Pubblico lo studio (certo da approfondire) di Giusi Montali (nella foto) sulle poetesse italiane contemporanee che riconoscono ad Amelia Rosselli il magistero sulla loro poesia. In gennaio, su Blanc, uscì il riferimento a Alessandra Cava
Amelia Rosselli grazie alla sua poetica innovativa,
dal respiro internazionale è, nella
poesia italiana del Novecento, l’unica presenza femminile riconosciuta a
livello istituzionale, sebbene non sempre presente nei manuali di storia
letteraria contemporanea. A partire da Amelia Rosselli temi e motivi della
tradizione poetica vengono ripresi e variati per mostrare come essi perpetuino
la subordinazione della donna all’uomo: il compito delle poetesse è di agire in
modo eversivo su questi testi. Questo carattere dissacratorio si esprime
appieno nella ricerca linguistica e nella riflessione sul valore del
linguaggio. Per numerose poetesse la lingua è sia una forza che un limite: è lo
strumento del soggetto per affermare la sua esistenza e un modo per comprendere
il mondo, ma al tempo stesso è un mezzo che potrebbe distruggere e annientare,
a causa della sua impossibilità di dire tutta la realtà e di incidere sul
mondo. Il rapporto che le donne hanno con il linguaggio è più contraddittorio
di quello maschile, perché “le donne si trovano così prese in una situazione
paradossale: porsi come soggetti parlanti entro un linguaggio che le ha
costruite come oggetti”1.
Molte poetesse attive nella seconda metà del Novecento si sono interrogate sul
linguaggio perché si sono dovute confrontare con un sistema fortemente
codificato a livello di contenuto e di forme dell’espressione. La scrittura
poetica italiana, che vanta una lunga e celebre tradizione, rende
particolarmente difficile alle donne il confronto con la tradizione, che fonda
il proprio codice lirico sulla rappresentazione della tematica amorosa e
sull’esaltazione della donna percepita come oggetto dal soggetto maschile. Le
donne si trovano di fronte a una contraddizione: dire finalmente il proprio
mondo con un linguaggio che le definisce come estranee. L’intensità delle voci
femminili e la loro violenza sono riconducibili a questa contraddizione: la
scoperta del linguaggio come strumento per indagare e costruire il Sé e, allo
stesso tempo, il dovere di svelare le finzioni che si sono celate a lungo nella
tradizione poetica.2
Gli
anni Settanta sono un decennio di svolta in letteratura: il numero di chi
scrive poesia aumenta in maniera esponenziale, la lingua comune e quella
poetica si avvicinano, il ruolo tradizionale del poeta è intaccato. In questo
periodo inizia il processo di emancipazione femminile in Italia, le poetesse
diventano numerose e sentono come impellente l’instaurarsi di una tradizione
poetica che sia anche femminile. Dopo il 1970 la presenza delle donne nei vari
settori della società e della cultura si amplia anche in seguito all’ondata del
femminismo. Le donne che scrivono devono affrontare la tradizione letteraria
maschile che le vuole oggetto e non soggetto letterario. Il primo atto di una
scrittrice e di una poetessa è quindi quello di affermarsi come individuo e
come soggetto. Lo scontro con la tradizione, soprattutto in un paese cattolico
e culturalmente maschilista come l’Italia, è forte. La rivoluzione femminile è
riconosciuta come la più lunga, e di maggiore durata è il processo di
liberazione dalla falsa coscienza di donne e dagli stereotipi della tradizione
sociale e letteraria. La capostipite di questa nuova tradizione che corre
parallelamente a quella maschile è Amelia Rosselli: è a partire da lei che si
costituisce un canone al quale fare riferimento e confrontarsi.3
Amelia Rosselli diviene un modello sia letterario, sia di vita, perché negli
anni in cui vive in Italia è considerata un’anomalia il rifiuto del matrimonio
e della costituzione di una famiglia. In più, Amelia Rosselli afferma di aver
compiuto questa scelta per dedicarsi totalmente alla poesia.
