mercoledì 25 maggio 2022

Allì Caracciolo su Ranieri Teti

Ranieri Teti, La vita impressa, Book Editore, 2022, euro 14,00

IMPRIMERE 

La vita impressa. La parola impressa. Altro titolo. Similare. Dove vita è parola parola è identità di vita. E di scrittura.

Talora la scrittura compie l’ellissi del verbo reggente quasi a impegno di rigore etico: tacere l’azione, che determina la rete dei nessi logici, ne annulla il perimetro della circostanza, ne fa un’assenza allusiva e onnivora, una dichiarata omissione della presenza, che in tal modo, al contrario, diviene dominante, muta e infinita. E richiede di essere individuata. Che le sia riconosciuto il suo Nome profondo.

È la potenza linguistica del silenzio.

(Né la si può archiviare con la facile etichetta di ‘verbo sottinteso’).

Ne attestano le relazioni molteplici e labirintiche attivate da preposizioni camaleontiche e sublimi, abili a trasferire il senso dai con e da ai di e a e in, dai per e tra ai su. Insidiose preposizioni la cui grammatica sfuma ambigua in congiunzioni o avverbi senza mentre dovequando. Tutte, che si connettono tra loro e non a un verbo espresso, in un senso corposo e sfuggente, allusivo e potentemente invadente, che impone l’obbligo dello scavo alla ricerca del fondamento sintattico o comunque di qualcosa che sveli il segreto di una connessione tanto potente e tanto celata. Una archeologia paradossale e ineludibile, che dalle tracce visibili e ravvisabili recuperi la storia e il senso di quelle stesse.

Se vero è che centro pulsante della sintassi è il verbo da cui si instaura ogni nesso logico del discorso, qui l’assenza di verbo nella molteplicità dei connettivi testuali di varia valenza grammaticale, determina una sintassi criptica, che governa sotterranea ogni moto della superficie, ogni ramificazione della parola verso la connessione geometrica dei sensi, la sua -negata- aspirazione alla rappresentazione sistematica, al racconto.

E che, invece, richiede alla lettura l’aspra virtù dell’attenzione, l’impegno, la fatica dell’emersione, il tacito dovere del riscontro, il rigore di rintracciare l’identità “impressa”, di farla emergere senza la -elusa dalla scrittura- depauperazione di descriverla, col descriverla annullarla.

Un accesso negato all’abbandono, alle fluide occorrenze dell’avvalorato, per una scrittura che deve cercare, e trova, la forza poetica nella forza della tacenza.

Illuminante, allora, la cognizione che l’assenza di verbo principale non eclissa l’azione fondamentale. La scoperta folgorante è che l’azione esiste. In altra forma di dichiarazione, in altra inusitata modalità. Essa è il filo di ferro -sotteso- del reticolo di nessi e determina tutte le possibili flessioni del verbo non dichiarate ma riscontrabili dai legami istituiti da preposizioni congiunzioni avverbi locuzioni, i conseguenti intrecci di sensi, l’esatto labirinto della possente sintassi. La Storia Emersa.

Una sintassi “impressa”. Nel profondo.


Sogni

 

dove abbiano origine, se da un nostro accanto, da un’ora che inclina il capo, da un fronte reclinato in resa, dal ritmo degli inseguitori, da una cava e i suoi recessi, da un’istantanea controluce e quel profilo scuro, nell’improvviso del momento, nell’urna tra ruggine e tramonto, dall’epidermide tra le fibre di una corda, dall’ultima orma di un salto dimenticato a mezz’aria, dall’insegna di un secolo, da un nubifragio visto dall’oblò, da un calco di canto o da un’impronta di voce, dal vapore millesimato in stille, da uno scartamento aumentato, da strade prese d’assalto, dal sonoro di macchine calcate al massimo, dagli appunti per un distacco, da un sommario depredato, dagli assoli di orchestrali nel corale, da un lento dell’aria, da un acuto dell’imo, da un racconto dall’interno del buio, con l’anfratto farsi nel suo scuro, a frasi e crittografie del sentire, scorrendo veloce con la piena degli invasi fin dove l’acqua non è più fiume, con la pietra dentro la sua venatura, la forma di una trasparenza, la rifrazione di uno scavo, notturno d’insonnia e vocativo, tra la creazione di un senso e la sua rimozione, così tutto vedendo lo smarrimento, se questo tempo intorno, tra finzione e refurtiva, è l’inciso sul retro di un foglio, è quello che resta



 

Ranieri Teti è nato a Merano nel 1958.

