Il fascismo ha fatto anche cose buone. Di sicuro, come sempre in un sistema dove gli interessi di parte sono in gioco. Tuttavia, chi sostiene questo in modo acritico, dovrebbe rispondere anche di quanto segue:
Squadrismo
E' il termine con cui si
indica un fenomeno caratteristico del fascismo, consistente nella militanza
all'interno di squadre d'azione fasciste fra il 1919 e il 1924. gli squadristi
delle campagne distrussero, usando la violenza, le organizzazioni politiche e
sindacali della sinistra, leghe bracciantili e cooperative, a tutto vantaggio
dei proprietari terrieri, degli affittuari e anche dei commercianti che
soffrivano la concorrenza delle cooperative rosse. Gli squadristi si
avvicinavano a bordo di camion aperti (generalmente i BL 18 in dotazione all'Esercito) cantando
inni e mostrando le armi ed i manganelli, quindi assalivano l'avversario
praticando una sistematica devastazione: venivano colpite le sedi ed i luoghi
di aggregazione dei partiti (principalmente il partito socialista), le Camere
del Lavoro, le sedi di cooperative e leghe rosse. Queste venivano danneggiate
o, spesso, completamente devastate, le suppellettili e le pubblicazioni
propagandistiche bruciate nella pubblica piazza, gli esponenti o i militanti
delle fazioni avverse bastonati e costretti a bere olio di ricino. Tali azioni di norma davano luogo a
scontri fisici o con bastoni, spesso però, specialmente nelle fasi più calde
del conflitto, diventava frequente l'uso di armi da fuoco e persino da guerra,
terminando le azioni con feriti e morti sia tra le diverse fazioni in campo che
tra le forze dell'ordine.
Delitto di Spartaco Lavagnini
Fu
un militante socialista, precursore della "svolta" comunista, ucciso
dagli squadristi fascisti il 27
febbraio 1921.
Delitto di Don Giovanni Minzoni
E' stato un religioso e un antifascista italiano. La sera del 23 agosto 1923, venne ucciso con una bastonata
alla nuca in un agguato teso da alcuni squadristi facenti capo a Italo Balbo.
Gran consiglio del fascismo
Massimo organismo direttivo del Partito nazionale fascista, istituito
nel 1923. In seguito allo sviluppo del regime fascista assunse un rilievo
sempre maggiore, sancito dalla l. 2693/1928, con cui esso, direttamente
dipendente dal capo del governo, estese le competenze anche in materia di
prerogative della corona, divenendo organo di massima rilevanza costituzionale.
Il suo ruolo istituzionale fu confermato dalla riforma del 1929, che stabiliva
il controllo del partito da parte dello Stato; quest’ultimo imponeva al partito
uno statuto proposto dal capo del governo, cui spettava anche la nomina delle cariche
dirigenti. L’ultima riunione del G. (24-25 luglio 1943), con l’approvazione
dell’ordine del giorno presentato da D. Grandi,
segnò la caduta di Mussolini
Delitto di Giacomo Matteotti
Il 30 maggio 1924 il deputato socialista Giacomo
Matteotti pronunciò alla Camera un duro discorso contro il governo, accusandolo
direttamente di essere il responsabile dei soprusi che avevano accompagnato
tutto il periodo elettorale finanche il giorno delle elezioni. Un discorso che
animò il Parlamento e che si concluse con una diretta e inequivocabile
richiesta: “Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale
mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando
il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni”.
Qualche giorno dopo, il 10 giugno 1924, l’onorevole Matteotti fu picchiato e rapito dai fascisti all’uscita della sua abitazione di Roma e poi ucciso; il suo cadavere venne ritrovato solo diverse settimane dopo. [...] Mussolini chiuse questo caotico periodo con il celeberrimo discorso tenuto alla Camera dei deputati il 3 gennaio 1925, con il quale si assunse “la responsabilità politica, morale e storica” di quanto era avvenuto in Italia negli ultimi mesi, discorso che è ritenuto dagli storici l’atto costitutivo del fascismo come regime autoritario.
