Visto che poco sotto si nominava Scarto minimo, dal n.4 del dicembre 1988 riprendo questo bellissimo testo di Mario Benedetti.
Finché Nadine è qui nei suoi occhi ci sono altri alberi, poi ritornano nei boschi e un'altra vita non basta a guardarli. Ma non c'erano cose nella sua contentezza. Io invece sono arrivato al cortile. Le donne morte ritornano con il catino dell'acqua. Le guardo ed è la forza di rispondere: muoio adesso anch'io, com'è possibile in ogni momento per chi è assolutamente indifeso. Un ragazzo che urla dai vetri agli amici ma non si ode nulla. Parlano degli anni trenta come contassero gli anni e non per vederci come saremmo potuti essere. Il caffelatte è una cosa nella tazza ma io non ho niente da scoprire. Vorrei che fosse possibile dire: finché il senso non viene restiamo qui, finché non verrà più, tra quello che sappiamo, a noi non accadrà più nulla. A volte vorresti... / Io non so dove tutti gli uomini / ridono insieme / qui costruisco qualcosa dove tutti / possono / finire dopo tanto di esistere / ... Oggi abbiamo mangiato poco. Dove vuoi che ti porti la notte? Guardo la finestra, la sua luce. A volte l'allontano in tante immagini, a volte resto di fronte. Sento che potrei essere qualcos'altro. Posso dire: luce, piangi tu per me. E vedo la luce piangere. Posso farlo. Nessuno dice di no, nessun altro è qui.
dell'uomo.
O come fosse la vita
eternamente.
Ma è la vita
oscura.
Il viso,
quando mi guardi e sai
che non saremo più,
piccolo e castano nella sua paura.
e dire che non volevi neanche aprire un blog! :)
RispondiEliminaciao Nadine, è un secolo che non ti si vede. tutto bene?
ciao belle, voilà la poesia.
RispondiEliminabene direi, per ora non mi posso lamentare, si tratta di vedere quanto dura ;)
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