Ci
sono diverse ragioni per far conoscere in Italia Per un’isola futura (CFR, 2015), del poeta francese Benoît Conort.
La prima è la vicinanza con il simbolismo, quindi con un modo d’intendere il
legame fra parola e mondo affine alla sensibilità italiana dell’ultimo secolo.
La seconda riguarda l’editore, l’amico scomparso Gian Mario Lucini, che ebbe il
coraggio di aprire “Odisseo”, una collana in CFR “di traduzioni da lingue
nazionali e regionali”, una sfida entro la crisi endemica della piccola
editoria, in specie poetica, in linea con il carattere antagonista del
valtellinese e con la sua vita di migrante (lavorò in Svizzera, a Bolzano, a
Piateda, dove risiedeva e, per molti anni, frequentò l’associazione “Libera”,
in Calabria). La terza ragione va cercata in Fabrizio Bianchi, direttore delle
Edizioni Dot.com press che, con professionalità, sta traghettando le Edizioni
CFR verso un futuro sul quale non soltanto lui scommette. La quarta ragione
riguarda il traduttore, Salvatore Violante, napoletano combattivo e poeta, che,
nella propria opera, coniuga le neuroscienze con l’impegno civile, fermezza
della visione con la consapevolezza di vivere in “un tempo desertico” che
tuttavia si può raccontare, come scrive in Sulle
tracce dell’uomo. Traduttore non professionista, Violante ha affrontato la
materia con massima dedizione, con affetto addirittura, verso l’opera e la persona
di Benoît, sentendosi egli stesso responsabile di promuoverlo nel territorio;
ne scrive oltretutto l’introduzione, ricordando le affinità con la poetica di
Pierre Jean Jouve e rilevando come in questo libro, uscito per Gallimard nel
1988, tutto sia “in perenne instabilità, visiva, sonora, logica attraverso
paesaggi quasi sempre privi di luce, in una doglianza perenne, sorda,
pietrificata”. Una fotografia convincente, a cui si potrebbe aggiungere una
dialogo stretto con l’infanzia, intesa quale origine, focolare, il paradiso perduto di jouveana memoria, ma
anche nucleo vitale che l’età adulta spegne sempre più, in un cammino verso la
morte. E il rapporto con la memoria, attraversata dall’oblio quale condizione
di sopravvivenza, di alleggerimento dal lutto, ma anche memoria che dovrebbe
garantirci d’essere vissuti davvero, di contro alla percezione di avere sognato
ogni cosa.
Un altro aspetto
presente in Per un’isola futura è il sentimento tragico dell’esistenza, in cui paesaggio e destino, parola e vastità
impronunciabile dialogano con moto acceso, dando luogo a immagini tese, tra
simbolo e allegoria. Alcuni esempi: “Le bestie massicce drenano il fondo
d’acqua densa” e “All’impercettibile grido di una faccia disfatta” e “Altri
sogni a brandelli in questa notte selvaggia”;
debiti verso l’espressionismo e il romanzo cavalleresco medioevale
(penso oltretutto alle “tre gocce di sangue”, care a Parsifal), ma anche Lebenshauung
di Benoît, sentire vissuto nella carne di un presente moribondo, dove “non
canta più rondinella” e tuttavia ancora abitabile, a patto di cercare in esso
le scintille della vita pulsionale capaci di contrastare il nero che avanza. Una
speranza che Violante riconosce, sotto il profilo metrico, nel “versetto
biblico”, misto di immagine lirica e racconto, struttura direi comunque cara
alla poesia francese sin dal Romanticismo, passando per Rimbaud, le cui illuminazioni mi pare guidino lo spirito
da “voleur de feu” di questo libro.
Il n’est de terres que presqu’îles.
Toujours, par quelque côté, nous touchons
à ces lagunes sombres, à cette
mer insatisfaite en son cercle brisé.
Toujours
une langue terreuse, ici ou là, nous
lie et nous sépare. Phrases éparses,
chaotiques,
pour
une terre duelle, approche
inachevable
d’une Avalon à venir, rêvée
et
désirée, D’où cette île non encore
délivrée de ses vieilles amarres, de ses
remords de bras de mer combles.
Sur la jetée, là-bas, il semble que
quelqu’un
hèle l’océan.
Non vi
sono terre se non penisole.
Sempre,
per qualche motivo, noi siamo in
contatto
con queste lagune oscure, con questo
mare
insoddisfatto nel suo cerchio interrotto.
Sempre
una striscia di terra, qui o là, ci
lega o
separa. Frasi sparse, caotiche,
per una
terra doppia, approccio
incompiuto
ad un’Avalon futura, sognata
e
ambita. Donde quest’isola non ancora
liberata
dai suoi vecchi ancoraggi, dai suoi
rimorsi
pieni di braccia di mare.
