgerald, «tenera è la notte», in un logo d'agenzia per viaggi esotici oppure, per chi attinge d'altro immaginario, per un incipit emotivamente connotato, forte in apparenza, ma indotto – forse da distorte memorie leopardiano-petrarchesche (si ricordi l'esordio de La sera del dì di festa), oppure da derivati sanremesi – al punto da impoverirsi sino a perdere qualsiasi funzione poetica. Posto che Broggi creda ancora alle funzioni jacobsoniane o, meglio, che ritenga possibile versificare secondo tradizione senza per questo produrre ideologia o stereotipo. L'impressione è che, sin da Inezie (ma ora con più sottile distanza polemica), egli scelga d'immergersi nelle forze che agiscono sulla sfera preconscia, per evidenziarne l'inautenticità, intaccate come sono da un sistema invasivo diventato il nostro serbatoio da cui trarre le immagini. Non certo i pensieri, che in questo volumetto sono tolti già nel titolo, rinviando al libro da tavolo patinato e illustrato, a cui tuttavia Broggi toglie le figure reali per lasciare quelle suscitate dai finti versi, il cui intreccio potrebbe suggerire una passione dell'autore milanese per l'ars combinatoria barocca e per le suggestioni di Paul Valery, interessato più al processo creativo del poeta che all'opera in sé. Solo che Broggi legge il mondo non dal principio della modernità, ma dalla sua fine, dalla scorza di quanto, alla fine del XIX secolo, poteva ancora avere un alone eroico, un piglio esplicitamente critico, di rottura e scandalo. Quanto ci lascia caffee-table book è invece una traccia di vita artificiale sospesa nel vuoto, un silenzio siderale nel quale scorrono voci senza peso. Non tutte decollate dal poetichese, invero, ma anche da altre basi, comunque mass-mediali o prese dalla manualistica d'ogni specie (riporto, a titolo esemplare, le prime due quartine: «tenera è la notte / tutto intorno all'opera / progettando in grande / tra sogno e realtà» oppure: «l'alfabeto dei colori / sinfonia di forme pure / lungo i sentieri del sogno / la visione del domani»).

Com'è evidente, la distanza critica si è fusa con l'artefatto per cui è assai difficile cogliere la crepa ironica che agisce sottotraccia. Ciò per una scelta autoriale di regressione (memoria verghiana?), m anche, mi pare, per il convincimento che oggi sia possibile solamente una pars destruens delle idolatrie contemporanee, in attesa che si apra una nuova regione del senso, su cui costruire la bellezza futura.






tenera è la notte
tutto intorno all’opera
progettando in grande
tra sogno e realtà



**


l’alfabeto dei colori
sinfonia di forme pure
lungo i sentieri del sogno
la visione del domani



**



la cronaca del paesaggio
dentro il calore dei giorni
grandezza del quotidiano
tra l’astratto e la figura




**



gli intrecci della natura
nella foresta dei simboli
le visioni del silenzio
la poesia degli animali




**



la vertigine della parola
nel breve spazio dell’invenzione
un’avventura cosmopolita
alle origini della materia




**



primavera romantica
il mare dentro e fuori
a spasso sotto i portici
la fabbrica dei sogni




Alessandro Broggi (1973). raccolte di poesia: inezie (lietocolle, 2002; prefazione di Giampiero Neri), total living (la camera verde, 2007), coffee-table book (transeuropa, 2011; con allegato il cd di Gianluca Codeghini, there’s nothing better than producing sounds). lavori in prosa: quaderni aperti (pubblicato nel nono quaderno di poesia italiana contemporanea, marcos y marcos, a cura di Franco Buffoni, con prefazione di Umberto Fiori, 2007), nuovo paesaggio italiano (arcipelago, 2009), antologia (nel volume collettivo prosa in prosa, le lettere, fuoriformato, 2009; libro a sei voci con Gherardo Bortolotti, Marco Giovenale, Andrea Inglese, Andrea Raos e Michele Zaffarano, prefazione di Paolo Giovannetti e postfazione di Antonio Loreto). antologie: verso i bit. poesia e computer (lietocolle, 2005), il presente della poesia italiana (lietocolle, 2006), l’esperienza-divenire delle arti (fondazione baruchello, 2006), leggere variazioni di rotta (le voci della luna, 2007 nota critica di Stefano Guglielmin), registro di poesia #4 (d’if, 2011, a cura di Giancarlo Alfano). curatele: il segreto delle fragole (lietocolle, 2003, con Carlo Dentali e nota di Maurizio Cucchi), poe.mi .08 festival di poesia di ricerca (con Gherardo Bortolotti e Gianluca Codeghini). Dal 2004 è direttore, con Stefano Salvi e Italo Testa, della testata culturale on-line «l’ulisse», dal 2006 è tra i curatori del blog internazionale di scritture «gammm», dal 2007 al 2009 ha collaborato con il «journal of italian translation» (brooklyn college) e nel 2011 ha ideato e fondato con altri il sito di critica letteraria, analisi e discussione sul contemporaneo «punto critico». è infine membro di «generazione tq».

47 commenti:

  1. Di non facile fruibilità, i testi di Alessandro (di cui apprezzo da sempre il percorso poetico, che da sempre non vedo scollegato dagli itinerari delle arti visive contemporanee). Sicuramente, per molti addirittura ostici e troppo cerebrali. Io li apprezzo. Perchè l'analisi dello strumento, prima ancora che del prodotto poetico, rimane, comunque, fondamentale. Ciao, Ale. luisa pianzola

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  2. segnalo anche la puntata de LA VOCE DI GWEN dove si è trattato proprio questo libro e dove si possono ascoltare anche alcuni dei testi qui pubblicati (ed altri) :

    http://www.radiogwen.ch/podcast-1112/podcast-20112012/la-voce-di-gwen/545-la-voce-di-gwen

    (copia incolla nella barra browser...)

    fabiano alborghetti

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  3. (paola lovisolo) cara polvere8/11/11 18:11

    ho fatto un casino all' invio. riscrivo e chiedo se per favore si può cancellare il commento che precede questo. grazie.

