Poesia che pesca dalla luce metafisica di De Chirico, dalla pulizia sintattica di Charles Simic e dallo sguardo scenografico di Magrelli quella espressa in prima che sia autoritratto (Zona 2008) di Pier Maria Galli, autore maturo e pochissimo studiato. Eppure ragioni ce ne sarebbero; a partire, appunto, dall'originalità dello sguardo (che deve molto anche alla nouvelle vague) e dalla particolare tonalità affettiva espressa nei testi, che raggela la scena, delineandone con maggior precisione i dettagli, gli spigoli vivi, lo spazio abitato dalle tracce di un umanità perduta: mano, sigaretta, sedia, caffè, seni, sono infatti segni di una possibilità che non si è realizzata, quella che ambiva alla relazione feconda tra gli uomini, al dialogo fra eguali. Quanto rimane diventa feticcio, che il poeta cataloga e dissemina in uno spazio neutro, dove il gesto della scrittura si fa resistenza all'oblio, veicolo di una voce che entra ed esce dall'immagine, per darle tridimensionalità, e che cerca un'interlocutrice, con la quale tessere l'esercizio del finito quale ripetizione di moti abitudinari eppure necessari a mantenere l'equilibrio, a fingere che il corpo sia un sistema ordinato di relazioni, e che amore e bellezza siano inscritti nel disegno universale.
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pensare alla luce come ad un oggetto.
ma l'equivoco è che sia mattina, e tu qui.
io che scrivo sul lato opposto della scrivania,
dove crescono la fermezza dei giorni,
una sedia rotta, un esempio di donna
e lui che scrive levando le pagine dalle parole.
ma questa mattina sale l'obbligo
di pensare alla luce come ad un oggetto
che ti descrive nel sederti di fronte a me,
in quel luogo qualunque dove i vivi preparano una storia
e le parole di lui rivestono le pagine.
è qui che aspettiamo l'attesa, i corpi dileguati
che improvvisamente ti illuminano
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accade che sia esperienza,
un'infanzia per qualche mattina
tra le mani, l'itinerario meticoloso
di un piede fuori dal cancello,
esaminare la cassetta delle lettere muta,
avere la meglio sul primo sorriso,
quello della beghina delle 8.40, che a fatica
fa scivolare il portone della chiesa
sui cardini riluttanti, rientrare in casa,
accendere una sigaretta, e scriverne
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ma tu scrivile da qualche parte, nel cortile del paese
hanno messo al rogo il prestigiatore e l'uomo
che affittava cucine e la donna che proiettava
frasi d'amore sulle bocche dei bambini conclusi,
mentre l'impiegato alle tue felicità terrene
affiggeva manifesti di tristi spogliarelliste
sui muri riposanti che fiancheggiavano la scena.
ma non basta al trasloco,
alle ore seguenti.
facciamo che inverno sia una parola
fatiscente, un accorgimento fotografico,
come il volto della tua voce, e che tutto resti immobile
dentro quello che vedi.
scrivile dunque le ultime disposizioni del tuo viso
scampate alle fiamme, ad una burocrazia inefficiente,
a quell'abbandonarsi umano
in fondo all'occhio che sembra memoria
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una giornata di sole,
e scrivere frasi semplici.
metti per esempio di descrivere
la luce in fondo alla tua gola
che si versa nella forma elementare
della mia tazzina. oppure
più semplicemente il laconico
comportamento
del primo caffè alla mattina
che inventa gli atteggiamenti terreni
della tua voce proveniente
da seni mai chiariti e bianchissimi,
ormeggiati sul fondo della tua bocca,
quasi fossero le due metà
di un unico sole
che poco prima galleggiava
sopra la nascosta monotonia
delle mie ore notturne
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le nostre dita lentamente, e le mani in una struttura
complessa di accelerate solitudini, la concretezza
di una probabilità su nessuna probabilità, il tema
pallidissimo delle braccia. le A delle nostre gambe
divaricate ed il loro modo di scrivere ti scriverò, i rami
senza traiettoria che cadono dalle foglie, gli indumenti
in un pomeriggio di sole bagnati dal vento, le lingue che
ci percuotono la volta piovosa dei palati, il montaggio terreno
di una sera bianchissima, i polsi analfabeti che si raccomandano
alla pelle delle labbra, un'opera d'arte mai presa in
considerazione che assume la ben nota forma
della nostra bocca, senza precedenti e lentamente
[l'azzurro del cielo]
cielo coperto, scrisse
e disegnò delle persiane,
poi disse alla donna:
"vedi? immaginiamo che piova
e che sotto il mio disegno
esista davvero una finestra.
