*
L'anno ha pochi giorni perfetti.
Non ci lascia mai incolumi la divinità felpata.
Noi la subiamo come l'eccessivo caldo
o il troppo freddo.
Nel corso passano senza freno i dagherrotipi
della nuova eleganza e ci portano via
le donne e la vita.
*
Che altro di strabiliante chiedevo per me,
da lasciarvi tutti così sorpresi e non piacevolmente,
niente che già non si sapesse e di cui si fosse
taciuto e da tanto.
Altri, della passata generazione, direbbe
che il corteggiamento riesce e
del resto chiedere pista e circuire
non è difficile; io nemmeno immaginerei
la morte senza rima come un verso libero.
*
Vorrei fare una lunga vacanza nella terra.
Mie notizie penerebbe il vetro del mare o qualche animale
dal mugugno impigliato nel trabocchetto del buio.
A chi volesse trasmigrerei nelle stagioni intermedie
il fresco dal mio sottocutaneo (la terra
si raffredda più presto del mare), risolto
nel minerale, spesso in simbiosi col vegetale,
assoggettato in altra specie dall'acqua che disperde
in più sciolto da ogni esperimento di corporeità.
*
Forse l'eterno è in questo dormiveglia
di calce mista a biacca senza bagliore,
che elude in inganno ogni virile
aspettazione. Piè Veloce non agguanta
la sua tartaruga né noi il tratto esiguo
d'una giornata.
Vorrei questi versi riversi come un cane
che si abbandona all'agonia.
Remo Pagnanelli è nato a Macerata il 6 giugno 1955. In ambito critico ha pubblicato una monografia sull'opera poetica di Vittorio Sereni, La ripetizione dell'esistere (Scheiwiller, Milano, 1980), una lettura di Fabio Doplicher poeta, Figure della metamorfosi in Fabio Doplicher (Di Mambro, Roma, 1985), ha curato (insieme a Guido Garufi, col quale ha fondato la rivista Verso) l'antologia Poeti delle Marche (Forum, Forlì, 1981).
Per la poesia ha pubblicato le raccolte: Dopo (Forum, Forlì, 1981); Musica da viaggio (Olmi Editore, Macerata, 1984); Atelier d'inverno (Accademia. Montelliana, Montebelluna, 1985). Il 22 novembre 1987 si è tolto la vita.
Postumi sono usciti: in poesia, Preparativi per la villeggiatura (Amadeus, Montebelluna, 1988); per la critica, Fortini (Transeuropa, Ancona, 1988) e Sludi critici -Poesia e poeti italiani del secondo Novecento (Mursia, Milano, 1991) a cura di Daniela Marcheschi.
be', che dirti: che fortuna! a me successe una cosa simile in una libreria (italiana) di madrid, trovai "Elemosine eleusine" di Beppe Salvia. Remo Pagnanelli è davvero un grande poeta anche nelle sue 'prime' prove. bello ricordarlo e forse addirittura 'doveroso', un altro mezzo dimenticato delle nostre care lettere.
RispondiEliminaun abbraccio
alessandro ghignoli
Per fortuna, Salvia ultimamente è stato rimesso in gioco. Anche Pagnanelli, in qualche antologia,si trova. ci vorrebbe ora un libro (come con Salvia) che radunasse le opere.
RispondiEliminagugl
mi fa sempre questo effetto disarmante quando qualcuno si uccide. d'un impotenza tale. quando lo fa un'artista si vede in quell'estremo l'atto più intenso della propria arte. lirica o pittura che sia. non lo so. forse è macabro. ma io credo in certi versi, perché concepiti da uomini e donne capaci di arrivare a... e di trovare il coraggio di uccidersi... perciò versi superiori. sarà una profonda sciocchezza.
RispondiEliminaogno volta che leggo di un poeta vado subito alla bio per vedere se è morto suicida. mi dico sempre speriamo di no. ci sono studi in merito? ciao stefano, buona domenica a.
RispondiEliminaGiò Sannino, mi dispiace ma dissento dalla tua idea.
RispondiEliminaE in linea generale dissento da qualsiasi atteggiamento di "ammirazione" per chi ha "il coraggio" di negare la vita. E pure dall'idea di considerare il suicidio una sorta di imprimatur della verità della poesia di quel dato autore.
Quando il coraggio ci vuole pure e soprattutto per vivere.
Ogni volta che leggo di un poeta suicida, e ce ne sono, provo compassione, penso se mai arrivrò a quel punto di disperazione,penso al coraggio immenso che richiede vivere, affrontare ogni giorno fino alla fine. Il coraggio di morire è quello di un momento, un po' come nascere o partorire. Quello di vivere ha bisogno di costanza e forza nel tempo ed ogni giorno vissuto nella noia o nella gioia, nella disperazione o nel dolore è un atto di speranza.
beh, il suicidio è un atto vitale, uno scarto improvviso, un gorgo, qualcosa che sta dentro di noi sin dal principio. La scommessa della poesia non sempre lo placa.
RispondiEliminagugl
alivento no, la mia forzatura, in effetti, non puntava ad ammirare il suicidio. forse proprio a compatirlo, sì. quello che intendevo, però, è che dev'esserci una tale... agonia, un tale livello di sofferenza per arrivare a pensarci in modo compiuto, fino addirittura a farlo, che io penso: se quell'agonia, prima di tramutarsi in suicidio, è passata attraverso i suoi versi. allora che immensa forza avranno tali versi?
RispondiEliminaritorna il tema e la critica al suicidio. in passato non solo il suicida non entrava nel camposanto (Ofelia!) e in chiesa da orizzontale, ma se ancora verticale, veniva messo in galera e processato per tentato omicidio (della persona propria). mi sento d'accordo con la seconda imputazione.
RispondiEliminaero io. erminia
RispondiEliminaciao Erminia, piacere di risentirti.
RispondiEliminagugl
Caro Stefano,
RispondiEliminagiunto finalmente in questa meravigliosa oasi di poesia (e di silenzio, dove cioè si può stazionare per rinfrancarsi nonostante il cicaleccio internettiano), mi corre anzitutto l'obbligo di ringraziarti per le belle parole spese a riguardo di "Come all'origine dell'aria". Poi - nel notare con compiacimento la presenza, tra i tanti poeti, dell'a me carissimo Lorenzo Pittaluga - volevo segnalare anche agli altri amici che un'opera omnia della poesia dell'amico Remo Pagnanelli era uscita per i tipi del Lavoro Editoriale che, tuttavia, l'aveva distribuita poco e male. Ce ne occupammo io e Sabina, la sorella di Remo, in occasione della mia ultima rassegna estiva di poesia a Macerata, donandola a tutti gli ospiti che vennero (erano, se non ricordo male, 84). Ora, con Sabina e Guido Garufi, stiamo pensando a dove ripubblicarla perché abbia la circuitazione che merita. La cura critica del volume era di Daniela Marcheschi. Eccellente anche l'idea di pubblicare le moltissime varianti inedite in calce ai testi editi. Davvero un peccato che di quel libro quasi nessuno - oltre quelli che passarono da noi - sappia niente.
Il tuo lavoro è prezioso, Stefano. Grazie di cuore.
Caro Filippo, se avrò la possibilità di leggere il libro di Pagnanelli, ne parlerò senz'altro su blanc.
RispondiEliminagrazie per belle parole.