Promesse vegetali (L'Arca Felice, 2010) di Matteo Zattoni è un canto d'addio "al padre di sua madre", un canto che trattiene tra le proprie maglie non soltanto l'affetto sincero di un nipote, ma un mondo già scomparso, fatto di cose accumulate nei decenni, come usavano gli uomini un tempo: "Una sveglia, la pila / elettrica, vecchi giornali misti e strati / d polvere e ragni". Nella dimensione arcaica incarnata dal nonno, la cultura stessa diventa natura, mondo conosciuto entro il quale misurarsi in sicurezza, per cui sveglia e polvere, radio e ragni non sono enti di differente ordine, ma estensioni del medesimo corpo, forme abitabili del contatto, tenute insieme dalla memoria e dal fare. Zattoni ci racconta la perdita di tutto questo, senza enfatizzare né condannare, bensì con sguardo pietoso, tanto che il lutto si respira persino nella sonorizzazione, in specie nel primo testo, che sposa la "u" in via allitterativa fonosimbolica, per lasciare uno strascico penoso nel profondo, un'eco che il lettore tiene sino alla fine in sottotraccia, combinandola talvolta con il giallo delle "giunchiglie" e l'arancio (non detto) del "voltaren", talaltra con la dolcezza/asprezza per una vita trascorsa in campagna, tra vigna, pollaio e famiglia.
Attorno al defunto, ecco il daffare operoso delle donne, i parenti giunti al capezzale non soltanto di un uomo, ma di un'epoca, appunto, tutti in silenziosa contemplazione, in naturale contemplazione, e finalmente, perciò, di nuovo pronti a cogliere le promesse vegetali, quei segni della natura che ci raccontano ciò che siamo: esseri erosi dal tempo, come i "calanchi", ma capaci d'amore e di speranza come chiunque scelga la propria caducità quale condizione naturale e forma di saggezza. La stessa che sta in apice a ciascuna pagina di questo libro, mutuata da Lucano, discepolo di Catone l'Uticense, lo stoico: "Serbare la misura, tenersi nei limiti, seguire la natura". Fuori di lì c'è la modernità, quella che uccide gli amici "poco alla volta" e nutre gente "spietata", come Zattoni ci racconta in una notte a Milano, efficace poemetto contenuto nella Nuovissima poesia italiana antologia curata da Cucchi per Mondadori nel 2004.
Anche in Promesse vegetali come nell'antologia mondadoriana, e malgrado la condivisione dolorosa della perdita, si conserva una distanza fra l'io lirico e gli altri, un sentimento di estraneità, che trova un appiglio letterario nel L'airone di Antonio Porta, citato nella quarta poesia (ricordo che il libro consta soltanto di otto liriche), allegoria sì della caducità, ma anche dell'inquietudine, del nomade che ci addita il nostro destino nelle macerie, l'animale, come scrive Zattoni, "senza desideri e una bomba nello stomaco".
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È venuto su anche Piergiorgio
per il saluto del prete di Rivoschio
appena un mese dopo...
la lupa era tutta agitata
e abbiamo dovuto allontanarla con la tua
canna più lunga di bambù
pensa che tu tornerai;
la tua camera sono tre scatole
di tic tac, la foto dell'amata
nonna, la madonna degna d'amore
con, sopra, mia cugina Roberta
nella stessa posa della Pietà.
Nero di lavoro
un guanto sporco, direbbero?
glorioso in realtà.
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E ora è tutto qui.
Lo scarico della caldaia
attraversa e taglia in longitudine
la sua stanza, la sua
solitudine improvvisa. Forse
da giorni non c'è
la lampadina o non funziona,
dalle travi del soffitto pendono
con un filo smilzo di ferro
le tue due radio, quella moderna e l'altra
di allora, una sveglia, la pila
elettrica, vecchi giornali misti a strati
di polvere e ragni.
Tutti amici a me estranei.
Matteo Zattoni, nato a Forlimpopoli nel 1980 e laureato in Giurisprudenza, frequenta attualmente un Dottorato di ricerca in Sociologia del Diritto presso l’Università Statale di Milano.
Ha pubblicato le seguenti raccolte: Il nemico (Il Ponte Vecchio 2003, 1° posto ex-aequo per l’opera prima al Premio Giuseppe Giusti 2003), Il peso degli spazi (LietoColle 2005) e L’estraneo bilanciato (Stampa 2009, 1° classificato assoluto al Premio Tra Secchia e Panaro 2010, Premio Autore Giovane al Concorso Guido Gozzano 2009). Inoltre ha pubblicato la plaquette Promesse vegetali (L’Arca Felice, 2010).
