È uscito sulle punte, poesie di Maddalena Bertolini, acquerelli di Silvia
Nava. Riporto la mia introduzione.
la
sacralità della montagna-labirinto
Nella
montagna-labirinto di Maddalena Bertolini, c’è sempre un versante sconosciuto
in agguato, che pur bisogna sperimentare, mettendosi in gioco senza fingimenti,
tenendo strette paura ed esperienza; è esattamente lì, ci dice, che l’autentico
di ciascuno si manifesta, spogliandolo delle apparenze, riconducendolo alla sua
natura mortale.
La
montagna-labirinto è metamorfica come la neve, che trattiene e mescola il
principio e la fine, il maschile e il femminile, l’intimità più profonda e
l’estranea lontananza che ha per sorella la morte. Nella montagna innevata,
infatti, vita e morte si scambiano i doni e sono entrambe necessarie. Ce lo
dicono anche le trincee, quelle tracce-cicatrici che il viandante bertoliniano
riconosce nella loro irriducibilità e, una volta superate, se le porta dentro
nel cammino, a segnare di rosso il bianco della neve.
Nel
labirinto, spazio e tempo si condensano nell’istante: nelle poesie sull’ascesa
alpinistica, la finitezza dell’aderenza alla parete e l’infinità dell’abisso
sottostante sono la perfetta allegoria della vita, che tiene l’alto e il basso,
il bene e il male sulla punta delle dita, in un corpo a corpo che dà piacere. La
montagna bertoliniana infatti è anche l’amante, che la vede viaggiatrice
minuscola sul corpo della gigantessa, Natura leopardiana che combatte e ama, di
stagione in stagione e sempre più profondamente, fino all’incontro mistico con
essa, al pasto sacrificale (“guardavo le bestie al pascolo / mangiavano di me,
io crescevo”), in una ciclicità che è acquorea e geologica, come il fondo dagli
oceani diventati picchi nevosi nel corpo mistico della Madre-Matrigna, che ad
ogni primavera rinasce.
Bertolini
in effetti è una sciamana, che parla con gli animali e i sassi, e conosce il
segreto della sorgente; ma ci traduce per lampi minimi quel suo dialogo
profondo, lo custodisce nel silenzio delle crepe, che sono anche nelle
strutture del verso, in quegli scarti improvvisi che la frase intraprende per
portarci altrove, per distrarci da quell’intimo colloquio, che non tollera la
chiacchiera o estranei non altrettanto disposti alla meditazione.
La montagna-labirinto è, infine, l’indomabile,
l’alterità animale che obbliga, per sopravvivere in sua compagnia, a decodificarne
i segni, sapendo che nessuno di essi potrà contenerla, rinchiuderla in gabbia;
così come indomabile è il senso della poesia lirica quando questa attinge dai
recessi di un corpo in contatto con la lingua della carne. In questa festa dei
sensi in balia del desiderio, il sacro di nuovo si muove, convocando gioia e
martirio, libertà e gesto osceno della crocifissione. Tutto questo Maddalena lo
sa e ce lo dice con grazia, per non spaventarci troppo, per accompagnarci sul
bordo del precipizio, là dove la luce che salva ci attende.
Da Maddalena Bertolini Silvia Nava, sulle punte, Publistampa edizioni,
Pergine Valsugana, 2019
Per
quanto mi riguarda
cammino
sulle punte
di
tutte le montagne
pianto
i denti tatuati dei ramponi
le
intenzioni appese ai fianchi
come
esche vive a fare
uscire
bestie dalle creste
l’occasione
della vita in quel
leone
- sbrana ogni domanda
brama
la sua preda
e
ritorno intera.
467
Come guarda la luce i profili
la montagna che può tenere un uomo
o i bordi di una bestia
perché le linee hanno tracce comuni alla stessa
mano apparteniamo.
Carne e pietra, bosco o pelle, terra
o sale - la differenza solo materiale
il prima o dopo dei tuoi occhi, la luce
che ne risale.
402
la Nord
Tu sopra e io aerea
nella coda di una cometa
legata e pulviscolare. Non devo cadere.
Mi battezza il ghiaccio della piccozza
batti due volte i ramponi
per scalinarmi in questi anni di
matrimonio quanto ho voluto
ribellarmi. Guardami adesso
ancora nell’onore di salire
di starti dietro. Da solo
potresti morire, ti servo.
367
Le
montagne sono piene di costole
hanno
schiene glabre e vertebre
sorgenti
da offrire ai piedi
ai
ramponi ai chiodi alle corde
non
chiedono uomini ma ne ricevono e
non
ascoltano. Le montagne non crescono
non
battono cuori rocciosi sono presenti
nei
nostri sentimenti sono belle
quando
ci accorgiamo di vederle.
366
Die Berge sind voll
Rippen
haben nackte Rücken und spitze
Wirbel für die Füße
die Steigeisen die Nägel die Seile
sie verlangen nicht nach Menschen aber bekommen sie
und
hören nicht zu. Die Berge wachsen nicht
schlagen keine felsige Herzen sie befinden sich
in unseren Sinnen sie sind schön
sobald wir sie
zu sehen beginnen.
Un’alba di lana ha preso le montagne
soffoca gli uomini infilati alla vetta
se andassero incontro a una donna
così armati -
ramponi e piccozze
e legati - in
vita l’uno all’altro
da un appuntamento
arrivano dove più su non si può andare
lassù non c’è più niente - ogni cima sola
è vuota e luminosa - allora
dimmi che sali per scendere.
297
a casa
Ritorno a casa nei vestiti
mi tolgo il mare dalla
fronte
rimetto le nuvole negli
occhi
il vento nei cavi
auricolari
e i laghi sulla piana dei
polmoni
infilo le valli nelle
maniche
sulle punte le dita del
Brenta
tutte le cime avvolte come
lane
marroni e pesanti di
boschi
per ultime tiro fuori dal
cassetto
le calze bianche e celesti
della neve
le srotolo in un brivido
di freddo.
437
Nach Hause
Ich kehre in meine Kleider zurück nach Hause
ich wische mir das Meer von der Stirn
setze die Wolken wieder in die Augen
den Wind in die Ohren
und die Seen auf die Ebene der Lungen
ich stecke die Täler in die Ärmel
die Finger auf die Spitzen des Brenta
alle Gipfel
eingehüllt wie braune
und von Wäldern satte Wolle
zuletzt ziehe ich aus der Schublade
die weißen und himmelblauen Strümpfe des Schnees
heraus
ich entrolle sie im Schüttelfrost.
Dolce
alba sguscia le montagne
le
paure di nevi e mari sciolti
luce
lenta bianchissime
ossa
di roccia
scivola
lo sguardo del sole - riprendimi
sull’orlo
dell’ombra
hai
fatto l’istante
perché
mi raggiunga.
454
Le
bianche croste costole del mare
non
possono i cuori stare fuori
esposti
alle intemperanze ai lampi
battono
contro piedi stanchi lottano
sotto
il sentiero esultano
quando
uno di noi - lo trova.
1.
Ciampedie
Adopero queste cime e volentieri
me ne nutro: atterro sui Campi di Dio
affronto il loro abbraccio di cetacei
mammiferi di pietra che filtrano
il plancton della luce
gigantesche branchie grigie rendono
il mare tollerabile - abitabile
fortezza - la dolcezza immobile
del loro movimento: restano in piedi
venendomi incontro.
403
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