Segnalato
al premio “L. Montano” e arricchito dalle prefazioni di Giorgio Bonacini e Rosa
Pierno, L’informe amniotico [appunti
numerati e qualche poesia] (Limina Mentis edizioni, 2015) è opera prima di
Loredana Semantica, un libriccino maturo, in cui gioco e apertura drammatica
convivono senza soluzione di continuità, entro due simboli estremi: il Natale e
la Croce, pensabili come la nascita e la morte sia dell’occidente e sia dell’io
lirico, quali emblemi del moderno.
Il
libro si fa voce organizzando una sequenza a ritroso, dal numero 69 allo zero.
Per ogni numero un’ora, per ogni ora, nominata come in una cantilena, un fatto,
un sentire, uno sparire, un dolore o un pensiero, con forse al centro il
silenzio creativo, l’ozio dell’appunto 25: “Stasera nulla mia chiama. Tranne
gli uccelli. Le loro zampette a stella sulla neve. Venticinque briciole di
pane”. Ma c’è anche l’evenienza del sentire al femminile, in una rotondità
percettiva che si contrappone (e fa felicemente attrito) alle brevi linee di
ogni sequenza, interrotte da un punto arbitrario, da un chiodo cristico, come
già ci aveva insegnato Stefano Massari in una discussione in rete alla quale
partecipò, se non erro, anche Loredana, allora Alivento (qui su Blanc un post su i suoi inediti).
Rotondità
del tempo fecondo e del sentire, femminile appunto, che dialoga con la linea
che diventa spiga, sentenza, o frammento incompiuto, realtà puntuta, maschile,
a volte compagna a volta nemica, scrittura da accogliere con pazienza, da
raccogliere e metabolizzare sino a farne poesia. Perché Semantica è convinta
che il sacro abiti la poesia, ma anche il giocoso, talvolta, entrambi aspetti
della salvezza, di contro a un mondo povero di spirito, insulso e ignorante.
Questa posizione non la grida, tuttavia, la dice piuttosto come se stesse
prendendo appunti, qualcosa di meno di un discorso, e certo lontano dal canto
che le agita l’anima e che lei tiene sotto controllo, per rispetto delle parole
che “sono come erranti bestie. […] lente ma profonde. che hanno mete
nell’azzurro. strepitosamente alte”. Parole
azzurre e alte, che però oggi non si possono usare, per rispetto alla storia
minuta e carsica in cui siamo immersi, per mimetismo con questa storia, da pronunciare
minuscola, che ci tiene in ostaggio e ci fa volare rasoterra in attesa di un
nuovo rinascimento, dove finalmente cantare.
Da
L’informe amniotico [appunti numerati e
qualche poesia] (Limina Mentis edizioni)
59
Ho sonno e quasi crollo. e poi non vedo l'ora. di
stendere le braccia. nel letto a croce aperte. mi assale. il cinquantanovesimo
rintocco. come una folla di cose. dette e non fatte. di scadenze trascurate.
l'autunno intanto stacca. dai rami le sue foglie oltre i tempi massimi. di
tolleranza.
57
Era commosso il petto fino al cuore. per la bellezza
del creato. che si spandeva al sole d’agosto. calda e viva di colore. era per
la separazione. tra l’ora dell’anima profonda. cinquantasettesima di gelo. e lo
splendore circostante. per il peccato dell’indifferenza. quasi come
inginocchiarsi. immobile a pregare. che giungesse la grazia. della
riconoscenza. come rosa nel buio, l’illuminazione.
47
Poi arriva il gelo. che ha occhi spalancati e fissi.
quando cercare non ha rami. quando i segni sono morti. e non arrivano segnali.
quarantasette scomuniche di senso. a dondolare di silenzio. che reclama la sua
ora. e ne fa scempio.
41
Ottima luna
la direi
piena
se non fosse
ombrosa
e tonda
luminosa
la direi nel
canto melodiosa
luna bianca
abbagliante
costantemente
galleggiante
luna di luce
lunare
fievole cupa
celeste
luna
nascosta dai flutti
a milioni di
occhi
nel buio una
buca gli spruzzi
luna di
raggi vestita
versati con
calma
nella calma
pianeggiante
di uno
specchio.
