sabato 12 aprile 2008

Artur Blord


Dopo più di un anno dalla sua morte - lo ricordò a suo tempo, con tenerezza, Erminia Passannanti su Absolute - riporto al centro della rete il blogger Tonino Manzoni (nick name Artur Blord), postando un poeta che gli piaceva tanto, certo Pietro Coccoluto Ferrigni, garibaldino e scrittore ironico come pochi. Come il Ferrigni, anche Artur aveva una personalità complessa, ma che amava semplificare, per la delizia dei nostri frettolosi palati.


Quando talor frattanto
forse sebben così
giammai piuttosto alquanto
come perché bensì?

Ecco repente altronde
quasi eziandio perciò
senza altresì laonde
purtroppo invan però.

Ma se perfin mediante
quantunque attesoché
ahi! sempre nonostante
conciossiacosaché.

12 commenti:

  1. che bell'omaggio che ha saputo fare erminia all'indimenticato artur, e mi fa piacere che lo ricordi anche tu qui e così, con un autore che lui stesso, lo ricordo bene, propose in uno dei suoi commenti

    ciao Stefano

    RispondiElimina
  2. quello è stato un periodo particolare della storia dei blog. Direi pionieristico.

    mi fa piacere che tu ricordi anche il particolare di questa poesia. La postò nel tuo blog?

    gugl

    RispondiElimina
  3. naaa, credo su poesia e spirito, poi forse da me l'ha riproposta.

    periodo pionieristico dici? ed ora come definiresti questo periodo?

    RispondiElimina
  4. periodo dei recinti.

    gugl

    RispondiElimina
  5. ...dei blog collettivi
    comunque pace all'anima di Artur
    saluti,
    red

    RispondiElimina
  6. brutta cosa i recinti, ci mettono gli animali per non lasciare loro libertà

    blog collettivi tu dici Red? cioè recinti di animali eterogenei in concorso, in sinergia ed in lotta? :)

    RispondiElimina
  7. autorecintati.

    gugl

    RispondiElimina
  8. o in mostra se vogliamo...
    red

    RispondiElimina
  9. a quali blog collettivi vi riferite? :-) a quali recinti? spero non a viadellebelledonne che vuole essere luogo aperto e libero. e che lo è, un po' ingessato a volte, questo sì, ma credo sia per via delle visite, troppe, che limita la libertà, il fatto di sapere che c'è troppa gente che legge. credo. artur lo ricordo anch'io, alla fine non fu trattato bene. era quello il tempo delle mele, quando tutto mi sembrava bello e buono, quando i poeti mi sembravano persone speciali, invece sono come tutti gli altri, anzi alcuni sono molto peggio della gente che non scrive versi. ma insomma, tutto il mondo è paese. antonella che di qua ci passa sempre.

    RispondiElimina
  10. antonella, i poeti sono come gli altri, io sono diversa dai poeti, io non sono poeta ;)

    a parte i sillogismi scherzosi, come hai ragione, anto, quello è stato un momento molto bello, da ricordare con nostalgia negli anni e anni a venire, quasi sembrava che qualcuno volesse giungere al cuore della domanda: cos'è la poesia?

    RispondiElimina
  11. del periodo pionieristico proprio non so nulla, perché mi sono affacciato per la prima volta nella “blogosfera” fra il 2005 e il 2006, navigando parecchio qua e là, ma quasi mai nei blog dediti alla poesia, ne abbozzai anche un monologo ironico presentato ad un festival (con scarso successo, e la cosa morì lì)

    se però dovessi esprimere un giudizio su quanto osservo da quando ho iniziato la mia avventura come “poetablogger” (anomalo, sennò non sono contento) abbraccerei senz’altro l’attributo “recinti” dato da gugl

    che non sono per forza una brutta cosa, a volte servono per evitare di disperdere il gregge, per scoraggiare l’assalto delle faine o delle volpi

    però mi alleno all’arte della capra che salta più in alto, mi sono fatto crescere apposta la barbetta, le corna ritorte erano già nel mio zodiaco, mi abituo a certi odori di acido caprilico da tenere sul corpo, ecc.