e ora l'apriamo"
[a tempo di cosa]
scriverti in modo semplice ed oggettivo
la forma di un balconcino in ferro battuto
che sporge in piazza ragazzoni ad orta
alle 9.45 di giovedì 12 luglio 2007
mentre di fronte a lui
ma considerevolmente più in basso
siedo ad un tavolino con di fronte
un caffè una bricche e l'autobiografia di beltrametti
pubblicata dal Museo d'arte di Mendrisio nel 1999.
occorreranno mesi.
inizio domani
Pier Maria Galli è nato nel 1962 e risiede a Orta San Giulio (Novara). Ha pubblicato su diverse riviste tra cui Fiera, Il Segnale, Bloc Notes, Alla Bottega, ecc. e nell’antologia Discorso Diretto (Ed. Canova). Le raccolte: Indizio (Ed. TAM TAM, 1987), Dilogia (Ed. del Leone, 1987), La parola, oltre i segni (Ed. Forum/Quinta Generazione, 1988), L’istinto delle cose (Ed. Forum/Quinta Generazione, 1989), Basso paesaggio (Quaderni di Poesia del Gruppo Fara, 1989), Di un tu e quasi noi (Ed. del Leone, 2005) e Ottanta piccoli studi da lavandino (Ed. I figli belli, 2005).
Ho sempre adorato la poesia di Pier. Riesce ad esprimere con i gesti di tutti i giorni, degli stati d'animi profondissimi. Leggerlo oltre a darmi una profonda serenità, innesca in me l'impulso di scrivere...è affascinante fino all'osso!
RispondiEliminaComplimenti a Pier e a Stefano per avergli dato una finestrella anche qui... :-)
hai ragione: semplicità che diventa veicolo di conoscenza e semplicità della conoscenza.
RispondiEliminagugl
Anche io devo molto a Pier, illuminatore di lavandini. pone luce in un scene minime, mostra lo spazio nascosto nel guscio di una noce.
RispondiEliminaAlessandro Ansuini
Pier dovrebbe essere più presente sulla scena poetica italiana, anche fisicamente. Anzi: soprattutto fisicamente. La rete non basta.
RispondiEliminagugl
Pier è uno dei primi autori che ho incontrato e amato in rete.
RispondiEliminaLa sua poesia così rarefatta sconfina le cose oltre la forma, le dissolve muovendole sopra i corpi le ansie i gesti, aprendo lo spazio a un ultraspazio fatto di inverosimili distanze che si assottigliano fino a annullarsi. Così può succedere che il tempo di ora divenga il mai o un sempre, ugualmente irrisolvibile, necessario, e dove l'io può attraversare il tu diventare *un quasi noi*.
Pier - la sua poesia - è quasi sparita dalla rete, oltre a non frequentare la scena poetica come dici tu Stefano.
E' una grande tristezza.
Credo che lui incarni la sua poesia più di qualasisi altro poeta io conosca.
Ciao Pier. Ciao.
Ciao Gugl (poi ti devo scrivere, abbi fiducia :)
ho conosciuto sempre molto, troppo poco della poesia di Pier Maria Galli, anche se è un nome che ho più volte annotato per ritornarci su. sono contento di averne adesso un'altra occasione che non ho intenzione di lasciarmi sfuggire. mi colpisce questa scrittura piana, senza artifici apparenti, eppure così piena nel nutrirsi di persone e cose, nel dirne come si dovrebbe fare sempre. trovo che questa sia gradissima poesia, molto matura, misurata senza essere controllata, consapevole e a suo modo umile.
RispondiEliminagrazie a Pier per la sua scrittura, e a st, come sempre.
francesco t.
umile nel senso migliore ovviamente, che non si dà arie, ma semplicemente si basta. meglio specificarlo.
RispondiEliminaciao.
francesco
mi fa piacere trovare Pier Maria qui, mi piace molto, lo scrissi pure l'anno scorso nel mio ex blog di noticine di una finta critica. approfitto Pier per mandarti un saluto, se leggi, ma spero di sì. e uno a tutti voi. ciao antonella
RispondiEliminaringrazio tutti.
