- Collana “Radici” diretta da
Gabriela Fantato -
Se dovessi creare una
mappa per viaggiare dentro questa raccolta di Fabia Ghenzovich, mi servirei di
ottima carta e buona stampa, e indicherei i luoghi definendone solo il nome
comune. La città, la terra, il mare, la roccia, il fiume. Ogni segno sulla
nudità della carta vorrei solo che suggerisse il carattere essenziale del
luogo, perché restasse all’eventuale viaggiatore la scoperta del nome proprio
di ciascun elemento.
Ecco appunto la “Nudità”,
che è corpo senza vesti, parete senza orpelli, foglio bianco, luogo sacro, paesaggio
naturale e interiore nella sua essenza, “qualcosa insomma/ di integro come
alba/ o natale ma corporale”
Ed è la nudità il luogo di
riferimento, “All’angolo cieco/ tra sistole e diastole/…”, dove anche
gli oggetti si fanno corpo, e da “..i nostri corpi/ da animali invertebrati..”
prende forma e voce “una
fotografia spina e piuma/ che dentro fa rumore.”.
Tutta la realtà si fa
corpo, a cominciare dal potere, che si manifesta come corpo mostruoso
che “s’insinua covando patogene// imperfezioni chiede/ il conto sempre a
proprio/ tornaconto tra fazioni/ di pensieri// e patteggiamenti. Solo all’ombra
del dubbio mastica/ amaro al sentore del primo/ crollo a irrigidirsi…”. A
questo corpo da “piccolo predatore” risponde il coro di “piccoli/
agnelli sacrificali/ belando a testa/ china così come servi senza mai// troppo
disturbare”
La casa stessa, si mostra
nuda e animata, rivela le “stanze che sgusciano furtive/ verso l’uscita – la
porta-avamposto/ dell’ignoto.” Qui
l’autrice gioca con ironia sull’idea di
una spesa al supermercato come eroica impresa di caccia “in caccia improvvisata/ amazzone ripetere/
i passi di un cammino/ primordiale sulle tracce del nuovo// supermarket che ha il nome/ arcaico di un antico
guerriero/ barbaro/ CONAD!”
Ed è in
questo “sgusciare” delle stanze, che sono ambienti di una casa, ma anche versi,
strofe di poesia o ballata, che il viaggio del corpo si compie. Un viaggio dove non possono esserci
infingimenti, come ci ricorda questo testo:
Uno
scalino dopo l’altro
sarebbe
troppo semplice
una
salita senza la tensione
che
ti metta alla prova
l’inciampo
di un bisogno
in
agguato troppo facile
sventare
un fiasco
dirsi
fratelli nello strappo
nel
taglio con l’amaro
di
un sorriso mai
abbastanza
dilaniato.
Datemi
pure una tenebra
abituale
trascendetemi
la
preda nel trionfo
di
una maschera nei secoli
dei
secoli blasfema cercatemi
la
bussola senza direzione
la libertà arriva nuda.
“La libertà arriva nuda”, ecco il verso di
Chlebnikov che chiude questa poesia, e che è posto in esergo al libro. E se la nudità è necessario e faticoso viaggio
con “La bussola senza direzione”, è la “maschera nei secoli/
dei secoli blasfema” che afferma la sacralità più che l’eresia del corpo
nudo, come Pasolini ne “La crocifissione” , che ci ricorda il Cristo esposto nudo in croce per “testimoniare lo
scandalo”.
E la nudità
si rivela anche nella versificazione, dove le spezzature, la scomposizione del fraseggio
da un verso all’altro, (come evidenzia anche Luigi Cannillo nella prefazione)
creano un ritmo che si fa viatico di luce e ombra, “passaparola che
ritorna”.
In questa
mappatura immaginaria dove anche il paesaggio si fa corpo e gli elementi si
umanizzano, incontriamo “Il ventre del mare”, ed è sempre il mare che
irrompe, al punto che nei versi “ciò che credevo si è sciolto/ fin dove arriva
la vista// nel mare”, rimane il dubbio che non sia la nostra vista,
ma quella del mare che osserva, in un gioco di rimandi che in molti testi è nutrito dalla presenza
costante di “specchi”, “occhi”, “riflessi”, “casse armoniche”, “lenti”.
Tra gli elementi del paesaggio, compare solo un
luogo geograficamente definito, il Sile, presenza acquatica che ci aveva
accompagnato nella mitologia della Catanegài in due precedenti libri di Fabia
Ghenzovich, “Totem” e “Se ti la vardi
contro luse”, (quest’ultimo in dialetto veneziano). E attraverso il Sile, luogo
di una memoria antica, compare il mito di un “Dedalus nudo”, “riflesso d’occhi liquefatti”, animale lacustre, airone. Il mito irrompe anche
come epica del futuro, nelle “
bioniche protosolitudini” la cui nudità si affaccia
nella “umana trasparenza” dell’effetto digitale di una lacrima.