    [...]

    tenterò brevità e chiarezza

    "...quartine paratattiche nominali-sintagmatiche
    un collage di luoghi comuni «della qualità di massa..." eh?

    beh. no davvero. cioè sono quartine scritte assemblando stili tipo biglietti della perugina/
    bugiardini poetanti in similpelle on the road again e roba simile? e ci si fa pure un libro.
    beh. non ho parole. e questo collage di "prestiti"dovrebbe essere una valida denuncia poetica? e ci si fa pure un libro.a tavolino. e dov'è Broggi? cos'è la poesia dunque? mi pare che non abbia risposta... dov'è la sua intuizione di poeta contro il poetichese che dovrebbe muovere la critica individuale? non la intuisco non ne sono capace. certo mio limite ma di queste cose - mi si permetta - assemblate e spacciate per poesia si leggono ovunque nei libri in rete e nei libri in carta. a quintali. e sai che di critica se ne fa a questo target: critica costruttiva potente ma inascoltata perché scomoda. vecchio discorso.
    non comprendo l' ironia o meglio non è così evocata. almeno per me.
    un saluto
    paola lovisolo

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  4. cara Paola, in attesa che Broggi dica la sua, io dico che un conto è scrivere versi mediocri convinti di essere Dante, un altro, come fa alessandro, riportare versi mediocri convinto che siano mediocri ossia nulli, inesistenti. Lui fa il verso a chi fa i versi, cita l'improponibile per mostrarlo nella sua inconsistenza. Mi pare una operazione interessante, nuova nel panorama poetico italiano. Magari tu dici: non chiamarla poesia. Ecco non chiamiamola poesia, bensì "operazione" in cui le cicatrici non si vedono perchPé il corpo-poesia è già putrefatto da tempo.

    un caro saluto e grazie per il commento

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  5. Capisco perfettamente le perplessità (per usare un eufemismo) di Paola Lovisolo (le avevo anche precedute nel mio primo commento). Secondo le sue argomentazioni, però (ma come? si fa poesia con materiali insignificanti?), che so, un quadro di Burri, fatto di iuta stracciata e pezzi di cartone sudicio, sarebbe roba da gettare. Oppure i tagli nelle tele di Fontana (ma come? solo dei tagli??), altrettanto. Cioè, voglio dire, esistono tanti modi di fare arte (ricordo per inciso che Fontana ai tagli ci arrivò dopo un percorso figurativo di altissimo livello), come esistono tanti modi fare poesia. E a me, che pure amo la pittura figurativa e la poesia chiamiamola così "di contenuto" (che tra l'altro pratico), l'operazione, come la chiama opportunamente Stefano, di Broggi, che si pone "al di qua" della poesia, in una condizione quasi "prepoetica" e si domanda che cosa diavolo è la poesia come si domanderebbe che cosa diavolo è l'arte, e perché scrivo, e che cosa significa scrivere poesia nello sfacelo di oggi e potrei andare avanti all'infinito, insomma si pone delle domande ancora prima di addentrarsi nei "contenuti" che poi addirittura decide di rifiutare, insomma tutte queste cose, personalmente mi interessano. Perché mi fanno riflettere e mi aiutano a non anchilosarmi in forme espressive stanche, convenzionali e standardizzate (paradossalmente, tutto questo me lo fa pensare proprio una scrittura "standardizzata" come quella di Broggi). lp

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  6. Ringrazio Stefano per l'attenta lettura critica della raccolta, e gli altri intervenuti nella discussione, che mi sembra hanno detto molto bene rispetto alle scelte fondative della mia scrittura (sicuramente discutibili: cosa del tutto naturale, soprattutto se si valuta partendo da prospettive e presupposti - e da un'idea cogente di poesia e di genere - così diversi).
    Un caro saluto,
    Alessandro

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  7. la poesia dov'è?
    a me rammarica il fatto che si perde pure tempo a fare "critica" a queste scritture che di scrittura e studio hanno ben poco....

    imho, è triste!

    anila resuli

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  8. Provo, con alcuni link, a completare il mio commento precedente, cercando di offrire qualche indicazione in più sulla mia piattaforma di lavoro e sul terreno nel quale mi sto muovendo; soprattutto a beneficio dei lettori del blog che hanno una visione più rigidamente tradizionale/lirica della versificazione e, mi rendo conto, guardando per così dire con lenti sbagliate, o cercando qui quello che non c’è (e proprio fondativamente non ci può essere), non solo non trovano quello che c’è, ma possono essere legittimamente indotti a commenti “tranchant” come quello di Anna qui sopra.

    Scritture che lavorano su piani simili al mio, che operano in Francia:
    http://gammm.org/index.php/2007/10/22/scrittori-mutanti-sulla-poesia-contemporanea-francese-nelly-kaprielian-2003/

    (Per una proposta più organica in tale direzione, il saggio sistematico “Poesia azione diretta”, di Christoph Hanna, 2003:
    http://gammm.org/wp-content/uploads/2008/02/hanna-christophe-poesia-azione-diretta.pdf)

    Un breve scritto programmatico di Kenneth Goldsmith, il più importante autore della linea concettuale americana, con cui sono per molti versi in consonanza:
    http://gammm.org/index.php/2009/04/23/paragrafi-sulla-scrittura-concettuale-kenneth-goldsmith-2005/

    Una riflessione di Marco Giovenale sul ‘cambio di paradigma’, nel quale il mio tipo di lavoro è senz’altro da ascrivere:
    http://gammm.org/index.php/2011/02/10/cambio-di-paradigma/

    Alcuni estratti da “Inespressionismo” di Germano Celant, 1988 [per comprendere cosa intendo, si sostituisca nel testo arte/artista ecc. con scrittura (poesia)/scrittore (poeta) ecc.]:
    http://gammm.org/index.php/2011/02/17/da-inespressionismo-germano-celant-1988/

    E infine, per completare questo veloce rassegna sull’intorno estetico nel quale mi sto muovendo, altri dall’importante “Postproduction” di Nicolas Bourriaud, 2004:
    http://gammm.org/index.php/2007/03/29/da-postproduction-nicolas-bourriaud-2004/

