venerdì 4 giugno 2010

Anna Ruotolo


Opera prima che ha avuto una grande attenzione critica questa di Anna Ruotolo, poetessa campana, giovane ma già con una voce impostata sui registri letterari secondonovecenteschi, privi dunque di ridondanze retoriche, e attenti invece a cogliere la vibrazione metafisica delle cose, riconsegnandola al lettore nella mediazione del paesaggio. Giustamente Elio Grasso, in prefazione, richiama il nume di Sereni – e, direi, di Montale –  a patto che la "massima comunicazione" cui fa cenno, sia da intendere nella complicazione estrema che il male di vivere comporta, tanto più che Secondi luce (LietoColle 2009) mette il tempo effimero a governare il dettato emotivo, la cui pienezza trova nell'amore il proprio centro.

Amore e fuggevolezza, in questo senso, sono le terre entro cui la pacata meraviglia dell'autrice si snoda, lei camminando sul confine che le unisce e le separa, ora vivendo l'abbaglio della presenza, ora patendo l'ansia del non ritorno. L'attesa che l'evento si compia, dando così senso all'esistere, riempie il racconto di scene in cui qualcosa parte, manca, si apre ad una lontananza che chiede d'essere colmata. È la parola ad assumersi l'impegno di ricucire questa distanza, e lo fa mostrandola velata di nostalgia, di desiderio, di suggestioni e riflessi, che appartengono al sogno più che alla verità del paesaggio, alla visione più che all'effetto della materia sulla retina. La ripesa frequente di campi semantici legati all'acqua, proprio per la natura illusoria e deformante di questo elemento, potenzia tale andamento, spostato appunto sul possibile anziché sul reale. Sorprende, insomma, trovare tanta maestria in una giovanissima autrice, tanta capacità di trattenere il sentimento, piegandolo ad una weltanschauung moderna, dove razionalità e slancio vitale bene si fondono in un canto ricco di immagini, al tempo stesso, familiari e misteriose. Meritati dunque i premi ricevuti.



Secondo luce

È come dirti addio
sopra il cucuzzolo del Mondo
dopo il mare fin dentro
che ci divide al ponte,
al passeggio chiarazzurro della barca.
Dire addio a te e - prima che sia -
a noi
a tutte le inconsolate vie della tua bocca
alle parole della pioggia sui canali
degli occhi.
Questo è il tempo: una luce di lampi,
breve, come il guizzo della terra
e manca, manca il cono d'ombra
dove si nasce, dove un po' si vive.



***


"Una mattina qualunque" può dirsi
il punto consumato ad est del porto
fino a quando, poi, resti una striscia
di terra per segnarti l'ora della fuga.
Come quando - vedi - hai trascorso
un sorriso sull'ultima valigia
che s'incastrava
e portavi addosso la neve
e un milione di cose compiute.




Si dice che i poeti


Non è mai bastata la vita,
.......Guido
e per te che non scrivi non è uguale.
E che viviamo nel lembo d'acqua
sul sasso, in apnea quando arriva
l'aria, nel fungo di luce
quando si avvia a dormire la città.
Qualcuno pure ha detto che sappiamo
il punto esatto - dove –
e l'ora - quando - arriva l'eternità
o pizzica la pelle per amore.
Io sento, sento solo uno squarcio
di luce, cinque navi che partono
dalle mie costole,
questo sento. Non di più.
Come quando ti scrivo, Guido,
per sapere come stai
e si trattiene il fiato
perché la ricevuta di ritorno
qui, non è mai arrivata.



***


Penso, aspettavo di vederti
con la faccia consumata dalla pioggia
quando più chiara si fa la fonda.
Guarda come gonfia questa gola
sotto la collina di memorie:
qui siamo tutti pronti a perdonare
le spalle sorde che non abbracciano nessuno
da una sera andata, persa altrove.
Come torni nell'impronta ladra
sul pane del cartoccio, sul fumo di farine
da un trapezio aperto sopra il mare.




anghelos


Che rientri da questa terra
per i segreti delle porte
che quasi mi dormi accanto
è scritto nel rumore della pioggia
nel tremito aguzzo delle acque.
Più dentro è il chiodo di non saperti qui
vederti andare come certe domeniche d'inverno
anche quando è il dono del mondo che ci unisce,
il fondo delle cose a crescerci di neve.