Le poetesse che dichiarano di essere influenzate da
Amelia Rosselli, rispondendo a un questionario effettuato dalla dottoranda
Ambra Zorat, sono: Antonella Anedda, Florinda Fusco, Marina Giovannelli (che
dichiara di ammirarla, ma di non seguirne la strada), Jolanda Insana, Rosaria
Lo Russo, Erminia Passannanti, Marina Pizzi, Maria Pia Quintavalla, Gabriella
Sica, Ida Travi e Paola Turroni.4 Dal questionario risulta che più della metà delle autrici intervistate dichiara
esplicitamente di considerare Amelia Rosselli un punto di riferimento.
Mariangela Gualtieri afferma di leggere
assiduamente l’opera di Amelia Rosselli e di considerarla, assieme a Milo De
Angelis, un suo modello e punto di riferimento. Nella raccolta Bestia di gioia sono presenti in
epigrafe dei versi di Amelia Rosselli. Vivian Lamarque scrive una poesia Per Amelia Rosselli contenuta nella
sezione Poesie dedicate:
Amelia da vive
non eravamo amiche, tantomeno
nemiche, tu eri sempre
come lontana e anch’io un po’ altrove
un po’ strana, mi parlava di te Emmanuela
Tandello ricordi? e Sara Zanghì
ti ricordi? ti ricordi i ricordi? Sara
se chiamavi correva come una mamma
con anche Mimma, Daniela, Maria Clelia,
te lo ricordi Amelia? Ti portavano in montagna,
ridevi, perché non chiamarle anche
quel giorno? perché trasformare quell’11
in giorno di marmo, in giorno di morte
di Amelia?
(e dimmelo lo sapevi quella vigilia che l’11
febbraio era anche il giorno di marmo di Sylvia?)5
In Gilda Policastro, per
esempio, all’influenza di Edoardo Sanguineti si aggiunge quella di Amelia
Rosselli: la poetessa eredita da questi poeti la ricerca linguistica e la
volontà di reinventare metrica e stilistica. Da Amelia Rosselli riprende la
reiterazione insistita di alcune parole all’interno della poesia che ne
costituiscono l’ossatura, scandendo un tempo dissonante, mosso, intervallato da
silenzi rappresentati graficamente sulla pagina mediante spazi bianchi, così
come l’utilizzo dei verbi andare, tornare, restare, stare, rimanere che tornano
ossessivamente, così come avviene nelle prose poetiche di Amelia Rosselli:
Hora
E chi si muove da terra Si sta così bene Non si sente dolore, non
si sente niente
Così vivono quegli altri, strisciando Senza illusioni Già pronti al
ritorno
È bello qui Non si deve
andare da nessuna parte Si
può
rimanere fermi, e aspettare
Oppure anche solo rimanere
fermi Stare così Insomma,
senza
attività
Quale sarebbe poi l’alternativa Andare in ospedale, oppure a
quella cena di amici
No, rimanere è senz’altro
meglio Rimanere senza aspettare, senza
andare,
rimanere col dolore, e a poco a poco sperare, sperare che vada via,
ricominciare a respirare, ma senza la pretesa di alzarsi Rimanere
fermi, sdraiati
Ha una sua logica, è ordinato, risponde a uno schema
Lo schema dello stare, del rimanere Senza
agitarsi, senza smanie
Quanti ora, a parte
quegli altri, sono lì, in questa posizione
a fare questa cosa che non è un’attività, è solo stare […] 6
1. VIOLI
P., L’infinito singolare. Considerazioni
sulla differenza sessuale del linguaggio , Verona, Essedue, 1986, pp.
12-13.
2. FRABOTTA
B., Donne in poesia. Antologia della
poesia femminile in Italia dal dopoguerra a oggi, Roma, Savelli, 1977.
