domenica 21 gennaio 2007

Marta Fabiani


Malgrado un curriculum di tutto rispetto, non mi pare che ancora la poesia di Marta Fabiani abbia il riconoscimento che merita. Se non altro per essere stata fra le prime, della generazione postneoavanguardista, ad avere tirato in ballo il corpo, il sesso, il sugo, il quotidiano malessere femminile. A titolo esemplare, riporto due poesie uscite in Maratona (Cooperativa scrittori 1977), che io ho incontrato in Verde Verticale '90, un'antologia curata da Flavio Manieri per Mazzotta Ed. nel 1988.



*


Eh sì eh sì
miei signori anfitrioni
quando ero un po' linfatica
e appena mestruata, e impallidivo
di fronte alle prodezze
delle dame secolari, e mi scoprivo
le cosce, che erano sublimi, ma, ahimè, ancora
così poco espressive,
al bar, al ristorante, c'eravate
grossi tonanti burberi, pronti a dire
tra una birra e un tramezzino
« roba da marchette » oppure
« tuo fratello marchettaro ».
Adesso mi tocca ascoltare le vostre battute
dolorante di spalle, sotto il peso
di un'influenza cronica, ancora
incespicante per via di una moda
da riflesso condizionato malappreso
e rimpinzarvi
di allusive occhiate disilluse, e accarezzare
i vostri cani chow-chow, le penne stilografiche
perché una bocca spalancata di stupore
se le accaparri, a una voglia
subito gratificata in- cambio di una barzelletta
comari, uccelli con le ali, vulve birichine
niente è cambiato, niente, tranne questo tic
invisibile naturalmente, riportatemi
alla parola caduta in disgrazia
all'insolenza desueta, più sicura
più sicura della vostra
camerata.




*


Ci sono voluti
uno svenimento
un fidanzamento
un'aggressione notturna
un po' di sadismo
una protesi mammaria
una rovina finanziaria
la mia poesia (se non è poco)
per far pronunziare a tua moglie
la parola: fica.
Ma adesso lei la pronunzia
in un modo eccezionale
benché un po' tremulo, a volte
per paura di versarla
nella pappa dei bambini
e allora sarebbe tutto guasto di nuovo
sarebbe figa come magagna
o ferrovecchio, l'ennesimo dispetto.
Ha riempito di frutta le tue coppe
ma, che disdetta, ancora non ci vede la metafora.
Anzi, vuole succhiarti
senza grazia i tuoi ricordi osceni
e imbandirli ai tuoi ospiti, mentre solleva
occhiate maliziose dalla minestra e dice
« a noi ragazze non c'insegnavano » e riscuote
benevoli consensi agli anni persi.
Tu li hai persi, eh sì, ma in altro modo.
Giravi a vuoto con il tuo tesoro, e ora
lei ti sbatte sul tavolo la spesa
cazzi di plastica, carote, preservativi
pergamenati, i più cari, e poi a quattro zampe
s'industria, assieme a trote e maialini
col tovagliolo, sembra proprio
che a dire « mangiami » le venga l'acquolina.
Guarda come impallidiscono
le robuste emicranie del passato:
sdraiata accanto te lo fa ingollare
il frutto prelibato, tutto, quanto
chicco per chicco, finché
non ti ritorna l'uovo marcio al fiato.


28 commenti:

  1. noto che leggi Erodiade :)

    RispondiElimina
  2. perché me lo chiedi in questo post?

    RispondiElimina
  3. in risposta a 3, stefano, provo a interpretare l'affermazione di Ali: perché hai postato poesia femminista, credo.
    Be', insomma, ora non è che il femminismo sia prerogativa di 2 blog. Che facciamo? Costituiamo altre lobby? E poi mi sembra che qui su Blanc de Ta Nuque si sia molto attenti alla poesia femminile.

    RispondiElimina
  4. Ali, se ti riferisci alla strana coincidenza fra i commenti sul post di lunatagliente e le poesie qui esposte, devo dire, che è un'assoluta casualità. ogni tanto mi capita :-)

    gugl

    RispondiElimina
  5. si è molto attenti, hai ragione. l'interessante, in questo caso, è che la valduga, nel 77, non aveva ancora pubblicato.

