Uscito nel 2013 presso
la Cross-Cultural Communications di New York,
My voice seeks you (traduzione
di Maria Bennett e di Bill Wolak) contiene una selected poems delle due
raccolte edite sinora da Annelisa Addolorato, più un inedito.
Il primo libro, Farfalle e falene (Endymion 2004) è
costruito sulla voce dell’Ungaretti dell’Allegria:
verso breve, rarefatto, analogico, che incontra la plasticità del classicismo,
attraverso l’inclusione di figure mitologiche (Ares, Ecate, Icaro, Cassandra):
figure del conflitto, già presente per altro nel titolo e nella poesia
d’apertura, tra le più belle della sezione. Come scrive l’autrice nella prefazione, in Farfalle e falene prevalgono “brevi ritratti, pennellate di colore
che descrivono un gesto o un viaggio, un percorso”. Nel profondo, il conflitto è
anzitutto interiore, ci dice la fatica di trovare un centro, un equilibrio. La
tentazione ermetica è forte e le poesie sembrano appunto vivere sotto le ali
del Maestro d’Alessandria.
Stilisticamente
più matura è la seconda raccolta, La
parola “favilla” o la ricostruzione di Pompei (Amargord 2008), dove il
dettato si fa più complesso, mettendo in gioco nuove suggestioni, prima più
implicite: il conflitto tra natura e cultura, tra eternità e caducità, la forza liberante del
femminile. Questo secondo libro assume la postura sapienziale, una saggezza che
forse attinge alla volontà creatrice e distruttrice di Shiva, qui incarnato
nella “favilla” e nel canto: canto e favilla, in una Pompei poco prima della
fine, assomigliano al fare del Dio vedico, quando crea e distrugge mondi,
danzando. l’Addolorato è una studiosa e una praticante di discipline orientali,
per cui non soltanto il tema identitario e la relazione fra singolarità e
universalità, ma la stessa attitudine alla dimensione cosmica della parola
poetica acquistano più profonda giustificazione.
“Flying Daggers”,
l’unico inedito de La mia voce ti cerca,
mi sembra il testo più riuscito della raccolta, nella misura in cui
l’essenzialità non mima la parola pura simbolista, ma cerca il vero a partire
dallo stile e dal sentire individuali, dall’essere in posizione con il corpo e
il pensiero, che qui s’incarnano nella figura del Tao, della “ombra bianca e
luce nera / che generano e amano senza fine”. In altre parole, nelle due
precedenti raccolte la problematizzazione della cultura italiana mi sembra
ancora da completare: conoscerne la declinazione poetica nel secondo novecento,
con i suoi attriti materici e fattuali, i suoi scarti semantici, le sue
pluralità tonali e di registro, è imprescindibile per prendere ulteriore
confidenza con la crisi dell’io sul versante nostrano. Il rischio, altrimenti,
è di rimanere nell’orizzonte ermetico, di cui già abbiamo una splendida e
inavvicinabile stagione tra gli anni trenta e quaranta. Confrontarsi con i Novissimi, con l’ultimo Sereni e con De
Angelis, per esempio, senza abbandonare le proprie radici ispaniche e
l’affezione alle pratiche marziali e meditative, aprirebbe probabilmente
all’Addolorato una via espressiva più originale, che non si nega alle
contaminazioni con le altre culture, e non rinuncia a dialogare con la koinè
italiana.
da Farfalle e
falene
Ci
siamo incagliati
tra
le braccia
della
luna
Spostando
dubbi
pieni
di spine
Dagli oracoli caldaici I
Ecate
per
mano
tra
le onde
del
buio sentire
Sussurrando
Crescono
i
suoi
figli
Tessono
il
velo
del
cielo
cantando
il
passato
D’un
fiato
Da La parola “favilla”
o la ricostruzione di Pompei
Uomo e donna
la
tua voce
lotta
al
martirio
dell’androgino
ferito
E
guarisce
gli
altri
senza
potersi cicatrizzare.
Laus Pompeya
Sorelle
nel nome e nelle origini,
le
due Pompei si afferrano per la memoria
dei
loro destini,
consunta,
trasfigurata dal fuoco e dalla lava,
la
Pompei del sud
respira
nei suoi colori
Consunta
e trasfigurata dalla nebbia e dal gelo indifferente,
la
Pompei del nord
rinasce,
tenace dama di periferia.