Qualche giorno dopo, il 10 giugno 1924, l’onorevole Matteotti fu picchiato e rapito dai fascisti all’uscita della sua abitazione di Roma e poi ucciso; il suo cadavere venne ritrovato solo diverse settimane dopo. [...] Mussolini chiuse questo caotico periodo con il celeberrimo discorso tenuto alla Camera dei deputati il 3 gennaio 1925, con il quale si assunse “la responsabilità politica, morale e storica” di quanto era avvenuto in Italia negli ultimi mesi, discorso che è ritenuto dagli storici l’atto costitutivo del fascismo come regime autoritario.
Leggi "fascistissime"
Si comincia con la legge n. 2263 del 24 dicembre 1925 che definiva le attribuzioni e le prerogative del Presidente del Consiglio dei ministri il cui nome mutava in Capo del Governo, Primo Ministro Segretario di Stato. La successiva legge n. 100 del 31 gennaio 1926, dette facoltà al potere esecutivo di emanare norme giuridiche, senza efficaci garanzie d'intervento da parte delle assemblee legislative. Pochi giorni dopo, il 31 dicembre 1925, entrò in vigore la legge sulla Stampa, la quale disponeva che i giornali potevano essere diretti, scritti e stampati solo se avevano un responsabile riconosciuto dal prefetto, quindi dal governo. Erano assolutamente vietate la diffusione e circolazione di qualsivoglia altro tipo di giornale considerato illegale. In conclusione, la legge 3 aprile 1926 proibì lo sciopero e stabilì che soltanto i sindacati "legalmente riconosciuti", quelli fascisti (ormai detenenti il monopolio della rappresentanza sindacale dopo la conclusione del Patto di Palazzo Vidoni del 2 ottobre 1925 fra la Confindustria e le corporazioni fasciste) potevano stipulare contratti collettivi. In sintesi, le leggi completate ufficialmente nel 1928, stabilivano di fatto e non di diritto che:
- il Partito Fascista era l'unico partito ammesso;
- il capo del governo doveva rispondere del proprio operato solo al re d'Italia e non più al parlamento, la cui funzione era così ridotta a semplice luogo di riflessione e ratifica degli atti adottati dal potere esecutivo;
- il Gran Consiglio del fascismo, presieduto da Mussolini e composto da vari notabili del regime, era l'organo supremo del Partito Fascista e quindi, dello Stato;
- tutte le associazioni di cittadini dovevano essere sottoposte al controllo della polizia;
- gli unici sindacati riconosciuti erano quelli fascisti; erano proibiti, inoltre, scioperi e serrate;
- le autorità di nomina governativa sostituivano le amministrazioni comunali e provinciali elettive abolite per legge;
- tutta la stampa doveva essere sottoposta a controllo, ed eventualmente censurata se aveva contenuti anti-nazionalistici e/o di critica verso il governo.
Va ricordato infine che, nel 1926, fu istituito il Tribunale per la
sicurezza dello Stato, che aveva il compito di ammonire o di condannare le
persone politicamente pericolose per l’ordine pubblico e la sicurezza del
regime. Con la stessa legge che creava la
succitata istituzione, fu ripristinata la pena di morte per chi attentava alla vita del Re o
alla libertà della famiglia reale o del capo del governo e per altri reati
contro lo Stato.Il Tribunale emise 4596 condanne per reati politici. 3898 erano operai
e contadini.
Delitto di Piero Gobetti
Fondò e diresse
"Energie Nove", "La rivoluzione Liberale" e "Il
Baretti". Fu anche il primo editore di Eugenio Montale. Mori a 25 anni,
nel 1926, in seguito alle violenze fasciste.