    RispondiElimina
  6. uffa ho qualche problema di account.

    proseguo

    avevo... postato un altro commento prima riferito all'innegabile bellezza dell'autrice che sembra più modella che poetessa, il commento conteneva anche un rignraziamento per l'utilità del post che arricchiva i discorsi in corso da me seguiti adesso. Il commento l'ho perso per via appunto degli account google

    Voc, non intendevo riferirmi al fatto che è poesia femminista, piuttosto alla comunanza di argomenti, su erodiade si è parlato a lungo e di recente di sesso femminile (ed annessi e connessi, dalle mestruazioni al parto), su oboesommerso c'è ioletoini con una poesia anch'essa connessa, quanto meno per l'uso dei termini.

    Qui dalla Fabiani l'argomento è trattato con ironia e molta consapevolezza del sè sesso.

    Stefano che dirti, se si tratta di casualità è che probabilmente mi leggi nel pensiero. Si dice telepatia.

    RispondiElimina
  7. Voc, carissimo, noto una puntina di polemica nel tuo commento. Me ne dispiaccio.

    Nel caso non lo sapessi, io considero Stefano mio maestro e guida, del femminismo ho una mia teoria tutta particolare che non comprende l'esaltazione della fica, parallelemente all'ossessione maschile per quella e per il loro stesso sesso.

    In altri termini, magari ne scriverò anch'io, per esercizio, per non mettere limiti all'idea, al registro, per non fare del pudore una bandiera ma non è poesia in cui, sinceramente, mi riconosco.

    La parola lobby, come attizzare (messaggio subliminale), non fa parte del mio vocabolario. In altri termini significa che quando le sento alzo i tacchi e me ne vado.

    Sempre con affetto e perchè un pò di polemica anche qui non guasta. Alza l'audience.

    RispondiElimina
  8. "alza l'audience"... ali, cominci già con le allusioni erotiche? :-)))

    Secondo me, voc non aveva intenzioni polemiche, ma solo goliardico-ironiche.

    in ogni caso, ti prego, non metterti anche tu a parlare delle funzioni fisiologiche e degli organi genitali. Facciamo che la poesia metta in scena angoli e scorci più potenti, più necessari.

    la nostra è certamente tele(sim)patia :-)

    RispondiElimina
  9. allusioni erotiche?
    questi piuttosto sono sollevamenti popolari. :)

    Voc scherzava? Ah bè può darsi, in tal caso va bene ugualmente che io mi sia lasciato scappare il mio reale pensiero. Evidentemente la mia diplomazia aveva raggiunto il limite.

    RispondiElimina
  10. La poesia della Fabiani si fa riconoscere per ironia, grazia e libertà espressiva. E' una voce inconfondibile nel panorama italiano.

    RispondiElimina
  11. interessante, davvero: malattia, linfatismo, ironia, disillusione, dialogia con l'uomo. sfida, soprattutto alla parola poetica, strappata via alle solite ovvietà liriche. hence, antilirismo perfettamente riuscito. che brava.

    erminia

    RispondiElimina
  12. Ma possibile che ogni volta che viene resa pubblica una poesia dove si usa un linguaggio esplicito, e comunque un linguaggio che osa dire e usare, vengano fuori le solite "menate" sul femminismo e sull'audience, ecc. ecc.? Sembra proprio che i poeti e i lettori di poesia non sappiano proprio trattare la lingua, come se non fossero esistiti Rimbaud Baudelaire Ginsberg la letteratura Orientale De Sade, come se fossero tutti travestiti da chierichetti...
    Bene hai fatto, a pubblicare Marta, bravo. Di lei ci si dimentica troppo.
    Elio Grasso

    RispondiElimina
  13. Elio, forse il fatto è che la parolaccia è ancora un fattodi costume, anziché di cultura.

    Ermy, mi fa piacere quello che cici.

    Enrico, bevenuto!

    Ali, benvenuta anchr a te :-)

    RispondiElimina
  14. Dirompe con tonfi che strappano, che portano via, è una corsa bruciata, dentro dentro le ragioni eclatanti, gli alibi rimarcati, il sollievo ironico a pelo d'acqua.
    Bellissime. Ciao Stefano :)
    ossodiseppia

    RispondiElimina
  15. ciao Erminia, e grazie.

