lunedì 9 aprile 2007

Tiziano Salari


Questi inediti di Salari, scritti tra l’ottobre 2005 e il giugno 2006, proseguono il suo viaggio alla ricerca del senso dell'essere, fra castità e terrore, fra la libertà sovrumana del divino e l’improvviso squarcio di luce nel cupo abitare terrestre. Attraverso una poesia che condensa l’astrazione in figure, Salari ci accompagna fra le fresche radure della Primavera leopardiana dove “ninfe… castissime” si bagnano nell'ora di Pan, in quel meriggio che è massima luce ma anche prossimità, per gli umani, con l'improvviso della morte. Eppure, sembra egli suggerirci, la morte non può essere l’ultimo viaggio, se davvero a muoverci è “la nostra disponibilità risorgente”, il solidale moto della vita verso “la piega verde” delle cose e la memoria (fra i moderni, foscoliana) dei defunti. Che cosa spinge infatti l’uomo a conservare traccia dei viventi e a sperare l’altezza, malgrado la storia sia un percorso disseminato di macerie, se non una sorta di energia sovrumana, che ci governa - o, meglio ancora e secondo la prospettiva spinoziana - alla quale siamo consegnati? Come il bambino freudiano supera il lutto per la perdita della madre (invero solo momentaneamente assente ma, per lui, perduta per sempre), gettando e riavvolgendo un rocchetto, così il poeta aduna a sé il paesaggio, ordinando nella scrittura i “campanili e i battelli oscillanti nella nebbia”, per "l'inganno consueto", direbbe Montale, un inganno necessario, tuttavia, a patto che la pienezza del mondo sensibile trovi nell’“oblio”, nel vuoto, nel "grande nulla" (utero e patria in Dino Campana) il suo compagno nuziale. Mi sembra stia in questo vorticare assediante di felicità e angoscia, di eros e thanatos, di comunione e solitudine la formula (tragica) salariana alla comprensione dell’essere, in un misto di gratitudine e incredulità.


da Il fruscio dell’essere
sez. omonima

8

quello che un poeta
finge a l’occhio
interiore, le ninfe
ai prati nelle castissime
abluzioni, oppure
Narciso evocato
alla fonte del terrore



11

e l’invisibile,
sfiorando l’ala
della collina, nel bianco
tumulto di un
assedio vorticando,
appare, dispare
la piega verde
la radura
della felicità



16

e si dovrebbe non credere alla morte
come all’estrema forma di esistere,
obliando le pungenti ansie ricurve,
e la costellazione dei nomi defunti,
la nostra disponibilità risorgente
a raccogliere il sasso caduto,
nel vento sottile dell’autunno
chiedendo alla dorata luce di resistere


18

essere bilingue, multilingue,
disorientato e
straniero nella propria lingua
in una sola lingua sradicato,
e su ciò, di cui si va parlando,
nonostante l’indicibile
nella notte di buio senza fondo
odore di neve e calicantus


dalla sezione –Due cani

FESTE DI SCRITTURA

come un bambino arrabbiato scaglia in terra il suo giocattolo
e poi lo richiama per controllare l'angoscia,
e nell'alto del seggiolone trascorre i giorni nebbiosi da re,
ma ricchi di godimento quando succhia il seno materno,
il latte puro fornito sontuosamente dalla montata lattea,
e lei sorride estatica componendo il quadro Madonna con Bambino,
nel tempo carico di terrore in cui tra l'essere e il non essere
il confine è leggero e l'Ombra si stende sulle tenere membra
dell'infante usurpatore, già Edipo e assassino del padre
prima di saperlo,

così egli allestisce feste di scrittura
pallida con la mano tremante
nel paese che ha d’intorno un lago di viola
e l’angoscia preme ai confini coi tratti di una scure
legata a un dito col filo dei campanili e i battelli
oscillanti nella nebbia pungono il desiderio di penetrante
memoria nella disfatta primavera di un corpo
nel gorgo del malessere necessario per intingere
nel calamo il vino della memoria e dell’oblio



LE MUSE VELATE

e la piaga velata del riconoscere
intanto che le Muse sfioriscono
i travestimenti del limite, la nebbia
fittissima che avvolge il prevedibile,
fino alla vertigine del distacco, all’accenno
di sfacelo
un giorno di totale ammassamento
cederà al fato e potrà dire lutto
e gioia significavano le lacrime
nei laghi di silenzio brunito

districa il nodo della perplessità
dirimendo i palliativi e le levità
gli inconfessati limiti
che ingombrano la via al Tutto
quando intuitivamente notturna febbre
lacera le maglie
e il disvelamento nutre di sé
nebbiosamente gli orli del sentire
nel tempo voltato
all’indietro per screpolare il futuro

e freddo: specchio alla mente:
intanto che i nomi si sfaldano
in una continua conversione,
questo disloca, l’infinito
trasmutare del senso
precluso, dilapidato
tutto
nel gremito reliquiario