    Sperando di aver fatto cosa gradita, e di non aver ecceduto nei riferimenti,
    ringrazio nuovamente per l’attenzione,
    Alessandro

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  9. Direi che da Duchamp in poi questi procedimenti sono stati sperimentati in lungo e in largo, ma se uno ritiene che da essi si possano ancora spremere dei "nuovi pensieri" credo sia giusto lasciarlo provare. Trovo anche interessanti le considerazioni che spesso accompagnano l'accettazione di questi tentativi p.es., in un commento qui sopra:

    (ricordo per inciso che Fontana ai tagli ci arrivò dopo un percorso figurativo di altissimo livello)

    dal quale si evince che si dovrebbe bilanciare il "titolo di credito" che viene avanzato con un "collaterale" meno sospettabile di raggiro altrimenti, si capisce, ne sono un po' capaci tutti. E direi che questo collaterale è quasi sempre costituito non da opere "più tradizionali" bensì dall'appartenenza al campo, ovvero dalla matassa di riconoscimenti incrociati che legittimano l'autore. In questo senso, l'opera in sé è ormai (quasi sempre) soltanto un grumo emergente di un senso assai distribuito, nelle intelligenze del contesto che la riconosce, e nella sua storia.

    Il problema si pone nello "spiazzarla" una seconda volta, offrendola al pubblico ignaro. Temo che ciò non possa venir tentato che nelle forme di un ironico malinteso, che da una parte invita semplicemente a "sentire" e magari divertirsi, dall'altra non manca di far intravedere "apparati" critici capaci di incutere un senso di inadeguatezza culturale, ristabilendo così le distanze. Mi sa un po' un double-bind, ma mi pare che funzioni bene, in definitiva.

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  10. Anila, la "poesia" contemporanea non sta mai là dove crediamo che stia.

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  11. Personalmente ho trovato molto interessante questa discussione (peraltro antica quanto il mondo)e tra poesia e non poesia ha detto cose (discutibili) Benedetto Croce, ricordate? Croce faceva a pezzetti la "Commedia" dantesca per isolare le zone di "poesia" dalla "struttura". Risibile e sbagliato (ma lo si è capito molto dopo). Quindi userei grande prudenza. le ricerche come quella di Alessandro servono eccome proprio a non congelarci in forme linguistiche e strutturali tranquilizzanti ma deboli, non più in grado di esprimere (o esprimere con la dovuta forza) la realtà esistenziale e sociale. E credo che a tutti quelli che scrivono il timore, il dubbio di "ricadere" in espressioni e modi "deboli" si ponga di continuo. Quindi se Alessandro cerca moduli diversi, "sperimentali" per una poesia che non sia mera "ripetizione" di altra poesia fa, a mio avviso. benissimo ed il suo lavoro è davvero importante e utile a tutti. E' ovvio che con i suoi versi è difficile "emozionarsi" o sentirsi "catturati" e coinvolti (sono lontani anni luce dai miei!), ma stiamo attenti, ripeto, a dire cos'è poesia e cosa no, diciamo semplicemente che preferiamo altre forme di poesia, è più prudente. Ricordo benissimo che sul compianto Zanzotto, quand'ero all'Università, primi anni '80, ancora si rideva (perchè non si capiva bene che diavolo dicesse!)e si diceva (sotto, sotto, di nascosto) che non era poesia, casomai un gioco intellettualistico, un'esibizione di grande quanto gelida abilità tecnico-formale. Dirlo oggi sarebbe una bestemmia e un'idiozia. Broggi non sarà Zanzotto, ma stiamo attenti....Grazie e ciao a tutti! francesco sassetto

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  12. caro Francesco, l'avvertimento che poni è tanto più urgente quanto più si leggono in rete, specie su fb, versi in cui il poetichese è dominante.

    capisco Anila che ama versi immortali, tutti noi li amiamo, ma l'immortale nasce ogni volta da capo ed è voce per i posteri.

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  13. (paola lovisolo) cara polvere9/11/11 21:56

    mi spiace di avere scosso la Pianzola ma non avrei saputo dire con afflato più accondiscendente le mie posizioni rispetto ad un' operazione del genere.
    lo stesso vorrei "tranquillizzare" l' autore comunicandogli che qui - per quanto mi riguarda - non cercavo quello che non c'è pregandolo di avere più considerazione per i lettori... sorrido


    ad ogni modo fare un libro sul poetichese preso di qua e di là e pure dichiarandolo non la trovo un' illuminazione minante la convinzione fortissima di chi in politichese scrive: perché il libro è per mettere in guardia loro dall' abisso? o chi si suppone sia abitato dalla poesia e ci si spenda la vita in essa e si suppone debba sapere cos'è il poetichese? credo invece sia la prova provata che lo zoccolo di una agognata critica prima individuale e poi pubblica sia ormai rammollito grazie proprio alle levate di scudi che ogni volta si alza laddove qualcuno osa dire che quello che legge - a suo sentire - non trasmette nulla. difendiamo piuttosto quelli che spendono tempo per passione ad ascoltare le poesie e a scriverne chiaro e diretto rischiando il linciggio puro senza tanti barocchismi solidali. si faccia critica spazzando le illusioni dei praticoni se si sa così bene prendere in prestito il poetichese vuol dire che lo si riconosce e allora si agisca usando lo strumento della critica.. poi è solo una mia opinione, opinabile e senza pretesa di lezione di vita. mi scuso per eventuali refesi. un caro saluto e grazie a Broggi per le sue rispose e ancora non ultimi complimenti molti a Stefano per i suoi testi su Poesia.
    paola

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  14. (paola lovisolo) cara polvere9/11/11 21:58

    ommamma. ho scritto politichese invece che poetichese... è tutto il giorno che ascolto rainews24 e m' ha fatto male allo stomaco e alla bocca del cervello evidentemente ... non so se ridere o piangere...
    chiedo scusa

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  15. chissà perché si tendono a chiamare "esperimenti" sempre le "poesie" scadenti.
    oltretutto mi pare di capire che Broggi stia affermando da solo che riprende poeti stranieri solamente: quindi sta semplicemente copiando/traducendo per caso?