Nel
mare indaco
Intagliare
su di me lagune
d’argento
d’argento
Scultura
di seta
il tuo profilo cangiante
di seta
il tuo profilo cangiante
Smagrita corteccia
di sogni incandescenti
di sogni incandescenti
Smarrita ogni rinuncia fiorisce
l’abbandono
Elenco
della spesa
Due
barili di terrore
e
tre caramelle tranquillanti
Cinque
casse di abbracci a chi non ha il pane e ti compra le armi
Quarantamila
foto contraffatte di bimbi sorridenti
Settantamila
paia di bugie
double-face
Vita
intossicata di speranze.
Caraffa
Siamo il nostro
stesso stampo:
lui fu il
nostro, noi il suo
Lo stampo del tempo
Lo stampo del tempo
cristallizzato
in un istante
assoluto e
terribile,
gradito e oscuro
Abbraccio di
vite: umane,
vegetali,
minerali
Creature che si
cercano e si sfuggono;
si donano e si
tolgono il respiro
I dipinti meglio
conservati,
i nostri mosaici,
tesoro protetto da ciò che ci tolse il respiro
i nostri mosaici,
tesoro protetto da ciò che ci tolse il respiro
La formula della
nostra sopravvivenza
conservata in
una brocca
con incisa la bella parola ‘favilla’,
con incisa la bella parola ‘favilla’,
che distrugge e
che crea mondi.
Nel
teatro—‘Ombelico di terra nera’
Gli attori
stavano provando.
Mentre indossavano le maschere della commedia, i protagonisti
Mentre indossavano le maschere della commedia, i protagonisti
si accorsero
troppo tardi dell’imminente tragedia.
Ferite, tagli, cicatrici
Tra le sottili ali dell’anima
Tra le sottili ali dell’anima
Persino il tuo
nome può essere una ferita
se la voce si è stancata di pronunciarlo,
oppure se non corrisponde più al corpo, o al volto
se la voce si è stancata di pronunciarlo,
oppure se non corrisponde più al corpo, o al volto
Se non gli
riconosci alcun dominio
su ciò che vedi
su ciò che vedi
Specchi rotti
presuntuoso
mercurio
versato in
stampi
ancora senza
forma
Mordere le
polvere,
nel salto verso
l’ignoto.
Sapore di
catartico zelo
d’invisibile
sorgente.
Delirio di
parole
che galleggiano
nel bianco
spazio
della memoria
L’anima è la
luce sfiorata
dalle tue labbra
Il tempo è un
ammasso di luce
ingrandito dalle
tue ciglia,
modellato dalla
pupilla
Versando la luce
tra le tue mani
Tra il dorso
e la fonte dell’essere,
passa una nave colma di pioggia
e la fonte dell’essere,
passa una nave colma di pioggia
e domande
‘Che il tempo
m’immoli il suo profilo!’
E avere un punto
d’appoggio
che non sia solo
il sordo schiamazzare
che non sia solo
il sordo schiamazzare
del tuo cuore.
Prima poesia
flamenca
o L’Atalante,
omaggio a Jean Vigo-Soleá
Nell’acqua delle
crome
scendemmo nella
grotta,
dove
galleggiavano note e accordi,
vascelli di
pietra,
straziati sorrisi
L’acqua era già cresciuta,
straziati sorrisi
L’acqua era già cresciuta,
calma e
inesorabile resistenza
a un’aria immacolata
ma incostante
Colmando specchi e spigoli con la sua concisa
e morbida leggerezza
Colmando specchi e spigoli con la sua concisa
e morbida leggerezza
I soffitti,
di aguzza pietra scura
e levigati mattoni rossi,
di aguzza pietra scura
e levigati mattoni rossi,
custodivano la grotta dei ricordi
Calde voci,
mansuete
e dense di perfette passioni
si immergevano
in corolle d’attesa
mansuete
e dense di perfette passioni
si immergevano
in corolle d’attesa
E scendemmo
nella grotta,
a spigolare aurore
a spigolare aurore
Limpida, l’acqua
continuava a scorrere
in linee verticali
Come frecce d’acciaio
in linee verticali
Come frecce d’acciaio
puntando al
nostro udito e alla nostra pelle,
carezze liquide
e sonore cullavano le domande
Le loro anime
potevano già nuotare,
nude e forti,
nella loro eterea danza armonica
nella loro eterea danza armonica
Le collane
di gocce sottili
avevano cancellato
le inferriate della ragione
di gocce sottili
avevano cancellato
le inferriate della ragione
