giovedì 9 giugno 2011

Cristina Babino



Cristina Babino, ne La donna d'oro (peQuod 2008), sceglie probabilmente Ariosto e Tasso quali  modelli poematici. Questo libro tuttavia, diviso in 9 canti di differenti lasse tra l'endecasillabo e l'alessandrino, non canta "l'arme pietose e l'capitano" né le "audaci imprese" dei cavalieri, bensì la mirabolante e densissima vita di Tamara Lempicka, una delle donne magne del XX secolo per intraprendenza, bellezza e genio. Lo spostamento diegetico che adotta Babino, rispetto al Tasso eroico, è la narrazione in prima persona (la sua capitana dipinge con l'arme sensuali), mentre dell'Ariosto assorbe la rapidità del succedersi scenico, il tratto preciso e sintetico dei ritratti, ma anche il senso di precarietà che pervade il racconto.

La lingua poi, privilegiando l'iperbato e l'anastrofe, adotta l'impianto classicista, virilmente eroico, nel quale tuttavia Babino innesta un destino femminile della dissipazione, della perdita, del godimento, in cui i confini tra vita e arte, tra progetto e caso, vengono meno, incarnandosi nella passione di Lempicka, una via crucis costellata di gloria e limo, di potere e sottomissione, soprattutto nei suoi anni europei. E' questa infatti – da intendersi nell'accezione cristiana e erotica insieme – il vero oggetto di Babino, che si fa racconto di una vita spesa a cercare un centro, tra pittura, amanti e città, all'interno di una civiltà che il centro ha perduto. La Lempicka babiniana brucia il tempo del calcolo, nicianamente s'immola all'eternità dell'istante, trascinando tuttavia con sé ombre e sensi di colpa, che la fanno creatura terrestre, sorella baudelairiana, fatale eppure tenera, capace di riscattare il secolare silenzio femminile con l'unicità delle proprie scelte nell'epoca della riproducibilità tecnica e del conformismo fallocentrico.


Per espressa volontà dell'autrice, non posto alcun testo.


Cristina Babino è nata ad Ancona nel 1976. Vive tra la Costa Azzurra e le Marche. E’ laureata in Letteratura Italiana presso la sezione Arte del DAMS di Bologna con una tesi dal titolo Montale critico d’arte (acquisita dal Centro Internazionale di Studio “E. Montale” di Roma). Ha pubblicato i volumi di poesia L’abitudine del cielo (Blu di Prussia, 2003), La donna d’oro (peQuod, 2008), la monografia critica La Ferita. Opere di Walter Angelici 1994- 2009 (La Via Lattea, Ancona, 2010), e suoi testi poetici sono inclusi in varie antologie, tra cui L’opera continua (Giulio Perrone Editore, 2005) e Nodo Sottile 5 (Le Lettere, 2008, a cura di Vittorio Biagini e Andrea Sirotti). La sua opera poetica è stata presentata in prestigiosi contesti internazionali in Gran Bretagna, Portogallo, Francia, Belgio e Stati Uniti. Suoi scritti critici e traduzioni sono apparsi sulle riviste letterarie Poesia, Le voci della luna, Stilos, Incroci, ed è stata redattrice del mensile di cultura BuonGusto. Suoi testi poetici sono apparsi in traduzione inglese su riviste di poesia contemporanea britanniche, tra cui Aesthetica e Coffee House Poetry, nell’antologia VI Encontro Internacional de Poetas (Facoltà di Studi Anglo-Americani, Università di Coimbra Portogallo, 2007), in traduzione portoghese nelle prestigiose riviste Oficina de Poesia n.11 e Foro das Letras 17/18, e nell’antologia Poetry of the World / 6 (Poesia do mundo /6, a cura di Irene Ramahlo de Sousa Santos, università di Coimbra, 2010). Suoi scritti sono apparsi su Nostro Lunedì (semestrale di scritture a cura di Francesco Scarabicchi) e su altre importanti riviste letterarie cartacee e on line. E’ vincitrice di numerosi premi letterari, tra cui il Premio Rabelais (edizioni nazionali 2004 e 2005) e il Premio Nazionale Nodo Sottile 5 (2007). Nel maggio 2007 ha rappresentato l’Italia come poeta invitato al VI Meeting Internazionale di Poesia Poetas, organizzato dal Dipartimento di Studi Anglo-Americani dell’Università di Coimbra, Portogallo, ateneo presso la quale è stata ospitata, nel 2008, in qualità di European Poet in Residence. Nel 2010 le è stato conferito il Premio Cavalierato Giovanile per la Cultura della Provincia di Ancona.

2 commenti:

  1. ti ringrazio molto Stefano per questa breve ma densa nota.
    Gli altissimi modelli poematici a cui accenni, se ci sono, devono essere inconsci, perché mi ci fai pensare tu ora :-). E' questo il bello e il sorprendente di avere diverse letture da confrontare.
    Semplicemente, studiando a fondo la vita/opera della Lempicka, l'ho trovata così densa e avventurosa che ho pensato che già di per sé costituisse un racconto bellissimo, e un racconto pieno di spunti letteralmente "poetici". La scelta della prima persona mi è venuta assolutamente spontanea, non saprei neanche spiegarla, né avrei potuto scriverla diversamente. E' stata per me un'immedesimazione immediata.
    Per la lingua, che è molto differente da quella che uso nelle liriche, ho preso spunto direttamente dalle lettere autugrafe della Lempicka, specie da quelle indirizzate a D'Annunzio, cercando di riprenderne l'andamento, le peculiarità lessicali di una raffinata poliglotta formatasi nel primo Novecento che ha tratto però la sua cultura più dalla vita vissuta che dagli studi umanistici...da qui forse l'impressione di un certo "classicismo" che probabilmente non è del tutto tale.
    Per i testi non postati, infine, questa è una scelta dettata dalla consapevolezza di una poco riducibile complessità "narrativa", anche data dai tanti e strettamente concatenati rimandi storico-artistici. Ancora grazie.

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  2. grazie per le precisazioni, cara Cristina.

    Sui testi, credo che qui basterebbe dare l'idea dello stile. La trama va certo recuperata nel libro.

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