domenica 4 marzo 2012

Giusi Montali: Amelia Rosselli nella poesia femminile italiana contemporanea



Pubblico lo studio (certo da approfondire) di Giusi Montali (nella foto) sulle poetesse italiane contemporanee che riconoscono ad Amelia Rosselli il magistero sulla loro poesia. In gennaio, su Blanc, uscì il riferimento a Alessandra Cava


Amelia Rosselli grazie alla sua poetica innovativa, dal respiro internazionale è, nella poesia italiana del Novecento, l’unica presenza femminile riconosciuta a livello istituzionale, sebbene non sempre presente nei manuali di storia letteraria contemporanea. A partire da Amelia Rosselli temi e motivi della tradizione poetica vengono ripresi e variati per mostrare come essi perpetuino la subordinazione della donna all’uomo: il compito delle poetesse è di agire in modo eversivo su questi testi. Questo carattere dissacratorio si esprime appieno nella ricerca linguistica e nella riflessione sul valore del linguaggio. Per numerose poetesse la lingua è sia una forza che un limite: è lo strumento del soggetto per affermare la sua esistenza e un modo per comprendere il mondo, ma al tempo stesso è un mezzo che potrebbe distruggere e annientare, a causa della sua impossibilità di dire tutta la realtà e di incidere sul mondo. Il rapporto che le donne hanno con il linguaggio è più contraddittorio di quello maschile, perché “le donne si trovano così prese in una situazione paradossale: porsi come soggetti parlanti entro un linguaggio che le ha costruite come oggetti”1. Molte poetesse attive nella seconda metà del Novecento si sono interrogate sul linguaggio perché si sono dovute confrontare con un sistema fortemente codificato a livello di contenuto e di forme dell’espressione. La scrittura poetica italiana, che vanta una lunga e celebre tradizione, rende particolarmente difficile alle donne il confronto con la tradizione, che fonda il proprio codice lirico sulla rappresentazione della tematica amorosa e sull’esaltazione della donna percepita come oggetto dal soggetto maschile. Le donne si trovano di fronte a una contraddizione: dire finalmente il proprio mondo con un linguaggio che le definisce come estranee. L’intensità delle voci femminili e la loro violenza sono riconducibili a questa contraddizione: la scoperta del linguaggio come strumento per indagare e costruire il Sé e, allo stesso tempo, il dovere di svelare le finzioni che si sono celate a lungo nella tradizione poetica.2                                                                                                 

Gli anni Settanta sono un decennio di svolta in letteratura: il numero di chi scrive poesia aumenta in maniera esponenziale, la lingua comune e quella poetica si avvicinano, il ruolo tradizionale del poeta è intaccato. In questo periodo inizia il processo di emancipazione femminile in Italia, le poetesse diventano numerose e sentono come impellente l’instaurarsi di una tradizione poetica che sia anche femminile. Dopo il 1970 la presenza delle donne nei vari settori della società e della cultura si amplia anche in seguito all’ondata del femminismo. Le donne che scrivono devono affrontare la tradizione letteraria maschile che le vuole oggetto e non soggetto letterario. Il primo atto di una scrittrice e di una poetessa è quindi quello di affermarsi come individuo e come soggetto. Lo scontro con la tradizione, soprattutto in un paese cattolico e culturalmente maschilista come l’Italia, è forte. La rivoluzione femminile è riconosciuta come la più lunga, e di maggiore durata è il processo di liberazione dalla falsa coscienza di donne e dagli stereotipi della tradizione sociale e letteraria. La capostipite di questa nuova tradizione che corre parallelamente a quella maschile è Amelia Rosselli: è a partire da lei che si costituisce un canone al quale fare riferimento e confrontarsi.3 

Amelia Rosselli diviene un modello sia letterario, sia di vita, perché negli anni in cui vive in Italia è considerata un’anomalia il rifiuto del matrimonio e della costituzione di una famiglia. In più, Amelia Rosselli afferma di aver compiuto questa scelta per dedicarsi totalmente alla poesia.


