Vorrei essere più chiaro, non come poeta, ma come cittadino che sopravvive alle sferze della crisi. A proposito del post precedente, si legga questo articolo di Silvia Bencivelli sul
lavoro intellettuale. Possibile che solo in Italia si dia tutto per scontato?
Complimenti e in bocca al lupo per About Blanc. Ti auguro che l'auspicio si avveri!
RispondiEliminagrazie!
RispondiEliminal’articolo citato è del The Guardian. E’ normale che in UK ci si scandalizzi per questo: è un paese dove tradizionalmente si pagavano pure i tirocinanti delle professioni (e dove sono fissati dei salari minimi per gli apprendisti di professioni, da noi definite come ordinistiche). Diverso è in Italia dove la cosa è vissuta come normale. Anzi, come una pretesa del pollo di turno pensare che, nel paese dove sopravvivono medievalismi come gli Ordini professionali, un tirocinio, che è lavoro a tutti gli effetti, rivendichi pure ildiritto di essere retribuito! In Irlanda per avere un tirocinante psicologo, occorre pagarlo 30.000euro annui! E qui da noi, siam ben lontani sia dall’ottenere questo, sia dallo scandalizzarsi per l’esercito di lavoratori intellettuali non retribuiti (tra cui i tirocinanti delle professioni ordinistiche regolamentate!). In soldoni: in Italia ci si scandalizza dell'esatto contrario di cui ci si scandalizza in UK (e sul The Guardian). Buona fortuna e Grazie, Giovanni Turra zAn
RispondiEliminasì. grazie per questa nota.
RispondiEliminapoi, è molto importante pagare i calciatori, a fior di milioni. quello è un mercato! mercato dei giocatori, di palla o borsa. la ricerca? ... proviamo a domandarlo alla TV - piena dei suoi mostri di cronaca-cronica - cos'è la ricerca - magari scientifica. intellettuale è solo un vecchio termine, un poco spinoso e addirittura anacronistico per gli italiani, anzi anche un po' meno "altezzoso" di un tempo - perché il lavoro letterario dopo che le università lo hanno in qualche modo "globalizzato" è stato in qualche modo uniformato e, come dire, diventato anche politico. ci sono università inesistenti come "istituzioni culturali", dovremmo ammetterlo - intendere l'istruzione per quello che è stato e per come l'avevamo anche idealizzata, e adesso?
RispondiEliminasaluti dal vecchio anno nuovo,
giampaolo
Bel pane al pane (averci i denti! :))
RispondiEliminain bocca al lupo
(anche da parte mia)
Complimenti per l'iniziativa. Attendo di capire/vedere cosa emergerà. Opinione personale è che sia davvero necessario un confronto poetico onesto/costruttivo.
RispondiEliminaForse così molti libri non vedrebbero la luce e si farebbe vera selezione a priori.
Auguri,
Marco Scarpa
Posto che va compreso cosa definisca la categoria degli scrittori in erba, in ogni caso penso che a parità di spesa sia più saggio, ma anche più utile e più elegante, investire nella consulenza di Stefano (che prendo come esempio di competenza) senza dare necessariamente seguito ad una pubblicazione, piuttosto che darsi in pasto ai tipografi sull'onda dell'entusiasmo. Inoltre penso che la questione della retribuzione del lavoro intellettuale sarebbe da porre al centro della discussione, essendo uno degli indicatori dello stato di salute di un sistema.
RispondiEliminala questione è appunto duplice, come dice Luca:
RispondiEliminaPUBBLICARE è un atto di responsabilità che deve avvenire dopo un serio confronto con qualcuno di cui ci si fida;
LAVORO INTELLETTUALE: retribuirlo significa riconoscere professionalità ma anche fiducia in un bene, la cultura, mai come ora disprezzata dalla classe dirigente.
@ Marco: come leggi nel commento precedente, il "confronto poetico onesto/costruttivo" deve essere anche uno scambio onesto tra beni, altrimenti il rischio è che diventi solamente sfruttamento di risorse da parte di chi chiede tempo e competenza.
RispondiEliminaOra il messaggio è chiaro! Complimenti! Ti auguro di ricevere la giusta soddifazione da questo tuo nuovo impegno.
RispondiEliminaGrazie per la passione poetica che muove sempre e comunque i tuoi giudizi critici.
sempre e comunque, hai ragione. Grazie a te per questo passaggio su blanc!
RispondiEliminaIl riferimento alle inadempienze istituzionali e' necessario ma temo che non esaurisca la questione. E' risaputo che il numero degli scriventi poesia scavalca quello dei lettori; e che ci sono le forme di baratto intellettuale come lo scambio di prefazioni, di galanterie eccetera; e che c'è un azzeramento delle specificità professionali, e della conseguente separazione dei ruoli; e che c'è l'accettazione per prassi di doversi pagare il libro che ti stampano, che e' un modo indiretto di affermare che non tutti sono disposti a beneficiare del diritto di non pagare per farsi stampare il libro, perché potrebbe anche capitare che se un editore investe personalmente nel lavoro altrui le possibilità che il manoscritto non venga pubblicato possono aumentare. Io rientro a pieno titolo in tutti i casi citati. Insomma: a me piacerebbe che i remi non venissero tirati ne' in barca ne' contro la barca, ma che venissero utilizzati per remare.
RispondiEliminaProgetto molto interessante, Stefano! penso che tutti condividano e anzi vedano come necessario il profano. Gli eventuali autori capiranno infatti quanto il "sacro" non sia che l'elaborazione riuscita del "profano".
RispondiEliminaCristina Annino.