Luna dei
passi lasciati
curiosa
cangiante tortuosa
luna burrosa
ruggente libera
ariosa
luna scavata
di tane
nei crateri
di roccia scabrosa
luna dai molti
sentieri e corrosa
da
quarantuno cunicoli scuri
luna
infiorata di trame
luna
centrale
solenne
solare imperiosa
icona
perfetta lunare
incollata al
soffitto
con-chiusa a
cameo
nel suo
magnifico opale.
Luna
affamata
luna da lupi
ringhiosa
colante afflosciata
luna
fantastica luna
divelta
spaccata dannata
luna
splendente di bruma
incantevole
rosata offuscata
fredda di
neve gelata
luna
piangente
sfruttata
aggredita aggrappata
luna tenace
nel grembo
radicata
immensa
indicibile amata
luna
accecante
ad ogni
metro più grande
satolla
saziata
luna
brillante repleta ripiena
d’indicibile
immane.
36
Noi nasciamo dal sopruso
quello versato sugli occhi ogni volta
dalla nascita al giorno di natale
quando aspettiamo ogni volta
che spuntino le primule
le ali sulla schiena
la catarsi
allunghiamo le braccia verso il sole
e germogliamo penne dal futuro.
Dal sopruso nasciamo
e dalle pietre
maturate al sole di gennaio
come guerrieri sconfitti
teste tagliate
trentasei denti d’Idra
nella terra seminati bianchi
lucenti e fioriti
dal suo sangue.
e dalle pietre
maturate al sole di gennaio
come guerrieri sconfitti
teste tagliate
trentasei denti d’Idra
nella terra seminati bianchi
lucenti e fioriti
dal suo sangue.
Lucente fiorisce
e nelle ossa trema
il freddo in trasparenza
il gelo
il cuore che sfiancato tiene
battendo duro nel tallone
per i veli in superficie
per le coperte
per la neve che dorme
per la radice
per le zolle rivoltate
fino all’imo
per il silenzio delle piume
che divora la carne
che impressiona.
e nelle ossa trema
il freddo in trasparenza
il gelo
il cuore che sfiancato tiene
battendo duro nel tallone
per i veli in superficie
per le coperte
per la neve che dorme
per la radice
per le zolle rivoltate
fino all’imo
per il silenzio delle piume
che divora la carne
che impressiona.
30
Arida è la lingua senza sole. nonostante sembrasse un pozzo senza fondo. nonostante avesse in corpo. slanci d’azzurro e verdi foglie. anche a pescare con la scumarola. niente affiora. nessun suono. nessuna parola. questa è l’ora trentesima. risacca dell’ insignificanza. pena nera. nera pietà del mondo.
23
Lui pronuncia la lingua degli uccelli. esce dal becco
lungo adunco. a croce. limpidissima la voce. ventitré suoni a calibrare il
vento. soffio che passa dalla bocca. tasto che la corda tocca. rombo spacca
timpani di tuono. acceso fuoco che produce. onda dal fragore verde. dove cadere
per elastico abbandono. dal più alto picco del dolore. sottomettendo al dominio
del pensiero. l’istinto di sopravvivenza primitivo.
21
A misura che cresce la deriva. cresce per questo stato
esposto. la tenda che ti scherma. gli occhi penetranti. i ventuno lineamenti.
le ossa di gomiti e ginocchia. le vene che disegnano le strade. tra il petto nudo
e l'incavo del braccio. il cicaleccio vacuo della rete. che copre il ventre
franco. l'autentica natura.
20
Le parole camminano. sapete. sono come erranti
bestie. gobbe di cammello sulla sabbia. basti dalla soma alta. sono gambe in
moto roteante. a seguire traccia. il fiuto che le guida. la forma che le
impasta. venti treni da trasporto. bastimenti carichi di nomi. e voli magnifici
d'aerei per quelle belle. circonfuse di luce cristallina. lente ma profonde.
che hanno mete nell’azzurro. strepitosamente alte.
12
Io lo so com'è ch'è il vento. come a un certo
momento. con le foglie si solleva e corre. come filtra dal di dentro. e soffia
oltre le porte. io lo so come fuoriesce. da molte bocche storte. come alimenta
un fuoco. di benzina e nulla. come sibila piangendo. o ride dei suoi colpi.
piantando chiodi. dodici e lunghi per infliggere tormento.
