venerdì 27 maggio 2011

Rafael Cadenas


L'autrice italo-venezuelana Erika Reginato regala a Blanc due poesie di Rafael Cadenas mai tradotte in Italia e ci offre un assaggio dell'unico suo libro uscito sinora, per conto di "Ponte Sisto", nella traduzione di G. Saraceni.

Rafael Cadenas e Giuseppe Ungaretti nel campo di battaglia



Solo ho conosciuto la libertà per attimi, quando all’improvviso ritornava al mio corpo...
Rafael Cadenas


Due poeti di rilievo del secolo XX ma di continenti diversi, hanno trovato nel campo di battaglia qualcosa in comune: l’emozione che parla a basso tono. Giuseppe Ungaretti (Egitto,1888-Roma,1970) scrive con la parola impegnata nella durabilità della essistenza: “Sono un uomo della speranza, un servitore della speranza, un soldato della speranza”. Il suo discorso colpisce perché ha la forza dominante della realtà.

Nella dimensione internazionale, il poeta Rafael Cadenas (Venezuela, Barquisimeto, 1930), esponente della poesia scritta in lingua spagnola, rappresenta i grandi valori ereditati della tradizione letteraria del poeta José Antonio Ramos Sucre (generazione 1918) che con la forza del Verbo ha difeso la parola nella ammirazione per il significato. E' il tempo in cui nasce il Modernismo. Il ritorno all’ordine è la componente principale della poesia dei poeti nominati. Ungaretti cerca l’armonia, Cadenas, invece, la misura dello spazio giusto. La scrittura inizia nella prima sillaba del verso dove l’immagine cresce nella terra aperta, un campo di battaglia che non cambierà gli spettri e che ha il mare attorno a sè.

La poesía precisa non può essere divisa della verità e raggiunge la riva di un’isola. Scrive Cadenas: “Paese mio, vorrei / portarti / un fiore sorprendente.” E il poeta italiano nel suo peregrinaggio: “Ungaretti / uomo di pena / ti basta un’illusione / per farti coraggio ...”

Concentrata l’attesa, l'uomo desidera scoprire il messaggio e scrive Ungaretti: “Quando trovo / in questo mio silenzio / una parola / scavata è nella mia vita / come un abisso”. E Cadenas: “Apro la finestra e vedo un esercito che raccoglie le sue vittime”.

Nell'ottobre del 2007, la casa editrice romana “Ponte Sisto”, ha pubblicato il primo libro di poesie tradotte in italiano di Rafael Cadenas Un isola e altre poesie, raccolta antologica imprescidibile che riunisce piú di quaranta anni della sua attività poetica, da “Un’isola” (1958) fino “Gestioni” (1992). Il volume è stato curato dalla studiosa italo-venezuelana Gina Saraceni e vanta della prefazione del poeta Davide Rondoni, direttore del Centro di Poesia Contemporanea dell’Universitá di Bologna che scrive: “Questo libro tenetelo accanto a quelli di Bonnefoy, o di Luzi, insomma di quei poeti che nel nostro tempo hanno compreso che il loro destino sarebbe stato vagare per i boschi e radure dove rintracciare gli elementi primari prima del dire”.

Erika Reginato


L’altro verdetto (Traduzione: Gina Saraceni)

La tua patria, la vita
non concede premi.

Solo
ti sostiene.

Quanto piú suo
piú straniero.

Cosí ti appoggi
E dici: c’é qualcosa
su cui non mi posso sbagliare:
sul mio paese d’origine.




Sconfitta,1966. trad.di Erika Reginato


Io che non ho avuto mai un mestiere
che davanti a tutti gli avversari mi sono sentito debole
che persi i migliori titoli per la vita
che appena arrivo in un posto, già desidero andarmene (credendo che
trasferirmi sia una soluzione)
che sono stato rifiutato anticipatamente e schernito per i più
idonei
che mi avvicino alle pareti per non lasciarmi cadere
che sono oggetto di risate per me stesso che
credetti che il mio padre fosse eterno
che sono stato uniliato dai professori di letteratura
che un giorno chiesi in che cosa potessi aiutare e la risposta fu
una risata
che mai potrei avere una casa, né essere brillante, né trionfare
nella vita
che sono stato abbandonato da molte persone perché quasi
non parlo
che ho vergogna per atti che non ho mai comesso
che mi è mancato poco per buttarmi a correre per la strada
che ho perso un centro che mai ebbi
che sono tornato lo zimbello per molta gente per vivere
nel limbo
che mai inciteró chi mi soporta
che fui escluso dall'altare da persone più miserabili di me
che seguirò tutta la vita così e che l'anno prossimo sarò più volte
preso in giro per la mia ridicola ambizione
che sono stanco di ricevere consigli da altri più addormentati
che io («Lei è molto indietro, si riacenda, si svegli»
che mai potrò viaggiare in India
che ho ricevuto favori senza recambiare niente
che vado per la città da un lato ad un altro come una piuma
che mi lascio trasportare dagli altri
che non ho personalità né voglio averla
che tutto il giorno chiudo la mia ribellione
che non me ne sono andato alle guerriglie
che non ho fatto niente per il mio popolo
che non sono della Faln e mi dispero per tutte queste cose e
per altre la cui enumerazione sarebbe interminabile
che non posso uscire della mia prigione
che mi hanno congedato in tutti i posti per inutile
In realtà non ho potuto sposarmi né andare a Parigi, né avere un giorno
sereno
Che mi nego di riconoscere i fatti
che resto a bocca aperta davanti alla mia storia
che sono imbecille e più imbecille di nascita
che persi il filo del discorso che si faceva in me e non ho
potuto trovarlo
che non piango quando sento il desiderio di farlo
che arrivo tardi a tutto
che sono stato rovinato da manifestazioni e manifestazioni
che ho nostalgia della inmobilità perfetta e la premura impeccabile
che non sono quel che sono né quello che non sono
che a parte tutto ho un orgoglio satanico ma in certi
tempi sono stato umile fino ad immedesimarmi alle pietre
che ho vissuto quindici anni nello stesso circolo
che mi sono creduto
predestinato a qualcosa fuori dal comune e niente ho vinto
che mai metterò la cravatta
che non trovo il mio corpo
che ho percepito per lampi la mia falsità e non ho potuto
abbattermi, scopare tutto e creare della mia indolenza, il mio
galleggiamento, il mio smarrimento una freschezza nuova, ostinatamente
mi suicido là davanti
mi alzerò dal pavimento ancora più ridicolo per continuare
beffandomi degli altri e di me fino al giorno del giudizio finale.