Suoi versi sono stati pubblicati su varie antologie e riviste tra le quali: Nuovissima poesia italiana (Mondadori, novembre 2004), “Nuovi Argomenti” (Mondadori, gennaio – marzo 2008) e “Almanacco dello Specchio” 2009 (Mondadori, febbraio 2010).
Conoscevo la voce di Zattoni, e la ritrovo con piacere su Blanc. La sua capacità di descrivere gli ambienti con pochi, realistici tocchi - e tuttavia, gli spazi diventano simbolici, espansi; gli oggetti una proiezione psichica - è di notevole livello.
RispondiEliminaA presto.
Grande Matteo! In sole 8 poesie commuove, ricorda, onora, scava, riflette, illumina, fotografa, ammonisce, impara, mostra. E sempre con la grazia leggermente distaccata di una inquadratura che da macro si fa grandangolare e che ce lo fa amare di libro in libro permettendogli di dirsi dicendoci tanto. Grazie a Matteo e grazie a Stefano G per proporcelo.
RispondiEliminaStefano Leoni
condivio le vostre note
RispondiEliminaHo conosciuto Matteo da poco, sia di persona, sia leggendo "L'estraneo bilanciato". Mi ha molto colpito la sua scrittura, per come bilancia in modo naturale una certa razionalità nell'osservazione con gli scarti improvvisi che sono capaci di trasformare l'osservazione stessa in poesia.
RispondiEliminaTrovo in questo punti in comune con Filippo Amadei e Stefano Leoni: non a caso sono tre poeti che apprezzo moltissimo e che mi sembra di capire seguano un percorso che presenta linee parallele, anche se non coincidenti. E' una scena, quella forlivese, tra le migliori in Italia, io penso.
Inoltre mi piace sottolineare come siano persone di una gentilezza rara e di una umanità discreta ma profonda, il che mi fa apprezzare ancora di più i loro scritti.
Francesco t.
non conosco Amadei. Bene che tu lo abbia segnalato e che ci sia la tua stima per l'area forlivese, sicuramente da studiare.
RispondiEliminaMi inserisco fra questi graditissimi commenti solo per alcuni brevi, ma dovuti ringraziamenti; innanzi tutto verso colui che li ha resi possibili, ospitando i miei testi all'interno di questo spazio selezionato di critica e di ascolto: il Professor Stefano Guglielmin. Inoltre vorrei ringraziare Fiorella D'Errico, il cui apprezzamento, così ben circostanziato, mi conforta molto sugli esiti effettivi (e non solo teorici) delle mie intenzioni poetiche. Un grazie va anche al Presidente dell'Associazione Poliedrica, Stefano Leoni, con cui, oltre alla costante collaborazione organizzativa, vi è un reciproco e aperto scambio di idee e di testi. Per ultimo, ma soltanto per ordine di commento, faccio un ringraziamento speciale al poeta Francesco Tomada che recentemente ho avuto il grande piacere di conoscere personalmente e di cui, da più tempo, seguivo il sorprendente percorso letterario. Mi permetto, infine, di sottolineare anch'io l'opera del poeta forlivese Filippo Amadei che merita senz'altro attenzione, come è stato già fatto bene notare da Francesco.
RispondiEliminaMatteo Zattoni
(non dimentichiamo che nell'area forlivese c'è anche il nostro amico nonchè editore Fabbri)
RispondiEliminaquesta nota critica è molto bella Stefano e la scrittura del Zattoni mi sembra "verticale" e pur "senza enfatizzare" dolorosamente realistica.
avevo letto "le ragazze del mare", "nel quadro tu per prima" due testi ironici dei quattro testi del Zattoni presenti nell'antologia Mondadori e notavo
la sua capacità di muoversi nei diversi scenari proposti senza forzatura alcuna.
In particolare la seconda poesia qui proposta trovo lasci veramente il segno,complimenti!
roberto
Ringrazio Francesco Tomada per le sue preziose parole di stima che contraccambio e per la fiducia che riserva nei confronti della nostra poesia. Grazie Francesco per la gentilezza e per i tuoi versi sempre illuminanti. Ringrazio anche il Professor Stefano Guglielmin per l'efficace recensione dell'opera del bravissimo Matteo Zattoni, con cui ho la fortuna e l'onore di condividere il dono della scrittura. Questi versi entrano dentro ed emozionano subito, ma contemporaneamente introducono anche una durevole dimensione razionale e riflessiva: colpiscono al cuore e risuonano nei pensieri. Infine un caro saluto all'amico e poeta Stefano Leoni, con il quale è costante il dialogo e il confronto poetico.