Sul molo, laggiù, pare che
qualcuno
chiami l’oceano.
Voyelles entrechoquées, rythme, natif, rompu aux
battements du coeur,
Heurté soudain à cette peur qui
le surprend,
Âme rouge du plus profond foyer d’enfance,
j’insuffle
En elle ce qu’autrefois elle me
donna,
Aile traversée! flamme! transpercée d’une lumière
Plus grande. N’était-ce
que cela,
Cette voix qui en moi interrompt
son silence?
Bientôt l’hésitation, le
mouvement, bientôt l’union.
Bientôt l’acquiescement fragile
et le consentement
Aux flancs nus, au souffle,
Le sang suspendu, lumineux,
retenu en de pures
limites,
Le grand cri jeté aux haillons de la nuit et la mort
enchantée. Le
vieux jeu à nouveau. Mais du sang
coule
le long du bras.
Et l’ancien conte, ici, s’arrête
et dit que trois
gouttes de sang, sur la neige,
suffirent à l’apaiser.
Le monde aboli.
Je resonge à celui qui, la lance
à la main, oubliant le
combat à venir,
Au premier matin du monde
comprit,
Toi, si longtemps attendue,
prise, en une image de
passage.
Sang au haut de l’épaule,
Orée, fût-elle rayon au fond du
bois, étrange; et le
soleil épelait les feuillets d’or de l’horizon,
Orée, que j’avance dans la
lumière si poignante,
Comme s’allument les branches sèches, au feu
dernier de l’automne, les
dépouilles de l’arbre.
Vocali in contrasto, ritmo,
innato, rotto ai
battiti del cuore,
Turbato improvvisamente da questa
paura che lo sorprende,
Anima rovente del più profondo
focolare d’infanzia,
alimento
In essa ciò che una volta lei mi
diede,
Ala attraversata! fiamma!
Trafitta da una luce
Più grande. Era tutto qui,
Questa voce che in me rompe il
suo silenzio?
Presto l’incertezza, il
movimento, presto l’unione.
Presto l’acquiescenza fragile e
il consenso
Ai fianchi nudi, al respiro,
Il sangue sospeso, luminoso,
fissato entro puri
limiti,
Il grande urlo scagliato contro
gli stracci della notte
e la morte incantata. Daccapo il
vecchio gioco. Ma del
sangue scorre lungo il braccio.
E la vecchia storia, qui, si
arresta e dice che tre
gocce di sangue, sulla neve,
furono sufficienti a placarla.
Il mondo annullato.
Ripenso a chi, lancia in mano, dimenticando
l’impegno futuro,
Nel primo mattino del mondo
comprese,
Te, così lungamente attesa,
presa, in un’immagine
passante.
Sangue sopra la spalla,
Limitare, quand’anche fosse
raggio dal fondo del bosco,
sconosciuto; e il sole compitò i
foglietti d’oro dell’orizzonte,
Limitare, che porto avanti nella
luce così straziante,
Come si accendono i rami secchi,
all’ultimo caldo
dell’autunno, le spoglie
dell’albero.
Quel est l’oiseau, là bas, qui
rit de son pouvoir et
repliant les ailes
Se fait chute soudaine au ciel qu’il renie?
L’enfant pourtant court sans rien voir, les bras
ouverts à tout le vent
Qui s’engouffre, les bras ouverts
à ce vent qui le
dépasse et qu’il étreint
De toute sa jeune force;
Jeune arbre ou jeune pousse ce
qui poussant se
developpe et ouvre
Vers la mort les grilles sombres de l’âge.
Puis se renverse; autre paysage de sable nocturne.
Où ce grand froid? ce vent d’hiver?
Où cet enfant égaré? Le souvenir
est traître, le
remords moribond.
Étoile au front! pierre! le meurtre est ancien,
derrière les yeux,
Il pousse des lierres d’oubli, des feuilles vertes ruines
Se dissimulent au fond de l’esprit,
Se transfigurent, lentement, en lisières nouvelles.
Des voix parlent en langue
étrangère et cela sonne
drôlement.
Che uccello è quello laggiù, che
ride del suo potere e
ripiegando le ali
Cade improvvisamente dal cielo
che rinnega?
Il bambino tuttavia corre senza
vedere niente, le braccia
aperte ad ogni vento
Che s’infila, braccia aperte in
questo vento che
l’oltrepassa e lo stringe
Con tutta la sua giovane forza;
Giovane albero o giovane
germoglio che crescendo si
sviluppa ed apre
Verso la morte le grate cupe
dell’età.
Poi si rovescia; altro paesaggio
di sabbia notturno.
Dove questo grande freddo? Questo
vento d’inverno?
Dove questo bimbo smarrito? Il
ricordo è traditore, il
rimorso moribondo.
Stella in fronte! pietra!
