La prefazione di Antonio Banfi al saggio postumo di Antonia Pozzi su Flaubert. La formazione letteraria (Garzanti 1940), inizia con un ricordo tenero della poetessa:
"La sera innanzi al suo ultimo giorno la vidi ad un concerto del Quartetto. In un gruppo di giovani intorno a me sorrideva dagli occhi limpidi, tremanti, chiari, come le sue speranze e i suoi sogni; ma il viso era pallido ancora dell'ansia della musica. Le chiesi del suo Flaubert, scherzando, che era un po' il mio figlioccio e, dopo averlo tenuto a battesimo, non ne sapevo più nulla. «Ci vorrà tempo ancora, mi disse: molto è da rifare, e mi sto rifacendo anch'io»".
E poi riprende un passo di Antonia che ne mette in risalto la passione per la poesia:
«Perché — ella scriveva in quegli anni — non per astratto ragionamento, ma per un'esperienza che brucia attraverso tutta la mia vita, per un'adesione innata, irrevocabile, del più profondo essere, io credo alla poesia. Perché la poesia ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci romba nell'anima e di placarlo, di trasfigurarlo nella suprema calma dell'arte».
Ne scrisse vocativo e così l'ho conosciuta e amata per la sua "Vita sognata".
RispondiEliminaQuello che dice sulla poesia è vero in parte, c'è pure dentro quel senso, quell'uso ma non basta a definire e ci sarebbe poi molto altro da dire
Dio, che è vero.
RispondiEliminagrazie per questi interessanti spunti :)
mitralika
Ali, mi piace questo tuo contrapporti ad armi pari.
RispondiEliminaD'altro canto, chiaro che una frase non può esaurire una poetica; lo sapeva anche la Pozzi.
Mitry,
prego :-)
mi confronto più che contrappormi, avrei voluto conoscerla, anche suo padre
RispondiEliminanon saresti l'unica.
RispondiElimina"Perché la poesia ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci romba nell'anima e di placarlo" la poesia non l'ha certo aiutata a vivere visto che si è uccisa a 26 anni :-)
RispondiElimina"Io ho tanto sofferto. Dentro me è tutto un giardino di fiori morti, d’alberi uccisi: e i fiori morti mi fanno vigile e triste come una vecchia mamma presso la tomba del suo unico bimbo. Eppure, mi creda: se un raggio di sole, tra la nebbia, può ancora farsi strada, esso nasce là dove io sento che il mio cuore ha toccato un altro cuore, che l’ora greve è stata da me ad un’altra vita.. Ed anche nasce là dove riesco ad evocare con occhi intenti l’anima delle cose ed a far sì che le cose versino il loro pianto intorno e sopra il mio stesso dolore.
antonia pozzi - 29-1-33
baci a tutti. antonia pizzo :-))))
ps. fantastico, abbiamo levato pure le lettere sabfuahv grazie! sapessi che fatica!
oh stefano, hai levato le lettere pazze e hai rimesso la moderazione? :-(
RispondiEliminaantonia pizzo è un lapsus da 110 e lode.
RispondiEliminagrazie per aver riportato questo testo della Pozzi. E' unasua lettera al suo prof di latino e greco Antonio Maria Cervi?
(che, fra l'altro, meriterebbe almeno un post, qui.)
ho rimesso il filtro perché girano lupi vestiti da agnelli da queste parti...
RispondiEliminama non solo loro per fortuna :-)
red, artur non era gianni toti, ma da un certo punto di vista lo era, visto che ora sono nello stesso vortice.
RispondiEliminaallora fai bene, i lupi travestiti da agnelli meglio tenerli lontani. ho scritto una poesia pensando all'amore della pozzi per Antonio Maria Cervi. che te ne sembra? ciao antonella
RispondiEliminanon era Gianni Toti, si chiamava Tonino. a.
RispondiEliminaho commentato nel tuo blog.
RispondiEliminaciao!
garzie stefano, ho letto e ho risposto. a.
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