Libro di grande sonorità e intensità, ci conferma un
percorso nella autentica nudità della
parola e dell’atto poetico. Come indica Fabia Ghenzovich nella bella intervista
di Anna Lombardo posta a fine volume:
Per me la nudità sta nella parola
che
salva dal condizionamento o dalla finzione, e che risponde ad
una
spinta interna necessaria, così come dalla percezione del mondo,
di cui
siamo parte e che in noi agisce.
E ancora:
Potrei
dire che spesso la poesia si fa, avviene, senza
sapere
quando inizio, quale sarà il percorso, in questo senso avviene.
Conosco
la partenza, non l'arrivo. Ritengo inoltre che avventurandosi
in
uno spazio in parte ignoto, la poesia apra spazi aperti anche
sull'indicibile,
sia come sconfinamento, sia come rivelazione.
( Carla Mussi)
*
Dico - la nudità -
qualcosa insomma
di integro come alba
o natale ma corporale
dico ecco la voce
pulita sotto strati e strati
la voce dal fondo che spiazza
ogni parola vassalla
che non suona
che non filtra
più la luce.
*
Più di un corpo maschio
di un lampo a ciel
sereno del planare a testa
alta di un successo
seducente
un verso. Talvolta
inaspettato invita
alla luce lungo ogni filamento
d'inchiostro ogni osmotica
membrana di un corpo
celeste.
*
Amor mundi nella luce
per coordinate circolari
benedice il gesto e la guerra
rifiuta a contrasto di conquista
alla cieca più feroce e guasto
per stupro di bellezza il male
all’apice con volto d’uomo
fallisce dove l’ultimo
presidio di luce reclama
giustizia per lo sforzo
terso per questo stare
malgrado e diverso nel gesto
gentile che del pane buono
del giorno in parti uguali
divide quello che resta.
*
Un contrarsi l'ultimo
flebile ardere sul confine
dove sussurrano i morti.
*
All'angolo cieco
tra sistole e diastole
di chiari e di scuri stenta una viva
fiamma negli occhi
prudenti dietro lenti
fumè occhi di pavone
che invitando escludono
a volte distanti raramente
stupiti se non per l'ironia
di un istante quando tradisce
una fossetta come un tic l' intima
fessurina quasi infantile
a lato della bocca
quel piccolo colpo
di reni che della tua vita
può farti campione.
*
Credetemi
amo l'imperfezione.
Non dover essere
che soddisfazione!
Essere
con ogni mia parte
sorella a sorelle
diverse che mi fanno
l'occhiolino
per scampare all'ingombro
dell'ovvietà.
*
Piccole
rinunce muta
di piume nient’altra
quiete che un crollo
di farfalle.
Fabia
Ghenzovich è nata a Venezia dove vive.
E’ interessata alla
poesia e alle sue possibili interazioni e contaminazioni tra i linguaggi
dell’arte, in particolare con quello musicale come nel caso di “Metropoli”, testi musicati in stile rap. Ha partecipato alla prima Biennale di poesia
“Officina della percezione” 2004 a Verona. Ha pubblicato libri di poesia : “Giro di boa” (Joker edizioni 2007), “Il cielo aperto del corpo” (Kolibris 2011 e nel
2016 in ebook su La Recherche), “Totem”(
Puntoacapo Editrice 2015 ), “Se ti la
vardi contro luse” (Supernova 2018), primo libro in dialetto veneziano,“ Nudità” (Libreria editrice Il Leggio 2020). Ha vinto
premi a concorsi di poesia. E’ inserita in antologie tra le quali: “Blanc de ta nuque. Uno sguardo dalla rete
sulla poesia italiana contemporanea, vol. II, a cura di Stefano Guglielmin (Le
Voci della luna, 2016) e nel Tomo II° “Il
Fiore della poesia contemporanea” (Puntoacapo editrice 2016). Suoi testi
sono pubblicati su riviste cartacee e online: Il Segnale, Le Voci della
luna, La Mosca di Milano, Carte nel
vento (Anterem), Tribuna magazine (rivista romena di poesia italiana),
Periferie recensione di Nelvia Di Monte, L'Avvenire recensione di Enrico Grandesso,
rivista internazionale “Letteratura e dialetti” recensione di Maurizio
Casagrande, Aspre Rime 4 inediti in dialetto (Campanotto) a cura di Matteo
Vercesi, Adiacenze (Milanocosa), Mutter Courage di Anna Maria Curci e su vari
altri blog.
Ringrazio Stefano Guglielmin per l'ospitalità e l'attenzione alla mia poesia e Carla Mussi, per la recensione in cui mi riconosco totalmente.
RispondiEliminaGrazie a te e a Carla.
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