martedì 18 dicembre 2007

Tiziana Colusso



Il sanscrito del corpo (Fermenti 2007) è un libro di poesia italiana di una buddhista, prefatto da Giulia Niccolai, buddhista anche lei. Ci sono in effetti esperienze che non segnano un aspetto della propria vita, bensì la vita diventa quella stessa esperienza, senza resto. Scelta rischiosa per la poesia, che, sul resto, si gioca l'autenticità. Eppure Tiziana Colusso riesce a non farsi assorbire dal vacuum filosofico, anzitutto rimettendo in gioco il linguaggio della scienza, cercando una contiguità proprio sul concetto di vuoto e di finitezza. E poi facendo attraversare queste griglie gelide dal sangue trepidante di un "canzoniere più malinconico del previsto", ma anche polemico verso una tradizione piagnucolosa e ombelicale. Poesia occidentale, potremmo dire, che non sa resistere alla tentazione del conflitto metodologico e dell'ironia, alla seduzione della Storia quale processo della forte discontinuità, e al gioco citazionista, poesia del plurilinguismo e dei differenti registri, utili tutti a mantenere, appunto, il resto, l'irriducibilità del poeta.


vacuum mandàla

v a c u u m - una parete liscia nel campo dell'infinito divenire
cui nulla aderisce:
e scivola la materia come brina su vetri sporchi di addii,
stanze vacue di un canzoniere più malinconico del previsto:
ma cosa è prevedibile in questo brodo quantico
dove i fenomeni fluttuano
beati in una beanza d'infinito v a c u u m ?

né mai più conterrò le sacre sponde
dove ogni corpo fanciulletto giace
in onde di quiete placentare –
v a c u u m che si propaga
come un suono
anzi un'eco di suoni suonati altrove
frasi affioranti nel bla bla budellico
spacciato per "monologo intcriore" –
e la colpa è sempre di questo benedetto v a c u u m

svuota il vaso, libera i pensieri, restituisci il peccato al peccatore
e il vino all'oste della malora, all'amico dell'ultima ora –
vuoto smagliante nuovo di zecca che risuona zecchino
di un non-pensiero indicibile
ma cosi intenso che ogni volta mi scendono le lacrime
vuoto gravido di ogni altro pensiero
per noi che non avemmo gravidanze, né mai più –
mi soccorre la fisica quantistica che elogia il vuoto immenso
culla di ogni particella
fasci energetici vibranti
che sfrecciano senza padrone (senza ni toit ni loi oserei dire)
nel grembo di questa immensa madre vacua –

come le stelle lontanissime di un'estate non meno lontana –
fine degli anni '60: gli uomini premono grossi piedi chiodati
sulla pelle della luna,
mentre i miei brindano coi vicini di villeggiatura
io contagiata dall'entusiasmo occidentale e familiare
vago nel mio stato fra carne e pesce
a guardare da un terrazzo su valle
l'immensità di questo v a c u u m solenne,
che si offre anche a me
ragazzina priva di razzi propulsori
count down e Cape Canaveral
e di bandiere da piantare maschiamente
ben in fondo ai crateri della luna –

il vuoto immensamente immenso
mi si apriva in quella notte epocale
con uno sgomento che ancora mi riempie di lacrime -
ancora e sempre:
a ogni meditazione ben riuscita
a ogni pausa
a ogni senso di respiro aperto
avvolta di non-materia più calda della lana,
di non-pensiero fecondo d'ogni possibile –

io, piccola samurai
in piedi diritta su un balcone di villeggiatura,
immobile nel bel mezzo del vuoto
in saecula saeculorum
anche quando sarò polvere
insieme a questo foglio e a questo mondo
e la bandiera sulla luna sarà stata strappata
.................dal vento universale che tutto appiana - e tutto
.................sarà ancora una volta e per un momento

.........................................v a c u u m




corpo libero

nel corpo libero del tai-chi, avvolta
nel miracolo fluido della concentrandone
- angoli, affondi, scimmia, nuvola, cobra -
intuisco i lacci intorno al corpo:
pudori e galatei", ipocrisie e tirannie di specchi –

prigioni sottili in apparenza
non le sadiche gabbie di Guantàmano
le teatrali torture di Abu Ghraib
le navi-galera antiche
in cui il corpo si liberava dalle scorie restando al remo;
e ancora harem (la schiavitù di buon viso e qualche sorriso)
conventi ( nascondere i peccati delle fanciulle
con le preci, come polvere sotto i tappeti);
fabbriche asiatiche (operai claustrati
a maggior gloria della produzione).

libera nos di una libertà che non è solo evasione alla Papillon,
ma scioglimento di nodi:
come Aung San Suu Kyi che soave
si dice libera dopo trent'anni di arresti domiciliari:
"libera dalla paura", dalla rabbia verso i carcerieri
libera dall' essere libera, persino.



Tiziana Colusso ha studiato Letteratura Comparata a Roma e poi a Parigi, dove ha vissuto per alcuni anni collaborando anche con la rivista "La Republique Internationale des Lettres". È attualmente Responsabile Esteri del Sindacato Nazionale Scrittori e membro del Board direttivo dello European Writers' Congress, collabora con le Biblioteche di Roma e la rivista "Buddismo & Società". Ha pubblicato: Italiano per straniati (poesia) Fabio D'Ambrosio Editore, Milano 2004; il romanzo La criminale sono io - ciò che è stato torna a scorrere Arlem 2002; il racconto fantastico Il Paese delle Orme, Edizioni Interculturali 1999; la raccolta di fiabe Le avventure di Gismondo, mago tra-sformamondo, GIARA Edizioni Musicali, Roma, 1998, La terza riva del fiume (Ed. Impronte degli Uccelli 2003). Ha curato il volume di saggi II teatro iconoclasta, Essegi, 1989 e l'antologia di autori italiani e francesi Leggende della trasformazione, Edizioni Multimedia, 1995. Ha partecipato alle antologie Neo-noir (Stampa Alternativa 1995); Almanacco delle scritture anta­goniste (Odradek, Roma, edizioni 2003 e 2006), L'orrore della guerra (Datanews 2003), Nate a lavorare (Ravenna, Edizioni del Girasole 2006), Lingua madre duemilasei (Torino, Edizioni Seb27) e Antologia della poesia erotica a cura di Nadia Cavalera ed altri, (Milano 2006). Ha partecipato a varie edizioni del Festival Romapoesia e altri festival letterari in Italia e all'estero. Da un suo racconto pubblicato sulla rivista "Foreste Sommerse", Yusuf, è stato tratto l'episodio Lettera a Salda del lungometraggio Due come noi, non dei migliori, regia di Stefano Grossi (1998).



Foto di Franco Falasca.





2 commenti:

  1. A questa nuova incredibile scoperta tutta la mia ammirazione! Le dedico questa mia piccola cosa dove si intravede un minimo comun denominatore.
    Approfitto dell'occasione per fare a tutti gli AUGURI DI BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO!
    pepe

    Crespa d’onda

    (Del mare sono goccia nella brocca
    che spinge fino all’orlo e mai trabocca)

    Da crespa d’onda schiuma d’immemoria
    sotto l’innata svolta della ruota
    la curva si modella della storia
    che in me si srotola coscienza nuova

    Feto barionico dell’inorganico
    che eterno mi ribolle e mi sostanzia
    placenta nera dell’embrione quantico
    che Morte già dispone alla mattanza

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  2. hai visto quanti poeti ci sono a roma?

    grazie per la poesia e per gli auguri!

    gugl

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