Istruzioni sulla dote


Ora per crolli mi ritorni negli occhi
durata così poco
sparita nelle vertebre dell'acque.
Avevi un modo di tirare i capelli
amavi prenderli alle tempie
farmene un ciuffo
sedute coi gradini della baia
che avevo un'amniotica certezza
di fuggire per te
fuggire l'inverno lunghissimo
a venire.
Questo voglio, tu questo digli:
prendila di notte, prendila se affonda
sotto le barche
scioglile i capelli che preparai
così costretti per te,
lunghi, come una grande luce
che non finisce più.




***


Vorrei scostarti rondini dagli occhi
in questo giorno di basilica ventosa
averti per un poco, poi mai più.
È come conservare in pancia
tutta la luce a venire
per un chiosco di lucciole nel tempo.
Sempre si nasce un'ora
che fa mattina
e perché non sia mai notte
davanti ai tuoi specchi del volto
che quasi son certa
- quasi - mi brucerà una vita.





***


Mi dicono coi visi di luna,
occhi profondi e gialli di sonno
di prepararmi a vederti partire
silenziosa come una bolla
un flash lungo nella memoria.
È che quando dopo di te
la strada aprirà il tonfo
della campana
io ti ripeterò nei nomi delle cose,
nel fondo del bicchiere
dove mi hai raccolto.





Anna Ruotolo è nata il 23 ottobre 1985 a Maddaloni, in provincia di Caserta.
Si è diplomata al liceo classico "G. Bruno" e frequenta la facoltà di Giurisprudenza presso la Seconda Università degli Studi di Napoli di Santa Maria Capua Vetere (CE).
Ha vinto il premio speciale del presidente al concorso internazionale giovanile "Ut pictura poesis" (2007/2008) indetto dall'associazione culturale romana L'Espressione Latina d'Italia.
Finalista al concorso nazionale di poesia "Il Fiore" (2008), è inserita nell'antologia del premio omonimo.
Per la sua opera, ha ricevuto una menzione d'onore al primo premio internazionale di poesia "Piero Alinari" (2009).
Suoi inediti sono apparsi sulla rivista "Poesia" di Crocetti nel numero di luglio/agosto 2009.


qui il suo sito

qui la sua voce 

11 commenti:

  1. Grazie di cuore dell’ospitalità e delle sue parole, Stefano!
    Per me è un privilegio sostare in questo luogo di accoglienza della parola poetica. La sua è una lettura che sento (e so) profondamente corrispondente alle mie intenzioni, a quelle di “Secondi luce”.

    Un caro caro saluto,
    Anna

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  2. conosco Anna e la sua poesia, da abbastanza tempo per sapere che è destinata a crescere, ancora e ancora.
    Una bella voce contemporanea a cui va il mio più grande in bocca al lupo.

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  3. Non ho ancora letto il libro, ma ho avuto modo di leggere ed apprezzare la scrittura di Anna.
    E' davvero brava, l'attenzione è meritatissima.
    Un caro saluto ad Anna e a Stefano

    stefania c.

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  4. ci ho messo un po' prima di scrivere qualcusa sulla sua poesia, ma direi che ho fatto bene :-)

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  5. si, Stefano, hai fatto bene!
    Concordo con le belle cose dette sulla poesia di Anna negli interventi precedenti e credo che come dice Francesca, ci siano già in Anna, gli elementi per una crescita
    ulteriore.
    Un abbraccio ad Anna
    e un saluto a te :)

    vincenzo celli


    Ps: complimenti per il nuovo libro.

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  6. doppio grazie Vincenzo!

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  7. un saluto e un "grazie" affettuosi a Francesca, Stefania e Cino.

    Anna

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  8. sereni...
    mah.
    credo che sia un'opera prima con cadute di stile, difetti, ma certo anna ha convinzione e grinta per capire e essere critica con sé stessa.
    peccato la scelta dell'editore! un po' di sano editing avrebbe corretto il linguaggio, rendendo il libretto più efficace. da rivedere. gilberto

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  9. Gilberto, quando farai una vera "stroncatura"? :-)

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  10. "gilgiona" ... mah.
    Resto quasi perplessa, mica per l'idea che una stroncatura - in generale - non sia un bene assoluto, ma per l'uso della parola libretto :)
    Un libro, resta un libro.
    E' importante che le cose abbiano un nome, visto anche l'ottimo esordio dell'autrice.

    Continua di lungimiranza, Anna

    E sempre, a tutti, un abbraccio grandissimo.

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  11. seguo appassionatamente questa poetessa savia.

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