Paola Silvia
Dolci
DINOSAURI
PSICOPOMPI
Anterem
Edizioni - Cierre Grafica 2022
Recensione di
Armando Bertollo
DINOSAURI
PSICOPOMPI di Paola Silvia Dolci, è pubblicato da Anterem Edizioni - Cierre
Grafica, nella collana Nuova Limina, inaugurata nel 2021. Flavio Ermini,
fondatore e direttore fino al numero conclusivo della rivista dalla quale le
Edizioni prendono il nome, ha più volte ricordato nei suoi interventi, come la
parola latina ’anterem’, composta da ‘ante’, che significa ‘prima’, e ‘rem’,
che significa ‘cosa’, indichi la manifestazione inaugurale del pensiero e il
suo manifestarsi in forma di linguaggio poetico. Pertanto la poesia, secondo
Flavio Ermini, è pensiero nascente: un’origine che si rinnova ad ogni sua
manifestazione senza fissarsi in una forma definita e, men che mai, definitiva.
D’altro canto, gli studiosi più attenti del linguaggio poetico e artistico si
sono sempre ben guardati dalla tentazione di offrire definizioni della poesia e
delle arti con formule rigide, vincolanti ed esclusive. Nonostante questo, però
capita che per motivi non sempre esplicitamente dichiarati, connessi alle
logiche economiche del mercato, gli editori più importanti, in grado di dare
una certa visibilità ad un libro, già da decenni, abbiano affidato la cura
delle residue collane di poesia, a direttori editoriali che assicurino loro una
selezione di scritture nelle quali l’aspetto comunicativo, la lettura agevole, la
comprensibilità, siano prevalenti; pertanto il ‘canone’ dell’attuale poesia
maggiormente ‘visibile’ al pubblico in genere, -non specialistico per
intenderci-, tende ad escludere le ricerche linguistiche più ardite e
innovative. L’attuale canone ’mainstream’ così sembra aver rimosso una parte
importante della lezione del ‘900, in particolare quella che aveva riconosciuto
nell’inconscio una fonte primaria di forme significanti inesauribile, per
stabilizzarsi su livelli espressivi più semplici, di ‘comfort zone’, -si
potrebbe dire-, evitando al lettore, magari occasionale, l’immersione ‘senza
riparo’ in un’esperienza estetico-linguistica aperta, esplorativo-conoscitiva,
all’inizio più sensitiva che razionale, che richiede maggiore preparazione,
curiosità, flessibilità, e certamente anche tempo e attenzione in più, nonché
un certo disinibito spirito di avventura. Quanto lontane dallo spirito dei
grandi editori risuonano oggi le parole di Italo Calvino: “La domanda del
mercato librario è un feticcio che non deve immobilizzare la sperimentazione di
forme nuove.”
Il lettore
che prende contatto con la poesia attraverso le pochissime collane delle major
librarie, non potrà pertanto che formarsi un’idea parziale, per quanto
gratificante, della ricerca poetica contemporanea. Per compensare questa
limitazione, imprescindibile è la presenza sotto traccia di decine di piccole
case editrici che perseguono con caparbietà la missione di far uscire dal cono
d’ombra, per quanto possibile, almeno parte di quella variegata ricerca poetica
che ribolle esclusa al di là dei confini della poesia promossa dai maggiori
editori.
Tra questi
coraggiosi piccoli editori si annovera anche Anterem. Le scelte editoriali
della collana Nuova Limina, delle quali lo stesso scrivente ha potuto beneficiare,
vengono selezionate dalla giuria del Premio Lorenzo Montano alla quale,
visionate le credenziali dei componenti, non può essere messa in discussione la
preparazione e la competenza, con il vantaggio di questi ultimi, rispetto ai
curatori delle collane degli editori più blasonati, di non dover render conto
di alcun aspetto economico sotteso in prospettiva, ma esclusivamente al loro
gusto, alla loro coscienza critica, alla loro onestà intellettuale.
Come
premesso, le Edizioni Anterem si muovono in un terreno linguistico e di
pensiero nascente, che non preclude chances ad alcuna direzione di ricerca e
forma poetica.
