mercoledì 16 novembre 2011

Perché il libro di Blanc


La domanda che mi pone qualche autore, quando lo informo del progetto, è chiara: chi lo leggerà? A chi serve? Oppure: ma non è un doppione, essendo già uscito il materiale in un capitolo di Senza riparo? Parto dal fondo, poi risalgo. Allora: nel capitolo in questione, a parte l'assenza di tutti gli articoli sulla letteratura, la società, la scuola e i poeblog, sono stati inseriti solamente 34 poeti; ora sono 150, sempre ordinati anagraficamente, onde evitare amàlgame arbitrarie. Il vantaggio, inoltre, sta nella possibilità, semmai qualcuno avesse voglia di lavorarci, di mappare per via generazionale, secondo lo schema settennale – con allargamento decennale per i libri pubblicati – introdotto da Oreste Macrì ne Le generazioni della poesia italiana del '900 (in "Paragone", n. 42, 1953). In base ad esso, la prima generazione del Novecento è nata fra il 1883 e il 1885, la successiva tra il 1896 e il 1901 e così via, a seconda della densità creativa di ciascuna epoca. Su questa base, Daniele Maria Pegorari ne Il critico e il testimone arriva alla settima generazione, la mia, che va dal 1959 al 1972, periodo che, storicamente, tiene insieme il boom economico italiano con la vigilia della crisi petrolifera mondiale. I nati dopo aprono il XXI secolo, ne costituiscono la prima generazione. Pegorari intreccia questa prospettiva con differenti linee, le quali, volendo cercare, sono presenti anche qui: la metafisica, la sperimentalista, la neodialettale, la plurilinguista, la realista di varia radice, tutte a connotare il presente della poesia italiana, un presente dove, per fortuna, c'è spazio per tutti quelli che hanno un rapporto necessario, come si usa dire spesso per connotarlo eticamente, con la parola poetica.

La prima ragione del libro di Blanc è dunque presentare tutta insieme una rosa autorevole sulla quale continuare a lavorare, allargandola: è un invito soprattutto a chi di mestiere fa lo studioso o il critico. Non io, che vivo d'altro.

La seconda ragione riguarda me in quanto autore che ha un'idea di poesia già espressa altrove, ma che in rete ha trovato una dimensione colloquiale altrimenti improbabile. Il montaggio su carta consentirà di leggere meglio il disegno progettuale che ha guidato questi sei anni di scrittura non soltanto riservata ai poeti, ma anche tesa ad informare, a volte in tempo reale, sulla vita della rete in ambito poetico, quella relazione tra poesia e blog che ha coinvolto intensamente molti degli operatori, organizzando convegni e scambi tra bloggers sulla possibilità di allargare i contenuti virtuali anche fuori dal web. Il terzo motivo vorrebbe contribuire al raggiungimento di questo obiettivo, facendo conoscere, a chi non frequenta questi lidi, la grande vitalità che li contraddistingue, così che diventino maggiormente una fonte autorevole, a fianco di tante altre.

3 commenti:

  1. certo che ne vengono di domande... 150 autori!?! poeti poi...
    scorrendo i nomi c'è un po' tutto il panorama, vecchi nomi, presenzialisti e sgomitatori poetici che nemmeno si dovrebbero avvicinare alla parola poesia. credo, ma la mia passione per la parola mi rende spesso estremo. capisco il senso, ma quanto tempo si perde a leggere certi testi che rientrano nell'intimismo patetico, nel velleitario sociale, nell'analisi del linguaggio come ricerca autoptica... tempo che ci allontana da libri forti e pericolosi. come il libro di linguaglossa, che si definisce contemporaneista e non critico, parla di molto, ma là linguaglossa mette anche dei confini, pone dei nomi come esempi di rinnovamente poetico, vedrò qui che si dice, stante che stefano è ammirevole e onesto sia come critico sia come poeta in proprio, quindi... grazie gilberto gavioli, curatore de Il Foglio Clandestino

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  2. Gil, perdona se per questa volta ti vengo contro, ma se c'è un libro che lascia molti punti in sospeso, specie per l'onestà, è proprio quello di Linguaglossa (intellettuale e morale)
    Fabiano Alborghetti

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  3. 150 autori di libri con dentro poesie. la qualità ho cercato di spiegarla nelle "introduzioni". Non è necessariamente la crema (mancano moltissimi poeti importanti, è evidente; si tratta invece del brulichio del mondo poetico italiano visto da sotto, dal blog. Nessuna pretesa di organizzare un senso unico, dominante, dello scrivere oggi.

    Leggendo le altre parti del libro, quanto detto sopra si arricchisce.

    ringrazio Gilberto per aver mosso le acque e Fabiano per averle mosse di nuovo.

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