    Stefano, in questo blog ho letto autori degni di inchino ed altri degni di pomodori lanciati dietro. Non c'é assolutamente bisogno di poesia immortale perché tanto quella è illusione. Ma c'è assolutamente bisogno di poesia, semplicemente.
    E qui io non la vedo.
    Anzi, mi viene l'orticaria a sentire pure difenderla e chiamarla tale....

    saluti,
    Anila Resuli

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  16. ringrazio tutti per per qusto dialogo, il cui fuoco è inevitabile visto l'argomento vitale. Tutti noi scriviamo per cui facciamo fatica a driconoscere ciò che non è nostra carne e fiato. eppure la verità è plurale, prismatica, come la democrazia. E Blanc vorrebbe essere un esempio di tutto questo. quindi è"politico", prima che recinto delle arti belle.

    a sostegno di quanto dicono Paola e Anila, è anche l'ultimo liobro di Massimo Sannelli, "Scuola di poesia", che ha frequentato a lungo le poetiche "a freddo" di Alessandro Broggi e di Marco Giovenale.

    a sostegno della tesi di Alessandro ci sono moltissimi altri pareri autorevoli, non ultimi quelli di una tradizione italiana che ha nelle neoavanguardie il suo centro.

    un saluto a tutti e benvengano altre riflessioni

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  17. grazie Paola per i complimenti sulle mie poesie apparse su "Poesia".

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  18. Panila - E cosa avete trovato? Non capisco..

    Bronale - La vedi l'ampiezza sterminata di questo deserto? Setacciarlo non è stato facile. Queste dune si muovono e noi ci siamo dovuti inventare metodi di ricerca del tutto nuovi. Guarda queste carte: abbiamo individuato le equazioni dinamiche.. sai cos'è un'equazione differenziale? .. aspetta, coglierai sicuramente il senso dei grafici.. sono belli no? E' in base a questi che abbiamo spedito le squadre a scavare proprio nel momento in cui la copertura di sabbia in quel determinato settore era minima. Ottimizzando lo sforzo, siamo riusciti a mappare un'area molto più vasta e con un reticolo molto più fine di quanto potessimo soltanto sperare.

    Panila - E cos'hanno trovato gli scavatori?

    Bronale - Vieni che ti mostro l'archivio, è uno dei nostri vanti. Dare un senso afferrabile a così tanti ritrovamenti ha ovviamente richiesto l'escogitazione di meccanismi di strutturazione del tutto inediti. Di classificazione, aggregazione o ereditarietà non si parla nemmeno più, fra di noi. Tutto viene riassunto in questo nuovo linguaggio di interrogazione. Qui c'è la bozza del manuale, vuoi dargli un'occhiata intanto?

    Panila - Ma è.. enorme! Ma insomma non puoi mostrarmi semplicemente qualche esempio di ciò che avete trovato? Che so, una moneta, un osso, la dentiera perduta della Regina di Saba?

    Bronale - ehm, forse c'è un malinteso.. tu di cosa ti occupi esattamente, Panila?

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  19. (paola lovisolo) cara polvere10/11/11 09:51

    mi permetto: è necessario si diversifichi il pensiero di Anila ed il mio. Anila dice: - questa non è poesia e l' autore già ci avverte a monte che qui non ci si deve illudere di trovare quello che non c'è - mentre io - per nulla impaurita dall' avallo AUTOREVOLE di figure quali Sannelli e Giovenale :-)) che seguo da un bel po' - esprimo la modesta opinione [che come tutte le opinioni cerca la sua azione senza per questo volere insegnare nulla a chi è già maestro ma nemmeno a quelli che maestri non si sentono] e scrivo tenendo presente anche un mio margine ampio di errore e di confutabilità, che l' operazione broggiana in sé è per me asettica
    poco incisiva rispetto invece ad un uso serio e continuo di critica individuale e soprattutto rispetto ad una difesa culturale di suddetta critica che poi è anche condivisione e scambio. mi ripeto e vi sfinisco magari:-): mi piacerebbe molto leggere ogni tanto appunto una difesa alla critica libera da vincoli amicali che poco aprono gli occhi mentre il più delle volte un evidente poetichese anche scritto da pure importanti e conosciuti poeti viene osannato come la meglio cosa sulla piazza e difeso con armi pesanti. eh. poi leggo altrove che per questo libro sono state composte musiche ad hoc da Gianluca Codeghini... giusto? bisognerebbe e bisogna "ascoltare" tutto insieme dunque e certamente per avere sensazioni a caldo. forse rende altro e getta altra luce sul corpo tutto.
    ciao
    paola

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  20. E' un processo di astrazione Paola, loro son passati all'insieme quoziente e si occupano di classi, non più di esemplari. E' solo per inerzia ed agio sociale che si adopera una stessa parola per attività differenti, ciascuna con i suoi pregi e limiti essenziali.

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  21. Paola, comunque, non ribaltare la questione, però: qui non si tratta di osannare qualcuno gridando al miracolo e oltretutto per questioni amicali, ma semplicemente (e il mio primo commento, che ha innescato il dibattito e iniziava proprio con "di non facile fruibilità, i testi ecc, poneva subito sul tavolo questa questione), di dare ascolto e cittadinanza anche a forme poetiche indigeste (e che infatti hanno suscitato il rifiuto deciso di alcuni commentatori) che difficilmente lo hanno, se non nella cerchia ristretta di cultori, che potrà anche essere tacciata di atteggiamento elitario o snobistico (qualcosa sento serpeggiare anche qui..), ma non inficia il significato di un'operazione come quella di Broggi. Personalmente, mi sento in grado di riconoscere la fuffa dalle cose che hanno un loro valore, e lo sforzo che mi piace fare costantemente, e che sento come una conditio sine qua non della cultura con la c maiuscola, è dare ospitalità, nel mio cervello e nella mia sensibilitò, a stili e forme poetiche-artistiche diverse dalle mie, per cercare di capirle, considerarne le modalità, le origini e gli obiettivi. Poi,la mia poesia non cambia, più di tanto, se davvero "mi appartiene", ma allargare il proprio sguardo mi sembra sempre una cosa vitale. Se no si diventa come quei poeti (e ne conosco di molto recensiti se non addirittura "intoccabili"), che, della poesia altrui, riconoscono e accettano solo quella che gli somiglia, rifiutando a priori tutto il resto. Per carià, liberi di farlo (e poi, è tipico del temperamento artistico-poetico sentire visceralmente qualcosa e negare tutto il resto), ma se vogliamo guardare davvero al di là di noi stessi (ad esempio scrivendo un commento sul lavoro di un altro), allora sarebbe meglio cercare di capire, con curiosità. Per carità, questo non toglie che poi a noi quella poesia faccia schifo, e che lo diciamo. Ci sta anche quello. E ci sta che io non sia d'accordo ecc ecc... Insomma: l'importante è scambiarsi civilmente le opinioni. Scusate la logorrea-sproloquio nella quale mi stavo pericolsamente avvitando. Salut, lp.