Delitto di Giovanni Amendola:
Al programma giolittiano, che intendeva sfruttare
l'illegalismo fascista in fase elettorale per decimare i deputati socialisti e
popolari, Amendola contrappose più volte il programma di far entrare nella
legalità il fascismo, legandone i deputati, direttamente o indirettamente, al
governo. Per questo, fino a dopo la discussione parlamentare della riforma
elettorale Acerbo nel luglio 1923, anche l'A. fece sempre buona accoglienza
alle dichiarazioni di legalitarismo che Mussolini andava alternando
all'illegalismo e alla violenza. Fu nettamente ostile alla marcia su Roma. Il
delitto Matteotti lo indusse, insieme con le altre opposizioni eccettuata la
comunista, a ritirarsi dalla Camera e a dar vita al cosiddetto
"Aventino", del quale fu l'animatore politico. Concepì l'Aventino
come sede della legalità, contrapposta al governo e alla Camera, considerati
illegali; e si oppose sia ai vari tentativi, caldeggiati da repubblicani e
garibaldini della "Italia Libera", di insurrezione armata, sia ad
alleare l'opposizione aventiniana a quella comunista. Nell'aprile 1925 si fece
iniziatore presso B. Croce, in risposta al manifesto Gentile, del manifesto
degli intellettuali antifascisti, che fu pubblicato sul Mondo del 10 maggio.
Intanto l'A. subiva una seconda aggressione a Roma, in via
dei Serpenti, il 5 apr. 1925, poi un'altra ancora, ben più grave, il 25 luglio,
sulla strada fra Montecatini e Pistoia. Ammalatosi in seguito alle percosse, si
recò a due riprese in Francia. Sempre malandato in salute, rientrò in Italia
dove, ai primi di dicembre, sciolse di fatto l'Unione nazionale. Alla fine
dell'anno tornò a curarsi in Francia. La morte, provocata dai postumi
dell'aggressione di Montecatini, lo colse in una clinica nei pressi di Cannes
il 7 apr. 1926.
Il confino
Fu lo strumento più utilizzato dal regime fascista, a partire dal 1926,
per contrastare la nascita di un’opposizione politica organizzata. Fino al 1943
furono attive in Italia ben 262 colonie di confino, situate prevalentemente nel
Mezzogiorno, e 13.000 circa furono i cittadini sottoposti a questa misura
restrittiva, il 90% dei quali per ragioni di natura politica.
Lista unica elettorale
Con la legge 17 maggio 1928 n. 1029 ed il Testo Unico 2 settembre 1928,
n. 1993, fu introdotto un nuovo sistema elettorale di tipo plebiscitario, come
già allora lo si definì. La nuova legge elettorale prevedeva un Collegio unico
nazionale chiamato a votare o a respingere una lista precostituita di 400
deputati, lista formata dal Gran Consiglio del Fascismo a partire da una rosa
di 850 candidati proposti dalle confederazioni corporative nazionali, 200
candidati proposti da associazioni ed enti culturali ed assistenziali ed
ulteriori candidati scelti dal Gran Consiglio stesso. Gli elettori potevano
esprimersi con un "sì" o un "no" sul complesso della lista,
esprimendo il proprio voto su schede recanti l'emblema del fascio littorio. Nel
caso in cui la lista non fosse stata approvata dal corpo elettorale, era
previsto che la consultazione si ripetesse con il concorso di liste
concorrenti, presentate da associazioni ed organizzazioni che avessero almeno
5.000 soci elettori. La lista che avesse ottenuto il maggior numero dei voti,
avrebbe avuto tutti i propri candidati eletti.
Nel corso degli anni '30 anche gli ultimi residui della concezione
liberaldemocratica della rappresentanza politica furono cancellati e, con la
legge istitutiva della Camera dei fasci e delle corporazioni (legge 19 gennaio
1939, n. 129), l'organo legislativo cessò di essere eletto.
Guerra chimica
Con il termine guerra d'Etiopia o seconda
guerra italo-etiopica (talvolta nota anche come guerra d'Abissinia o campagna
d'Etiopia) ci si riferisce alla guerra condotta dal Regno d'Italia contro lo Stato sovrano d'Etiopia, a
partire dal 3 ottobre 1935. La
guerra si concluse, dopo sette mesi di combattimenti caratterizzati anche
dall'impiego di armi chimiche da parte italiana. La guerra finì il 9 maggio
1936
Asse Roma-Berlino.
