Dipinto di J. Dubuffet
Un poeta che guardava la piega dell'essere dal battello ebbro. Un poeta francese, naturalmente.
Beatus Vir
Hargne,
ma hargne, ah belle hargne,
compter sur toi pour souffle et sang
naissance ah ma naissance
toujours à refaire par brèche et sillon,
trébuche, insoumission, main accrue!
Pourquoi t’étais-tu engourdie, où fourvoyée,
Parmi faux sages avides d’images, beau dire,
narcisses, petits Lyrés, élégies?
C’était hier. Mais aujourd’hui, à s’accager, joie,
quelle désinfection!
Hargne, ah vieille hargne
remue la vie, rentre en guerre!
Reprends tes mots au papier de verre
à écorcher, raper,
à faire flamboyer chairs!
S’acharne, qu’assaille, ah corybante,
ta pointe de plume
comme un vaccin d’autrefois qui crevait la peau,
laissant à jamais son cratère!
Que noire, plus noire, et que s’élance
ta coupe d’encre, entaille, ton envie
d’outre en outre insurgée,
que scande
à travers, envers, contre tout!
A’ nous deux!
Sois tranchante, accouche!
Qu’à feux roulant vrillent et essaiment
lettres jetées, querelles
tambour battant tourbillonnées,
rafales
de mots colères démontés, cahotés, tempêtes
accents outrés, hachés, clats s’arrachant
à coups d’ictus, embellies, crises
ah ensemencer la banquise!
A’ nous deux, ma rage, ma Bacchante,
mon éperdue éprise
de se briser
en minuscules, exclamations, bâtardes,
qui brodent
folies, ces anarchies!
percer au coeur des lumières si noires,
se perdre à des riens, voir!
et ancore, plus que trop, tant voir! grands trous
d’aveugle!
et se briser, ma hargne,
en voix de tête, cassée, fausset
qui étend le vaste aspirant à plus,
crie le lyrique à trépasser
et s’égare en plus décousu,
d’en haut d’en bas débâcle
écartelée comme nuit au gré du cosmos en sommeil
-chaos, ma hargne imaginée,
mon impulsive au souffle colossal d’écrasante,
mon palais béant,
ma toute blanche,
ma perte oscure,
l’engloutie,
écris pour moi
écris
Beatus Vir
(trad. di Stefania Roncari)
Rabbia,
mia rabbia, ah bella rabbia,
conto su di te nel soffio nel sangue
nascita ah mia nascita
sempre da rifare breccia nel solco,
vacilla, ribellione, mano più grande!
Perché ti eri intorpidita, fuorviata,
tra falsi saggi avidi d’immagini, bel dire,
narcisi, piccoli Lyrés, elegie?
Era ieri. Ma oggi, devastazioni, gioia,
che disinfezione!
Rabbia, ah antica rabbia
smuovi la vita, rientra in guerra!
riprendi le tue parole di carta di vetro
da scorticare, raspare,
nella carne scintillare!
Si accanisce assalta, ah coribante,
la punta della tua penna
come il vaccino di un tempo che spossava la pelle,
lasciando per sempre il suo cratere!
Nera, più nera che la tua coppa
d’inchiostro si slanci, incida, la tua voglia
di erranza altrove insorta,
scandisce
attraverso, verso, contro tutto!
A noi due!
Sii tagliente, partorisci!
In fuochi rotanti a spirale in sciami
lettere gettate, contese
vorticose a tamburo battente,
raffiche
di parole rabbie smontate, scosse, tempeste
accenti eccessivi, spezzati, scoppi strappati
a colpi d’ictus, crisi più belle
inseminano ah la banchisa!
A noi due, mia rabbia, mia Baccante,
mio sconfinato amore
spezzato
in minuscole, esclamazioni, bastarde,
che ricamano
follie, queste anarchie!
Trafiggere il centro di luci così nere,
perdersi in nulla, vedere!
E ancora, vedere oltre! grandiosi buchi
di cecità!