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  22. per il sottoscritto è sempre parecchio istruttivo osservare le reazioni alle azioni concettuali di Broggi.
    azioni, come in questo caso, di bonifica (anche violenta, volendo), e quantomai necessarie (come puntualmente attestano in risposta le isterie di quelli che evidentemente scrivono e leggono poesia - anzi Poesia - toccando con mano le palle, pardon: la pelle di Apollo).

    un caro saluto a Stefano e tutti,

    f.t.

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  23. Wow, 24 commenti! (compreso questo, vabbè), l'"azione" di Broggi ha funzionato! Ha innescato altre "azioni"! ;-) lp

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  24. L'asunto di Paola, che prendo a modello degli altri (eventuali e già reali assunti critici) è chiaro: "l' operazione broggiana in sé è per me asettica
    poco incisiva".

    la posizione è legittima se si parte dal presupposto, altrettanto legittimo(è anche il mio, invero), che l'arte tragica sia più incisiva e dannosa per l'organismo falso in cui opera.

    tuttavia, non è l'unica possibilità dell'arte quella di voler essere virale e incisiva. Scrivere sull'acqua, l'arte povera e quella fatta con materiali deperibile ecc, hanno altri obiettivi. Possibile che in poesia (italiana) dobbiamo accettare il modello unico? quello, doppio invero, di Dante e Petrarca: o parlo a nome di tutti (la commedia) o parlo di me come se io fossi tutti (il canzoniere). Possibile parlare con la bocca di tutti per dire il niente che quel corpo è diventato?

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  25. ma perchè gli amici di Broggi scrivono sempre le stesse cose?
    e soprattutto perché sono sempre gli stessi? :)


    ciao Stefano,
    Anila

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  26. vi lascio questa perla di esperimento alla Broggi (sarà contento che almeno vi rimane il riferimento) di un Poeta, sicuramente rimarrà nella storia, come dice Stefano sarà immortale solo perché scritta in 10 secondi...

    eh ma è un esperimento neh, mi raccomando.


    estate appiccicosa
    il vento caldo e sano
    in mare tra le onde
    sogno un altro amore


    inutile dirvi il nome. basta che si sappia che dietro c'è uno studio enorme....di 10 secondi......


    Anila

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  27. (paola lovisolo) cara polvere10/11/11 17:25

    taglio in due il commento che tutto non lo sprende: anche le finestre hanno i loro limiti...

    con Elio concordo in quanto anche a mio parere l' assenza di esemplarità è un grave traviamento a scapito della critica diretta già molto criticata, paradossalmente.
    strano come che quando si tratta di parlare positivo non c'è mai penuria di nomi
    mentre invece quando si tratta di fare esempi di poetichese... boh! tutti si guardino bene dal avanzare perplessità. si adotta la tattica del tuttoastratto salvando capraecavoli non importa se la capra sia morta e i cavoli marci.
    ps: ho visto i lavori di Celant ad esempio suggeriti da Broggi e li ho apprezzati forse sarà perché le installazioni rendono fruibile la complicazione apparente della caduta dell' espessionismo trasformandolo in inespressionismo come denuncia del quotidiano ripetuto e inconsciamente minimalista ma paradossalmente anche in altre forme espressive altrettanto valide all' occhio della mente. è altro però dal lavoro di Broggi che non sfonda (sempre secondo il mio sentire) il muro nel quale viene rilegato. non fa pensare. o l' intento è quello di non far pensare? non mi viene nemmeno da criticarle queste quartine perché sono discorde da ciò che muove l' azione. auspico di essere stata almeno un po' chiara nell' esposizione fin troppo "libera".
    [segue]

