mercoledì 24 maggio 2006

Terra del fuoco


Quando le parole sono attraversate dalla natura, rivelano la loro origine materica. Dopo lo Tsunami, anche loro si sono accartocciate, ma sono rimaste belle da guardare. Rottami per la comunità dei consumi, piene invece di grazia per chi ha l'occhio che cerca il vero. Quest'opera, composta probabilmente agli inizi degli anni novanta, s'intitola "Terra del Fuoco" ed è di Giorgio Guglielmino

11 commenti:

  1. i manoscritti sacri sono innaturali, per questo reiston oalle intemperie; la parola poetica è invece figlia del finito:-)

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  2. E' curiosa quest'opera: a guardarla bene ed ingrandita, "Terra del fuoco", dà come l'impressione che si sia voluto scomporre, ma questo è banale. Più che altro è come avviene la scomposizione: come su nastri strappati e frammentati fotografati e sovrapposti nella loro tridimensionalità. La parola, che ruolo ha in tutto questo ?

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  3. sembra quasi che la parola voglia farsi corpo e paesaggio. una volontà di resistere alla disgregazione.

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  4. la parola in quanto significante perde di funzione. Essa diventa oggetto estetico. è la sua matrialità che diventa, per esempio, soggetto di torsione (come nei materiali da costruzione, di cui si calcola il momento flettente e torcente; a contare dunque è il fatto che, così pensata, la parola torna protagonista: non più funzione del discorso, bensì bella e imprescindibile. Comescrive rita: la parola "emoziona" per quel che è, non per il contenuto a cui rinvia.

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  5. L'onda frammentaria del verbale, quasi una musica e/o (s)partito musicale. A guardare prende una vago incanto di capire il verbo originale prima che il fuoco, distorcendo tutto, ne facesse segno astratto e destrutturato, espressione di grazia ma distante alquanto dai segni convenzionali della scrittura. Tranne per quel "terra del fuoco" sopravvissuto che qui e lì appare costantemente ripetuto.
    Ecco ill.mo professore la mia impressione.
    Quanto al suo postare, scusi la confidenza, lo direi sorprendente se non fosse essenziale. E' strano come il modo di scrivere e relazionare riveli molto più di quanto si possa credere del proprio essere umani.
    Quasi come il gesticolare che invia messaggi non verbali, scrivere su un blog invia allo stesso modo segnali non verbali, mediati dalle parole scritte e dalle scelte (tra cui elementare quella del questo si/questo no) palesemente operate.

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  6. gentile signorina ombramara, concordo con lei: bloggare è linguaggio non verbale, è esposizione della nuca, appunto, così che il bianco sia bersaglio preferito.

    per quanto riguarda la Terra del fuoco, il titolo è quasi obbligatorio, giacché l'opera uscì sull'omonima rivista napoletana agli inizi degli anni novanta.

    con rispetto parlando, il suo fedele ammiratore
    Gugl

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  7. Gentile sig. Gugl calvizie incipiente? Eppure la sua bella nuca mi pare ben adorna.
    La mia invece e coperta da criniera di leone.
    Il bianco è ben coperto e non si espone.

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  8. auguri rita, anche se roma non fa bene alla salute.

    signorina ombramara, ad un certo punto della piega del collo, là dove la criniera incontra la savana, verso la terza cervicale, c'è un punto dove tutto comincia:

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  9. il punto dove si attaccano le ali? :)

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  10. cara a. tu non dici mai c. anzi.

    ali? mah!

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