Accordo stipulato tra Germania e Italia il 24 ottobre
1936, sanciva il primo concreto avvicinamento tra i due paesi, divisi in
precedenza dalla questione austriaca e dalla collocazione rispettiva nel quadro
delle potenze europee. L'Asse era stato preparato dall'appoggio diplomatico che
la Germania aveva offerto all'Italia impegnata nella guerra coloniale con
l'Etiopia (ottobre 1935-maggio 1936) e nella reazione alle sanzioni. Le prime
conseguenze dell'accordo furono la partecipazione di Italia e Germania alla
guerra civile spagnola, in appoggio alle forze franchiste, e l'adesione
dell'Italia al patto anticomintern (autunno 1937). Nel maggio 1939, avvenuto l'Anschluss
(Annessione dell'Austria), dopo la conferenza di Monaco e l'occupazione
italiana dell'Albania, egli si decise a firmare il cosiddetto Patto d'acciaio
con Hitler. Nello specifico le parti erano obbligate a fornire
reciproco aiuto politico e diplomatico in caso di situazioni internazionali che
mettevano a rischio i propri "interessi vitali". Questo aiuto sarebbe
stato esteso al piano militare qualora si fosse scatenata una guerra; i due
Paesi si impegnavano, inoltre, a consultarsi permanentemente sulle questioni
internazionali e, in caso di guerra, a non firmare eventuali trattati di pace
separatamente; la durata del trattato era inizialmente fissata in dieci anni.
Delitto
fratelli Carlo e Nello Rosselli
Attivisti dell'antifascismo e fondatori del
partito "Giustizia e Libertà", vissero a lungo in esilio a Parigi e furono uccisi in Francia nel 1937 da formazioni locali di estrema
destra, molto probabilmente su ordine proveniente dai vertici del fascismo.
Leggi razziali
Serie di decreti emanati tra il 1938 e il 1939 dove si estromettevano
gli ebrei dalla scuola, dal mondo dal lavoro, dalle ordinarie relazioni civili,
per la difesa della purezza della razza italiana. Durante la Repubblica Sociale
Italiana, circa 7000 ebrei morirono nei campi di sterminio dopo essere stati
consegnati ai nazisti dai repubblichini. (Solo il 16 ottobre 1944, a Roma, ne
furono deportati a Auschwitz 1023)
senza memoria non c'è storia. Senza storia non c'è cultura piena, Senza cultura piena non c'è consapevolezza dell'oggi. Senza consapevolezza dell'oggi nessun sogno per il futuro che non rischi di trasformarsi in illusione o peggio ancora in un incubo. Senza memoria, storia, consapevolezza dell'oggi e sogno non c'è politica. E poi ho imparati a diffidare, sempre di chi dice di portare il nuovo e intanto, in qualche modo, scava nel passato più cupo e torbido. Maurizio
RispondiEliminala storia non si ripete però offre modelli interpretativi e paradigmi: fai bene dunque a suggerire prudenza a cui esalta il "nuovo" come categoria ontologica o come principio del progresso.
EliminaBel commento.Paolo
RispondiEliminaquanto buio in questo resoconto..
RispondiEliminaper questo la repubblica italiana va difesa da tutti i tentativi di ridurla a un manipolo al bivacco.
RispondiEliminaLa violenza, finora solo verbale, che da anni vedo diffondersi sul web, la demonizzazione e delegittimazione sistematica degli avversari che ha dominato la nostra cultura, sono fenomeni di prefascismo. Non mi stupirei che il fascismo, quello vero, arrivasse. In fondo farebbe anche cose buone: garantirebbe la governabilità e azzererebbe la casta (sostituendola con un'altra). Ma che bello! La cosa tragica è che la nostra classe dirigente e gli intellettuali non sono di livello superiore rispetto agli anni Venti del Novecento, anzi probabilmente la qualità è peggiorata; inoltre gli ideali sono incerti e le masse confuse. Insomma, credo che una soluzione autoritaria oggi abbia le stesse probabilità di affermazione di allora e uguale consenso.
RispondiEliminala soluzione autoritaria l'abbiamo rischiata più di una volta dal dopoguerra ad oggi. Ogni volta c'erano implicate frange devianti dell'esercito e dei servizi segreti oltre che settori della grande borghesia italiana.
Eliminaio direi che la prospettiva deve preoccuparci molto, non viverla come se riguardasse gli altri. Gentile Guido, i totalitarismi ci entrano nella pancia e nel cervello. Lo stupore è l'ultima delle preoccupazioni che dovresti avere!