J.A. Leon, E. Reginato, A.G. Leon
Luis Alberto Crespo
(1941). Giornalista, scrittore e traduttore di René Char, ha una scrittura
solitaria, meditata:
Quindici
Sono già le dodici mia esasperata
C’è una piccola disgrazia là
fuori
tra noi e la fine
Ripete la sillaba unica
quella che oscura ciò che sempre
fa purpureo
L’anima
nel mondo brucia
è deserto
E non c’è più bocca per la tua
sete
Negli anni 80 troviamo Santos López (1955), il quale
coscientemente dice che doviamo conoscere il linguaggio sacro della poesia.
Ogni elemento è vitale per poter respirare nel presente.
Posto di sosta
E dove risuona il commiato
E dove gli occhi e i baci
Fingono l’inferno
Cerca qualsiasi regno
Il tuo viaggio è in pericolo
È la vicinanza di rocce,
È il tuo gusto per la tempesta
Dopo nessuno aspetta
Un cielo per la sera
Lo cancella tutto
Edda Armas (1955) la
cui poesia breve rimane fedele alla importanza del verbo come centro del verso
che si muove nella familiarità e resta nel confine dello stile:
Choroni
Il fiume d'acqua gelata
lavava il mio viso
diceva addio alla maschera bianca
che mi separa da te
quando si concede il potere all’acqua
calpestare il bordo è battezzare la fede
offrire il fiore
aspettando le ragioni del mistero
Y. Pantin
Yolanda Pantin (1954).
Dal suo primo libro si comincia a sentire il linguaggio di una donna sola ma
con l’universo della sua infanzia:
Nouvelle
A volte sembrerebbe indifferenza
quell'andare per la casa, distante.
Noi conoscevamo la lingua
e il linguaggio anche nello sguardo: tace.
Finché una voce ci
ha chiamato:
“Venite la cena è pronta”.
Allora nostra madre ci salutava
come se ci riconoscesse
e nel tavolo seduti sorrideva,
così noi non pensavamo più
d'averla perduta.
Negli anni 90 esiste un vero “ritorno all'intemperia”, è
una ricerca di tutte le radici o il riparo nelle forme originali. Sono anni di
solitudine e pieni di domande: dai poeti europei a quelli africani, arabi,
australiani e di tutti i continenti, la poesia degli anni 90 cercava un posto
sconosciuto e individuale: “Un luogo dentro un altro luogo”.
C. Verde
Carmén Verde (1967),
Dirigeva insieme al poeta Santos Lòpez la Casa della Poesia Peréz
Bonalde di Caracas. La sua parola sogna, dorme ma canta e guarda
l'orizzonte. Poeta e saggista scrive:
La mia anima è andata a
mangiare ananas.
Lei è una camicia che porto a rovescio
e dice parole agli uomini
mai immaginati
la mia anima è gialla
e ha l'inquietudine delle nuvole
Jesús Alberto León,
biologo e matematico, pubblica i suoi primi racconti negli anni '70. Ma negli
anni '90 spunta il suo linguaggio poetico che, nella insoddisfazione della vita
e del mondo, cerca uno sguardo più profondo:
Casa di spiaggia
Quando entriamo
intimidisce il suo
rumore clandestino,
il ridere nascosto senza
denti,
l’insinuazione paziente
del salice
che corrode i segreti
della casa (…)
María Antonieta Flores (1960).
Critica letteraria, dirige una rivista di poesia on-line dal titolo "El Cautivo"
I lavori interminabili
a Lui, avevo tolto la testa e con destrezza
inciampava il suo sapore sul mio palato
arrivava al mio corpo smembrato
disperso
eravamo a pezzi
con destrezza
sotto l’ombra di sangue
versata
Molti sono i poeti e le poetesse che non ho
nominato ma che mi accompagnano sempre, che non ho potuto tradurre in questo
spazio (e mi scuso con tutti gli scrittori che adesso ricordo), ma che presentano
la forza vitale della poesia che nasce nelle viscere della terra. Tra le
poetesse: Miyo Vestrini, Ana Maria Del Rè, Jacqueline Goldberg, Sonia Chocón,
Blanca Elena Pantin, Beverly Pérez Rego, Marta Kornblith (1959-1997), Manon
Kübler, Veronica Jaffé, Elena Vera (1938-1998), Gina Saraceni, Sonia González,
Astrid Lander, Bettsimar Díaz, Moraima Guanipa, Teresa Cacique, Gabriela Rosas,
Eleonora Requena, Ruth Hernandez, Celsa Acosta, Lourdes Sifontes, Mariela Casal
e tante altre poetesse che non basterebbe un solo giorno per raggiungere le
voci che si riuniscono nelle antologie. Lunga strada tra l'avanzare della
nostra crisi divisa tra l'idea democratica e quella socialista. Questa
selezione è stata fatta per conoscere alcuni dei poeti che hanno pubblicato
sotto la fusione di un passato linguistico molto complesso e con la ricerca
sempre aperta dello Spagnolo. Ogni generazione ha uno sguardo diverso, ma
essenziale. La poesia è vitale e necessaria tra i rumori di una città custodita
dal Monte Ávila, l’unico polmone verde di Caracas, capitale di un paese pieno
di risorse, di costruzione e rovine, tra il post-modernismo e il sole del
tropico.