3. ZORAT A., La poesia femminile italiana dagli anni
Settanta a oggi. Percorsi di analisi testuale, tesi di dottorato in
cotutela Université Paris IV e Università degli studi di Trieste, discussa il 5
dicembre 2009.
4.La dottoranda Ambra Zorat ha
sottoposto alle seguenti poetesse (Antonella Anedda, Maria Grazia Calandrone,
Anna Maria Carpi, Aldina De Stefano, Anna Maria Farabbi, Florinda Fusco,
Francesca Genti, Marina Giovannelli, Jolanda Insana, Rosaria Lo Russo, Loredana
Magazzeni, Erminia Passannanti, Marina Pizzi, Laura Pugno, Maria Pia
Quintavalla, Valeria Rossella, Francesca Serragnoli, Gabriella Sica, Ida Travi,
Paola Turroni) un questionario di 21 domande. Tra queste una chiedeva
esplicitamente se erano state influenzate nella loro produzione poetica dalla
scrittura femminile e un’altra chiedeva di elencare gli autori e le autrici più
importanti per loro.
5. LAMARQUE V., Poesie dedicate in Poesie 1972-2002, Milano, Mondadori, 2002, p. 236.
6.POLICASTRO G., Hora in Antiprodigi e passi falsi, Massa, Transeuropa, 2011, pp. 9-10.
Ottimo lavoro, mi pare a questa lettura. Non so se la Rosselli abbia così influenzato lo stile di alcune delle autrici citate; di certo, è il suo ruolo di "soggetto poetico" che ha datto molti frutti, come mette in luce la studiosa. Prima di lei, nel XIX secolo e anche nei secoli precedenti, di donne soggetto in poesia ce ne sono state, in Italia, ma certo non era ancora la temperie giusta perché venissero lasciate libere di esprimersi e di avere anche "successo". Alcune, di questo, sono morte. Non solo sul corpo, ma anche sulla mente delle donne, sono state consumate molte violenze.
RispondiEliminaGrazie del post.
sì, condivido. ora però, almeno in poesia, giustizia è fatta (ci manca ancora il giusto spazio nelle antologie, ma arriverà anche quello).
RispondiEliminaChe commossa gratitudine,vedere che in giovani studiose il talento non si contenti, vada a fondo:così fa Giusi Montali cui va il mio grazie.Ho diretto dal 1985 "Donne in poesia"e le antologie/nate dai readings entro la tradizione già ri battezzata da Frabotta e, prima ancora dal secondo novecento,che portò le analisi di Simone De Beauvoir ad affermare che le donne volevano scrivere di sé da sole!Indubbio è che Rosselli centri come una lancia infiammata questa soggettività, e che articoli una lingua, un parlare da diverso angolo,rivoluzione quella femminile di pensiero,che ha lascito più seguito, e che avrà più futuro, di altre eredità affatto ideologiche: questo sale unitivo delle libertà femminili,sale necessario,oltre a l'altra,del pensiero informatico). Essa, è squassante e profetica. Ne scrive A.Zanzotto nel saggio su Nuovi Argomenti mentre mi presenta,ne ho scritto nell' antologia "Con la tua voce"(G.Fantato, La Vita felice).Insomma è bello connettersi di nuovo fra poetesse(grazie anche alla Zorat, dopo un corale, è più bello. Sfidando monolitici canoni, anche.Non ho l'ottimismo di Stefano:il potere resiste e ramifica,fa adepti e adepte, anche ma, come direbbe Blake,l'uomo che non cambia "alleva i rettili della mente".
RispondiEliminaMaria Pia Quintavalla
E' una bella analisi della figura della Rosselli e della sua importanza poetessa - maestra che ancora oggi dice e suggerisce.
RispondiEliminaAmo molto i suoi versi, la sua disarmante infelicità che la sua fede non consola.
Grazie per questo ritratto.
E Maria Grazia Lenisa? Marzia Alunni
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