Ecco allora
il sorprendente libro di Paola Silvia Dolci, DINOSAURI PSICOPOMPI che si
presenta con un titolo geniale e felicemente ironico. Ironia sottile, che
carsicamente poi attraversa la sequenza di testi brevi del libro, scritti in
prevalenza in una prosa poetica con evidenti tratti ‘onirico-gotici’. Per
inciso, a chi scrive, per via del suo essere cinefilo, certe situazioni hanno
fatto ricordare il cinema di Tim Burton, di Stanley Kubrick, di Quentin
Tarantino e la letteratura favolistica nera messa in scena anche dal cinema di
Matteo Garrone. Eccone una che sembra uscita direttamente dall’ Overlook Hotel:
“ per tutta la notte / la palla ha rimbalzato nel corridoio, / non c’era
nessuno a lanciarla, / mi svegliavo per il terrore, / e quando mi
riaddormentavo tornava “ (pag 32)
In DINOSAURI
PSICOPOMPI, ci sono delle tavole verbo-visuali che presentano un testo verbale
calligrafico come ‘pelle’ calligrammatica, che circoscrive e completa dei
disegni di forme scheletriche di dinosauri. Come tutti sanno i Dinosauri sono
creature mostruose estinte, ricreate attraverso il ritrovamento dei loro
scheletri, che nella rappresentazione contemporanea, sono per lo più oggetto, a
parte dell’attenzione professionale dei paleontologi, soprattutto delle
fantasie ludiche infantili, naturalmente attratte dal brivido del mostruoso,
quando il mostruoso è però una figura, o un oggetto, gestibile e manipolabile a
piacimento. Portare il dinosauro in un libro poetico, non può non voler dire
caricare anche di gioco e di ironia la scrittura, che nell’originalità di
DINOSAURI PSICOPOMPI, viene, si potrebbe dire, azzardando un neologismo,
letteralmente ’callisdrammatizzata’.
L’ironia,
insegna la psicologia freudiana, è una delle forme pragmatiche della
comunicazione linguistica che permettono di alleggerire l’ingombro del
‘dramma’; può far esprimere verità imbarazzanti o affermazioni socialmente
scomode, camuffandole sotto mentite spoglie:
Sala
operatoria: “A voi che mi avvicinate e un giorno mi capirete, dico che se
dovessi morire prematuramente, molto perdereste”, scriveva Klee. (Pag. 38)
Soffermandoci
ancora sul titolo, osserviamo per un attimo la seconda parola, la qualità dei
dinosauri, il loro essere PSICOPOMPI. Gli Psicopompi, ricordo, sono figure
mitologiche o religiose (sciamani) che svolgono il simpatico compitino di
traghettare le anime dal mondo dei vivi e quello dei morti. Psicopompo è Ermes,
il dio alato greco, è Osiride per gli antichi egiziani, è Odino nella mitologia
nordica, è Caronte nella Divina Commedia dantesca. Ora la creatività di Paola
Silvia Dolci è riuscita a donarci questo inaudito connubio, particolarmente
riuscito, che fa sì che la nominazione del titolo, giustifichi quasi di per sé
la stessa presenza della ‘cosa’ libro.
La lettura di
DINOSAURI PSICOPOMPI ci rivela che la scrittura di Paola Silvia Dolci si
sviluppa in testi brevi, che occupano le pagine come bagliori linguistici fuori
schema, visioni e incubi paradossali: Quando
cala il buio, / i fantasmi del mare si addensano, / si avvicinano, si nutrono
sia della notte, / sia dell’acqua. / Quando spunta il sole, i fantasmi /
corrono ancora sul filo dell’acqua. (Pag. 11) Oppure incisi, caratterizzati da compresenze,
con-fusioni, sostituzioni, citazioni camuffate, o dichiarate in modo errato, o
volutamente non dichiarate se non in nota, come per esempio nel testo a pagina
20 che si chiude con alcuni versi di Vita Sackville-West virgolettati: (…)
Questo corpo è un animale / che mi sento gettato addosso. // “Così ho riunito tutti
i cani che potevo / perché venissero nel letto con me; / e i topi hanno
mangiato le colombe / durante la notte.”
Non c’è un
ordine e neppure una trama. Il flebile legame che tiene insieme questi testi
laconici, astratti, minerali, inglobati in tanti piccoli corpi, o forse meglio,
in tante piccole cisti linguistiche, che il sottile condimento ironico
opportunamente sotteso dall’autrice, rende tuttavia benigne, è proprio
l’esperienza esistenziale: “Io vi dichiaro guerra / superpotenze nucleari e
insetti / evacuanti […] / vi concedo tre giorni / di tempo per riflettere. / Questo è
l’ultimatum. Dopo, / ordino il fuoco.” E. Isgrò. (Pag. 23)
Queste
emergenze linguistiche arrivano sulla superficie della realtà cosciente da
territori della psiche profondi che potrebbero segnalare presenze rimosse (più
o meno) ingombranti. Sono questi i frammenti di un discorso oramai perduto,
sommerso nel proliferare di generazioni e de-generazioni, che i “Dinosauri
Psicopompi” stanno traghettando da questo mondo verso un altro mondo? Oppure i
testi sono, come appaiono nelle figure, una parte anatomica del dinosauro
stesso, la sua pelle, la sua superficie, il suo involucro, pertanto il testo è
quello strato di ‘significante’ che delimita, o
forse meglio, contiene, come un sepolcro, lo scheletro di un significato
scomparso vissuto in un lontano Giurassico? Oppure ciò che ne rimane
nell’Antropocene? O forse, più semplicemente, esplicitando meglio dal concetto
iniziale di questo capoverso finale, i DINOSAURI PSICOPOMPI sono i luoghi
dell’immaginario dove l’autrice ha voluto affidare per sempre i suoi incubi?
Chissà… Le questioni evocate rimangono in sospeso e ogni lettore, secondo la
sua esperienza, può scegliere le sue priorità interpretative.
Schio,
gennaio 2023
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