Ha pubblicato le raccolte poetiche:

La dimensione del freddo, prefazione di Alberto Cappi, Verona 1987;

Figurazione d'erranza, prefazione di Ida Travi, Verona 1993;

Il senso scritto, prefazione di Tiziano Salari, Verona 2001; 

Controcanto (dalla città infondata), immagini di Pino Pinelli, nel volume collettivo Pura eco di niente, prefazione di Massimo Donà, Morterone 2008;

Entrata nel nero, nota di Chiara De Luca, Bologna 2011. https://www.anteremedizioni.it/ranieri_teti_entrata_nel_nero

 

E' compreso nelle antologie:

Istmi. Tracce di vita letteraria, a cura di Eugenio De Signoribus, Urbania, Biblioteca Comunale di Urbania, 1996;

Ante Rem. Scritture di fine novecento, a cura di Flavio Ermini, con premessa di Maria Corti, Verona 1998;

Akusma. Forme della poesia contemporanea, a cura di Giuliano Mesa, Fossombrone 2000;

Verso l'inizio. Percorsi della ricerca poetica oltre il novecento, a cura di Andrea Cortellessa, Flavio Ermini, Gio Ferri, con premessa di Edoardo Sanguineti, Verona 2000.

 

Ha collaborato, con testi poetici, alla realizzazione di libri d'arte prodotti per pittori e scultori.

Un suo radiodramma, "Ombre sotterranee", è stato oggetto di tesi di laurea presso il Conservatorio di Trento e Riva del Garda. 

Ha partecipato a vari festival, letture e incontri di poesia.

Si sono occupati dei suoi testi, tra gli altri, Davide Argnani, Mario Artioli, Alessandro Assiri, Vitaniello Bonito, Enzo Campi, Laura Cantelmo, Andrea Cortellessa, Ninnj Di Stefano Busà, Massimo Donà, Flavio Ermini, Federico Federici, Gio Ferri, Giovanna Frene, Mario Fresa, Marco Furia, Gabriele Gabbia, Mauro Germani, Stefano Guglielmin, Francesco Marotta, Giuliano Mesa, Sandro Montalto, Romano Morelli, Umberto Petrin, Rosa Pierno, Roberto Rossi Precerutti, Enea Roversi, Jolanda Serra, Domenico Settevendemie, Antonio Spagnuolo, Adriano Spatola, Adam Vaccaro, Carlos Vitale.

Ha collaborato a riviste italiane e straniere, cartacee e on-line: "Osiris", "Schema", "La Corte di Mantova", "La mosca di Milano", "Pagine", "L'Ulisse", "Milanocosa", "Versante ripido", "Utsanga", "Formafluens", "Il Segnale", "La foce e la sorgente", oltre ai blog "Nazione indiana", "Via delle belle donne", "Blanc de ta nuque", "La dimora del tempo sospeso", "Poesia 2.0".

Suoi testi poetici sono stati tradotti in russo, spagnolo e inglese. Alcune sue poesie figurano nei volumi collettivi degli atti di convegni e festival.  

Fa parte della redazione della rivista 'Anterem' dal 1985. Per conto di Anterem Edizioni cura la collana "La ricerca letteraria".

Cofondatore e coordinatore del Premio Lorenzo Montano, ne promuove il periodico on-line 'Carte nel Vento' e la pagina facebook.

Vive a Verona.

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