    RispondiElimina
  16. scusa se il tono sembrava polemico, ali. In verità sottoscrivo quanto scritto da Stefano che invita a non parlare di funzioni fisiologiche e organi genitali. Alla lunga stanca...

    RispondiElimina
  17. Gentile Elio Grasso, per "audience" intendevo il numero di commenti.
    Infatti quando s'innesca una polemica il numero di questi sale vertiginosamente.

    Queste poesie, per metro/forma, scelta dei termini, costruzione linguistica, mi piacciono. Per scelta d'argomento credo siano la miglior riposta alla poesia di qualche tempo fa sulla mucca come la rosa della mia ragazza, quella di Paolo Valesio. Migliore della mia senz'altro.
    Personalmente ritengo che non bisogna porre limiti alla scelta d'argomenti poetici, ognuno s'indirizza a quelli ai quali è stato condotto dalla sua ricerca poetica e sensibilità ed esperienza. Dunque niente da eccepire a chi voglia parlare dei meandri sessuali femminili o maschili, però ecco non pretenda che abbia sempre voglia di leggerli. Ecco.

    Vabbè, Voc, ho capito, probabilmente anch'io ero solo stanca.

    RispondiElimina
  18. posso dissentire? non sulla bellezza, ma sul fatto che sembri una modella...è solo lo stile e la posa a suggerire magari una tale ambizione...
    ALI è ormai nell'organico di Erodiade...quando ci posti da te stessa qualche cosa?

    RispondiElimina
  19. per le foto della Fabiani, si vada nel suo sito (è linkato con il suo nome): in effetti, la posa c'è.

    RispondiElimina
  20. wow...è qualcosa del genere quello che ambirei riuscire a scrivere!con questo stile che graffia...! a presto! patty

    RispondiElimina
  21. troppe donne graffiano :-)

    RispondiElimina
  22. Io preferisco graffiare, perchè, se lo faccio, sembrerà a tutti meno probabile che, io per prima, nasconda delle ferite sotto la maglietta.
    Comunque non sono certo solo le donne a graffiare!!!! Noi graffiamo soltanto per paura di essere graffiate.

    Patty

    PS: Si ricordi i libri!!!! DOMANI LI ESIGO...non ho più niente da leggere

    RispondiElimina
  23. adesso cerco i libri!!!! :-)

    RispondiElimina
  24. Avrei preferito non scrivere post mortem: tutto questo è molto offensivo e conferma di una storia, la sua, del tutto, purtroppo esemplare. Conobbi Marta alla seconda edizione di Donne in poesia, siamo nel 1987, e già l'avevo letta nell' antologia di Porta e Siciliano, e nella prefazione di Cucchi alla seconda raccolta(era stimatissima,anche da Raboni), ma...Io ho amato di più la seconda Fabiani, dopo il periodo *confessional*,(molto anglosassone ) peraltro contagioso, dopo avere tradotto Sexton e Plath, magnificamente. Qui l'urgenza della fisicità in rivolta è segno-sintomo di più grandi silenzi della privazione di accesso a simbolizzazioni nuove, negata alle autrici, la sessualità spudoratamente esposta, una radice di posizione nel mondo e di parola. Che non era moda, né calco, ma un INIZIO di epoca nuova, di voci che emergevano con una bellezza ed eticità, singolare, che sarebbe stata tacitata. Poetesse come Annino, per fortuna a noi tornata, ma Oppezzo, Cascella, Campana, e Colonna, ebbero stessa parabola, e il loro senso di grande dignità nel non chiedere...non fu di aiuto, ma strada di una auto esclusione che diventò malattia,;ora riparlarne dentro agli esiti del secondo novecento pare davvero necessario.Tornerò con ele sue poesia stagione centrale, bellissime e dotate di una musicalità mozzafiato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è di Mariapia Quintavalla

      Elimina
  25. Ero cosi in trance da avere dimenticato il mio nome... Quest'anno, fra pochi giorni, nella mia rubrica de "Le Silenziose ancora " ospite al Castello sforzesco ore 12, 20 novembre !dove due anni fa rilessi e ristampai per prime: Nadia Campana e Piera Oppezzo, oggi ritorno a parlare di Marta Fabiani e Rossana Ombres, con Andrea Breda Minello.
    Maria Pia Quintavalla

    RispondiElimina