domenica 8 luglio 2007

videgioco 4


A futura memoria e monito per lo stato delle cose poetiche, Fabrizio Bianchi mi invita a postare questa immagine, scattata il 6 luglio alla prima serata di presentazione dei giurati del Premio San Pellegrino, "dove si documenta - mi scrive - lo scarso rispetto giovanile verso i mostri sacri della poesia: casualmente è il bravo e tenero Loi che legge, ma la stessa cosa accadeva con De Angelis, Pecora, Rondoni e tutti gli altri giurati in lettura. Vi sono documentati i due responsabili della regia audio che, protetti [ma neanche tanto] da una pianta, giocano spudoratamente a carte sul computer di controllo durante l'Intensa Lettura del Poeta".


Naturalemente non tutti giovani sono così. Non solo i giovani, lo sono.

13 commenti:

  1. "A futura memoria e monito per lo stato delle cose poetiche" - sinceramente, stefano, dove sta il motivo dell'indignazione? quando chi fa' poesia si prende troppo sul serio (e generalizzo, non mi riferisco al caso specifico)? quando chi produce poesia fa' caste di buoni e cattivi tra i suoi simili? quando chi fabbrica poesia fa' di tutto perché sia nicchia dentro la quale prosperano molteplici piccolissime sofisticatissime nicchie di colleghi e contro-colleghi? a certi reading di celebrati e corteggiati poeti giocherei anch'io a carte (tantopiù se costretto ad assistervi) dietro il paravento della mia mediocrità nel confezionare testi, ma davanti all'amore implacabile di certe letture che riesce ad occupare e dare senso ai non molti spazi vitali e viventi nei quali vado ed abito. ma forse è un mio limite. quello di trovare il capolavoro nel dilettante e non nel professionista della parola. in colui che è lui stesso vivendo un capolavoro senza sapere di esserlo. in coloro che abbandonano gli edifici, consolandoli

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  2. caro Pier, di fronte a certe letture è difficile giocare a carte. Di fronte ad altre, converrebbe farlo. Però io non credo al dilettante che scrive il capolavoro: è una visione romantica, che non lascia intendere il lavoro che ogni scrittore deve fare per incontrare la propria voce.

    dopo: la futura memoria e il monito mi paiono soprattutto contenuti nella lettera di Fabrizio il quale, evidentemente, vorrebbe farsi passare per "cattivo" ed invece è un fanciullino che si meraviglia dei fatti medesti del mondo (poetico, in questo caso).

    un caro saluto
    gugl

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  3. è colpa mia, stefano, non mi sono spiegato. potrei farlo diffusamente. mi limito a questo: il dilettante è colui che scrive per creare una possibile opera d'arte. il professionista è colui che scrive al fine di creare la più opera d'arte possibile.

    la questione poi del lavoro per chi scrive, almeno per me, si riduce ad una sola cosa: leggere leggere e leggere.

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  4. vuoi dire che è una differenza di grado: al dilettante interessa raggiungere il livello "opera d'arte", mentre il professionista vuole scrivere l'opera immemorabile?

    gugl

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  5. "[...] il lavoro che ogni scrittore deve fare per incontrare la propria voce."
    splendido inciso di poetica, che condivido assolutamente.
    E' curioso poi come nella "crescita" non ci sia una volontà consapevole che assume il controllo delle cose. Va da sé, come nel corpo in cui viviamo, con una certa incoscienza di tutto quello che in realtà facciamo.
    A.D.

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  6. un filodofo tedesco del XIX sec, Max Stirner diceva che una tigre ha tutto il diritto di attaccarmi ed io di difendermi. se dei "giovani" giocano mentre un poeta legge le sue poesie, mi viene una domanda, perché non sono andati da un'altra parte? anche se poi hanno tutto il diritto di stare "lì" giocando. molti di quelli che stanno "lì" pensano ad altre cose, sbadigliano, guardano in giro... l'unica cosa è che mi sembra che oggi questa poca attenzione si faccia con più disinvoltura, con meno "colpa", ma è poi una colpa (a volte)?

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  7. @ A.D: hai ragione, ed è proprio quel margine imprendibile che costituisce "il luogo", quel "ci" di cui patrla Heidegger in "Essere e tempo".

    @ alessandro: da un lato, è bene questa dissacrazione del poetico perché scende dalla torre; dall'altro, non è mai abbastanza l'intensità in cui l'umano incontra la parola e la sopporta senza voltare lo sguardo.

    gugl

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  8. sinceramente io non ne farei una colpa visto che è tutto il sistema che rende la poesia di livello "minore" portandola ad una attenzione alquanto bassa. non ci si deve meravigliare più di tanto insomma

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  9. ed infatti, non ce ne meravigliamo. Viviamo nel rumore, nella chiacchiera, nella malattia, nel mutamento continuo: la poesia boccheggia perché, per quasi tutti i moderni, essa non ha nulla a che fare con tutto questo.

    gugl

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  10. quanta "poesia" si ascolta quando si interviene a questi incontri? io -a volte- non mi metto a fare giochini più per rispetto che per altro. ma quanto rispetto ha il (presunto) poeta verso di me? cosa ha dovuto fare il (presunto) poeta per stare lì? quante telefonate ad amici, parenti, amici di parenti, a qualche consigliere politico...? in italia (e non solo) abbiamo (anche) una poesia di "corte", da lacché; posso (e non mi riferisco al caso che Stefano poni nel blog) indignarmi che un par di ragazzi pensino ad altro?
    mi piacerebbe indignarmi, ma conoscendo (certi) poeti, proprio non ci riesco. mi saprete scusare.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  11. può capitare, sì, ma nel caso specifico, il posto è meritato.

    gugl

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  12. Purtroppo tutti si ritengono poeti e, peggio, capaci di giudicare gli altri. La causa è l'ignoranza, grande padrona dei nostri tempi e dei nostri giovani (anche di tanti politici!), che si manifesta con atteggiamenti e parole sensa senso. Coraggio! Lei non sarà né il primo né l'ultimo. Mike 70

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  13. grazie per l'incoraggiamento signor Mike 70.

    gugl

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