E s’infrange, la mia rabbia,
nella voce di testa, rotta, in falsetto
apre il vasto aspirante oltre,
urla il poeta quando muore
e si perde più sconnesso
dall’alto in basso la rovina
dilaniata nella notte secondo il cosmo nel sonno
- caos, mia rabbia immaginata,
l’impulso opprimente del soffio colossale
il mio palazzo aperto
tutto bianco,
mia perdita oscura,
divorata,
scrivi per me
scrivi
(Poema apparso in due versioni. La prima è uscita nella rivista Phantomas, n°78-82, “Homo Ludens”, Bruxelles, dicembre 1968; la seconda, qui riportata, è apparsa nella rivista TXT-25, Bruxelles, Edizioni Lebeer-Hossmann, 1990).
Max Loreau (Bruxelles, 1928-1990) si dedicò dapprima a studi di filologia classica e, successivamente, di filosofia, presentando una tesi di dottorato su Lorenzo Valla e l’umanesimo italiano. Insegnò estetica e filosofia moderna all’Université Libre de Bruxelles dal 1964 fino al 1969, quando decise di dedicarsi interamente alla scrittura e alla ricerca filosofica. Per anni collaborò strettamente con Jean Dubuffet, redigendo i primi 28 volumi del catalogo ragionato delle sue opere. In italiano si veda: La prova (in “Origini”, IX, 25, 1995, pp. 28-31), Il corpo in rappresentazione (Intorno a un quadro di Magritte) (in “Studi di estetica”, 25, 2002, pp. 9-24), Opera da camera. Nell’erompere del momento e Il mattino di Orfeo (Rimini 2005). Bibliografia tratta da http://rebstein.wordpress.com/2007/10/29/max-loreau-tradotto-da-adriano-marchetti/
Un poeta che guardava la piega dell'essere dal battello ebbro. Un poeta francese, naturalmente.
Beatus Vir
Hargne,
ma hargne, ah belle hargne,
compter sur toi pour souffle et sang
naissance ah ma naissance
toujours à refaire par brèche et sillon,
trébuche, insoumission, main accrue!
Pourquoi t’étais-tu engourdie, où fourvoyée,
Parmi faux sages avides d’images, beau dire,
narcisses, petits Lyrés, élégies?
C’était hier. Mais aujourd’hui, à s’accager, joie,
quelle désinfection!
Hargne, ah vieille hargne
remue la vie, rentre en guerre!
Reprends tes mots au papier de verre
à écorcher, raper,
à faire flamboyer chairs!
S’acharne, qu’assaille, ah corybante,
ta pointe de plume
comme un vaccin d’autrefois qui crevait la peau,
laissant à jamais son cratère!
Que noire, plus noire, et que s’élance
ta coupe d’encre, entaille, ton envie
d’outre en outre insurgée,
que scande
à travers, envers, contre tout!
A’ nous deux!
Sois tranchante, accouche!
Qu’à feux roulant vrillent et essaiment
lettres jetées, querelles
tambour battant tourbillonnées,
rafales
de mots colères démontés, cahotés, tempêtes
accents outrés, hachés, clats s’arrachant
à coups d’ictus, embellies, crises
ah ensemencer la banquise!
A’ nous deux, ma rage, ma Bacchante,
mon éperdue éprise
de se briser
en minuscules, exclamations, bâtardes,
qui brodent
folies, ces anarchies!
percer au coeur des lumières si noires,
se perdre à des riens, voir!
et ancore, plus que trop, tant voir! grands trous
d’aveugle!
et se briser, ma hargne,
en voix de tête, cassée, fausset
qui étend le vaste aspirant à plus,
crie le lyrique à trépasser
et s’égare en plus décousu,
d’en haut d’en bas débâcle
écartelée comme nuit au gré du cosmos en sommeil
-chaos, ma hargne imaginée,
mon impulsive au souffle colossal d’écrasante,
mon palais béant,
ma toute blanche,
ma perte oscure,
l’engloutie,
écris pour moi
écris
Beatus Vir
(trad. di Stefania Roncari)
Rabbia,
mia rabbia, ah bella rabbia,
conto su di te nel soffio nel sangue
nascita ah mia nascita
sempre da rifare breccia nel solco,
vacilla, ribellione, mano più grande!