    RispondiElimina
  28. (paola lovisolo) cara polvere10/11/11 17:25

    [continua]
    alla Pianzola che ama contare i commenti e quantificare e sottotitolare con wow;-) posso dire che anche in certe azioni critiche su testi poetici - e parlo di critiche che non si limitano polemicamente a sparare a zero sul testo senza un senso esplicativo - sono seguiti ben più di 24 commenti e ti assicuro per nulla diretti a cercare un dialogo ma piuttosto a spazzare via in formazione testuggine l' incauto e ingenuo critico. ecco perché l' assunto che riporta Stefano. l' operazione broggiana non mi sa di nuovo proprio perché ne è pieno il panorama di rappezzi di denuncia contro il poetare-poetichese. poeti come lui dovrebbero usare la loro fama per difendere la convinzione che un onesto impegno critico avrebbe il merito di deponteziare certi ego poetici ad uso della riflessione e dell' umiltà.
    alla Pianzola - dato che in un suo passo che mi riguarda - scrive:
    "Capisco perfettamente le perplessità (per usare un eufemismo) di Paola Lovisolo (le avevo anche precedute nel mio primo commento). Secondo le sue argomentazioni, però (ma come? si fa poesia con materiali insignificanti?), che so, un quadro di Burri, fatto di iuta stracciata e pezzi di cartone sudicio, sarebbe roba da gettare. Oppure i tagli nelle tele di Fontana (ma come? solo dei tagli??), altrettanto."
    se ho parlato di materiali insignificanti era certo in un' altra forma che non quella di cui tu mi accusi. ti invito a rileggere meglio. come ha anche aggiunto Stefano: non vogliamo chiamarla poesia? chiamiamola operazione... eccetera.
    un' altra nota per la Pianzola - mi permetto: ma io non ho parlato di osanne a Broggi ho solo mosso delle perplessità forti sul suo lavoro: le osanne riguardavano le alzate di scudi amicali quando in certi privé poetici si cerca di esprimere una critica contraria al sentire di maggioranza e cioè: gli amici dicono che è bello ed è bello e basta tutti quelli che dicono che secondo loro non è bello sono reietti ed automaticamente stranieri esiliati e pagano cara la consumazione che non è piaciuta. uh. dài. non mi dire che non te ne sei mai accorta. non ci credo no no. ti invito ancora a rileggere meglio. e ancora sul fatto del numero dei commenti... ecco la falla. la quantidicazione. 24 commenti possono essere pochi per qualcuno molti per un altro. certo che è che alla domanda: cos'è la poesia si sta sicuri di sollevare una questione che interessa moltissimo e molto apporto rende alla discussione chi interviene con delle critiche senza pruderie.
    a Stefano: certo che l' arte povera è fatta con cose povere con la differenza che hanno una loro personalissima storia privata e comune però. arte povera lo dice la formula stessa ed è famigliare... ma le quartine in questione non sono fatte con versi poveri ma con poetichese tipo fatto in serie con un programmino al pc che si serve sempre delle solito centinaio ma anche meno di parole... senza storia senza un apice o un declino... l' intenzione dell' azione artistica mi è chiara ma non ha la stessa potenza di un Celant ad esempio.
    e poi... alla domanda finale dico la mia: si renda possibile che tutti usino la loro bocca (e solo quella collegata possibilmente con l' intelletto) per dare ciascuno il proprio parere sul niente di cui è fatto il corpo. si chiama critica, la questione. ma pare morta.
    ringrazio anche io tutti per la discussione
    paola

    RispondiElimina
  29. come già mesi fa su Poesia2.0., Anila, resto sbalordito dalla tua arroganza nei confronti del lavoro altrui, specie laddove venga tirata in ballo la terrorizzante parola "esperimento". se allora si trattava, parole tue, di bruciare TUTTA la non meglio specificata poesia degli anni '70, oggi si tratterebbe di fare una palla di pelle di pollo (giacché sembra si debbano salvare solo gli amici di Apelle figlio di Apollo) della plaquette di Broggi.

    in sostanza, a te la libertà di esprimere opinioni, agli altri ingiunzioni di silenzio puta caso volessero risponderti. continua così, complimenti.

    un saluto,

    f.t.

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  30. Scusi Teti, ma io non la conosco.
    Però mi ricordo bene il discorso fatto su Poesia2.0 e come allora, ribadisco che lei aveva capito ben poco di quello che dicevo.

    Cordialmente,
    Anila Resuli

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  31. Però Paola io non lo considero affatto un “grave traviamento”, bensì una linea di ricerca marcatamente “ortogonale” rispetto al piano corrente. Tutto il sito GAMMM testimonia un’onestà intellettuale quasi scientifica: essi, in effetti, rinunciano a molto, e lo fanno con rigore e trasparenza d’intenti. Il rispetto è assolutamente fuori discussione. E’ vero che la loro perentoria rinuncia a determinate “invarianti” contiene un’implicita (ed a volte esplicita) svalutazione nei confronti di coloro che vi si attardano, ma tener conto di queste condanne significherebbe dover camminare sulle uova - l'opposto dell'arte insomma. Fate cose differenti e basta, non c’è alcun bisogno né di eliminatorie né di azioni comuni fra voi.

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  32. io credo che per far uscire un libro, un autore bisogna prima di tutto chiedersi "perché uno dovrebbe leggere il mio libro?". mi collego alla frase di Elio e mi scuso se mi permetto, quando dice "non c’è alcun bisogno né di eliminatorie né di azioni comuni fra voi". infatti non c'è alcun bisogno di eliminatorie, però c'è bisogno che ogni persona dica la sua.
    io non ho trovato nelle "giustificazioni" di Broggi una giustificazione di poetica giusta, perché non ha parlato della propria poesia e basta, del perché e del come della sua poetica.ma ha espresso la sua poetica attraverso le voci altrui. allora perché uno dovrebbe leggere Broggi se si rifà solamente ad altri? non sono bastati gli altri?
    perché uno dovrebbe comprare il libro di Broggi?
    se l'autore mi sa dare una risposta seria che include ciò che è il suo studio personale, del perché della scelta di un verso piuttosto che un altro, del perché della tematica, della forma, del perché di ogni cosa è SEMPLICEMENTE la sua poesia, io il suo libro lo compro. ma se mi elenca autori da cui si rifà, l'esperimento non sembra null'altro che mero scopiazzare quasi.
    ma non comprendo nemmeno perché agitarsi tanto per dei commenti negativi.
    nessuno può pretendere che la propria poesia piaccia a tutti. nessuno.
    qui addirittura si necessita dell'esercito di amici perché bisogna piacere per forza.
    dai per favore, torniamo alla poesia ché è meglio.

    saluti
    passo e chiudo
    Anila Resuli

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  33. (paola lovisolo) cara polvere10/11/11 19:47

    Elio non mi riferivo a GAMM nè comprendo perché tu lo abbia citato allora mi scuso con te per avere inglobato il mio pensiero nel tuo e comunque se posso permettermi quanto tu scrivi

    "loro son passati all'insieme quoziente e si occupano di classi, non più di esemplari"


    ... a me pare un operazione più tecnica che di sensazione quindi per me è e rimane un grave traviamento per come intendo io un' azione di denuncia... e ritorno perplessa a quanto tu in chiusa scrivi

    "Fate cose differenti e basta, non c’è alcun bisogno né di eliminatorie né di azioni comuni fra voi."

    e pure sul fatto he tu abbia usato il VOI: ma VOI chi? mentre prima hai usato il LORO:) viene da chiedersi LORO chi?e anche se anche tu fai parte di qualche VOI o LORO... a questo punto... sicuramente sì... non si può sfuggire... no? e stiamo de-generando!:-)))
    ciao

    ps: mi accorgo che non è apparsa la seconda parte del mio lungo commento. uh. vediamo se riesco ad inserirlo.