Le poetesse che dichiarano di essere influenzate da Amelia Rosselli, rispondendo a un questionario effettuato dalla dottoranda Ambra Zorat, sono: Antonella Anedda, Florinda Fusco, Marina Giovannelli (che dichiara di ammirarla, ma di non seguirne la strada), Jolanda Insana, Rosaria Lo Russo, Erminia Passannanti, Marina Pizzi, Maria Pia Quintavalla, Gabriella Sica, Ida Travi e Paola Turroni.4 Dal questionario risulta che più della metà delle autrici intervistate dichiara esplicitamente di considerare Amelia Rosselli un punto di riferimento.

Mariangela Gualtieri afferma di leggere assiduamente l’opera di Amelia Rosselli e di considerarla, assieme a Milo De Angelis, un suo modello e punto di riferimento. Nella raccolta Bestia di gioia sono presenti in epigrafe dei versi di Amelia Rosselli. Vivian Lamarque scrive una poesia Per Amelia Rosselli contenuta nella sezione Poesie dedicate:

Amelia da vive
non eravamo amiche, tantomeno
nemiche, tu eri sempre
come lontana e anch’io un po’ altrove
un po’ strana, mi parlava di te Emmanuela
Tandello ricordi? e Sara Zanghì
ti ricordi? ti ricordi i ricordi? Sara
se chiamavi correva come una mamma
con anche Mimma, Daniela, Maria Clelia,
te lo ricordi Amelia? Ti portavano in montagna,
ridevi, perché non chiamarle anche
quel giorno? perché trasformare quell’11
in giorno di marmo, in giorno di morte
di Amelia?

(e dimmelo lo sapevi quella vigilia che l’11
febbraio era anche il giorno di marmo di Sylvia?)5

In Gilda Policastro, per esempio, all’influenza di Edoardo Sanguineti si aggiunge quella di Amelia Rosselli: la poetessa eredita da questi poeti la ricerca linguistica e la volontà di reinventare metrica e stilistica. Da Amelia Rosselli riprende la reiterazione insistita di alcune parole all’interno della poesia che ne costituiscono l’ossatura, scandendo un tempo dissonante, mosso, intervallato da silenzi rappresentati graficamente sulla pagina mediante spazi bianchi, così come l’utilizzo dei verbi andare, tornare, restare, stare, rimanere che tornano ossessivamente, così come avviene nelle prose poetiche di Amelia Rosselli:

Hora
E chi si muove da terra            Si sta così bene            Non si sente dolore, non
            si sente niente
Così vivono quegli altri, strisciando                    Senza illusioni Già pronti al
            ritorno
È bello qui            Non si deve andare da nessuna parte                Si può
            rimanere fermi, e aspettare
Oppure anche solo rimanere fermi    Stare così            Insomma, senza
            attività
Quale sarebbe poi l’alternativa            Andare in ospedale, oppure a
            quella cena di amici
No, rimanere è senz’altro meglio            Rimanere senza aspettare, senza
            andare,
rimanere col dolore, e a poco a poco sperare, sperare che vada via,
ricominciare a respirare, ma senza la pretesa di alzarsi            Rimanere
            fermi, sdraiati
Ha una sua logica, è ordinato, risponde a uno schema
Lo schema dello stare, del rimanere                     Senza agitarsi, senza smanie
            Quanti ora, a parte quegli altri, sono lì, in questa posizione
a fare questa cosa che non è un’attività, è solo stare […] 6