RispondiEliminaa volte penso ma sempre più convinto che la poesia non sia parte insostituibile e duratura della nostra vita ma una forma di vita che può durare quell'istante di una visione, di una perplessità, di un'intuizione, di una cruda investitura di concretezza... insomma quell'istante che è una vita intera ma che poi scompare in ciò che di noi rimane e seguita ad esserci. poi a volte riaffiora in una diversa forma di vita. e così via.
militantemente potrei dire che è l'antiprofessione della poesia, ciò in cui credo, quello che amo, quel cielo che rimane per un attimo coi piedi per terra.
il dilettantismo di una miracolosa diversità.
tutto qui.
gugl bentornato, stai pensando di raccogliere le pagine del blog (o almeno le selezioni dei poeti, con i tuoi cappelli) in formato .pdf? si tratta per la massima parte di scritture fuori dall'orbita canonica e anche di quella webbica, per cui renderesti un gradito servizio ai lettori, aficionados e non del tuo spazio virtuale. ciao. ---giusco---
RispondiEliminaringrazio anch'io tutti per i contribuiti critici che avete lasciato. Lo sapevo che Pier Maria Galli è persona molto amato da alcuni lettori della rete. Parlai dei suo blog più di un anno fa su Tellusfolio. Preparando l'articolo, mi accorsi subito delle relazioni che Pier era risucito a tessere, con garbo, da signore.
RispondiEliminaa Giuseppe, che ringrazio per l'implicita offerta, dico che sto preparando un libro di saggi che raccoglierà cose uscite su rivista negli ultimi 7 anni e altri testi inediti. Il libro, che dovrebbe uscire nel maggio del 2009, conterrà anche una selezione di autori blanchiani.
copio e incollo gli interventi di Anila e Alessandro Ansuini.
RispondiEliminaper quanto alla presenza fisica in dcerti salotti o reading dello stivale. per me è una delle voci più interessanti conosciute sul web. non c'è dubbio.
frequentare salotti e reading (presenza fisica dici Stefano) amplierebbe di certo la schiera degli estimatori, o degli invidiosi, ma poi?
può bastare per la redenzione artistica?
un caro saluto a tutti,
red
"per quanto alla presenza fisica in dcerti salotti o reading dello stivale" era da cancellare...
RispondiEliminanon va letto.
red
"rendenzione artistica": la poesia è dannata almeno dai romantici. il poeta non può sperare altro che questo: un passare inesorabile con il minore danno possibile per il suo equilibrio psico-fisico.
RispondiEliminagugl
se è come dici te " il poeta non può sperare che in un passare inesorabile con il minore danno possibile per il suo equilibrio psico-fisico",
RispondiEliminami sa che allora il caro Pier se ne resta nella sua camera a vista sul lago d' Orta...(decisione già presa prima dei nostri interventi)
ciao
so che il tuo Gugl era un consiglio spontaneo e fatto col cuore...
RispondiEliminar.
trovo che l'evocazione di Franco Beltrametti in "[a tempo di cosa]" e il modo temporeggiatore con cui è introdotta sia davvero più d'una semplice eco in questi testi
RispondiEliminae se la poesia non è parte insostituibile e duratura della nostra vita, come dice Pier (già mi viene da fermarmi alla prima parte del nomecognome, con quella sfacciataggine verso sconosciuti che nel web indica moti di sincera simpatia), vuol dire che prevedendo una mia temporanea assenza dal web non mi perderò *tutta la poesia del mondo*
però la bellezza si cerca sotto molteplici forme, anche *fuori dalla divina grazia* dei poeti, e non scorra giorno senza cercare di coglierla - è il grande insegnamento implicito che mi è giunto, guarda caso, dal diario "Futuri impensabili" di Brian Eno (Giunti 2007 - ed. orig. "A Year With Swollen Appendices", Faber&Faber, London 1996)
Mario Bertasa
caro Red, la mia frase non era per provocare una tua reazione (ho molto apprezzato la tua presenza qui, che è assai rara ultimamente), ma semplicemente per ribadire che nessuno, tranne il poeta e il raro lettore, ha interesse a che la poesia sopravviva. non conosco nessun poeta che freqeunti i salotti (ma solo perché non è invitato) e i reading sono comunque una tradizione che ha, almeno, un suo signifcato sociale (e che servono per la socializzazione).
