Juan Sánchez Pelàez (Altagracia
de Orituco, 1922 – Caracas 2003), simbolista, neo-orfico, un vero genio del
modernismo, del quale, il poeta Juan Liscano nel libro “Panorama della letteratura
attuale”, scrive: Sánchez Peláez con la
sua scrittura aperta e la sua attitudine esistenziale segnala un cammino nuovo
nella nostra poesia. E' grazie alla
purezza e alla magnificenza del suo linguaggio che si costruisce la poesia
quasi mitica. Nel libro “Animale d' abitudine”, troviamo la poesia: Elena e i suoi elementi (1951).
I
Solo nel fondo del furore. A lei, che prende in giro la mia
carne, che
svela le mia ossa, che singhiozza nella mia ombra.
A lei, la mia forza e la mia forma, davanti al paesaggio.
Tu che non mi conosci, portami la dimenticanza.
tu che resisti,
splendore di un grido, gambe in estasi, io ti distruggo,
sangue amica, nemica mia, crudele lasciva (…)
Elena è alga della terra.
Elena è alga della terra
onda di mare.
Esiste perché possiede la nostalgia
Di questi elementi
Ma Lei, sa,
Sogna
E ha fiducia,
In piedi sopra la roccia e il corallo degli abissi.
In realtà Elena
Conosce le cose semplici
Perché prima che lei fosse fanciulla
E' stata Sirena e Ondina.
Io nuoto nel vortice, nel numero, nel fuoco.
Io sono caduto nella carreggiata, per ricordare,
Oh, ospite delirante
Là, dove si calma il pomeriggio e il crepuscolo
Mi hanno separato.
Ho avuto altro amore
Puro come l’estasi
Fragile come la fantasia
Assoluto come il mio altro amore
Ho ascoltato una trombetta di nebbia nel deserto.
I miei falchi sono usciti dal fogliame.
In tutte le stazioni
Nell’autunno o nella primavera
Elena è alga della terra
Onda di mare.
L'infanzia si sviluppa nella poesia di Ana Enriqueta
Terán (Valera, 1919) che conosce il verso endecasillabo e, con una forte
formazione classica, scrive:
La poetessa offre le sue
aquile.
Risplende nei suoi uccelli
di nuvola profonda.
Si fa patrona delle
stagioni…
la poetessa compie misura e
rischio della parola (…)
La poetica che inizia Ida Gramko (Puerto Cabello,
1924 – Caracas 1994) è di radice filosofica ed Elizabeth Schön
(Caracas,1921-2006) su questa linea, scrive: la parola è il bordo di quel fusto / dal primo istante del vuoto … Loro hanno
aperto il cammino della parola che nasce del pensiero: etica e comtemplazione. E facendo
un’incisione nel corpo delle casa, aprono spazio al mondo quotidiano con l'aria
dei diversi linguaggi comunicativi.
Antonia Palacios
(Caracas, 1915 – 2001). Scrive uno dei romanzi più segnalati dalla critica
letteraria latinoamericana: “Ana Isabel, una niña decente”. Alla fine
degli anni '70 e fino 1983, dirigeva, a casa sua, uno dei più importanti
atelier di poesia conosciuti a Caracas: “Taller Calicanto”. Tra il 1980 scrive
nel libro “Nel profondo tremore segreto”: In questa casa non
guardo il cielo…una casa nuda senza il profondo tremore del suo segreto. Mi
attacco ai suoi muri, al suo odore, al suo deserto. È casa mia. Nei muri
del atelier “Taller Calicanto” nascono voci che lasciano una impronta profonda
nei suoi partecipanti. Ma in quel periodo sembra che, in mezzo alla tempesta
politica degli anni 80, l'atelier “Calicanto” non sia sufficiente e si
sviluppano due fatti paralleli e vicini ai cambiamenti sociali e alla violenza
della città, che cominciava ad essere una realtà estrema. Si parla di due
gruppi: uno con partecipanti più vecchi e formati, l'altro integrato di
studenti universitari: “Tráfico” (Traffico) e “Guaire”(nome di un fiume che
corre nel mezzo la città di Caracas). I poeti che provengono di “Calicanto” e
intervengono in “Traffico” sono Yolanda Pantin (Caracas, 1954) Igor
Barreto (Apure, 1952), Miguel Márquez (1955), Rafael Castillo
Zapata (1958), Armando Rojas (1948) e altre poetesse come Blanca
Strepponi, Cecilia Ortiz, Margara Russotto (la presenza delle
voci femminile nel campo editoriale comincia a sentirsi con forza negli anni
1985-1995, e più di quindici poetesse aprono un nuovo cammino significativo.
Scrive la poeta Patricia Guzmán (1960):
Io ho voluto imparare a
cantare, sempre ho
voluto
E così l'ho detto alle mie
sorelle (…)
Il gruppo “Guaire” era rappresentato da Leonardo Padrón,
Rafael Arraíz Lucca (Caracas, 1953),
Nelson Rivera, Armando Coll, Luis Pérez Oramas, Alberto
BarreraTyzka e Javier Lasarte.
Ma poco conoscevano
della tradizione e le idee non bastavano a opporsi a questo periodo storico. E'
vero che, verso la metà di questo decennio, si esprime e si sperimenta il
discorso breve con poeti come Alejandro Oliveros (1949), Hanni Ossot
(1946) per il tema della solitudine, Guillermo
Sucre (1933), riconosciuto per il suo libro di critica letteraria La máscara y la transparencia (poeti che
dopo diventarono professori della scuola di Lettere dell’ Università Centrale
del Venezuela).
Possiamo dire che la poesia di questi anni si colloca in
un’altra posizione, e una nuova proposta alla proposta dei poeti degli anni 40
e 70. Vicente Gerbasi risponde ai poeti giovani con il poema “Traffico”,
e anche Victor Valera Mora (1935-1984) con il suo “Officio Puro”, che si trova in una piazza, di fronte alla
Università. E' una delle sue poesie più famose, energeticamente giovanile,
romantiche:
Come cammina una donna che appena ha fatto l’amore
Cosa pensa una donna che appena ha fatto l’amore
Come guarda il viso degli altri, e gli altri come la
guardano (…)
Dormirà con il sole fra gli occhi
Si sveglierà triste, allegra, vertiginosa
Bel corpo di donna
che non è stato docile né amabile né saggio (…)
Successivamente troviamo lo sguardo urbanistico,
esistenziale, della poeta Hanni Ossot (1946-2003): Chi sono io? una via? un
cammino? / Una strada tra città e città? / Sarò un intermezzo, un lapsus?(...)
In un posto dove si cerca l’identità tra la realtà e l’identità culturale:
Sono nella mia camera, nella mia “propria” camera
E lì c'è lo scoiattolo tedesco
la bambola inglese, l'andina,
la venezuelana, l'italiana …
Ricordando l’essenza di appartenere a una terra di mare e
la sofferenza: Dimmi una parola bella
/ per scrivere un poema / un poema mare …/ Vivo la disperazione / e non
capisco.
(Erika Reginato Muñoz)
la poesía arriba dal cielo, nel mare, ma si trova da per tutto...anche nei sogni o nei mercatini...è la memoria di un paese..è il mestiere che abbiamo scelto...un grande onore sentiré, leggere, ricordare a tutti questi grandi poeti della mia prima, infinita lettura!
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