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  34. (paola lovisolo) cara polvere10/11/11 20:02

    alla Pianzola che ama contare i commenti e quantificare e sottotitolare con wow;-) posso dire che anche in certe azioni critiche su testi poetici - e parlo di critiche che non si limitano polemicamente a sparare a zero sul testo senza un senso esplicativo - sono seguiti ben più di 24 commenti e ti assicuro per nulla diretti a cercare un dialogo ma piuttosto a spazzare via in formazione testuggine l' incauto e ingenuo critico. ecco perché l' assunto che riporta Stefano. l' operazione broggiana non mi sa di nuovo proprio perché ne è pieno il panorama di rappezzi di denuncia contro il poetare-poetichese. poeti come lui dovrebbero usare la loro fama per difendere la convinzione che un onesto impegno critico avrebbe il merito di deponteziare certi ego poetici ad uso della riflessione e dell' umiltà.
    alla Pianzola - dato che in un suo passo che mi riguarda - scrive:
    "Capisco perfettamente le perplessità (per usare un eufemismo) di Paola Lovisolo (le avevo anche precedute nel mio primo commento). Secondo le sue argomentazioni, però (ma come? si fa poesia con materiali insignificanti?), che so, un quadro di Burri, fatto di iuta stracciata e pezzi di cartone sudicio, sarebbe roba da gettare. Oppure i tagli nelle tele di Fontana (ma come? solo dei tagli??), altrettanto."
    se ho parlato di materiali insignificanti era certo in un' altra forma che non quella di cui tu mi accusi. ti invito a rileggere meglio. come ha anche aggiunto Stefano: non vogliamo chiamarla poesia? chiamiamola operazione... eccetera.

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  35. (paola lovisolo) cara polvere10/11/11 20:03

    (terza e ultima parte)
    un' altra nota per la Pianzola - mi permetto: ma io non ho parlato di osanne a Broggi ho solo mosso delle perplessità forti sul suo lavoro: le osanne riguardavano le alzate di scudi amicali quando in certi privé poetici si cerca di esprimere una critica contraria al sentire di maggioranza e cioè: gli amici dicono che è bello ed è bello e basta tutti quelli che dicono che secondo loro non è bello sono reietti ed automaticamente stranieri esiliati e pagano cara la consumazione che non è piaciuta. uh. dài. non mi dire che non te ne sei mai accorta. non ci credo no no. ti invito ancora a rileggere meglio. e ancora sul fatto del numero dei commenti... ecco la falla. la quantidicazione. 24 commenti possono essere pochi per qualcuno molti per un altro. certo che è che alla domanda: cos'è la poesia si sta sicuri di sollevare una questione che interessa moltissimo e molto apporto rende alla discussione chi interviene con delle critiche senza pruderie.
    a Stefano: certo che l' arte povera è fatta con cose povere con la differenza che hanno una loro personalissima storia privata e comune però. arte povera lo dice la formula stessa ed è famigliare... ma le quartine in questione non sono fatte con versi poveri ma con poetichese tipo fatto in serie con un programmino al pc che si serve sempre delle solito centinaio ma anche meno di parole... senza storia senza un apice o un declino... l' intenzione dell' azione artistica mi è chiara ma non ha la stessa potenza di un Celant ad esempio.
    e poi... alla domanda finale dico la mia: si renda possibile che tutti usino la loro bocca (e solo quella collegata possibilmente con l' intelletto) per dare ciascuno il proprio parere sul niente di cui è fatto il corpo. si chiama critica, la questione. ma pare morta.
    ringrazio anche io tutti per la discussione
    paola

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  36. Ma come Paola? Alessandro ha fornito, quali coordinate per comprendere il suo lavoro, 6 riferimenti, tutti al GAMMM. Li ho seguiti e vi ho trovato elementi chiari, esaurienti, sufficienti a tracciare un netto discrimine fra "loro" e "voi", dove per "voi" intendo semplicemente tutti i poeti che non adottano i loro protocolli. Poche discussioni mi hanno fornito un quadro così netto per cui non riesco a capire il pathos che si è venuto creando. Ora però, non essendo poeta, penso sia meglio ch'io lasci spazio. Ciao

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  37. Amici, scusate, ma mi sembra che ormai, più che una discussione pacata e "costruttiva" (se Broggi non piace non si compra il libro, è ovvio, e morta là, io, ad esempio, non corro certo a comprarlo) sul cosa è o non è "poetico" (e Stefano ha ragione da vendere sul poetichese che gira in rete specie in Fb!)e sull'estrema difficoltà e complessità della questione (la Valduga ha detto che leopardi non è un poeta, vogliamo linciare la Valduga? Oltretutto vi sono opere poetiche di Leopardi che non somigliano affatto al "Canto notturno", sono impoetiche?), ma mi sembra che purtroppo si stia trasformando in una baruffa tra amiche/nemiche (con altre implicazioni amicali) che davvero non serve a niente. Le vostre personali controversie potreste discutervele in altre sedi. per cui vi saluto, mi sembra che ormai la possibilità di un discorso sereno non ci sia più. Ma ha ragione (ancora) Stefano. i poeti che amiamo e consideriamo oggi e giustamente grandi, immortali, emozionanti, sono stati considerati quasi tutti, al loro tempo dei "fuori di testa", gente che con la poesia nulla aveva a che fare. Teniamolo ben presente, è, ripeto, ad ogni modo, più prudente. Saluti a tutti! francesco sassetto