RispondiEliminaCaro Mario, mi chiedevo dov'eri finito! hai ragione sulla poesia che citi: è una dichiarazione di poetica, come quasi tutti i testi di Pier.
io credo che i salotti e le letture in pubblico servano a ben poco al poeta, semmai servono ai pochi "lettori/ascoltatori" della sua poesia. il poeta, quello vero, ha solo bisogno dell'isolamento per vivere al massimo la poesia.
RispondiEliminacondivido in pieno l'atteggiamento che pier ha preso per salvaguardare la sua poesia. non serve che lui esca allo scoperto 365giorni l'anno in blog e fuori da internet per farsi leggere. i suoi libri ci sono, la sua scrittura anche, è questo l'importante. il numero di lettori non stimola più di tanto. è semmai la ricerca personale che dà gli input per continuare a scrivere.
imho
quello che scrivi, cara Anila, è ragionevolmente convincente. io credo tuttavioa che il poeta, appunto in quanto egli non coincide con la ppropria poesia, debba esporsi. ciò, naturalmente, non giova alla sua poesia, ma alle persone che hanno l'opprtunità di conoscerlo, di scambiare con lui opinioni sulle cose che ci interessano.
RispondiEliminagugl
prima di ogni cosa il poeta deve vivere. mi chiamano a casa e mi chiedono a che cosa sto lavorando, che cosa ho vinto, che cosa sto pubblicando e con quale casa editrice, che lei ha vinto questo e quello, sta lavorando a questo e quello, pubblicherà nel 2011, nel 2012 e anche nel 2013, e lei?
RispondiElimina- rispondo niente, ma perchè dovrei dirglielo?
cos'è questa poesia? una gara a chi è più strnz? ecco cosa non sopporto della poesia questo arrabattarsi di certi poeti, questo sgomitare. scusate l'OT. bravo Pier che sei poeta. antonella
brava antonella, ben detto!
RispondiEliminagugl
Ecco Antonella, è quello che provo anche io...grazie per averlo scritto!
RispondiEliminasono d'accordo in tutto con Antonella, con la differenza che a me non chiamano a casa:-)
RispondiEliminafrancesco t
un complimenti rinnovato affettuoso al prufrock
RispondiEliminaogni volta che capita di leggere Pier - è un miracolo.
RispondiEliminaE quando il miracolo non accade - personalmente me lo vado a procurare nella sua tana.
Perchè di miracolo si tratta - la sua poesia.
Un miracolo uguale uguale all'acqua.
Si pensi a come è assolutamente impossibile perderne una sola goccia!
C'è da averne sete .. da dissetarsene.
Ogni parola è unica goccia - eppure imprescindibile dall'oceano a cui torna. O da cui viene.
Per questo - l'idea del lavandino è qualcosa che meglio non poteva rappresentarlo.
A me la sua poesia - fa letteramente impazzire.
Be' Gugl, non mi "proponevo" (voler fare le cose con metodo, dando un valore aggiunto al tuo lavoro, sarebbe una fatica non indifferente e in questo periodo non posso permettermela), ma visto che hai gia' un approdo, tutto il discorso cade. Buona fine d'anno. ---GiusCo---
RispondiEliminagrazie Beppe, buon anno anche a te!
RispondiEliminagugl
Grazie alla gentilezza di Pier ho avuto modo di ricevere il libro da qualchegiorno e di leggerlo. non ancora di sedimentarlo, dunque le mie sono solo "Prime impressioni". concordo, e non ne dubitavo, con la presentazione di st, che sottolinea l'originalità e questo raggelare la scena che anche a me ha ricordato Magrelli come attitudine, non come imitazione. quello che colpisce è come il piano razionale si intersechi con quello emotivo, e dove il primo raggiunge a volte una conclusione, il secondo sembra quasi rimanerne spiazzato. un gran bel libro, e un gran bel percorso.
RispondiEliminagrazie a Pier e grazie a st.
francesco t.
per me Pier dovrebbe essere più presente nel giro poetico: avrebbe modo di farsi leggere,di farsi apprezzare.
RispondiEliminaciao!
gugl
dopo una "fisiologica" pausa,
RispondiEliminatrovo qui due dei migliori libri
del 2008
.questo di pier e quello di tomada
.due perle
ciao, stefano :)
.toninovaan
imparato molto
RispondiEliminaLa ringrazio per Blog intiresny
RispondiEliminaLa ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
RispondiElimina