Tiziano Salari (1938), saggista e poeta, vive a Verbania, sul Lago Maggiore.. Tra i suoi libri: per la poesia, Grosseteste e altro (1983), Alle sorgenti della Manque (1995), Strategie mobili (2000), Il Pellegrino Babelico (Premio Montano 2001) Versus (2003), Quotidianità della fine (Premio “Capoverso”,”Città di Bisignano” 2004); per la saggistica, Il grande nulla (1998), Le asine di Saul, 2004, Il grido del vetraio (in collaborazione con Mario Fresa, postfazione di Flavio Ermini), 2005, Sotto il vulcano. Studi su Leopardi e altro (2005). Ha pubblicato su varie riviste saggi su la poesia di Antonia Pozzi, Vittorio Sereni, Cristina Campo, Federico Tozzi, Giorgio Caproni, e ha approfondito particolarmente il rapporto tra poesia e metropoli con saggi su Pietroburgo, Manhattan, Trieste, Torino, Milano, Venezia. Sul sito http://www.fogliospinoziano.it/ si trovano alcuni suoi scritti dedicati al filosofo olandese.

28 commenti:

  1. Eterea, come di aria e di essenza.
    Sembra l'abbandono a se stessi, in se stessi.
    Ci sono passaggi che immobilizzano, come "nella notte di buio senza fondo" ..
    Grandissimo

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  2. non conoscevo questo autore. ha un linguaggio un po' stanco e scontato in alcune parti. in altre meno. dovrei approfondire per parlare della sua poetica in genere. parlo quindi delle poesie proposte qui.
    ciao stefano

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  3. grazie a voi per il commento.

    Anila: "stanco" in che senso? "scontato" intendi già letto altrove?

    gugl

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  4. Uno dei pochi maestri in circolazione. In tutti i sensi.

    fm

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  5. "stanco" nel senso un po' poco denso, quasi lasciato al caso più che alla cura fitta. preferisco forse un linguaggio più teso. il rimando alla natura costantemente sembra non ricercato ma sembra quasi una resa: come se i versi non prendessero forma ma si arrendessero alle parole, rendessero le parole effimere e appittissero il senso.
    forse amo un altro tipo di scrittura più forte.
    questa è descrittiva fino all'osso.
    preferirei qualcosa di più snervante e snervato.
    però ovvio ripeto che non conosco altri testi di questo autore e magari cercherò.
    parlo alla base dei versi proposti qui, nella mia totale ignoranza del resto.
    e spero la cosa non crei fastidi (come di solito accade) perchè lo dico nella mia totale "ingenuità" e "bontà" della cosa.

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  6. Anila sei stata molto chiara. Grazie.

    gugl

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  7. Anila, il mio commento non era assolutamente in relazione al tuo.
    Nessun "fastidio" di nessun genere, per quel che mi riguarda. Anzi, è sempre un piacere leggere quello che scrivi.

    fm

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  8. oh no non era riferito a nessuno qui quel commento.
    era un dire generico visto che su questo blog spesso e volentieri si finisce per "beccarsi" a vicenda.
    e non vorrei mai causare fastidi.
    tutto qui.
    un sorriso,
    anila

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  9. cara Anila, quando le osservazioni critiche sono motivate (e le tue mi sembra lo siano) nessuno si deve vergognare. Provo a sentire Tiziano se ha voglia di intervenire.

    ciao Francesco.

    gugl

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  10. certo, sarebbe una buonissima cosa ci fosse l'autore. ci si potrebbe chiedere il perchè di questa "resa", di questo "abbandono" al caso.
    e che volto ha per lui la natura nella sua poesia?che immagine incarna?a volte sembra benigna e a volte maligna quindi non riesco veramente a percepire se è il poeta scosso dalla natura o la natura scossa dagli stati d'animi del poeta.
    sarebbe bello se lui potesse darmi queste chiavi di lettura.
    grazie,
    a.

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  11. ambasciator non porta pena. Tiziano Salari, via e-mail, invita Anila, per superare le "difficoltà di capire le bellezze poetiche, soprattutto quando s'incontra un autore per la prima volta", di leggere l'operetta morale leopardiana "Il Parini ovvero della gloria".

    c'è una difficoltà reale, nei poeti, a dialogare con il pubblico, specie quando quest'ultimo prende la parola. Credo che, invece, lo scambio alla pari sia necessario se vogliamo davvero che la poesia scenda nella comunità e spezzi il pane e offra il vino.

    gugl

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  12. sulle "bellezze poetiche" avrei un appunto: tutto è soggettivo :-)

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  13. comunque la difficoltà si incontra solo quando i due sono in disaccordo stanne certo stefano.
    devo dire che la risposta mi deluda.
    sono però convinta che il primo approccio con la poesia è molto più sincero di uno secondo o terzo dove si cercano di dare delle risposte anche se non ci sono in una poesia, in modo persino forzato.
    imho
    gentilmente :-)

