Esce su Laboratori Poesia, il Portale legato a Samuele Editore, l'accurata recensione di Fabrizio Bregoli a
La lingua visitata dalla neve (Aracne 2019)
Un passaggio:
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Strutturalmente il libro si articola in due parti: la prima, che offre gli strumenti di base per la comprensione del testo poetico (“i fondamentali”) con un approccio di tipo metodologico e con la definizione dei mezzi tecnici necessari al dire poetico (notevole, in questa parte, la distinzione proposta fra allegoria e simbolo, come declinazioni possibili e alternative del dire poetico, di cui si discute la pregnanza rispetto al contemporaneo, fino alla formula dell’allegoria-zero ossia priva di sovra-senso ideologico, prendendo a esempio una poesia del primo Bertolucci); la seconda parte, che vuole essere una perlustrazione sullo scrivere poesia oggi, attraverso la ricognizione di singoli autori analizzati secondo la loro esperienza biografica, culturale, generazionale, storica, ma inscrivendoli in una suddivisione tripartita: la poesia lirica di matrice ancora essenzialmente simbolista, la poesia lirica che cerca gli strumenti per superare la scuola simbolista, la poesia non lirica e quindi in senso lato la “poesia di ricerca” nelle varie declinazioni possibili. Qui troviamo, in particolare, le prove nella forma “poema”, la “poesia asintattica”, il prosaico in poesia, fino all’esperienza della “prosa in prosa” (dall’omonima antologia curata da Giovannetti con testi di Giovenale, Bortolotti, Inglese, Broggi, Zaffarano, Raos) come nuovo spazio del poetico in cui è il puro linguaggio denotativo a farla da padrone, rendendo possibile ascrivere queste esperienze al genere poesia soprattutto per ragioni di tipo essenzialmente contestuale (vige qui il modello della littéralité di Gleize in primis, oggetto di dettagliata disamina). Molto interessante in questa seconda parte l’analisi della “poesia di superficie”, stante la frattura avvenuta fra ente e essente causata dalla società neoliberista e consumistica, individuata come istitutiva di un nuovo canone del contemporaneo, con la speranza che nella decifrazione di questa superficie contraddittoria e opaca sia ancora possibile una restituzione parziale di un Essere sondabile e sottratto al “mondo della chiacchiera”, rinunciando a ogni tentazione simbolista: in tal senso vengono analizzate le poetiche di Mazzoni e Barbieri.
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Un libro che sono contento di aver letto per l'arricchimento culturale che ha saputo offrirmi. Assolutamente da leggere per chi desidera approfondire criticamente la poesia contemporanea.
RispondiEliminaGrazie Fabrizio.
RispondiEliminaSto leggendo a piccoli sorsi questo intenso saggio poetico "La lingua visitata dalla neve" che, pur se tanto articolato e complesso, ci offre pagine di una leggerezza e di un nitore straordinari, stimolandoci a continuare con vivo piacere ed interesse la lettura. Io sono arrivata appena a pag. 189, al momento del poeta-creatura (a me più congeniale), "che pur si vuole riconoscere nella tradizione lirica, canta sottovoce, come il poeta-soldato di Ungaretti, ma ancora più di lui tiene le braccia lungo gli assi terrestri, e quando grida ripete, con la Gualtieri, 'dobbiamo chiamarci continuamente' perché viviamo tutti 'nel terribile/spazio, nel terribile tempo.' (Ossicine, in Fuoco centrale). Un libro che ci guida lungo un cammino difficile ma rivoluzionario con acute problematiche e riflessioni critiche nonché bellissimi versi... Leggiamolo dunque! Ci aiuta a stare bene! Un grazie perciò all'autore e al bravissimo Fabrizio Bregoli che mi sorprende sempre. Rosa
RispondiEliminaGrazie Rosa per questo commento!
EliminaGrazie Rosa!
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