giovedì 28 giugno 2012

"Neri fiocchi" di Paul Celan




SCHWARZE FLOCKEN

Schnee ist gefallen, lichtlos. Ein Mond
ist es schon oder zwei, daβ der Herbst unter mönchischer Kutte
Botschaft brachte auch mir, ein Blatt aus ukrainischen Halden:

„Denk, daβ es wintert auch hier, zum tausendstenmal nun
im  Land, wo der breiteste Strom fließt:
Jaakobs himmlisches Blut, benedeiet von Äxten…
O Eis von unirdischer Röte – es watet ihr Hetmann mit allem
Troβ in die finsternden Sonnen… Kind, ach ein Tuch,
mich zu hüllen darein, wenn es blinket von Helmen,
wenn die Scholle, die rosige, birst, wenn schneeig stäubt das Gebein
deines Vaters, unter den Hufen zerknirscht
das Lied von der Zeder…
Ein Tuch, ein Tüchlein nur schmal, daβ ich wahre
nun, da zu weinen du lernst, mir zu Seite
die Enge der Welt, die nie grünt, mein Kind, deinem Kinde!“

Blutete, Mutter, der Herbst mir hinweg, brannte der Schnee mich:
sucht ich mein Herz, daβ es weine, fand ich den Hauch, ach  des Sommers,
war er wie du.
Kam mir die Träne. Webt ich das Tüchlein


NERI FIOCCHI

Neve è caduta, senza luce. È già
una luna o due, che l’autunno sotto tonaca di frate
ha portato un messaggio anche a me, una foglia dai pendii di Ucraina:

“Pensa che è inverno anche qui, ora per la millesima volta
sulla terra dove scorre il fiume più vasto:
sangue celeste di Jaakov, benedetto da asce…
Ghiaccio di un rosso non terrestre – guada il loro Atamano
con tutte le salmerie, verso soli che s’oscurano… Figlio, uno scialle,
che mi ci avvolga, quando scintilla d’elmi,
quando la rosea lastra si spacca, quando polvere di
neve
si fanno le ossa di tuo padre, sotto gli zoccoli stritolato
il Canto del Cedro…
Uno scialle, solo un piccolo scialletto, da custodire
adesso che tu impari a piangere, accosto a me,
la ristrettezza del mondo, che non sarà mai verde,
figlio mio, per tuo figlio!”.

L’autunno, madre, mi è sanguinato via,
la neve mi ha bruciato:
ho cercato il mio cuore, perché piangesse,
ho trovato il soffio dell’estate,
sì, era come te.
Mi sono venute le lacrime. Ho tessuto lo scialletto



Mario Ajazzi Mancini, A nord del futuro. Scritture intorno a Paul Celan, ed. Clinamen, 2009. Qui una recensione del libro.




5 commenti:

  1. Bellissima versione, Mario.
    Semplicemente: te la invidio.

    In attesa di poter leggere il libro.

    fm

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  2. ringrazio Marotta (che traduce benissimo, a mio avviso). E grazie per il post, Mario

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  3. Leggo e rileggo con riconoscenza questa versione della poesia che Celan scrisse nell'inverno del 1942 e mi propongo di leggere il libro.

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  4. Bella traduzione.
    Purtroppo mi ero perso la presentazione a Firenze.
    jacopo Ninni

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  5. - NERI FIOCCHI: Ancora una volta MARIO AJAZZI MANCINI coniuga anima ed esattezza e scende alla matrice de LALINGUA di Celan, per sempre acefala, impraticabile, estranea. Su questo tronco MARIO innesta la resa in italiano di un impossibile dono-di-madre, che invoca un atto di misericordia: rahamim – utero e miserere, in ebraico plurali e Uni. Madre-scialle; padre-ossa - parole di NEVE per scrivere ancora, non ostante…. MARIO AJAZZI MANCINI ha scritto un libro importante su Paul Celan: “A NORD DEL FUTURO. SCRITTURE INTORNO A PAUL CELAN”, Editrice Clinamen, Firenze 2009. Apritelo, leggetelo, cogliete la resa in italiano di versi indigeribili: MARIO attraversa i poeti col corpo e con quella lingua-prima li traghetta nell’idioma italiano.

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