‘Scivola
lentamente’
diceva il canto
‘verso le mie mani di musica’
diceva il canto
‘verso le mie mani di musica’
‘Lasciati
abbracciare
dai fiumi cristallini
del mio fervore appena nato’
dai fiumi cristallini
del mio fervore appena nato’
Pietre e pareti
erano l’unica forma
che impediva di straripare
a quel profondo pozzo vocale
erano l’unica forma
che impediva di straripare
a quel profondo pozzo vocale
‘Dimentica tutto
e ricominciamo la danza
e ricominciamo la danza
dall’incrocio
dei nostri sguardi’
In silenzio
Senza fretta,
con inermi passi blu,
il miele stillava
dalla bocca aperta
della chitarra
e raggiungeva coloro che, ritualmente, erano accorsi
per ascoltare e seguire il canto modellando i nitidi gesti
del reciproco abbandono
Intaccando aria e terra
in grate solari,
ospiti inaspettati,
con inermi passi blu,
il miele stillava
dalla bocca aperta
della chitarra
e raggiungeva coloro che, ritualmente, erano accorsi
per ascoltare e seguire il canto modellando i nitidi gesti
del reciproco abbandono
Intaccando aria e terra
in grate solari,
ospiti inaspettati,
deboli sussurri
Nodo di carne e
voce,
una mano che erano cento mani ci salutò,
stringendo le nostre,
quasi invisibili,
restituendo corpo al loro respiro Sussurro
e grido minimo della materia che pulsa e si apre al mondo
una mano che erano cento mani ci salutò,
stringendo le nostre,
quasi invisibili,
restituendo corpo al loro respiro Sussurro
e grido minimo della materia che pulsa e si apre al mondo
‘Non dimenticare
—mai—
la carne del mondo’
—mai—
la carne del mondo’
Il maturo fluire
delle loro voci senza rughe,
luce invisibile
che attraversa
luce invisibile
che attraversa
gli intrecciati
cerchi degli anni, catene di legno e linfa
di quegli alberi umani
di quegli alberi umani
Il canto,
limpido racconto alato degli anziani.
limpido racconto alato degli anziani.
Filo che unisce
sentieri e strade
Ormai libero da ogni peso
sentieri e strade
Ormai libero da ogni peso
Profili estranei
al tempo, antichi bambini
e antenati assopiti
nella culla dell’oggi
e antenati assopiti
nella culla dell’oggi
Voce, melograno
e sospiro
Prima che la
serata si spezzasse
Davanti alla
soglia e al vuoto
Davanti alla sua
porta
respiri in silenzio
respiri in silenzio
Davanti alla tua
corda
trema il suo collo di cervo innocente, pronto a fuggire di nuovo
trema il suo collo di cervo innocente, pronto a fuggire di nuovo
Davanti ai
nostri occhi, sotto il velo,
vacilla
il gracile potere del sentire
vacilla
il gracile potere del sentire
È d’acqua
il solido specchio
dove si vedono,
si riconoscono,
si bevono gli amanti
il solido specchio
dove si vedono,
si riconoscono,
si bevono gli amanti
Nella sua
immagine
la decisione dell’ancora
la decisione dell’ancora
Scendemmo nella
grotta per offrirci,
cantando muti,
alle onde
cantando muti,
alle onde
e al vortice
dell’istante
Barche di seta
passano,
ormai senza peso,
ormai stanche di soffrire il freddo
ormai senza peso,
ormai stanche di soffrire il freddo
In cerca di
quiete
incandescente.
incandescente.
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Flying Daggers
Il movimento
sinuoso e preciso,
il delicato e deciso
rispondere ai gesti,
richiesto dalla disciplina in questione,
il delicato e deciso
rispondere ai gesti,
richiesto dalla disciplina in questione,
—Visione
periferica ma
inequivocabile,
il silenzio
concentrato,
totale presenza non invadente.
Un incontro
sospeso e pulito.
Leale, inatteso, puntuale.
È la danza dell’eco,
alla luce del sole:
davanti a tutti.
Fermarsi e procedere.
Tutto in tempo.
Allo specchio.
Moltiplicando gli astri
nello sguardo dell’altro.
Raccogliendo le sfide come rose pronte ad aprirsi.
totale presenza non invadente.
Un incontro
sospeso e pulito.
Leale, inatteso, puntuale.