grazie a erika per il suo grande e importante lavoro di traduzione e diffusione della poesia di un paese che in italia viene marginalizzato, assieme a molti altri...così vanno le cose.
RispondiEliminaroberto cogo
di marginalizzare le cose?mmm!...sei pesimista Roberto...cosí dobbiamo cominciare noi perche l'altra generazione era molto preoccupata in altro e non c'era internet...allora io facio festa con i miei amici poeti venezuolani é con la mia parola scritta in spagnolo!
RispondiEliminami sa che hai ragione Erika: dobbiamo contare sulle nostre forze!
RispondiEliminaQuerida poeta:
RispondiEliminaHermoso trabajo haces al acercar las voces de la poesía venezolana a Italia. Gracias por incluirnos.
Saludos a Milo d Angelis, a Roberto Mussapi y a Teresa.
Un gran abrazo para tí y que la poesía te bendiga siempre.
GR
ringrazio anch'io Gabriela Rosas per questa sorpresa!
RispondiEliminaMuy buena la selección que has hecho, Érika; y tus traducciones, un verdadero privilegio con que cuentan los poetas venezolanos para ser comprendidos en Italia. Un abrazo.
RispondiEliminaQuerido poeta, Sttefano:
RispondiEliminaUn abrazo grande para usted y el agradecimiento de mi voz. Sorpresa verme mencionada en su blog, en las entregas que la querida poeta ha hecho sobre la poesía venezolana.
Agradecida por el eco que le da a las palabras en su casa.
GR
grazie ancora, signora Rosas per essere passata per questa casa. E grazie al signor K. Topalian (di origini armene?)
RispondiElimina@ Gabriela: ho trovato questo testo suo in rete, molto bello:
RispondiEliminaSi getta un sasso,
poi un altro.
Le palpebre stanno combattendo sul bordo della mia bocca.
Hai messo le forcelle sul cuscino,
acqua calda negli angoli,
nastri neri per legarle al vostro corpo.
L'orecchio destro è quello per ascoltare.
Le parole, quand'è troppo tardi, non servono.
Así es Sr. Guglielmin; mis padres son ambos armenios, yo nací en Caracas.
RispondiEliminaQuerido, Sttefano:
RispondiEliminaSorprendida he quedado yo ante tu hermosa respuesta: una traducción de un poema mío. Qué belleza!
Agradecida por el eco, tu lectura y traducción, deseo más poesía de ambos lados del mar.
Un abrazo,
Gabriela Rosas
splendida l'Armenia!
RispondiEliminatraduzione: gentile Rosas: ho usato il traduttuore google, aggiustandolo secondo il mio intendimiento!
se posteremo alcune tue poesie su blanc, ci faremo aiutare da Erika.
Una buona traduzione, molto buona comprensione. Erika è un fantastico traduttore per aiutare voi, come tu dici. Un abbraccio gentile dalla mia terra.
RispondiEliminaCiao.
Por cierto, leí tu ensayo en el blog. Es un estupendo recuento conciso: felicitaciones. Por cierto, dices que yo estoy pero no me encontré. sólo en la alusión a Tabla Redonda. ´Vi que terminas con Gustavo y Alfredo. No sé si es que hay otra parte y no la supe encontrar (ya sabes: soy torpe en estas cosas) o es que viene por ahí. Pero eso no no importa, lo importante es que lograste resumir los hitos de la poesía moderna en Venezuela hasta los 60, con mucho acierto. Felicitaciones POETA Jësús Alberto León
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