Quando un nuovo editore (Rita Pacilio che fonda la RPlibri) dimostra di avere buon fiuto nella scelta dei propri autori, e quando fra questi ne emerge uno particolarmente giovane e interessante, Blanc non può far finta di niente. Sto parlando di Gabriele Galloni e del suo In che luce cadranno.
Scrive fra l'altro Antonio Bux nella prefazione:
"Galloni anche in questa sua agile e seconda prova, In che luce cadranno, gioca tra il
silenzio e il restare sospeso della poesia, e lo fa a volte con crudezza,
altre volte con leggiadria, offrendo al lettore un lavoro di puntello, ma anche
e soprattutto di carne, di materia viva. Ciò che più sorprende è l’oscillazione
di un poeta così giovane, ma già dal tono maturo, tra la concisione e lo
stupore, tra la leggerezza e l’acume di una poesia tanto affinata quanto
pungente".
“In che luce cadranno” di Gabriele Galloni (Collana Poesia – Sezione L’anello di Mobius’ –
RPlibri, 2018)
***
I morti tentano di consolarci
ma il loro tentativo è
incomprensibile:
sono i lapsus, gli inciampi,
l'indicibile
della conversazione. Sanno amarci
con una
mano – e l'altra all'Invisibile.
***
Si
parlava dei morti. Sulla tavola
i resti
sparsi della cena – quelle
bistecche
appena cotte. Il frigorifero
in
segreto colloquio con le stelle.
***
Così
un giorno, per caso,
i
morti costruirono
il
primo cimitero sotto il mare.
Se
ne dimenticarono
in un tuffo soltanto.
Gabriele Galloni è nato a Roma nel 1995. Studia
Lettere Moderne all'Università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato Slittamenti (Augh Edizioni, Viterbo 2017) con una nota di Antonio
Veneziani.
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