È la danza dell’eco,
alla luce del sole:
davanti a tutti.
Fermarsi e procedere.
Tutto in tempo.
Allo specchio.
Moltiplicando gli astri
nello sguardo dell’altro.
Raccogliendo le sfide come rose pronte ad aprirsi.
A tempo.
Quando è.
Ombra bianca e luce scura
generano e amano senza fine.
Quando è.
Ombra bianca e luce scura
generano e amano senza fine.
Annelisa Addolorato è nata a Lodi (Italia). È cresciuta tra
l’Italia e la Spagna, dove ha pubblicato due sillogi poetiche bilingui. Nel
settembre 2013 negli Stati Uniti è uscito, sempre bilingue, il suo libro di
poesie “My Voice Seeks you. The Selected Poems of Annelisa
Addolorato” (Cross-Cultural Communications, New York). Suoi testi poetici sono stati pubblicati in
varie antologie e riviste in Italia, Spagna, Germania, USA, …
Ha partecipato a vari
festival poetici e realizzato molti readings in Italia, Spagna, Israele, India
(Kritya Festival), Venezuela. Le sue poesie sono state tradotte in varie lingue
e ha al suo attivo collaborazioni con alcuni artisti (video poesia, musica,
ecc.). Attualmente vive in Italia e si occupa, tra le altre cose, del progetto
Navigli Poetry Slam. Attualmente è vicepresidente di Lips (Lega Italiana Poetry
Slam). Scrittrice, traduttrice, dottore di ricerca in Letteratura spagnola
contemporanea (Madrid), per dieci anni ha insegnato come ispanista presso le
Università italiane. Suoi testi teorici (estetica, ispanismo, arte e
letteratura contemporanea) sono stati utilizzati come materiali didattici
universitari. Ha al suo attivo anche due monografie sulla poesia, una dedicata
all’opera di Octavio Paz (Mimesis 2001), l’altra a quella di Clara Janés
(Madrid 2009). Altre informazioni in www.annelisaddolorato.it .
Quando una poetessa denota uno stile "femminile" c'è quasi sempre qualcosa che non funziona . E' esattamente ciò che non si riscontra nel lavoro di Annelisa Addolorato , che mi sembra concreto , terrestre , diretto , sorvegliato nell'aggettivazione , insomma molto godibile .
RispondiEliminaMi ha fatto tanto piacere leggere e rileggere .
E sempre in gamba Stefano , puntuale e meticoloso .
Un saluto
leopoldo attolico -
grazie Leopoldo. Vorrei anche, però, che non passasse sottotraccia la nota critica: Ungaretti, la sua prima voce, può ancora mettere in gioco il contemporaneo?
Eliminanon posso che parlare soltanto per 'gusto'.. e per me sono troppi gli aggettivi, in alcuni testi, che mi distraggono dal senso..
RispondiEliminanon so se pecco d'arroganza nel dire che, sia il verso brevissimo che quello esteso, non mi aprono porte.. ma alla fine è solo il mio pensiero..
è il tuo sentire, più che il tuo "pensiero": anche il tuo è un approccio al testo plausibile. Vero che il senso non può mai essere braccato, nemmeno in un testo senza aggettivi. ancora meno in una poesia ermetica (nel senso del "Campo di Marte")
Eliminaio la trovo priva di personalità, troppo frammentata, evanescente.
RispondiEliminaun elenco della spesa, appunto.
l'evanescenza e l'elenco della spesa sono inconciliabili :-)
Eliminaa volte si scrivono cose superflue, nell'elenco della spesa.
RispondiEliminaè una delle cose più difficili, scrivere solo quello che serve.
un poeta non scrive mai cose superflue, tranne per scelta poetica.
RispondiEliminahai ragione, ma così dovrebbe essere anche l'uomo!
Eliminal'uomo non fa mai cose superflue, tranne per scelta di vita.
il verso così frammentato delle prime strofe si perde, inutile negarlo...forse riacquista nella seconda raccolta, dove il tono, come scrivi tu, cambia, lascia intravedere qualcosa al di la della forma...
Siamo il nostro stesso stampo:
I dipinti meglio conservati,
i nostri mosaici,
tesoro protetto da ciò che ci tolse il respiro
anche delirio di parole mi trasmette qualcosa...
c'è un tocco femminile molto bello, una delicatezza...
in fondo hai ragione, il componimento risente di una disciplina rigorosa, quella delle arti marziali.