1. VIOLI P., L’infinito singolare. Considerazioni sulla differenza sessuale del linguaggio , Verona, Essedue, 1986, pp. 12-13.
2. FRABOTTA B., Donne in poesia. Antologia della poesia femminile in Italia dal dopoguerra a oggi, Roma, Savelli, 1977.
3. ZORAT A., La poesia femminile italiana dagli anni Settanta a oggi. Percorsi di analisi testuale, tesi di dottorato in cotutela Université Paris IV e Università degli studi di Trieste, discussa il 5 dicembre 2009. 
4.La dottoranda Ambra Zorat ha sottoposto alle seguenti poetesse (Antonella Anedda, Maria Grazia Calandrone, Anna Maria Carpi, Aldina De Stefano, Anna Maria Farabbi, Florinda Fusco, Francesca Genti, Marina Giovannelli, Jolanda Insana, Rosaria Lo Russo, Loredana Magazzeni, Erminia Passannanti, Marina Pizzi, Laura Pugno, Maria Pia Quintavalla, Valeria Rossella, Francesca Serragnoli, Gabriella Sica, Ida Travi, Paola Turroni) un questionario di 21 domande. Tra queste una chiedeva esplicitamente se erano state influenzate nella loro produzione poetica dalla scrittura femminile e un’altra chiedeva di elencare gli autori e le autrici più importanti per loro. 
5.  LAMARQUE V., Poesie dedicate in Poesie 1972-2002, Milano, Mondadori, 2002, p. 236.
6.POLICASTRO G., Hora in Antiprodigi e passi falsi, Massa, Transeuropa, 2011, pp. 9-10.


5 commenti:

  1. Ottimo lavoro, mi pare a questa lettura. Non so se la Rosselli abbia così influenzato lo stile di alcune delle autrici citate; di certo, è il suo ruolo di "soggetto poetico" che ha datto molti frutti, come mette in luce la studiosa. Prima di lei, nel XIX secolo e anche nei secoli precedenti, di donne soggetto in poesia ce ne sono state, in Italia, ma certo non era ancora la temperie giusta perché venissero lasciate libere di esprimersi e di avere anche "successo". Alcune, di questo, sono morte. Non solo sul corpo, ma anche sulla mente delle donne, sono state consumate molte violenze.
    Grazie del post.

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  2. sì, condivido. ora però, almeno in poesia, giustizia è fatta (ci manca ancora il giusto spazio nelle antologie, ma arriverà anche quello).

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  3. Che commossa gratitudine,vedere che in giovani studiose il talento non si contenti, vada a fondo:così fa Giusi Montali cui va il mio grazie.Ho diretto dal 1985 "Donne in poesia"e le antologie/nate dai readings entro la tradizione già ri battezzata da Frabotta e, prima ancora dal secondo novecento,che portò le analisi di Simone De Beauvoir ad affermare che le donne volevano scrivere di sé da sole!Indubbio è che Rosselli centri come una lancia infiammata questa soggettività, e che articoli una lingua, un parlare da diverso angolo,rivoluzione quella femminile di pensiero,che ha lascito più seguito, e che avrà più futuro, di altre eredità affatto ideologiche: questo sale unitivo delle libertà femminili,sale necessario,oltre a l'altra,del pensiero informatico). Essa, è squassante e profetica. Ne scrive A.Zanzotto nel saggio su Nuovi Argomenti mentre mi presenta,ne ho scritto nell' antologia "Con la tua voce"(G.Fantato, La Vita felice).Insomma è bello connettersi di nuovo fra poetesse(grazie anche alla Zorat, dopo un corale, è più bello. Sfidando monolitici canoni, anche.Non ho l'ottimismo di Stefano:il potere resiste e ramifica,fa adepti e adepte, anche ma, come direbbe Blake,l'uomo che non cambia "alleva i rettili della mente".
    Maria Pia Quintavalla

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  4. E' una bella analisi della figura della Rosselli e della sua importanza poetessa - maestra che ancora oggi dice e suggerisce.
    Amo molto i suoi versi, la sua disarmante infelicità che la sua fede non consola.
    Grazie per questo ritratto.

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  5. E Maria Grazia Lenisa? Marzia Alunni

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