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  14. non conosco molto la poesia di salari, mi esprimo per quelle che ho letto qui stasera, cercherò in futuro di approfondire la conoscenza, devo dire che si avverte questa ricerca del senso dell'essere, del morire - n. 16 - e del senso del morire, dello scrivere per lasciare traccia di noi - feste di scrittura -
    intanto che i nomi si sfaldano
    in una continua conversione,
    questo disloca, l’infinito
    trasmutare del senso
    precluso, dilapidato
    tutto
    nel gremito reliquiario

    mi piace. si può dire mi piace? saluti antonella

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  15. cari tutti, forse Tiziano oggi interverrà. Intanto - da parte mia - sono graditi altri commenti.

    gugl

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  16. credo che ciascuno interpreti in base a criteri che ha in mente e su questa base tutti i giudizi rispecchiano la soggettività di ciascuno di noi. Non esistono più sistemi simbolici e stilistici condivisi.. E ciascuna individualità di poeta va inquadrata nella sua poetica, come dice bene Anila che, mi auguro voglia conoscere meglio il mondo poetico di Tiziano Salari... A questo proposito vedi Tellusfolio...A presto

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  17. anch'io mi auguro che Anila insista e non abbandoni la presa.

    gugl

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  18. ah, credo che il commento delle 12,21 sia di Tiziano.

    gugl

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  19. Be', natura sì, ma questa è poesia che s'infolta! Accipicchia!
    Di Salari avevo solo letto lo splendido scritto su Come a beato confine.

    Come poeta mi sembra abbia la stessa marcia...

    Quando si riesce ad essere dannatamente attuali, adusi agli smottamenti e ai terreni sdrucciolevoli, in un dialogo fitto con i classici, cos'altro si può chiedere?

    (Tuttavia la posizione di Anila è legittima: se si è sintonizzati su frequenze diverse è lecito non trovare interessante un autore)

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  20. credo anche io infatti che il mondo della poesia, voglia o no, marci su corde totalmente soggettive e criteri molto personalizzati. il seguire o meno un genere di poetica porta ad un affinarsi diverso del verso in ognuno di noi.
    appena ho la possibilità cercherò altro di Salari, certamente.

    a rileggervi tutti,
    a.

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  21. platone non sarebbe d'accordo :-)

    gugl

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  22. tutti i commenti sono interessanti e in quanto autore non posso che arrendermi alla sensibilità e al gusto di ciascuno...
    non amo molto la natura, che è per me capital carnefice e nemica
    se qualcuno vuole approfondire mi scriva:
    Tiziano Salari
    Viale San Giuseppe, 19
    28921 Verbania Intra (VB)

    mail: baruch2005@alice.it

    grazie a tutti e in particolare a Stefano

    Tiziano

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  23. ma noi siamo all'avanguardia :-p

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  24. Certo dire che i testi qui proposti mi piacciono non basta, però mi assolve dal fatto di non aver letto l'operetta morale leopardiana :)
    Scherzo, ovviamente, e più approfonditamente non concordo con Anila, e questa è cosa strana, perchè in genere viaggiamo sulle stesse lunghezze d'onda.
    Ho apprezzato invece molto questi testi, specialmente il primo nel quale mi ritrovo come in specchio della bocca; nel senso di sradicamento, nell'idea di resistenza e fine o sfinimento, di vorticosità, nel baluginare di un forma possibile di felicità. Esaltante quel verso:"e si dovrebbe non credere alla morte/
    come all’estrema forma di esistere".
    I testi mi piaciono anche musicalmente, per la scorrevolezza del leggere e il ritmo soprattutto nel verso breve, probabilmente più vicino al mio respiro.
    Bella l'immagine del bambino che gioca con giocattoli al filo, del quadretto/nutrice, dei paragoni di rassicurazione e nutrimento vita in contrapposizione all'angoscia, che è nell'impasto umano per inevitabile natura, alla quale si può reagire anche per filo legato al dito di scrittura.
    E bello pure ed anche da me preferito a mio dire per la forma (ritorno al verso breve) il brano seguente "le muse velate".
    Quel suo indagare nel concetto di origine e infinito.
    Insomma i temi toccati da questa poesia mi toccano tutti, incluso il senso della tragicità e quelli che non accenno per evitare di allungare eccessivamente il mio intervento.
    Complimenti all'autore ed anche a Stefano per l'introduzione di commento che mi sembra porre in luce perfettamente il sentire/pensiero che la lettura delle poesie suscita.

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  25. mi fa piacere questa risposta del poeta.
    un saluto,
    a.

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  26. leggo ora ali.
    meno male che abbiamo le nostre "diversità" se no, ci si scambierebbe tutti l'un l'altro e sarebbe cosa monotona. così almeno un po' di "nuovo" ci sarà sempre.
    ciao ali,
    a.

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  27. apprezzo molto che Tiziano abbia dato l'opportunità ai lettori di scrivergli. E' un mesaggio forte di come la condivisone richieda tempi lunghi, passaggi ripetuti, che la forma-blog non consente.

    Ringrazio tutti per la partecipazione (che è comunque sempre aperta).

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