L’assassinio è antico,
dietro gli occhi,
Spinge edere d’oblio, delle
foglie verdi danneggiate
Si nascondono nel fondo
dell’anima,
Si trasfigurano, lentamente, in
lineamenti nuovi.
Voci parlano in lingua straniera
e questo suona
strano.
Par ce doigt de soleil à peine
qui se pose
Au sommet de pierres vives dérive lentement
Jusqu’à nos corps durcis d’insectes dévorant
Hauts sont les monts ténébreuses les vallées
Que hante le souvenir de nos
lèvres meurtries
La femme comme un enfant
Et nue sous la chemise elle
allait en la mémoire
De vagues désirantes
Que l’on voulait saisir et toujours échappaient
Celui qui va mourir regarde aux
monts l’ombre précise
À l’ombre il tend sa gorge à
l’épée
Le dur rocher de la vie minérale
Il nie qu’il fut touché autrement
Qu’en son orgueil superbe il nie
Que la mort même puisse
l’effleurer
Il la provoque lui enjoint de
paraître là où
Hauts sont les monts les vallées ténébreuses.
Per questo dito di sole che a
malapena si posa
Sulla sommità di rocce vive che
va alla deriva lentamente
Fino ai nostri corpi ti indurisci
di insetti divoranti
Alti sono i monti tenebrose le
vallate
Che ossessione il ricordo delle
nostre labbra assassine
La donna come un bambino
E nuda sotto la camicia
percorreva con la memoria
Ondate di desideri
Che si volevano afferrare e che
sempre sfuggivano
Chi va a morire guarda ai monti
l’ombra precisa
All’ombra tende la sua gola per
la spada
La dura roccia della vita minerale
Egli nega che fu toccato
altrimenti
Nel suo orgoglio superbo nega
Che la morte stessa potesse
sfiorarlo
La provoca intimandole di
apparire là dove
Sono
alti i monti tenebrose le vallate.
Absence sur la page
Sous la langue informelle salive des
mots agonisants.
Si chiamerà
Assenza sulla pagina
Sotto
la lingua informale saliva di parole agonizzanti.
Benoît Conort è nato nel 1956 a
Villeneuve-sur-Lot. Attualmente insegna letteratura francese all’Università di
Rennes II. Su Wikipedia altre notizie biobibliografiche.
M. Conort este un surrealiste grave, cruel, élegiaque, il écrtit une poésie riche en surprises méthaphoriques, qui offre au lecteur le spéctacle d'une poétique universelle de la fin inexorable sur "nos lèvres meurtries"
RispondiEliminala metafora, infatti, sta sopra i singoli idiomi. Quella del novecento, inoltre, scava nelle macerie, le rende più drammaticamente lucenti. Grazie per il commento.
EliminaNous tombons d’accord, m. Geo Vasile, parce que dans la petite introduction à la poésie de Benoît Conort je dit aussi: - L’océan, voilà un motif qui est métaphore essentielle en ce livre. L’océan est liquide, est matière mobile et fuyante etc.-
RispondiEliminaEt encore: - Benoît Conort en ce livre il nous montre un itinéraire avec une instabilité perpetuelle, visuelle, sonore, logique par l’intermédiaire des sites constamment sans lumière, parmi des doléances perpetuelles, sourdes, petrifies.- Donc
Questo lo riprendo anch'io, qui: "livre il nous montre un itinéraire avec une instabilité perpetuelle, visuelle, sonore, logique par l’intermédiaire des sites constamment sans lumière, parmi des doléances perpetuelles, sourdes, petrifies.- " ciao!
RispondiElimina"Non vi sono terre se non penisole.
RispondiEliminaSempre, per qualche motivo, noi siamo in
contatto con queste lagune oscure, con questo
mare insoddisfatto nel suo cerchio interrotto."
splendidi versi e splendida traduzione che rispetta il verbo e le pause del filosofo - poeta in questione ...
non è faccile tracciare un unicuum di versi che tra loro si intrecciano come rosai lungo un pergolato ...
"Sur la jetée, là-bas, il semble que
quelqu’un hèle l’océan."
ciao :-)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Eliminapeccato che hai cancellato questo commento, Salvatore.
RispondiEliminagrazie comunque del complimento ...:-)
esiste anche un orecchio interiore e come hai ben capito, io lo posseggo.
ciao Gugl!
L'ho cancellato due volte perchè la prima volta avevo sbagliato il tuo cognome. La seconda volta perchè avevo utilizzato un sostantivo per un altro. Alla fine mi ero scocciato di cancellare e poi riscrivere. Ecco il commento:- Il tuo orecchio, formidabile, rispecchia perfettamente la tua sensibilità e competenza- Le parole utilizzate forse sono state diverse, queste comunque ne riprendono il senso.
Elimina