Ars Poética
Traduzione: Erika Reginato, 2011


Che ogni parola porti quello che dice.
Che sia come il tremore che la sostiene.
Che si conservi come un palpito.

Non ho da dire decorata falsità nemmeno da mettere tinta dubbiosa né aggiungere
lucentezza a quello che c’è.
Questo mi obbliga ad ascoltarmi. Ma siamo qui per dire la verità.
Saremo reali.
Voglio precisioni terrificanti.
Tremo quando credo che mi falsifico. Devo portare in peso
le mie parole. Loro mi possiedono come io le possiedo.

Se non vedo bene, tu dimmi, tu che conosci la mia bugia, segnalami
la calunnia, rinfacciami la truffa.
Ti ringrazierò, sul serio.
Impazzisco per corrispondermi
Tu sei il mio occhio, aspettami nella notte e scorgimi, scrutami, sbattimi.


Rafael Cadenas (born 1930 Barquisimeto, Lara) is a Venezualean poet, and essayist. He teaches at the Central University of Venezuela.

Qui una nota critica e biografica in spagnolo.

5 commenti:

  1. L’IDEA BAROCCA DELL’ESISTENZA E LE STRUTTURE EROICHE DI CADENAS

    Nella poesia ispanica, c’è sempre quella che io ho chiamato, occupandomi di Vicente Aleixandre[cfr.V.S.Gaudio, IL TESTO-FANTASMA DI VICENTE ALEIXANDRE, in: “ipotesi 80”n.17,ottobre 1986], l’iperbole dell’ego; solo che, in quel caso, l’ordine testuale dell’immaginario si dava connesso all’assenza dell’altro e quindi si attivava la “voluptas iperbolica” che rende eterodosso il nucleo sintagmatico dell’immagine. Nel caso di Rafael Cadenas, il “desiderio” del soggetto attraversa il campo di una “Umwelt” concessa alla “durata”, quasi immobile giacché l’oggetto è specchio dei flussi naturali,è corpo sferico del mondo: in ciò, l’”altro” doppia il “narcisismo cosmico”(sensu Bachelard) del poeta, lo giustifica come riflessione della vertigine, che costituisce, per Genette, l’”idea barocca dell’esistenza”. Se andiamo a vedere, non c’è la fuga delle immagini che correlerebbe in qualche modo la corporeità che si evidenzia con le Strutture Mistiche del Raddoppiamento e della Viscosità. E allora vuoi vedere che la poesia di Cadenas, e quindi la sua “iperbole dell’ego” è dentro le Strutture Eroiche(sensu Gilbert Durand) della Idealizzazione e della Antitesi polemica, in cui i riflessi dominanti sono di Posizione, più che altro nell’ambito della cooperazione a distanza(vista, audio fonazione)?

    V.S.Gaudio

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  2. la chiave psicologica e antropologica è certamente straordinaria per spiegare i fondamenti "narcisistici" del poeta. E ti ringrazio per averla usata con grande precisione.

    Dici che la poesia di Cadenas non dica nient'altro che la sua posizione nel mondo? (quel "nient'altro" potrebbe essere "ogni condizione possibile", il labirinto da cui non si esce, per cui va intesa in tutta la sua carica semantica)

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  3. @gugl:

    L’iperbole dell’ego, con le strutture Eroiche di Durand, avrebbe, a pensarci bene, una espansione verticale a carico, appunto, come dici tu, della “carica connotativa”…Di solito, avviene nella poesia ispanica del XX secolo che quello che io ho chiamato, in quel saggio citato, l’iperbole dell’ego attivi o si attivi con le strutture Mistiche dentro la potenza infinita di un labirinto narcisistico-sociale.Cadenas apporta uno scarto stilistico: dentro la potenza di un labirinto narcisistico-sociale ci va con almeno due delle strutture Eroiche(che sono, a differenza delle Mistiche,"diurne") e, per questo, dovremmo valutare questa cadenza in rapporto a una procedura stilistica tutta a sintagma verbale: che, poi, sia la sua posizione nel mondo a determinarla può essere vero, come può essere vero che la sua cadenza stilistica possa aver determinato la sua posizione nel mondo…

    v.s.gaudio

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  4. lo studio profondo della parola poetica vive dentro della poesia di Cadenas... lui, da solo, muore e rinasce per essere mangiato per il potere dello stesso verso creato...

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  5. la poesie `la poesia nella voce essenziale del poeta venezuelano Rafael Cadenas, ha vinto il premio piú importate della poesía hispanoamericana 2016 GarciA lORCA , e con le sue parole ha riempito tutte le sale dove si ha presentato nei paesi di Spagna
    è stato ill mio professore e ancora cammina insieme a noi...

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