Loredana Semantica,
nata a Catania nel 1961, è laureata in legge, è sposata, ha due figli, vive e
lavora a Siracusa. Si interessa di poesia, fotografia e lavorazione digitale di
immagini. Proviene dall’esperienza di partecipazione e/o collaborazione a
gruppi poetici, di fotografia, arte digitale, litblog, associazioni culturali
nel web e su facebook. Ha pubblicato in rete all’indirizzo http://issuu.com/loredanasemantica le
seguenti raccolte visuali e/o poetiche: Silloge
minima (7/11/2009) Metamorfosi
semantica (3.2.2010), Ora
pro nomi(s) (27.3.2010) Parole
e cicale (13.8.2010) L’informe
amniotico (27.2.2011), quest’ultima raccolta opera
selezionata al premio “Opera Prima 2012” e opera
finalista al premio “Lorenzo Montano 2012” sezione “raccolta inedita“è
stata pubblicata nel 2015 da Liminamentis. Il 4 agosto 2012 ha pubblicato,
sempre su issuu, la raccolta di riflessioni e racconti “I
sette vizi capitali” e da ultimo una Trilogia poetica,
formata dalle tre seguenti raccolte: “Apologia
del silenzio“, “Nulla
Parola” di 30 poesie ciascuna, e “Poesia
delle feste” con testi suoi e di Francesco Tontoli. Gestisce
il blog “Di
poche foglie” all’indirizzo https://lunacentrale.wordpress.com/.
Ho avuto modo di conoscere e apprezzare, la rete fa ogni tanto queste belle sorprese, un'ottima poetessa e prima di tutto una persona speciale. Condivido ogni parola di questa nota critica di Stefano, in particolare concordo con l'affermazione riferita alla scrittura di Loredana, "da accogliere con pazienza, da raccogliere e metabolizzare sino a farne poesia". Loredana osserva e rappresenta se stessa e il mondo che la circonda con la calma e la certezza che tutti i nodi, prima o poi, giungono al pettine della comprensione.
RispondiEliminaniente di nuovo sul fronte occidentale ...
RispondiEliminasarà una convinzione mia ma, le sezioni e i paragrafi, in poesia, non dovrebbero esistere
c'è gia il pensiero a separare senza che sia costretto a farlo da uno schema.
l'unica numerazione che tollero è quella della Dickinson!
;-)
sei acida. Come sai, ci sono tanti modi di scrivere poesia. Questo è uno.
RispondiEliminaÈ vero, oggi mi sentto proprio antipatica, e soprattutto delusa dal panorama circostante. Devo aggiungere che mi sono anche riconosciuta in certe caratteristiche di questa poesia. Mi chiedo pperché solo ora alivento abbia svelato la sua identità. E che mi perdoni :-)
RispondiEliminabisognerebbe chiederlo a lei...
RispondiEliminaBuongiorno a tutti !
RispondiEliminaConcordo con Carla. la classificazione esatta di mozioni dello spirito cozza un pò con la liberta che esso anela .
Tuttavia provo a dribblare i numeri e scopro il pudico martirio del mettersi a nudo incrociando nome e cognome. Una bella fatica assicuro.
Un crimine non scelto che paghiamo parola dopo parola.
Meno male che ci sono almeno queste.
Le parole son essenziali per decifrare la semantica di questo scandito broglio.
Loredana o Alivento che sia, le ha messe . Sempre. A scanso dell'originalita che non sempre fa rima con arguzia e eccellenza.
Ma come cantava Morandi:
Chi se ne importa?
E' già difficile dipanarsi.
Tentare però è tutto.
Farlo, già il massimo a mio avviso.
Non mi spiace qualche commento "acido", è stimolante preferibile a commenti falsi e di maniera, e di gran lunga preferibile al silenzio. Che dire Carla? Non sono io la responsabile del disvelamento, qui il padrone di casa, l'ha fatta da padrone, non ho nemmeno protestato perché so che sarebbe stato inutile, e poi Stefano ha le sue ragioni, crede profondamente che il poeta è la sua storia, oltre che la sua faccia, e, dall' ombra, io lo credo altrettanto.