RispondiEliminaFilippo Amadei
Ringrazio Roberto Ceccarini dell'Oboe Sommerso per aver colmato la lacuna, citando nel gruppo dei forlivesi anche l'amico poeta ed editore per L'Arcolaio: Gianfranco Fabbri. Condivido la sua valutazione riguardo al valore della nota critica del Professor Guglielmin con cui (in privato) mi ero già complimentato, in particolare, per aver individuato la trama sonora del primo testo. Ringrazio, inoltre, Ceccarini per il suo apprezzamento ai miei versi, che dimostra un'attenzione per il mio percorso poetico, già a partire dalla selezione proposta nella Nuovissima poesia italiana (2004).
RispondiEliminaConosco Matteo da ormai diversi anni. Conosco anche il valore della sua scrittura; efficace, diretta ed elegante. E' vero, Forlì riserba delle autentiche sorprese. Non posso non citare Stefano Leoni e Filippo Amadei, fra i tanti. Ma altre voci si stagliano nel cielo della città. Katia Zattoni e Serena Focaccia, ad esempio. Insomma, un ottimo vivaio!
RispondiEliminaVs. Gianfranco
altre voci debbono essere ricordate: da Davide Argnani a Maria F. Zaiti: da Claudia Bartolotti a Erio Sughi. saluti da gfranco
RispondiEliminaehi, ma fate allora concorrenza all'alto vicentino! :-)
RispondiEliminaMi unisco ai complimenti.
RispondiEliminaHo avuto modo di sentire Matteo dal vivo a "Parco Poesia" a Riccione
l'estate scorsa e confermo quanto di buono è emerso dai commenti precedenti. Una scrittura, già matura
che si muove con buona padronanza
ed equilibrio.
vincenzo celli
LO SO,NON È IL CASO, NÉ IL LUOGO…
RispondiEliminaL’altro giorno volevo scrivere qua dentro DAVIDE ARGNANI, appunto; poi, mi son detto:non so se è il caso, non vorrei sembrare invadente…ma in effetti non amo far delimitazioni regionali; comunque giacché si è nominato Davide…
ENNIO CAVALLI è da lì che viene; FANNY MONTI; forse ANTONIO SALVATORI; tutto il laboratorio della QUINTA GENERAZIONE di Giampaolo Piccari; la mia amica abbandonata e sola nel suo passaggio al parallelo di Milano NADIA CAMPANA [di cui ho un testo su Nagisa Ôshima, sul film AI NO CORRIDA, chiestole espressamente per la mia rivista polimaterica “Uh”, che, poi, come da copione, non si fece]; e PIETRO CIMATTI, vogliamo ricordarlo ogni tanto?
v.s.gaudio
con tutti questi nomi sicuramente importanti ci vorrebbe un'antologia.
RispondiEliminaLo chiediamo a L'arcolaio?
Sarei davvero interessato, sempre che sia possibile costruire un tale progetto, a livello tecnico-logistico. Comunque, io sono qua - disponibilissimo!
RispondiEliminaMi piacerebbe attuare un disegno del genere, anche perché (sino ad oggi) L'arcolaio è super contattata dagli autori del territorio nazionale e, ahimé, molto meno dai miei conterranei, se faccio esclusione per Katia Zattoni. Forse perché i lidi lontani sono più esotici, proprio perché sconosciuti? Rimarco comunque il fatto che Forlì sia una città, a livello poetico, assai interessante. Ovunque pubblichino, questi miei cari amici, va benissimo. La poesia va e non ha bisogno di troppi steccati geografici. L'essenziale è che tornino i fasti degli anni d'oro, con Quinta Generazione-Forum e altre coeve realtà. Un abbraccio a tutti! Vostro Gianfranco
avrebbe senso se uno di vuoi (o in cooperazione) faceste uno studio sulla poesia forlivese, mettendone in luce stilemi, temi e manie.
RispondiEliminaPer non fare un semplice contenitore di singolarità.
Naturalmente la parte antologica è necessaria.
io semmai potrei fare una postfazione.
sono già molto curioso :)
RispondiEliminaspero che in qualche modo questo progetto possa prendere "verso"
vincenzo celli