    certi recinti sono così ampi, spaziano da colle a colle, i fili elettrici sono ben nascosti nei boschetti a fondovalle, per cui chi passeggia ha la sensazione di incontrare animali in libertà

    i blog collettivi vivono delle dinamiche di un collettivo, di un gruppo, non ho mai visto gruppi spalancarsi a ventaglio sul mondo, aprirsi all’innovazione e votarsi alla sperimentazione più metodica di nuove progettualità (lo dico per esperienza, da un lato, e per frequentazione di tosti “gruppanalisti” dall’altro)

    i blog collettivi, dai più letti ai meno, dai più autoreferenziali ai meno, non sono la novità sconvolgente del panorama letterario odierno, nonostante il loro potenziale “rivoluzionario” quanto alla ri-negoziazione di pratiche di produzione e canali di diffusione di scritture sia di stretta evidenza (cfr. l’antologia di LiberInVersi) – “pratiche” e “canali”, si badi bene, non stili, poetiche, ecc. dal momento che per ora l’universo dei blog poetici non sembra produrre movimentismi antitetici rispetto alla dominanza dell’epoca dei non-movimenti artistici, delle pratiche artistiche socialmente diffuse, che da un quindicennio a questa parte sta conseguendo naturalmente dall’evoluzione della cosiddetta post-modernità, sostituendo il concetto di tempo libero dedicato alla fruizione, con quello di tempo libero dedicato all’espressione

    quest’ultimo tende, per sua naturale inerzia, all’abbassamento della qualità, in senso estetico, al livellamento verso un genericismo che intacca non solo il mondo della poesia, ma anche quello delle altre arti (non riesco più, da qualche anno, ad ascoltare un pezzo di musica “emergente” o a vedere una pièce di teatro “d’innovazione”, idem con le arti visive, tranne qualche eccezione, di recente Pedro Cano, acquarellista, o Antonio Ferreira de Souza, “poeta” visivo, ma non ho numerosissime occasioni per frequentare esposizioni e musei, ormai navigare per siti d’arte è più “comodo”, me tapino)

    siamo del resto nell’epoca del rifacimento continuo di pratiche e poetiche già esperite ed esaurite, delle cui radici si oblitera la memoria, in una sorta di freudiano-edipico assassinio dei padri (classicisti o avanguardisti che fossero) per ripeterne gli amplessi creativi nella più perfetta illusione di essere i primi a scoparsi la regina di Tebe, fingendo di non sapere che è la propria madre

    ma continuo a frequentare la poesia via web perché, a dispetto di quanto detto fin qui, segnali di fermento e spinta verso “l’alto” si osservano, emessi da istanze individuali, più che gruppali, che ambiscono all’apertura di spazi di confronto, scambio, arricchimento reciproco, non veicolati da contesti istituzionali tradizionalmente riconosciuti come garanti di valori letterari

    ringrazio quanti mi fanno qui conoscere Artur Blord, che, testimone di un periodo da me non esperito, potrei, dopo averne scorso la memoria, trattenere e ricordare quale attore di un pionierismo “ingenuo” (non necessariamente in senso diminutivo, anzi), così ingenuo da sfidare “l’alto passo” della morte con un coraggio e una serenità sconosciuti a molti, me compreso, ma un po’ meno sconosciuti, davvero, dopo averlo letto e amato

    si transita, credo, ad un periodo un po’ meno “ingenuo”, quello appunto delle capre che imparano a saltare più in alto degli steccati (e ci vuole sempre una precisa conoscenza delle “leggi di gravità”, oltre che un allenamento fisico paziente), ma potrebbe diventare presto vacuo se si ammazzasse la memoria di chi, come Artur, ne ha tracciato un pezzo

    Mario Bertasa

    RispondiElimina
  12. l'articolo diMario è molto ricco, potrebbe essere occasione di confronto (basterebbe avere il tempo e credere che in un blog ciò sia possibile).

    Il pessimismo di Antonella lo capisco e, in parte, lo condivido. del resto i poeti non sono maistati esempi etici per lasocietà di appartenenza.

    la nostalgia di Alivento è anche rammarico: nessuno ci ha mai detto che cos'è la poesia. Ma sei proprio sicura? Inognicaso, ciò è un bene,così posssiamo praticarla senza recinti.

    gugl

    RispondiElimina