RispondiEliminaNon ho pensato all'originalità scrivendo, sebbene la numerazione a ritroso mi sembri alquanto una rarità, tuttavia non aspiravo ad essere originale, ciò a cui miravo invece era trasmettere un senso che, talvolta, in certi miei componimenti (nell'informe non presenti), ho reso molto più esplicito, che è: procedere per passi indietro. Anche il racconto di come è cominciata la numerazione rende evidente il ritrarsi. Il mio, nel lontano anno 2011, mi pare, fu il 69° commento ad uno stato di un autore presente in fb molto seguito, dopo averlo postato mi sono resa conto che non dicevo abbastanza, che quello che dicevo era nel posto sbagliato, che fare da "corte" non produce, è un blaterare vano e inascoltato, ho cancellato il commento e ho cominciato a scrivere: dal n° 69 rintocco. E naturalmente Carla sei perdonata, ci mancherebbe. E poi strizzare l'occhio sulla Dickinson, che amo talvolta tradurre per imbibirmi bene di ciò che scrive, mi fa perdonare qualunque presunto attacco d'acido. Ben ritrovata.
Colgo l'occasione per ringraziare Deborah Mega, non solo per il generoso commento qui in cima, ma ancora una volta per la sua bella nota critica su L'informe, anzi la linko.
Non conosco invece Raffaello Tasso, (molto lieta). Mi piace "martirio" del mettersi a nudo, credo che si sposi bene con la poesia, un impudico scavarsi ch'è anche “patimento” spirituale, intima precipitazione, condivido un po' meno la citazione di Morandi, credo alla sacralità della poesia, come dice bene Stefano, e vorrei poterla salvaguardare da commistioni con la canzone. Bello il motto “chi se ne importa?”, preferirei tuttavia Hakuna Matata - senza pensieri - che resta tuttavia un’aspirazione disperata. Ometto volutamente di approfondire il concetto di originalità, sarà un problema da valutare in futuro, se qualcosa di quel che si scrive sopravvivrà, invece su arguzia e intelligenza posso dire che sono doni, non acquisizioni, non sempre benedizioni. Loredana Semantica
https://larosainpiu.wordpress.com/2015/07/10/su-linforme-amniotico-appunti-numerati-e-qualche-poesia-di-loredana-semantica-limina-mentis-2015-nota-di-lettura-di-deborah-mega/
RispondiEliminaavevo dimenticato il link
Grazie per la bella e dettagliata risposta, in fo do cbi ama la poesia ama la verità e un volto che la rappresenti! Buoni passi:-)
RispondiEliminaBuonasera a tutti.
RispondiEliminaMi scuso se qualche nota possa esser sembrata sciancata. Non voleva esser certo irriverente nei confronti della sua poesia.Credo dalla sua risposta d'aver imparato molto comunque. La ringrazio. Buon cammino.
mi sono accorta ora che scrivendo col tablet ieri sera mi sono mangiata le parole:
RispondiEliminain fondo chi ama la poesia ama la verità e un volto che la rappresenti.
e poi, volevo aggiungere, che sono d'accordo sul fatto di preferire la parola al silenzio, quando si tratta di confronti o di mettersi in gioco.
ciao Gugl, buon fine settimana dal lago :-)
ciao, beata te! :-)
EliminaLoredana Semantica , creatura dalle mille sfumature
RispondiEliminadi una poesia colta !
Carla, sai com'è, la lettura veloce (per quel meccanismo particolare che abita il nostro cervello, dimostrato da un giochino carino che gira su fb) colma ogni refuso; quel che avevi scritto s'era compreso perfettamente. Buona vacanza. MI fa piacere poi leggere l'intervento di Maria Grazia, che ringrazio per le belle parole riferite alla mia poesia e a me, anche che mi chiami creatura, come le mamme napoletane i loro figli, e perché sa si creato, di natura, di appartenenza agli "esseri esistenti e benedetti" (uno dei versi finali de L'informe) che abitano la terra, alla quale sento di appartenere con un senso di appartenenza che implica un portato di vita, del suo contrario, e, in definitiva, di affinità polvere. Loredana Semantica
RispondiElimina