Renata è una donna e un'insegnante: lo si capisce subito leggendo Diciche, il suo blog. E poi ama la vita, davvero. E conosce se stessa. Tante buone ragioni per ospitarla qui.
Scrive oggi, per esempio:
"Non esistono cronache possibili per la felicità. Nella felicità io non ci credo, non ci ho creduto mai. Ma nel sollievo sì, quando qualcosa si apre per afferrare leggere, piccole fessure, fessure di luce, fessure di voce, fessure di pelle, fessure di caramelle e di topolini, fessure di pianto buono, fessure di te, di te che non esisti, eppure a te io riservo sempre le mie battute migliori.
E se ti metti a dormire all’una e trenta, se ti svegli alle 5, non credi all’inizio che il giorno potrà mai essere una fragola o una ciliegia, una marmellata fatta in casa o un retrogusto dal sapore di fiore.
Invece no, ti alzi da sola, la morsa che da mesi attanagliava tutta la parte sinistra del tuo corpo, dalla testa al braccio, dalla mano al piede, quella morsa fastidiosa e pungente ora non c’è più. La mente è limpida e tranquilla, le scale abbordabili, la gamba destra si solleva un po’ di più e Sali con meno fatica, senza volare, Sali. I tuoi ancora dormono, ti avvicini al lavello, lavi la macchinetta del caffè, te ne prepari uno dei tuoi, forti forti, sono almeno 6 mesi che non fai questa cosa qui, almeno 6 mesi. Poi ti siedi, mangi la pizza della sera prima, perché stamattina te la meriti proprio una grande trasgressione, sì.
Vai in bagno, solo con il bastone, gli altri si alzano, ti guardano stupiti e tu sorridi, vorresti fare da sola, ma ti lasci aiutare, docile docile come non sei mai stata, mai. Spalanchi la finestra, l’aria è tersa, le montagne parlano, si allungano verso il sole che non si vede ancora. Ti trucchi, ti pettini, ti metti degli orecchini lilla, tiri fuori da una busta decine di rossetti, scegli quello più luminoso, la mano è più forte, il colore non sbava neanche un po’. A guardarti nello specchio, non sei mica male male, no no, con questo corpo ritrovato, solo un po’ più fluido, solo un po’. Scendi, scendi nella tua casa piccola, scendi da sola. E aspetti con fiducia l’infermiere che ti infilerà per il terzo giorno consecutivo quel veleno forte forte e necessario nelle vene, ora ti è assai chiaro, assai, come persino il veleno possa farti ritrovare parti di te che credevi perdute, difficili da far rivivere anche nel ricordo.
Non credi nella felicità, non ci hai creduto mai, sfilano sempre i soliti nani a ricordarti quello che non hai avuto, quello che non avrai. Ma il sole è alto, le tue mani leggere giocano con la tastiera. Non è mica finito tutto. Chissà, forse un giorno, per una volta ancora, tu canterai".
E se ti metti a dormire all’una e trenta, se ti svegli alle 5, non credi all’inizio che il giorno potrà mai essere una fragola o una ciliegia, una marmellata fatta in casa o un retrogusto dal sapore di fiore.
Invece no, ti alzi da sola, la morsa che da mesi attanagliava tutta la parte sinistra del tuo corpo, dalla testa al braccio, dalla mano al piede, quella morsa fastidiosa e pungente ora non c’è più. La mente è limpida e tranquilla, le scale abbordabili, la gamba destra si solleva un po’ di più e Sali con meno fatica, senza volare, Sali. I tuoi ancora dormono, ti avvicini al lavello, lavi la macchinetta del caffè, te ne prepari uno dei tuoi, forti forti, sono almeno 6 mesi che non fai questa cosa qui, almeno 6 mesi. Poi ti siedi, mangi la pizza della sera prima, perché stamattina te la meriti proprio una grande trasgressione, sì.
Vai in bagno, solo con il bastone, gli altri si alzano, ti guardano stupiti e tu sorridi, vorresti fare da sola, ma ti lasci aiutare, docile docile come non sei mai stata, mai. Spalanchi la finestra, l’aria è tersa, le montagne parlano, si allungano verso il sole che non si vede ancora. Ti trucchi, ti pettini, ti metti degli orecchini lilla, tiri fuori da una busta decine di rossetti, scegli quello più luminoso, la mano è più forte, il colore non sbava neanche un po’. A guardarti nello specchio, non sei mica male male, no no, con questo corpo ritrovato, solo un po’ più fluido, solo un po’. Scendi, scendi nella tua casa piccola, scendi da sola. E aspetti con fiducia l’infermiere che ti infilerà per il terzo giorno consecutivo quel veleno forte forte e necessario nelle vene, ora ti è assai chiaro, assai, come persino il veleno possa farti ritrovare parti di te che credevi perdute, difficili da far rivivere anche nel ricordo.
Non credi nella felicità, non ci hai creduto mai, sfilano sempre i soliti nani a ricordarti quello che non hai avuto, quello che non avrai. Ma il sole è alto, le tue mani leggere giocano con la tastiera. Non è mica finito tutto. Chissà, forse un giorno, per una volta ancora, tu canterai".
oh ma quella della segnalazione dei blog ero io.
RispondiEliminaottima scelta per la scrittura
pessima la formattazione nel blog
lo so è secondario, ma una bella scrittura mal formattata perde molto
gli inutili grassetti, gli inutili caratteri 20, 24 36, e l'allineamento centrato non hanno eleganza...ma forse io sono vecchia o troppo capra per capire l'arte moderna
ti riferisci al blog "diciche"? siamo fatti in tanti modi e ciò che pare inutile a qualcuno è di vitale importanza per altri.
RispondiEliminaciao!
gugl
Grazie della segnalazione del link andrò volentieri a leggere il suo blog.
RispondiEliminacapisco...e ricordo, se non ricordo male, un'altra segnalazione di un passo di questo blog...vitale certo e certo mi riferivo al blog
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