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  38. Elio... e io ho scritto anche delle tracce e riferimenti forniti da Alessandro su GAMM in particolare Celant e credo di avere anche in qualche modo spiegato la mia personale difficoltà a condividere la sua operazione. il periodo è proprio sotto al periodo che mi contesti quando concordo con te in maniera erronea:-) ma forse ti sei fermato prima... e poi non capisco cosa c'entri con me il pathos dato che mi pare di avere proseguito la discussione con tono tranquillo ed accogliente quanto accogliente è tollerante è questo spazio messo a disposizione da Stefano.. ma forse non ti riferisci a me. ad ogni modo tu spesso ad un certo punto prendi e te ne vai. liberissimo. ma perché? è prezioso il tuo punto di vista e non credo di essere la sola a pensarlo... e anche tu in rete sei stato spesso attore di discussioni piene di pathos... spesso molto accese addirittuta... non vedo dove sia l' horribile colpa se anche fosse:-)
    ciao-
    paola

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  39. Nessuna colpa Paola, per me si è trattato di una discussione stimolante. Soltanto che la mia spia interna della ripetitività (riferita a me stesso, beninteso) si era accesa ed in quei casi vengo assalito da improvvisa continenza :-)

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  40. come ben sapete tutti, è difficile dialogare il rete. a mesembra che questa discussione sia stata interessante, una di quelle che da tempo mancavano qui (e non solo). Credo che, a questo punto, tutti noi abbiamo chiarito la la nostra posizione, portando un po' di luce anche a chi non riusciva a trovarla. Ringrazio tutti anche per lo sforzo di restare nei ranghi, rispettando il pensiero altri. Qualche momento di fuoco è naturale, specie per chi ama la poesia e soffre se la si ritrae nuda o in caricatura o se la si dà per morta, come forse fa Alessandro.

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  41. All'inizio la mia reazione alla lettura di questi testi è stata simile (certo con meno veemenza!) a quella di Paola Lovisolo.

    Sono nuovo allo sperimentalismo e all'arte concettuale (di tanto in tanto frequento il blog di Giovenale), ma dalla mia esperienza di lettore e studioso più tradizionale di poesia mi chiedo: come si può apprezzare a pieno questa operazione e la poesia o non-poesia che ne deriva senza conoscere il dibattito teorico attuale (in questo caso quello su GAMMM)?

    Questo starebbe a indicare che la poesia è ancella del dibattito, sua prodotto, che la sua identità non è più data dalla somma di quello che nei secoli è stato considerato poesia e nemmeno dall'interazione tra poesia e realtà extra-letteraria.

    Leggendo Giovenale invece, sperimentale anche lui anche se in modo diverso, ho l'impressione di una linea comunque alta, comunque riconducibile a una tradizione o ai suoi resti. L'impressione di una voce.

    Un ultimo appunto, tanto etico quanto impressionistico nella sua mancanza di complessità: ma la mimesi del mondo attuale in quella che è la sua (vera o supposta) mancanza di senso, una mimesi che arriva addirittura a destrutturare il senso stesso del fare poetico, da che etica deriva? se il confine tra nonsenso e operazione di corrosione è così labile, così difficilmente percepibile dal lettore non esperto, non si rischia di mettere in luce la svuotatezza del soggetto e quindi, implicitamente e contrariamente alle intenzioni, una sua mancanza di responsabilità?

    A volte, per il pochissimo che ne intuisco, in queste poetiche mi sembra che l'iperconsapevolezza porti all'arrendevolezza, alla rassegnazione del soggetto, e che anzi questa stessa sia tra i presupposti del fare poetico. E' vero che il singolo è irrilevante: ma dov'è il confine tra impegno intellettuale e cinismo/qualunquismo nell'assecondare le cose?

    Forse penso che, dopo il postmoderno e l'abolizione dell'io, la ricostruzione di un "discorso" e quindi di una sintassi siano auspicabili, ma è solo il mio punto di vista.

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  42. @ Paola: lascio a Luisa la parola.

    @ Davide: il dibattito, quando si legge/guarda l'arte contemporanea, occorre seguirlo. Questo è la forma dell'arte nel contemporaneo: il paratesto e il contesto non sono cornice, ma nervo dell'opera, specie quando questa è d'avaguardia. Quindi l'arte non è ancella, ma ganglio di quanto la sostiene. Anche l'arte tradizionale ha bisogno di una rete di senso codificata che la legittimi.

    sulla seconda domanda (prendi il tutto con la leggerezza che un blog può permettersi): se etica è abito (così l'etimologia) l'etica dell'avanguardia è "ribellione", adesione ad un abito diverso, diversamente abile nel racconto del vero, in conflitto, armatura che s'infuoca nel mostrare il vuoto che la sostiene. Una ribellione talvolta ingenua, pascoliana nel rivendicare autenticità.

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  43. @ Stefano, riguardo al suo "@ Paola: lascio a Luisa la parola": non mi sento di dire più nulla a Paola Lovisolo, perchè ho notato una certa sua aggressività, nei miei connfronti, che mi ha procurato una reazione di "abbandono" del dibattito. Quello che avevo da dire l'ho detto, da lei non mi sento capita, e quindi ho ritenuto inopportuno ribattere e continuare. Per fortuna, il mondo, anche quello poetico, è grande e c'è spazio per tutti. Ognuno va per la sua strada, e se ci si incontra, ogni tanto, è bello, se no, pazienza... grazie comunque a tutti gli intervenuti a questo dibattitio, che come dice Stefano si è dimostrato "vivo", e grazie a Stefano, e alla sua umanissima accoglienza, che ci ospita. Buona serata, lp

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  44. mi sembra che la parola tu l'abbia detta. Grazie a te e agli altri ospiti. Sempre graditi, tutti.

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  45. se la Pianzola scambia - e non so se o fa apposta o lo fa veramente - la confutazione senza fronzoli di quanto lei crede di avere capito dal mio commento per aggressività - beh ovvio che alla fine si perde nei suoi volenti o nolenti fraintendimenti:) e le viene a mancare laddove sarebbe stata gradita magari la sua replica perché mi si permetta di obiettare che la mia presunta "aggressività" mi pare un po' una scusa come pure tutto il discorso del mondo poetico vasto dove ognuno ha il suo posticino (al sole? all' ombra?) e menate simili fuori contesto. ma ok. la discussione mi è piaciuta assai comunque. un saluto ancora.
    paola

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  46. si sa che conversare in rete è arduo. La mediazione è sempre una buona strategia.

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