Perché ti eri intorpidita, fuorviata,
tra falsi saggi avidi d’immagini, bel dire,
narcisi, piccoli Lyrés, elegie?
Era ieri. Ma oggi, devastazioni, gioia,
che disinfezione!
Rabbia, ah antica rabbia
smuovi la vita, rientra in guerra!
riprendi le tue parole di carta di vetro
da scorticare, raspare,
nella carne scintillare!
Si accanisce assalta, ah coribante,
la punta della tua penna
come il vaccino di un tempo che spossava la pelle,
lasciando per sempre il suo cratere!
Nera, più nera che la tua coppa
d’inchiostro si slanci, incida, la tua voglia
di erranza altrove insorta,
scandisce
attraverso, verso, contro tutto!
A noi due!
Sii tagliente, partorisci!
In fuochi rotanti a spirale in sciami
lettere gettate, contese
vorticose a tamburo battente,
raffiche
di parole rabbie smontate, scosse, tempeste
accenti eccessivi, spezzati, scoppi strappati
a colpi d’ictus, crisi più belle
inseminano ah la banchisa!
A noi due, mia rabbia, mia Baccante,
mio sconfinato amore
spezzato
in minuscole, esclamazioni, bastarde,
che ricamano
follie, queste anarchie!
Trafiggere il centro di luci così nere,
perdersi in nulla, vedere!
E ancora, vedere oltre! grandiosi buchi
di cecità!
E s’infrange, la mia rabbia,
nella voce di testa, rotta, in falsetto
apre il vasto aspirante oltre,
urla il poeta quando muore
e si perde più sconnesso
dall’alto in basso la rovina
dilaniata nella notte secondo il cosmo nel sonno
- caos, mia rabbia immaginata,
l’impulso opprimente del soffio colossale
il mio palazzo aperto
tutto bianco,
mia perdita oscura,
divorata,
scrivi per me
scrivi
(Poema apparso in due versioni. La prima è uscita nella rivista Phantomas, n°78-82, “Homo Ludens”, Bruxelles, dicembre 1968; la seconda, qui riportata, è apparsa nella rivista TXT-25, Bruxelles, Edizioni Lebeer-Hossmann, 1990).
Max Loreau (Bruxelles, 1928-1990) si dedicò dapprima a studi di filologia classica e, successivamente, di filosofia, presentando una tesi di dottorato su Lorenzo Valla e l’umanesimo italiano. Insegnò estetica e filosofia moderna all’Université Libre de Bruxelles dal 1964 fino al 1969, quando decise di dedicarsi interamente alla scrittura e alla ricerca filosofica. Per anni collaborò strettamente con Jean Dubuffet, redigendo i primi 28 volumi del catalogo ragionato delle sue opere. In italiano si veda: La prova (in “Origini”, IX, 25, 1995, pp. 28-31), Il corpo in rappresentazione (Intorno a un quadro di Magritte) (in “Studi di estetica”, 25, 2002, pp. 9-24), Opera da camera. Nell’erompere del momento e Il mattino di Orfeo (Rimini 2005). Bibliografia tratta da http://rebstein.wordpress.com/2007/10/29/max-loreau-tradotto-da-adriano-marchetti/
la parola oh che meravigliosa meraviglia...
RispondiEliminagrazie gugl
sempre a disposizione.
RispondiEliminagugl
Gran bella proposta, Stefano: Max Loreau è un autore molto importante, ancora poco o niente conosciuto in Italia, una vera miniera tutta da esplorare.
RispondiEliminaA breve aggiungerò anch'io alcuni testi inediti.
Molto "coraggiosa" la traduzione, "urticante" al punto giusto. Com'era giusto.
Un saluto a tutti.
fm
Merito di Stefania. E' stata lei a farmelo conoscere, e anche tu, con quel post del novembre 2007.
RispondiEliminaciao!
splendido Max! dovrò leggere qualche cosa, prima o poi!
RispondiEliminai francesi non si smentiscono mai! :)))